Cuore di drago
C’era una volta… no,
non un cavaliere, non ancora, per lo meno. Era solo un bambino, e non uno
qualunque, ma il figlio del re del regno d’argento. Come tutti gli eredi di
grandi dinastie, anche questo bambino aveva il futuro già scritto: prima
sarebbe diventato cavaliere, poi, alla morte del padre, sarebbe salito al trono
sposando la sua promessa sposa, la principessa del regno del fuoco e, dopo aver
unito i loro regni, sarebbero vissuti felici all’interno del castello.
Questo era quello che
sarebbe accaduto se il principino fosse stato attento alla lezione del maestro
quel giorno.
Ma un principino è
pur sempre un bambino e qualunque bambino avrebbe prestato più attenzione alla
grossa nevicata che in quel momento sferzava i vetri del palazzo che non alla
noiosa lezione del maestro.
Salvo poi pentirsene
molto, molto tempo dopo…
Gli anni passarono e
il destino fece il suo corso: il bambino che guardava la neve fuori dalla
finestra divenne un cavaliere, sempre pronto a farsi onore in caso di necessità.
Quella mattina il
principe aveva più sonno del solito, ma riuscì a svegliarsi, seppur a fatica.
Non ebbe neppure il tempo di iniziare a togliersi il pigiama che sua madre la
regina irruppe nella stanza. Il principe stava per protestare, ma si morse la
lingua quando vide l’espressione sul volto della madre. Nelle mani stringeva
una busta proveniente dal regno del fuoco dove il re annunciava disperato che
la figlia, promessa sposa del principe del regno d’argento, era stata rapita da
un losco individuo che, immediatamente individuato, era stato raggiunto dai
guerrieri più valorosi del regno.
Nessuno di loro era
più tornato indietro.
Il principe, saputa
la notizia, fece preparare l’armatura e il cavallo. La madre osservò i
preparativi in silenzio, combattuta fra l’orgoglio, che metteva al primo posto
l’onore del figlio e che quindi era favorevole alla partenza, e l’orrendo
presentimento che forse non lo avrebbe rivisto mai più; ma, per paura di
influenzare in qualunque modo il figlio, tacque.
E nel silenzio del
primo mattino il principe partì, diretto dall’uomo che gli voleva rubare la sua
sposa.
Il principe rimase
stupito quando, una volta arrivato, venne accolto con tutti gli onori. Il
rapitore in persona volle incontrarlo e si dichiarò disposto a liberare la
principessa, ma a una condizione.
Doveva portargli il
cuore di un drago.
E non di uno
qualunque, ma di quello che viveva sulle sponde di un lago non molto lontano da
lì. Il principe fiutò odore di bruciato, ma accettò comunque la proposta.
Dopo una giornata di
viaggio, il principe giunse al lago, s’appostò e al tramonto trovò la giusta
occasione. Il drago si era avvicinato allo specchio d’acqua per bere.
Ora o mai più!
Il principe uscì dal
suo nascondiglio e tirò la lancia mirando dritto al petto del drago.
Ma non appena le sue
dita lasciarono la presa sulla lancia, si pentì del suo gesto.
Fu come un deja-vu.
Improvvisamente gli
tornò in mente quella giornata di tanti anni prima. Nevicava e lui si era
distratto.
Il maestro, senza
preavviso, gli diede una bacchettata sulle mani per riprenderlo e con pazienza
gli ripeté la sua lezione sui draghi.
No, non bisognava mai
uccidere un drago, ora gli era tornato in mente; ma la lancia aveva già colpito
il petto dell’animale.
Due gridi
s’innalzarono verso il cielo, uno del drago, l’altro del principe.
Maledetta neve! Se
non fosse stata per lei, forse si sarebbe salvato.
Forse avrebbe
ricordato le parole del maestro: « I draghi hanno rischiato più di una volta di
estinguersi per mano dell’uomo, ma si sono sempre salvati. Perché? Perché la
loro maledizione protegge la specie: se un uomo uccide un drago, si trasforma a
sua volta in un drago! in questo modo i draghi non si estingueranno mai… »
Il cavaliere imprecò:
non voleva diventare un drago, non adesso!
Se solo avesse potuto
restare umano ancora un po’, una notte soltanto…
Un forte giramento di
testa e poi il buio.
Il buio era ancora
presente quando il principe aprì gli occhi. Era notte, ma la luna piena gli
permise di notare che il suo aspetto era ancora quello di un essere umano.
Stupito, si ricordò di una vecchia storia che una balia, da piccolo, gli
raccontava. Se una creatura, per qualunque motivo, doveva cambiare il suo
aspetto diventando un’altra creatura, aveva diritto a un desiderio, qualunque
esso fosse, a patto che fosse stato espresso col cuore.
A quanto pare era
vero e il cavaliere decise di approfittarne.
Il principe prese il
cavallo e lanciandolo al galoppo tutta la notte, giunse nella dimora del
rapitore poco prima dell’alba.
L’uomo ovviamente non
si aspettava visite nel cuore della notte, ma accolse il cavaliere con i dovuti
onori.
Il principe disse: «
Ho capito perché tutti i cavalieri venuti a salvare la principessa non sono più
tornati, e anch’io, purtroppo, sono caduto nel vostro tranello… ma sono un uomo
di parola e quindi manterrò la mia promessa! Volevate il cuore di un drago? io
ve l’ho portato tutto! »
Il rapitore lo guardò
di storto: « Che cosa volete dire? »
Il principe rispose:
« Che ora io sono il drago e sono di qui di fronte a voi! Ma non permetterò che
altri facciano la mia fine! »
E prendendo un
pugnale che aveva nascosto sotto le vesti si pugnalò. Senza onore, senza regno,
senza amore la vita non aveva più senso.
Un grido distrasse il
rapitore dalla scena.
La principessa, che
era stata liberata dal rapitore per chiederne la mano, aveva assistito alla
scena. La donna corse dal cavaliere, voleva salvarlo ad ogni costo, ma non
sapeva come fare.
Improvvisamente ebbe
un’idea.
La notte era finita e
le prime luci dell’alba fecero capolino dalla finestra.
Era la sua occasione.
La principessa
afferrò l’impugnatura del pugnale, lo estrasse dal petto del principe e glielo
conficcò nuovamente.
La maledizione fece
il suo effetto e lei si trasformò in un drago.
Era quello che
voleva.
La draghessa fissò
con le lacrime agli occhi il cavaliere moribondo, con un unico desiderio:
salvare il suo principe, a qualunque costo! La ferita in pochi secondi si
rimarginò e la casa del rapitore andò in pezzi, sfondata dalla mole di due
draghi innamorati.
Le due creature
s’alzarono in volo e s’allontanarono dai loro destini già scritti.
No, non sarebbero
diventati re e regina, i loro regni non si sarebbero uniti, ma avrebbero
comunque vissuto la loro vita insieme.
Perché un fiocco di
neve aveva cambiato i loro destini.
Chi mi conosce come
autrice si chiederà perché abbia scritto una storia del genere, completamente
diversa da quelle che pubblico di solito. Questa favola è dedicata a una
persona speciale, che non conoscerò mai: a un fratellino o a una sorellina che
non avrò mai. Ho sempre sofferto molto la solitudine e ne ho sempre sentito la
mancanza, così, nella folle speranza di averne uno prima o poi, tanto tempo fa
ho creato questa favola per lui. Ora so che questo sogno è irrealizzabile e
fortunatamente non sono più così sola come in passato.
Mi sembrava un peccato
dimenticare questa piccola storia e farla ammuffire in qualche cassetto…
Posso chiedervi un favore?
Se avete un fratellino o
una sorellina o un cuginetto dell’età giusta, potreste raccontagliela?
Vorrei davvero sapere se
sarebbe piaciuta a un bambino…fatemi poi sapere!
Grazie!
Hinata 92