Ragazze, sono in pieno periodo creativo! Il mio cervellino sforna fanfiction a
go go...e quel che è meglio ho persino la voglia di scriverle!
Ho messo PG13 per una tematica forte come il suicidio e per la leggera vene
shonen ai, anche perchè fra i due non succede niente.
Buona lettura
I
grandi occhi dorati di Goku erano tristi, lacrime si intravedevano a volte ma
subito venivano cacciate indietro con un sospirò.
Guardò
la porta scura che si stagliava di fronte a lui. Era seduto sul freddo pavimento
di un corridoio lugubre, aveva un gran sonno vista l’ora tarda, ma non riusciva
proprio a dormire, non in quel buio opprimente.
Ennesimo sospiro depresso. Chiuse gli occhi e nel silenzio soffocante sentì
distintamente il rumore della pioggia che cadeva senza tregua sul mondo di fuori.
Si strinse le spalle per contrastare il freddo che sentiva, ma questo non se ne
voleva andare.
Guardò il vetro della finestra alla fine del corridoio, i grovigli di linee che
le gocce di pioggia creavano sulla superficie fredda ebbero il potere di fargli
scorrere un brivido per la schiena. Un lampo…dopo alcuni secondi il tuono, il
ragazzino strinse forte gli occhi: quando sarebbe tornato il sole?
Sanzo era dentro la sua stanza. Le labbra erano secche, da quanto tempo non
pronunciava una parola? Da diverse ore, da quando quella pioggia maledetta era
giunta portando con se ricordi tanto dolorosi da far riprendere a battere il suo
cuore. Strinse gli occhi, non voleva più vedere niente, non voleva più sentire
niente. Era così stanco.
Riaprì gli occhi ametista. No. Lui avrebbe continuato a guardare, avrebbe
continuato a sentire dolore, quella era l’eterna pena da scontare. Non era forse
questo quello che il cielo beffardo sembrava dirgli? Che anche se avesse tentato
di fuggire il dolore l’avrebbe sempre raggiunto, perché faceva parte del suo
stesso essere.
Aprì la finestra di fronte a lui, un vento gelido e carico di pioggia lo colpì
in viso facendolo rabbrividire. Eppure gli sembrava quasi che quelle piccole
gocce di innocua H2O lo ustionassero, sembravano calde e dense come il sangue.
Goku tremava vistosamente, non per il freddo, no. Aveva paura.
Aveva una paura disperata, paura di perdere per sempre il suo sole, la sua
ragione di vita. Ricordava bene il momento in cui quella paura era nata e non
l’aveva lasciato più: quello stesso giorno, qualche ora prima, quando quella
maledetta pioggia era arrivata per dissetare o distruggere il mondo. Riviveva
dietro le palpebre abbassate quel momento: aveva guardato le prime gocce di
pioggia al di là della finestra della locanda dove avevano trovato riparo, poi
aveva spostato lo sguardo sul ragazzo biondo che stava seduto al suo fianco a
quel tavolo. Lo aveva guardato portare elegantemente alla bocca il cibo della
cena, ma le ametiste che erano i suoi occhi lo avevano attirato.
Come un flash nella sua testa aveva
visto quello sguardo terribilmente triste, freddo e…stanco.
Gli altri due, Gojyo e Hakkai,
non se ne erano accorti, ma lui aveva distintamente sentito dentro di lui una
sensazione di angoscia nel vedere quell’espressione. Era certo…era certo che
quella sera Sanzo l’avrebbe fatta finita.
Da tempo sapeva che il monaco covava dentro di se idee autodistruttive, con la
shoreiju sarebbe stato facile, troppo facile uccidersi e porre fine alle proprie
sofferenze. Goku non sapeva come ma sapeva che quella sera Sanzo sarebbe morto
per propria mano. Lo aveva letto nel suo sguardo terribilmente stanco e
disgustato da tutto.
In fondo il suo nome significava proprio “colui che vede ciò che gli occhi non
possono vedere” un motivo ci sarà stato no?
Riaprì gli occhi dorati e
scosse la testa, non poteva mica addormentarsi. Lui era lì per questo, per
vegliare su Sanzo, perché non facesse nulla di stupido. Poteva capire l’idea del
suicidio, per liberarsi dal dolore cadendo nell’oblio della morte, forse
significava fuggire, ma non importa perché nella morte non esiste rimpianto o
vergogna. Il fatto era solo che Goku non voleva morire, e se Sanzo lo avesse
fatto, il ragazzino dagli occhi dorati sarebbe morto con lui. Probabilmente
avrebbe afferrato anche lui la shoreiju e l’avrebbe puntata alla tempia…o magari
sarebbe morto dentro, in preda al gelo infinito, sarebbe diventato un involucro
senza anima come lo era quella volta che Kinkaku lo aveva rinchiuso nella zucca.
Perché non poteva vivere senza il sole.
Ma -pensò poi- non poteva fare
molto standosene seduto nel corridoio da solo… Se lo avesse desiderato, Sanzo
avrebbe potuto prendere la pistola e spararsi un colpo, lui da fuori non avrebbe
potuto fermarlo.
Si vedeva la scena terrificante del corpo morto di Sanzo, degli occhi ametista
vacui, dei capelli biondi imbrattati di sangue…dei propri occhi dorati morire…
Lips are turning blue
a kiss that can't renew
I only dream of you
my beautiful
tiptoe to your moon
a starlight in the gloom
I only dream of you
and you never knew
sing for absolution
I will be singing
falling from your grace
(Le labbra stanno diventando blu
un bacio non può rinnovarle
sogno solo te
mia bella
Cammino in punta di piedi sulla tua luna
una luce stellare nel buio
sogno solo te
e non l’hai mai saputo
Canto per l’assoluzione
canterò
e cadrò nella tua grazia
Da “sing for absolution” dei Muse)
Il fatto è che aveva paura ad
entrare in quella stanza… Sanzo lo aveva ferito tante di quelle volte in giorni
di pioggia come quelli…che non sapeva se poteva reggere di essere chiamato
un'altra volta “lurido essere eretico” “avrei fatto meglio a lasciarti in quella
grotta” “sei solo un peso”…
Ma doveva proteggerlo, doveva salvarlo dal dolore; e sì, per una volta essere un
tantinello egoista e pensare anche alla sua felicità, che poteva esserci solo
con il sole.
Inspirò forte, poi rilasciò
lentamente. Aprì silenziosamente la porta ed entrò a testa bassa nella stanza
richiudendosela alle spalle. Allora alzò gli occhi e rimase folgorato dalla
visione di fronte ai suoi occhi.
Era un ragazzo bellissimo, dai tratti vagamente femminei, ma allo stesso tempo
virile, seduto sul bordo della finestra con una gamba a penzoloni all’interno
della stanza e l’altra anch’essa sul balcone a sostenere il gomito del braccio
che portava di tanto in tanto una marlboro alle labbra, lo sguardo perso fuori
dalla finestra, i capelli biondi che sembravano risplendere nell’oscurità.
Era illuminato a tratti da
potenti fulmini, la cui luce mostrava per brevi istanti tutta la bellezza e il
fascino di quell’(apparente)angelo.
Goku deglutì a vuoto e si
avvicinò senza una parola. Osservò ancora per qualche istante la figura eterea
di Sanzo che non lo aveva degnato di uno sguardo da quando era entrato. Ancora
in silenzio si sedette per terra con la schiena contro il muro sottostante la
finestra. Non un sospirò, non una parola in quella stanza satura di fumo e di
oscurità.
Sanzo schiacciò la sigaretta nel posacenere e ne accese un’altra tirando una
profonda boccata. Era così
terribilmente spossato…stanco di tutto, di quel dolore che gli consumava il
cuore da dieci anni, di quel rumore snervante…PLIC PLIC maledetta pioggia…di
quel viaggio…ormai nemmeno ritrovare il sutra di suo padre gli interessava
più…di quei compagni che credevano d’ essere penetrati nel suo cuore rotto, di
essere creduto il sole da un assurdo ragazzino con gli occhi più puri e stupidi
dell’universo intero…mentre lui sentiva di essere solo freddo, ghiaccio, morte,
non di certo il sole. Girò gli occhi sulla pistola che si trovava sul comodino
accanto al letto…sarebbe stato facile. Forse Goku avrebbe tentato di fermarlo,ma…
I pensieri furono interrotti da
un qualcosa di morbido che gravava sulla sua gamba. Guardò in basso e notò la
testa a ciondoloni di Goku e il busto del ragazzino che si era appoggiato
involontariamente sulla sua gamba.
“Tsk…quello stupido si è addormentato…” pensò scocciato. Prima entrava senza
permesso nella sua camera e poi si addormentava addosso a lui. L’unica nota
positiva era che non gli aveva rotto le scatole con la sua voce petulante. E
adesso?
Spense con stizza la sigaretta ormai al filtro e si alzò lentamente dalla sua
posizione evitando di svegliare il cucciolo di scimmia. Con delicatezza non
propria lo prese in braccio e lo adagiò sul letto. Si sedette al suo fianco ed
osservò la pistola sul comodino…no, ora era come se non ne avesse più voglia.
Guardò il volto delicato e infantile perso nel sonno. Perché lo aveva portato
sul letto? Mah, a volte si fanno cose senza pensarci su, come mossi da un
istinto. Nemmeno Sanzo sapeva darsene una ragione.
Lo guardò ancora con faccia corrucciata, poi alzò le coperte e gli si distese
accanto. Lo abbracciò in vita e si sentì come un bambino che stringe a sé un
orsacchiotto di peluche, eppure non fu spaventato o disgustato da questa
sensazione, né tantomeno intenerito. Semplicemente aveva ormai accettato da
tempo il fatto che la scimmia facesse parte della sua vita e che fosse destinato
a non abbandonarla, altrimenti quello stupido ne sarebbe morto e, strano a dirsi,
lui non lo desiderava.
Rilassò il viso sul cuscino, vicino ala folta chioma castana e ascoltò in
silenzio. Sentiva il respiro profondo del suo cucciolo, il proprio respiro, il
proprio cuore battere veloce, la pioggia che cadeva…ma quest’ultimo adesso
sembrava un rumore sopportabile.
And in my hour of darkness
She is standing right in front of me
Speaking words of wisdom, let it be
Let it be, let
it be
Whisper words of wisdow, let it be
And when the
broken-hearted people
Living in the world agree
There will be an answer, let it be
For though
they may be parted there is
Still a chance that they will see
There will be an answer, let it be
Let it be, let
it be, yeah
There will be an answer, let it be
And when the
night is cloudy
There is still a light that shines on me
Shine on until tomorrow, let it be
(E nelle mie ore di buio
Lei sta in piedi proprio di fronte a me
Pronunciando parole di saggezza, fa' che sia così
Fa' che sia
così, fa' che sia così
Sussurra parole di saggezza, fa' che sia così
E se le
persone col cuore a pezzi
Che vivono nel mondo sono d'accordo
Ci sarà una risposta, fa' che sia così
Per cui anche
se possono essere divisi c'è
Ancora una possibilità che loro possano vedere
Ci sarà una risposta, fa' che sia così
Fa' che sia
così, fa' che sia così, sì
Ci sarà una risposta, fa' che sia così
E se la notte
è nuvolosa
C'è ancora una luce che brilla su di me
Splenda fino a domani, fa' che sia così
Da “Let it
be”, The beatles)
Goku si
svegliò avvolto da un piacevole calore, sentiva la luce del sole sulle sue
palpebre e sorrise felice. Allora aprì gli occhi e ricordò tutto. Maledizione,
si era addormentato! Non doveva! E se Sanzo...
Poi sentì su di se le braccia e il corpo di Sanzo, lo stava abbracciando con gli
occhi chiusi.
Goku sentì un terrore cieco invaderlo. Afferrò il suo maestro per le spalle e lo
scosse forte urlando:
-No! Sanzo! No! Svegliati, perché l’hai fatto? Perchéeeee?-
Sanzo si svegliò di soprassalto, ma Goku non lo vide perché aveva gli occhi
appannati dal pianto. Quando il biondo si rese conto della situazione sfoderò
l’harisen e colpì più volte in testa il povero demonietto urlando a sua volta:
-Stupido idiota!! Cosa ti prende? Non sono mica morto!!-
Goku lo guardò un attimo con occhi sgranati, poi si getto tra le sue braccia
affondando la testa nel suo petto.
-Oh, Sanzo. Ero così spaventato! Ieri avevi quello sguardo…e io avevo tanta
paura tu volessi…sob- la frase si perse tra i singhiozzi di gioia.
-Stupida scimmia- disse Sanzo ora calmo.
Quando Goku ebbe fermato il pianto disse, con la testa ancora contro il petto
del compagno:
-Io ti vedo soffrire così tanto…e voglio solo aiutarti, aiutarti a sostenere
quel dolore...
...Il dolore non riporta in vita le persone a noi care-
Sanzo non rispose subito
-Lo so…- disse solo di fronte a quell'importante verità. E accarezzò la testa
del ragazzino, per poi sbatterlo giù da letto e ordinargli di andare a
prepararsi nella sua camera. Ma a Goku non importava quella freddezza ora, ora
che era tornato il sole a scaldarlo.