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Autore: Siz    12/09/2005    5 recensioni
Sanzo sta prendendo una decisione drammatica, ma la scimmietta non ha intenzione di perdere il suo sole. (una leggera vena shonen ai)
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Son Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I grandi occhi dorati di Goku erano tristi

Ragazze, sono in pieno periodo creativo! Il mio cervellino sforna fanfiction a go go...e quel che è meglio ho persino la voglia di scriverle!
Ho messo PG13 per una tematica forte come il suicidio e per la leggera vene shonen ai, anche perchè fra i due non succede niente.
Buona lettura



I grandi occhi dorati di Goku erano tristi, lacrime si intravedevano a volte ma subito venivano cacciate indietro con un sospirò.
Guardò
la porta scura che si stagliava di fronte a lui. Era seduto sul freddo pavimento di un corridoio lugubre, aveva un gran sonno vista l’ora tarda, ma non riusciva proprio a dormire, non in quel buio opprimente.

Ennesimo sospiro depresso. Chiuse gli occhi e nel silenzio soffocante sentì distintamente il rumore della pioggia che cadeva senza tregua sul mondo di fuori. Si strinse le spalle per contrastare il freddo che sentiva, ma questo non se ne voleva andare.
Guardò il vetro della finestra alla fine del corridoio, i grovigli di linee che le gocce di pioggia creavano sulla superficie fredda ebbero il potere di fargli scorrere un brivido per la schiena. Un lampo…dopo alcuni secondi il tuono, il ragazzino strinse forte gli occhi: quando sarebbe tornato il sole?



Sanzo era dentro la sua stanza. Le labbra erano secche, da quanto tempo non pronunciava una parola? Da diverse ore, da quando quella pioggia maledetta era giunta portando con se ricordi tanto dolorosi da far riprendere a battere il suo cuore. Strinse gli occhi, non voleva più vedere niente, non voleva più sentire niente. Era così stanco.
Riaprì gli occhi ametista. No. Lui avrebbe continuato a guardare, avrebbe continuato a sentire dolore, quella era l’eterna pena da scontare. Non era forse questo quello che il cielo beffardo sembrava dirgli? Che anche se avesse tentato di fuggire il dolore l’avrebbe sempre raggiunto, perché faceva parte del suo stesso essere.
Aprì la finestra di fronte a lui, un vento gelido e carico di pioggia lo colpì in viso facendolo rabbrividire. Eppure gli sembrava quasi che quelle piccole gocce di innocua H2O lo ustionassero, sembravano calde e dense come il sangue.



Goku tremava vistosamente, non per il freddo, no. Aveva paura.
Aveva una paura disperata, paura di perdere per sempre il suo sole, la sua ragione di vita. Ricordava bene il momento in cui quella paura era nata e non l’aveva lasciato più: quello stesso giorno, qualche ora prima, quando quella maledetta pioggia era arrivata per dissetare o distruggere il mondo. Riviveva dietro le palpebre abbassate quel momento: aveva guardato le prime gocce di pioggia al di là della finestra della locanda dove avevano trovato riparo, poi aveva spostato lo sguardo sul ragazzo biondo che stava seduto al suo fianco a quel tavolo. Lo aveva guardato portare elegantemente alla bocca il cibo della cena, ma le ametiste che erano i suoi occhi lo avevano attirato.
Come un flash nella sua testa aveva visto quello sguardo terribilmente triste, freddo e…stanco.
Gli altri due, Gojyo e Hakkai, non se ne erano accorti, ma lui aveva distintamente sentito dentro di lui una sensazione di angoscia nel vedere quell’espressione. Era certo…era certo che quella sera Sanzo l’avrebbe fatta finita.

Da tempo sapeva che il monaco covava dentro di se idee autodistruttive, con la shoreiju sarebbe stato facile, troppo facile uccidersi e porre fine alle proprie sofferenze. Goku non sapeva come ma sapeva che quella sera Sanzo sarebbe morto per propria mano. Lo aveva letto nel suo sguardo terribilmente stanco e disgustato da tutto.
In fondo il suo nome significava proprio “colui che vede ciò che gli occhi non possono vedere” un motivo ci sarà stato no?

Riaprì gli occhi dorati e scosse la testa, non poteva mica addormentarsi. Lui era lì per questo, per vegliare su Sanzo, perché non facesse nulla di stupido. Poteva capire l’idea del suicidio, per liberarsi dal dolore cadendo nell’oblio della morte, forse significava fuggire, ma non importa perché nella morte non esiste rimpianto o vergogna. Il fatto era solo che Goku non voleva morire, e se Sanzo lo avesse fatto, il ragazzino dagli occhi dorati sarebbe morto con lui. Probabilmente avrebbe afferrato anche lui la shoreiju e l’avrebbe puntata alla tempia…o magari sarebbe morto dentro, in preda al gelo infinito, sarebbe diventato un involucro senza anima come lo era quella volta che Kinkaku lo aveva rinchiuso nella zucca. Perché non poteva vivere senza il sole.

Ma -pensò poi- non poteva fare molto standosene seduto nel corridoio da solo… Se lo avesse desiderato, Sanzo avrebbe potuto prendere la pistola e spararsi un colpo, lui da fuori non avrebbe potuto fermarlo.
Si vedeva la scena terrificante del corpo morto di Sanzo, degli occhi ametista vacui, dei capelli biondi imbrattati di sangue…dei propri occhi dorati morire…

Lips are turning blue
a kiss that can't renew
I only dream of you
my beautiful

tiptoe to your moon
a starlight in the gloom
I only dream of you
and you never knew

sing for absolution
I will be singing
falling from your grace

(Le labbra stanno diventando blu
un bacio non può rinnovarle
sogno solo te
mia bella

Cammino in punta di piedi sulla tua luna
una luce stellare nel buio
sogno solo te
e non l’hai mai saputo

Canto per l’assoluzione
canterò
e cadrò nella tua grazia

Da “sing for absolution” dei Muse)



Il fatto è che aveva paura ad entrare in quella stanza… Sanzo lo aveva ferito tante di quelle volte in giorni di pioggia come quelli…che non sapeva se poteva reggere di essere chiamato un'altra volta “lurido essere eretico” “avrei fatto meglio a lasciarti in quella grotta” “sei solo un peso”…

Ma doveva proteggerlo, doveva salvarlo dal dolore; e sì, per una volta essere un tantinello egoista e pensare anche alla sua felicità, che poteva esserci solo con il sole.

Inspirò forte, poi rilasciò lentamente. Aprì silenziosamente la porta ed entrò a testa bassa nella stanza richiudendosela alle spalle. Allora alzò gli occhi e rimase folgorato dalla visione di fronte ai suoi occhi.
Era un ragazzo bellissimo, dai tratti vagamente femminei, ma allo stesso tempo virile, seduto sul bordo della finestra con una gamba a penzoloni all’interno della stanza e l’altra anch’essa sul balcone a sostenere il gomito del braccio che portava di tanto in tanto una marlboro alle labbra, lo sguardo perso fuori dalla finestra, i capelli biondi che sembravano risplendere nell’oscurità.
Era illuminato a tratti da potenti fulmini, la cui luce mostrava per brevi istanti tutta la bellezza e il fascino di quell’(apparente)angelo.

Goku
deglutì a vuoto e si avvicinò senza una parola. Osservò ancora per qualche istante la figura eterea di Sanzo che non lo aveva degnato di uno sguardo da quando era entrato. Ancora in silenzio si sedette per terra con la schiena contro il muro sottostante la finestra. Non un sospirò, non una parola in quella stanza satura di fumo e di oscurità.



Sanzo schiacciò la sigaretta nel posacenere e ne accese un’altra tirando una profonda boccata.
Era così terribilmente spossato…stanco di tutto, di quel dolore che gli consumava il cuore da dieci anni, di quel rumore snervante…PLIC PLIC maledetta pioggia…di quel viaggio…ormai nemmeno ritrovare il sutra di suo padre gli interessava più…di quei compagni che credevano d’ essere penetrati nel suo cuore rotto, di essere creduto il sole da un assurdo ragazzino con gli occhi più puri e stupidi dell’universo intero…mentre lui sentiva di essere solo freddo, ghiaccio, morte, non di certo il sole. Girò gli occhi sulla pistola che si trovava sul comodino accanto al letto…sarebbe stato facile. Forse Goku avrebbe tentato di fermarlo,ma…
I pensieri furono interrotti da un qualcosa di morbido che gravava sulla sua gamba. Guardò in basso e notò la testa a ciondoloni di Goku e il busto del ragazzino che si era appoggiato involontariamente sulla sua gamba.
“Tsk…quello stupido si è addormentato…” pensò scocciato. Prima entrava senza permesso nella sua camera e poi si addormentava addosso a lui. L’unica nota positiva era che non gli aveva rotto le scatole con la sua voce petulante. E adesso?

Spense con stizza la sigaretta ormai al filtro e si alzò lentamente dalla sua posizione evitando di svegliare il cucciolo di scimmia. Con delicatezza non propria lo prese in braccio e lo adagiò sul letto. Si sedette al suo fianco ed osservò la pistola sul comodino…no, ora era come se non ne avesse più voglia. Guardò il volto delicato e infantile perso nel sonno. Perché lo aveva portato sul letto? Mah, a volte si fanno cose senza pensarci su, come mossi da un istinto. Nemmeno Sanzo sapeva darsene una ragione.
Lo guardò ancora con faccia corrucciata, poi alzò le coperte e gli si distese accanto. Lo abbracciò in vita e si sentì come un bambino che stringe a sé un orsacchiotto di peluche, eppure non fu spaventato o disgustato da questa sensazione, né tantomeno intenerito. Semplicemente aveva ormai accettato da tempo il fatto che la scimmia facesse parte della sua vita e che fosse destinato a non abbandonarla, altrimenti quello stupido ne sarebbe morto e, strano a dirsi, lui non lo desiderava.
Rilassò il viso sul cuscino, vicino ala folta chioma castana e ascoltò in silenzio. Sentiva il respiro profondo del suo cucciolo, il proprio respiro, il proprio cuore battere veloce, la pioggia che cadeva…ma quest’ultimo adesso sembrava un rumore sopportabile.

And in my hour of darkness
She is standing right in front of me
Speaking words of wisdom, let it be

Let it be, let it be
Whisper words of wisdow, let it be

And when the broken-hearted people
Living in the world agree
There will be an answer, let it be

For though they may be parted there is
Still a chance that they will see
There will be an answer, let it be

Let it be, let it be, yeah
There will be an answer, let it be 

And when the night is cloudy
There is still a light that shines on me
Shine on until tomorrow, let it be


(E nelle mie ore di buio
Lei sta in piedi proprio di fronte a me
Pronunciando parole di saggezza, fa' che sia così

Fa' che sia così, fa' che sia così
Sussurra parole di saggezza, fa' che sia così

E se le persone col cuore a pezzi
Che vivono nel mondo sono d'accordo
Ci sarà una risposta, fa' che sia così

Per cui anche se possono essere divisi c'è
Ancora una possibilità che loro possano vedere
Ci sarà una risposta, fa' che sia così

Fa' che sia così, fa' che sia così, sì
Ci sarà una risposta, fa' che sia così

E se la notte è nuvolosa
C'è ancora una luce che brilla su di me
Splenda fino a domani, fa' che sia così


Da “Let it be”, The beatles)


Goku si svegliò avvolto da un piacevole calore, sentiva la luce del sole sulle sue palpebre e sorrise felice. Allora aprì gli occhi e ricordò tutto. Maledizione, si era addormentato! Non doveva! E se Sanzo...
Poi sentì su di se le braccia e il corpo di Sanzo, lo stava abbracciando con gli occhi chiusi.
Goku sentì un terrore cieco invaderlo. Afferrò il suo maestro per le spalle e lo scosse forte urlando:
-No! Sanzo! No! Svegliati, perché l’hai fatto? Perchéeeee?-
Sanzo si svegliò di soprassalto, ma Goku non lo vide perché aveva gli occhi appannati dal pianto. Quando il biondo si rese conto della situazione sfoderò l’harisen e colpì più volte in testa il povero demonietto urlando a sua volta:
-Stupido idiota!! Cosa ti prende? Non sono mica morto!!-

Goku lo guardò un attimo con occhi sgranati, poi si getto tra le sue braccia affondando la testa nel suo petto.
-Oh, Sanzo. Ero così spaventato! Ieri avevi quello sguardo…e io avevo tanta paura tu volessi…sob- la frase si perse tra i singhiozzi di gioia.
-Stupida scimmia- disse Sanzo ora calmo.

Quando Goku ebbe fermato il pianto disse, con la testa ancora contro il petto del compagno:
-Io ti vedo soffrire così tanto…e voglio solo aiutarti, aiutarti a sostenere quel dolore...
...Il dolore non riporta in vita le persone a noi care-
Sanzo non rispose subito
-Lo so…- disse solo di fronte a quell'importante verità. E accarezzò la testa del ragazzino, per poi sbatterlo giù da letto e ordinargli di andare a prepararsi nella sua camera. Ma a Goku non importava quella freddezza ora, ora che era tornato il sole a scaldarlo.

  
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