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Autore: sawadee    26/06/2010    1 recensioni
Una donna vede, una donna sa. Il destino lo scegliamo giorno dopo giorno e solo noi ci infiliamo nelle sue spirali.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mantis.

 

homo faber fati sui.

 

La verità è che non ho mai capito perché mi garantissi di scrivere così comodamente. Quei cinque anni sono stati gli anni di cui ho scritto di più in vita mia. Mi lasciavi il pranzo fatto, la mattina, quando uscivi, sperando lo toccassi, e pazientemente leggevi tutto quello che, nella mia grafomania, scrivevo.

Ti mettevi gli occhiali e perdevi un'ora a rifinire, in modo che non ci fosse nulla che si potesse dire, per le tesi e per i racconti.

Ti piaceva quanto abbozzavo,  in un certo modo era per me l'unica possibilità di farti avere quei baci che davo alla tua immagine nei sogni.

Poi, non si sa. L'ho vissuto come un tradimento che mi ha lacerato l'anima e, mentre scappavo a chilometri di distanza, come sempre, mi sei rimasto nell'anima, anche se dire che ti amo, ora, è falso.

Ti ho amato ed eri il centro, ma non ero abbastanza per te.

La vita continua; anche quando sei scappata e hai sentito solo le cicale frinire nel vento e hai invocato Apollo tutta la notte.

Trovi un brav'uomo, ti innamori, lo stimi, ti sistemi, metti la testa apposto.

Campi con quel precariato che è quanto offre il bel paese a chi fa ricerca e smetti di scrivere, fai qualche passo e riesci ad avere un contratto a progetto, per tenere un corso. Non hai più tempo, c'è la cena e la ricerca da finire, la pasta da cuocere, i maglioni da piegare, la cucina da lavare, i panni da stirare, il capitolo su Pitagora da finire, un'altra death-line da rispettare e un altro articolo da iniziare.

Tuo marito anche non ha tempo, al massimo portate a spasso il cane:- Sai, mi piaceva tanto scrivere. Quando avrò tempo scriverò di nuovo, voglio scrivere.-

Tu non rispondi, perché hai lasciato accumulare anni e chili su di te e si sono incrostati, non vogliono saperlo di andarsene via, i chili forse meglio così, perché eri magra da far schifo e ora, per quanto magra, non sembri moribonda, ma gli anni, gli anni...

Avevi voglia di spaccare il mondo, ora hai solo da lottare per arrivare a fine mese. E tutto sommato, ora sei felice, per come possa esserlo una persona come te, che non è facile né serena, ma hai un lavoro che ami, per quanto precario, e un marito che ti ama e ti aiuta, ti rimbocchi le maniche e ti costruisci quanto serve.

A te non è mai successo, tu avevi sempre avuto tutto. Te lo aveva regalato il destino, dall'inizio dei tempi. Ma Apollo diceva che non sempre tutto sarebbe rimasto, anche se tu non ci credevi, che ti saresti infilato in una spirale e ti avrebbe soffocato.

Pensavi fossi io; mi avevi tradita, facendomi quasi morire.

Erano cinque anni che ti conoscevo, avrei dovuto odiarti, invece, avevo solo paura di te. Ho tremato la prima volta che ti ho visto, all'inizio nemmeno riuscivo a collocarti tra i miei amici, non fosse stata la solitudine, non fosse stato il bisogno di calore umano, temo sarei rimasta intimidita in disparte, senza farti avvicinare e, forse, l'epilogo sarebbe stato lo stesso.

Ci trovammo ad abitare insieme e ti ho amato.

Ti ho amato segretamente, coprendo il mio segreto, nel profondo del cuore, vedendoti sempre con altre, con altri, mai mio.

Eppure ci prendevamo cura di noi, una tazza di thea, due chiacchiere e tutto era perfetto.

Sapevo che c'eri. Poi, non lo so cosa sia stato, ma di uno siamo diventati di nuovo due.

Forse, in realtà, un noi non c'è mai stato, mai promesse scambiate, niente, se non quei momenti in cui sentivo la tua anima vibrare, ma forse mi illudevo e basta.

Gli anni si sono accumulati, come i chili.

A volte ti penso ancora.

Dopo tanti anni, ogni tanto ti penso, e ti vedo per magia al telegiornale, leggo i tuoi interventi sul giornale, ti sento sempre più calcolatore, sempre più come sapevo che eri e per questo ti temevo...
E torno a casa, metto nel forno l'arrosto, mi griglio le verdurine, preparo il tiramisù, chiamo la titolare di cattedra, il mio vecchio prof, do ripetizioni di greco, lavo il bagno e la cucina e aspetto che torni mio marito.

Lì mi fa compagnia il tuo ricordo, lì penso a quello che non è mai stato e che ho tanto amato.

Mi metto a leggere un libro, aiuto il bimbo del piano di sotto con i compiti di matematica, cerco un po' di rigore nei test di logica per appassionati e, poi, capisco che sono scivolata via dal tuo paradiso, artificiale ed apparente, per arrivare dove si sta meglio.

 

Homo faber fati sui.

 

Arriva mio marito, mi aggrappo alla sue spalle robuste, mi stupisce ogni volta la sua forza, la sua altezza, il suo sorriso da modello e il suo corpo perfetto.
Ci mettiamo a tavola e sorrido.

Prima o poi, avremo i soldi per fare un figlio.

 

***

 

Erano anni che non la vedevo e la becco proprio sulle scale di lettere, mentre la cerco.

Mi sorprendo a pensare che  è diventata proprio un bel pezzo di femmina, se mi passate l'espressione.

Il fisichetto magro, ma ha messo su qualche chilo, tutto di curva, niente pancia o altro, asciutta, tonica (anche se preferisco donne più rotonde, devo ammettere che quella camicia bianca e quella gonna blu ampia fanno venire voglia di farsela!), i due occhi che sembravano spenti e tanto grandi nel viso smunto sono due tizzoni ardenti, una bocca rosso fiammante senza rossetto, i riccioli intorno al viso... Sì, è proprio un pezzo di femmina da girarsi per strada, da volerla possedere finché ce la si fa.

Mi guarda e non fa una piega. Strano, non è da lei, avrebbe fatto una scena.

- Buona sera Elisa.-

Dinoccolata, sui tacchi, sorride veloce:- Buona sera.-, e non si ferma.

Tiene la valigetta di cuoio accostata al corpo, un libro al petto.

Ha quegli occhi neri come la brace, brillanti, che non fanno quasi segnali leggibili da me.

- Sono passati sette anni e così saluti un vecchio amico?- dardeggio con lo sguardo.

Mi guarda tirando su la fronte, con un'aria un po' ironica.

- Anche Giuda era amico di Cristo, se non ricordo male.-

Sorride di nuovo. -Buona sera Didi. - e mi fa la linguaccia andandosene via.

Lei mi ha fatto la linguaccia! Oddio, avevo ragione a non volerla per moglie o altro, che mi avrebbe rovinato la carriera.

E, poi, quei libri intorno al corpo, sicuramente non ha fatto carriera.

- Professoressa Mele.-

-Sì?- si gira e una ragazza la raggiunge:- Quando c'è il prossimo appello?-

- Il 12 luglio, ma Le consiglio di venire ad assistere per sapere le domande e sostenere l'esame all'appello successivo.-

Così, con anche il "Le" maiuscolo. Da rimanerci male per il tono con cui l'ha detto. E' diventata professoressa, non lo sapevo.

Un doberman nero le si avvicina e mi ringhia.

- Argo, buono.-

- Speravo in una migliore accoglienza dopo sette anni.-

Lei mi guarda, sorride e fa:- Homo faber fati sui.-  e mi semina lì, scortata dal doberman, verso una macchina dove è appoggiato un pezzo di marcantonio da 90 chili e un metro e novanta.

Si solleva sui tacchi, lo bacia sulle labbra, mentre lui l'abbraccia. Si accomoda dietro con il cane e la vedo ridere.

 

***

Cicale che friniscono nel vento, sento odori antichi e suoni scomparsi.

Sta arrivando, lasciami inginocchiare alla tua maestà, Apollo.

Le foglie sono abbrustolite, cotte, non più vive, il paesaggio muta, torna acquatico, come sette anni fa.

Sei tu, sei tu che mi aspettavi a casa, quando davo gli esami, dio immobile e crudele, che dispensava i suoi favori, solo su di me.

Ingiustizie e giustizie, spirale masochista e sadica, da entrambe le parti, una lotta, partita a scacchi in cui la regina viene uccisa dal re.

Avrei dovuto non vederti, perché eri un ricordo di bellezza e ora ho visto la tua decomposizione, le carni gonfie e il cuore corrotto, i denti corrosi dal tartaro.

Sei divenuto potente, sei diventato forte, sei unico, ma hai perso quell'innocenza e non ti porti bene i tuoi trent'anni.

Ototopoi Apollo, ototopoi!!! Apollo, sei tornato Apollo, sei tornato a invadermi!

Ototopoi!

Tenete il toro lontano dalla mucca, tenete il toro lontano dalla mucca!

E' la tua fine, è la tua fine, mio amore perduto, la prova che hai creato il tuo destino, sbagliando ogni singolo passo, sulla strada che hai scelto.

Si aprono le porte dell'Ade, e non furono le innocenti lacrime di una ragazza abbandonata, è stato ogni singolo movimento, ogni singolo atto a mandarti agli inferi!

- Amore, come va?-

La mano scivola su Argo che avverte il dio.

- Bene amore, i ragazzi dovrebbero smettere di essere impreparati agli esami.-

Apollo, Apollo, continui a pervadermi... Le cicale continuano a frinire nel vento, è lunga la visione della profetessa!

Sangue, sangue ovunque, sangue sulle pareti.

Il pianto di un bambino, il pianto di un infante e la madre fuggita, in un mondo di follia.

 

Homo faber fati sui.

 

- Cara, siamo arrivati a casa.-

Scendo dalla macchina.

Sì, sono a casa, io non ho nulla da temere. Bacio l'uomo che amo.

Non ho creato spirali che mi distruggeranno. Io no.

 

***

 

Ho amato mia moglie dal primo momento che l'ho vista, bella come un angelo, in un cono di luce, seduta ad aspettare il treno.

All'inizio aveva ancora in testa il suo ex, che oggi ho visto in facoltà, ma con il tempo, l'ho sentita sempre più vicina.

Mi sento male a non averla vicina anche solo un'ora, mi manca, ho sempre voglia di lei, di stare con lei, di tenere le membra intrecciate alle sue.

Quando dorme, ho la necessità di essere sicuro che il cuore le batta nel petto, mi sento fortunato, lei è mia moglie, io sto con lei.

La desidero ogni istante, ogni secondo.

Presento piani economici e nemmeno mi accorgo delle stagiste di 19 anni, io voglio solo correre a casa da lei, vederla sul divano, guardare un film tenendo una mano tra le sue.

Sì, la amo, e nella sua freddezza, so che lei ama me.

Facciamo l'amore tutti i giorni e lei mi si aggrappa stringendomi forte.

Mi telefona quando meno me lo aspetto, mi telefona tutti i giorni, mi ama.

So che ha sempre in mente qualcosa per me, so che vorrebbe tenermi sempre con sé, mi cerca con la mano, mi abbraccia forte forte.

Amo tanto scrivere, ma il mio vero capolavoro mi è capitato tra capo e collo, il mio capolavoro è lei.

 

Homo faber fati sui.

 

***

 

Il fucile è caldo, quando lo scarichi.

La bruna è a terra, quella tizia che mio marito chiama, quella stronza con cui mi ha tradito, traditore, traditore, prima di mettersi con me, i primi giorni, per sempre.

Tutte false le sue promesse! Tutte.

Mio marito è rovesciato sulla scrivania, gli ho svuotato il caricatore addosso! Traditore, traditore, traditore.

Ho ucciso per prima la puttana bionda, la sua segretaria, che gli faceva i pompini.

Mai lasciare il cellulare per casa, mai!

Ora tocca alla professoressa Mele, quella sottospecie di puttana, che non sa tenere le mani apposto. Scopro con rabbia che i miei amici erano suoi amici, prima della fuga o di liti con quel carattere di merda.

Mio marito non ha mai cancellato il suo numero di telefono.

Mio marito mi ha tradito. Erano amici ed è andato con lei, il giorno prima di mettersi con me.

Tutti morti, tutti.

Ora manca la puttana bisessuale.

Una fine in grande stile, l'ammazzo in università, per rovinarle la reputazione.

Esco senza legarmi i capelli, cosa ci avrà trovato? Rileggo il diario di mio marito e vedo le foto, lui le faceva le poste e la vede giocare con il cane.

Puttana, sei bella, devi morire, perché sei più bella di me.

Il marito è il mio! Il mio!

Salgo in macchina e arrivo mentre scende le scale.

Eccola la professoressa Mele, il cane le arriva al fianco.

 

Homo faber fati sui.

 

Mi avvicino, tra la gente che mi guarda e la chiamo:- Professoressa Mele?- e punto il fucile.

 

***

 

Unica lacrima di Ulisse, che tutto aveva perso, fu per il cane, per il suo Argo. Macchia nera che mi hai difeso, ti carezzo dolcemente.

Macchia nera che ha impedito una strage, ti ringrazio.

Dolcemente passo il dorso della mano su di te, sei un bravo cane, Argo, lo sai? Mio marito mi tiene stretta e io riesco solo a tenermi contro di lui, il mio scudo.

Il cane ha morso la donna e l'ha afferrata, ho chiamato la polizia, mentre mio marito fermava il cane e la donna.

Ero io la pazza, io che sentivo le cicale frinire.

Sento tuo figlio piangere in macchina e chiamo i nonni, ho ancora il loro numero dopo sette anni, senza madre e senza padre, povera creatura, per colpa tua.

Io non avrei mai ucciso nessuno, hai sempre sbagliato le mosse.

 

Sei morto così, la vacca ha ucciso il toro, il toro che non si curava della vacca per arrivare alle giovenche.

 

 

Homo faber fati sui. 

   
 
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