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Autore: UchimakiPro    27/06/2010    3 recensioni
Quando c'è in gioco il destino del mondo, arriva il momento di decidere cos’è davvero importante. E il nemico più pericoloso è quello che si agita nel proprio petto. La storia di due donne, intrecciata indissolubilmente, che scorre a tratti sulle complici note di Tegan & Sara.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 – Note dal mare in tempesta


 Sono di nuovo nella devastazione.
Ogni volta mi illudo di poter provare meno terrore della volta precedente.
Non è così.
Corro più veloce che posso.
 Se solo le voci la smettessero di supplicare.
Basta, vi prego!!
 Sento il petto stretto in una morsa.
Che cosa c’entro io con tutto questo??
Un’enorme roccia si schianta a qualche centimetro da me. Devo continuare a correre.
Il fuoco è sempre più alto, il fumo è ovunque. Non riesco a respirare.
Basta!!
 Riconosco quella piccola luce. È sempre più vicina.
 Allungo la mano, cosa sto facendo?
 “Haruka…”
 Quella voce… è così incredibilmente dolce… eppure…
 Mi sta chiamando a sé o mi sta cacciando via?
“Haruka…”
Le mie dita si avvicinano sempre di più a quella luce.
Credo di aver urlato quando sul mio braccio è comparso un lungo guanto bianco, lo sentivo bruciare. Ho allontanato la mano di scatto. E tutto è tornato buio.


Haruka Tennō era una persona risoluta. Eh già, impeccabile. Con una reputazione da mantenere.
Sperò, imprecando sottovoce, che nessuno l’avesse vista schiantarsi di netto contro quel palo.
E le era bastato vederla di sfuggita, seduta sotto un albero nel cortile della scuola.
Quanto è bella…
Si massaggiò il naso dolorante. No, no, così non andava proprio.
Che fine aveva fatto la sua decisione irremovibile di non avere niente a che fare con quella ragazza?
 Cos’ha in mano? Dev’essere un blocco da disegno…
 Non posso credere che esista davvero una donna così bella. E nessuna delle persone qui attorno le si avvicina? Che idioti. Voi che potete farlo. Come fate a vivere le vostre giornate senza lottare con tutte le vostre forze, per ricevere anche un minimo dell’attenzione di un simile splendore?
Sembra brillare in mezzo alla gente.
Oddio, la sto fissando! Mi noterà!
Si voltò da un’altra parte. Ecco, smettendo di guardarla sarebbe stato più semplice allontanarsi in fretta.
Aveva già dimenticato il rischio che correva avvicinandosi a lei?
Haruka Tennō era una persona con un’incrollabile forza di volontà. Sì, ora sarebbe andata in classe.
 Sentì un lungo brivido, quando un sadico soffio di vento arrivò fino a lei, portando con sé il profumo che aveva sentito una volta sola, e tentato disperatamente di dimenticare.
L’odore di Michiru…
Quello non era il profumo di un angelo. Sapeva di spezie, di passioni intrecciate in lotta. Sapeva di acqua di mare, in tempesta. Quando le punte delle onde che si scontrano tra loro esplodono in mille gocce, e ognuna di esse conserva la stessa forza indomabile, si gettano l’una contro l’altra, e poi tornano onda.
Quel profumo sembrava girarle attorno e avvolgerla, legarla e attirarla. Era un caldo incantesimo.
Non riusciva più a frenare il proprio battito cardiaco.
E no, eh. Così è decisamente troppo!
 Prese un respiro profondo e corse senza voltarsi fino alla classe, prima che potesse davvero cedere. Si sentiva un ragazzino delle medie.
 Dentro non c’era ancora nessuno, si appoggiò al proprio banco tentando di riprendere respiro.
Sei impazzita, Haruka? Vuoi davvero farlo? Vuoi davvero scoprire chi è quella ragazza?
Si morse il labbro inferiore…
Stava di nuovo rischiando di farsi male. Tanto male.


 Sarà anche l’idol di questa scuola, ma è veramente imbranata.
 Michiru rise tra sé, non sapeva com’era riuscita a trattenersi dal farlo prima, quando l’aveva vista massaggiarsi il naso dopo la botta.
 È adorabile…
 Scosse la testa, perché non l’aveva seguita?
 Non c’è tempo da perdere, c’era bisogno di lei.
 Era scritto nel suo destino, come nel proprio. Doveva risvegliarla.
 E quando ci sarebbe riuscita, l’Haruka che conosceva avrebbe smesso di esistere.
L’Haruka così sicura del proprio futuro, l’Haruka che tagliava i propri traguardi prima di ogni altro. L’Haruka che metteva tutta se stessa nel rendere realtà i propri sogni, che sapeva attirare le persone a sé come avesse un proprio personale campo gravitazionale.
Smetterai di sorridere, mio sole?
Chiuse gli occhi… Strinse i pungi fino a farli tremare.
Perché doveva essere proprio Haruka? Chiunque altro sarebbe andato bene!
Aveva aspettato tanto di trovare la persona che avrebbe combattuto con lei, si era crogiolata nel proprio disperato egoismo, nella crudele certezza che anche qualcun’altra stesse per perdere tutto.
O forse, semplicemente, non riusciva a reggere tutto quel peso da sola?
 Ma perché proprio lei?
 Il primo istante, soltanto il primo, veloce istante… era stata felice al pensiero che la persona a dover essere perennemente al suo fianco fosse Haruka. Felice. Confessarlo a se stessa fu un dolore mai provato prima.
Ma come avrebbe potuto essere davvero felice, con la consapevolezza di aver trascinato anche lei in ciò che l’aveva privata di tutte le speranze?
 Queste cose non hanno importanza ora. Non c’è più tempo.
 Abbassò lo sguardo sul blocco da disegno, rabbrividì davanti allo scenario di distruzione che le sue mani non facevano che attingere dai suoi sogni.
 Decise che sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe permesso ad Haruka di scappare dal loro destino.


 La stanza era illuminata unicamente dallo schermo del computer, mentre le note non interrompevano mai la loro appassionata danza nell’aria.
 Le dita di Haruka si muovevano veloci sulla tastiera. Non fu difficile trovare articoli su articoli che potessero placare almeno per un po’ la sua sete di informazioni.
Michiru Kaioh.
Giovane violinista geniale.
 La Toho gakuen daigaku e la tokyo geijutsu daigaku fanno a gara per la sua iscrizione. E perfino Yale e Juilliard hanno avanzato proposte.
Ha già suonato con la NHK Kōkyō Gakudan, e la Tokyo Kosei Wind. È richiesta perfino in Italia al Palazzo dei congressi di Stresa.
La Los angeles Philharmonic sembra essere interessata.
Haruka deglutì… Lei non sarebbe mai arrivata così lontano.
 Tra qualche anno potrebbe partecipare al concorso internazionale Tchaikovsky, o al Leventrill International Competition.
 Iniziava a girarle la testa.
Ma a quanto pare, ultimamente si fa vedere molto di meno, accetta di suonare soltanto qui a Tokyo, al Suntory hall nel distretto di Akasaka.
E ha inspiegabilmente rifiutato qualsiasi proposta a lungo termine.
 Non poteva crederci, rifiutato?
Magari venissero offerte a me possibilità del genere!
 Michiru era aspettata dal mondo intero. Doveva essere davvero un genio, dopotutto si stava parlando di musica, mica di moto.
Lo sapevo che una simile creatura non poteva essere come i comuni mortali…
Quanti articoli… e quante foto.
 Prima che potesse rendersene conto, le sue dita stavano già sfiorando lo schermo.
 Che viso concentrato aveva, con il violino in mano. I suoi splendidi capelli in sinuoso movimento, come un’onda che accompagnava i suoi gesti. Avrebbe dato qualsiasi cosa per ascoltare quell’immagine muta.
 Si alzò dalla scrivania, appoggiandosi al davanzale della finestra.
 Pregò il vento perché le portasse almeno qualche nota della musica della sua dea.
Che stupida, una rozza come me non è fatta per apprezzare certe cose, sarebbe uno spreco farmi ascoltare.
 Dopotutto, si parlava della Toho. Anzi, della Jale, di Juilliard.
 E lei era soltanto una pilota, conosciuta a stento in Giappone.
Ok, non sono la Los angeles Philharmonic…ma anch’io vorrei sentirla suonare.
Si lasciò cadere depressa sul letto.
E poi, che nome del cazzo sarebbe Tchaikovsky?
Sbuffò rotolando sulla pancia. Perché se la prendeva tanto?…

"So watch your head and then watch the ground
It's a silly time to learn to swim
When you start to drown
It's a silly time to learn to swim
On the way down"

 Non riusciva a trovare un solo motivo per il quale una donna così potesse interessarsi a una come lei.
 Allora perché?
 Perché non la smetteva?

"If I gave you my number
Would it still be the same
If I saved you from drowning
Promise me you'll never go away
Promise me you'll always stay"

 Michiru si era fatta strada nel suo petto come un fiume in piena che travolge gli argini, si era impadronita di ogni suo pensiero.
 Decise che il giorno seguente le avrebbe parlato. Non poteva andare avanti così.
 Si tirò su dal letto e si rese conto di non riuscire a strare ferma per più di qualche minuto nello stesso posto. Sbuffò guardandosi allo specchio.
 Ok, sarò anche una rozza pilota famosa solo tra la ragazzine del suo liceo, però non si può dire che io non sia un gran figo!
 Tornò a stendersi sul letto.
 Ringhiò, rialzandosi e tornando allo specchio.
Haruka, ti proibisco di essere tesa per domani!
Ringraziò di cuore l’esistenza delle divise scolastiche, si sarebbe disconosciuta da sola se avesse iniziato a chiedersi “Cosa mi metto”.
Lo sguardo le cadde su un astuccio quasi mai aperto, lanciato alla rinfusa come praticamente tutte le cose nella sua camera.
Però, almeno uno sforzo poteva farlo…
Riluttante, aprì la zip tirando fuori quella serie di strani oggetti incomprensibili.
Uhm, questo mi sembra di averlo visto usare una volta.
 Afferrò impacciata l’eyeliner, provare non costa nulla.
 Oddio, come non detto.
 Magari andava meglio con il rossetto.
 Sono negata.
 Ringhiò ancora lanciandoli giù dalla scrivania. Inguardabile!
 Corse a lavarsi la faccia, ma cosa si era messa in testa??
 Io sono un uomo!
 Quando finalmente ebbe cancellato le tracce del suo penoso tentativo, si nascose contro il cuscino, incredula di se stessa.
 Non ho bisogno di rendermi ridicola… tanto, uomo o donna, non sarò mai abbastanza per Michiru Kaioh.

 Camminava velocemente per i corridoi, prima di potersi dare il tempo di cambiare idea. Non le importava più cosa sarebbe potuto accadere. Poteva anche essere un assassino incaricato di farla fuori.
 Oh, morire sotto quelle mani… sarebbe una fine che non mi dispiacerebbe affatto.
 Non distrarti Haruka.
 Si sistemò la cravatta e si ravvivò la frangia con una mano.
 Lo stava facendo davvero.
E va bene Michiru, sono pronta.

“A love type thing, a sure type thing.
Oh it's a love type thing, a sure type thing.”

Si sfilò le cuffie guardandosi attorno, il laboratorio del club di pittura doveva essere da quelle parti.
 Il passo spavaldo venne sensibilmente debilitato dal tremare delle sue gambe quando la vide. O forse fu il suo profumo inconfondibile? Michiru non alzò i profondi occhi acquamarina dalla sua tela fino a che non le fu di fronte.
 Sorrise.
 Dovrebbe sorridere più spesso.
 Ma non adesso, altrimenti svengo davvero.
-E così hai preso coraggio, genio delle corse Haruka Tennō.-
 Con che sorriso temerario si era presentata la pilota, era affascinante e sapeva di esserlo. La solita faccia da schiaffi, era convinta di poter piacere davvero a tutte.
 Non che a lei non piacesse da impazzire, siamo sinceri.
 Ma non erano di certo lì per parlare di quello.
-Sai molte cose su di me, vero?... Hai dipinto tu questo?-
In un attimo Haruka sentì una paura ben conosciuta attanagliarle lo stomaco, era proprio come temeva. Fissò quella tela mentre i suoi pensieri si confondevano, la paura scese fino alle gambe, i muscoli tesi.
 Scappa.
 Michiru sorrise ancora.
-Sai che sei famosa? Qui a scuola, conosco un bel po' di ragazze che vorrebbero farsi un giro lungo la costa con te, nella tua macchina.-
 Ma di cosa stava parlando?
-Perche una ragazza bella e delicata come te dipinge questi orribili scenari immaginari?-
 Ricambiò il sorriso con la massima tranquillità apparente, la mano appoggiata sul banco tremava. Si ritrovò lo sguardo acquamarina puntato dritto negli occhi.
 -Immaginari? Prendi pure in giro te stessa, Haruka. Ma non puoi farlo con me.-
 Sentiva il petto schiacciato, non riusciva a respirare. Eppure la voce le uscì più alta del previsto.
-E' ridicolo! Tutto questo non mi riguarda! Sono la promettente pilota Giapponese Haruka Tennō! Ho un sogno! Io...-
 Si bloccò immediatamente. Il sorriso di Michiru era così triste che sentì le lacrime pungerle agli angoli degli occhi.
Ma…tu…
La Toho gakuen daigaku… la Los angeles Philharmonic…il Leventrill International Competition…
-Perchè lo fai?? Il mondo ama il tuo talento!-
 Tu non sei come me. Non devi lottare con i denti e le unghie, il futuro che meriti ti aspetta a braccia aperte. Il mondo vuole ascoltarti, io invece ho ancora tanto da urlare prima di farmi sentire. Lasciaci tutti qui persi nei nostri desideri, lascia indietro chiunque, tu sei fatta per stare più in alto.
 -Il mondo, Haruka... ha bisogno di me. Di noi. Devi combattere, o sarà distrutto.-
 Michiru allungò timidamente una mano, poggiandola sulla sua.
 Com’era morbida, aveva voglia di stringerla forte.
 Combattere.
 Era per questo che le serviva. Solo questo, quindi. Era come temeva.
 Allontanò la propria mano di scatto. Non riusciva più a prendere respiro.
-Per favore...lasciami in pace.-
 Prima che Michiru potesse aggiungere qualsiasi altra cosa, lei era già fuori dall’aula.
 La ragazza restò con lo sguardo fisso sulla porta a lungo.
 Come si aspettava che avrebbe reagito?
 Ti ho appena chiesto di seguirmi, e mettere a rischio la tua vita ogni giorno. Se sapessi che sto facendo l’esatto contrario di quello che mi ero ripromessa una volta, probabilmente mi odieresti ancora di più.
 Lasciarla in pace?
Haruka… volevo davvero proteggerti per sempre…
Si prese il viso tra le mani, ogni sua parola le rimbombava nella testa. Sapeva quando era il momento di prendere una decisione.
 Come vuoi tu.
Dopotutto, io ho fatto la mia scelta, tu hai il diritto di decidere le tue priorità.
 Allora perché si sentiva così male?
Tornerò a guardare le tue corse da lontano, ad essere invisibile nelle tua vita.
 Combatterò io, anche per te.
 Avrebbe avuto un altro senso… proteggere un mondo dove c’era un’Haruka felice. E libera. Non importava cosa pensava di lei, era sempre stata nulla e poteva continuare ad esserlo. Avrebbe protetto i suoi traguardi, le grida del suo tifo, i suoi sorrisi di vittoria.
 Non c’era nient’altro che contasse.
 Haruka poteva correre lontano anche per lei.



 Devo correre più veloce che posso.
 Non ho più fiato, sento le fiamme tentare di divorarmi le gambe.
 La terra non smette di tremare. Una terra che stavolta ha i toni disperati delle tela che ho visto quel giorno. Edifici di acrilico crollano sul terreno di acrilico, un sanguinolento rosso è colato ovunque, come fosse stato gettato con rabbia distruttiva.
 Nel delirio di questo mondo in frantumi, non riesco più neppure a trovare quella piccola luce lontana nel buio. E pensare che stavolta l’avrei afferrata.
Grido quando sento il fuoco raggiungermi, mi lancio nel buio.
“Haruka”
 Quella voce mi avvolge come salvezza. Giuro che afferrerò quella luce.
“Non lasciarmi sola”
Non riesco a trovarla! Non c’è!
“Non lasciarmi sola, ti prego”

 L’urlo rimbombò nel monolocale, e continuò ad echeggiare per qualche secondo. Il cuscino era impregnato di lacrime.
 Che cosa sto facendo?…
 Michiru non si faceva più vedere a scuola da quel giorno.
 Strinse forte le dita sul lenzuolo. Il giorno in cui lei era scappata via.
 Vigliacca. Vigliacca. Vigliacca.
 Il mondo. Combattere per il mondo. Se lei era scappata, chi stava combattendo?
 Si sentiva mancare il fiato.
 Si girò sul fianco, i trofei sulla mensola le erano sempre apparsi così insignificanti?
 Prima classificata. Primo posto.
 Sono l’ultima degli idioti.
 Fino a quanto poteva valere la sua gloria? Il mondo intero era in pericolo.
Chi stava combattendo al suo posto?
 No, non le fregava un bel niente del mondo. Dov’era Michiru?
 Il vento dalla finestra sfogliava velocemente le pagine del libro sul suo comodino. Lo guardò con occhi offuscati di rimorso.
 Quando il voltarsi delle pagine si fermò, allungò una mano a prenderlo.
 Pagina 92.

“Avevo un cuore sano prima di incontrarti, potevo contare su di lui, era stato in prima linea ed era diventato forte. e adesso alteri il suo incidere con il tuo ritmo, lo suoni per me, pizzicandomi come una corda di violino.”

 Il violino.
 Spinse via le coperte e si lanciò verso il computer, era ancora in tempo.
 Devo vedere Michiru.
 Recuperò in fretta la pagina del Suntory Hall dalla cronologia.
“Tickets avaible”
 Tirò un sospiro di sollievo
 Akasaka 1-13-1, Minato-ku
 Basta prendere la Nanboku line fino a Ropponghi-Icchome.
Afferrò un foglio e segnò tutto velocemente, poi controllò l’orario.
 Non riuscirò ad aspettare fino a quell’ora.
 Si prese la testa tra le mani, iniziò respiri profondi.
 Calmati Haruka, perdere il controllo in questo modo non è da te.
 Ma dopotutto, cos’era di lei che non la stupisse ultimamente?
Il fatto che per far passare il tempo si mise a provare vestiti per il teatro, fu solo l’ennesima conferma.
 Per poco non le venne un colpo quando si vide con la gonna, non sapeva neppure perché tenesse ancora certe cose nell’armadio.
 Che gambe da calciatore!
 Forse era meglio qualcosa di diverso.
 Ma le donne sono pazze! Questa roba è troppo aderente.
 Forse era meglio lasciar perdere.
 Calpestò i vestiti tornando sul letto. Ok, era completamente impazzita.
 Però almeno era passato un po’ di tempo, afferrò la camicia e i pantaloni e iniziò a prepararsi seriamente. Sentiva il proprio battito assordante coprire perfino la musica nella camera.


Haruka non avrebbe mai immaginato, nella sua vita, di ritrovarsi seduta nella Main hall di un teatro così importante, in trepidante attesa delle note di un violino.
Tutto quel rosso le faceva girare la testa. La struttura era abbastanza moderna, la sala era enorme, non che avesse termini di paragone in realtà.
Ma la bellezza di Michiru merita ben altro.
 E dovette ammettere che il fatto che tutta quella gente fosse lì per lei le provocò inspiegabili moti di gelosia.
 Si sentiva completamente fuori luogo, non aveva mai sentito parlare di neppure uno dei brani sul programma.
 Dopotutto, lei era soltanto una pilota.
 Perdonami, Michiru. Se oso presentarmi qui, affacciarmi sul tuo mondo splendente al quale non potrò mai appartenere. Non capisco nulla di violino, è vero. Non sono ricca come le persone sedute accanto a me in questo momento. A sentire il mio nome, non ci sarà nessuno che potrà citare accademie importanti, o esperienze internazionali. Non c’è nessun motivo che potrebbe spingerti a guardare proprio in questa direzione.
 Ma ti prego, suona anche per me stasera.
 Quando finalmente la sua figura divina comparve sul palcoscenico, si sentì mancare il fiato. E capì quanto quella visione meravigliosa le fosse terribilmente mancata.
 La stoffa bianca del vestito le avvolgeva il corpo in morbide onde, la mantella poggiata sulle spalle nude ondeggiava ad ogni passo come candide ali.
 È un angelo.
 Teneva lo sguardo leggermente basso, le sue ciglia erano così lunghe. Le splendide labbra rosse sembravano petali poggiati sul viso di porcellana.
Prima di poter capire perché, Haruka sentì calde lacrime rigarle silenziosamente il viso.

Michiru si inchinò appena, prima di iniziare. Chiuse gli occhi mentre poggiava il violino sulla spalla. Tutto era svanito.
Nessuno spettatore, l’immensa hall era lontana anni luce.
Il corpo si muoveva da solo, come le note scaturissero direttamente dal suo petto.
Non esisteva nessun teatro, nessun mondo sull’orlo della fine. Nessuna ferita e nessun destino.
Si muoveva lentamente, appoggiandosi su un piede e poi sull’altro, non c’era parte di lei che non seguisse la musica.
E non esisteva nessun futuro, nessun passato. Nessuna Michiru Kaioh coi suoi segreti pesi addosso.
Le erano rimasti ancora, dei desideri?
Se davvero ogni cosa fosse svanita, cosa avrebbe voluto essere?
Fece un giro su se stessa, le note si rincorrevano velocemente, i battiti aumentavano.
Dove avrebbe voluto essere?
Un tramonto sulla costa, un’auto che corre veloce. Haruka al volante.
Il suo sorriso. Parlarle, ridere insieme. Poggiare la testa sulla sua spalla.
Due ragazze come tutte le altre.
Forse, sarebbe potuto accadere. Forse, se quel giorno non avesse accettato.
Ma a cosa sto pensando?
 Si morse il labbro inferiore. Una lacrima le scivolò lentamente sul viso.
 L’applauso scrosciante ridusse i suoi pensieri in frammenti di vetro, fece un passo avanti.
Perché mi applaudite?
Si inchinò profondamente, vergognandosi.
Haruka per lei…era più importante di tutti loro messi assieme.
Più importante del mondo.



 Non credo riuscirò a dormire stanotte.
 Haruka guardò l’orologio, erano già le tre e mezzo.
 Tutta colpa di quel violino che continuava a risuonare dentro di lei. Eppure sapeva che sarebbe successo, non avrebbe dovuto lasciar completare a quella creatura il suo incantesimo.
 Allungò una mano ad accendere lo stereo, chissà se avrebbe funzionato.

“I love it in your room tonight
you're the only one
who gets through to me
in the warm glow
of the candlelight
oh I wonder what
you're gonna do to me”

 Oh mamma, non poteva andare peggio.
 Credeva di aver messo a tacere certi impulsi, ma non poteva negare l’evidenza.
 Non aveva mai desiderato una donna a tal punto.
 Sapeva che non sarebbe mai potuto accadere, ma Michiru era ormai una droga per la sua immaginazione. E il suo odore non smetteva un attimo di tormentarla.
 Le mie mani che scivolano su quella pelle, scostano la stoffa. Calda, voglio toccarla ovunque, conoscerne ogni centimetro. Voglio obbedire al suo richiamo.
Voglio dissetarmi di lei, affondare nel suo calore, farmi possedere da quel profumo.
Voglio farmi marchiare. Sentire il suo sapore, poterlo riconoscere.
Voglio perdermi in lei, e che nessuno tenti di riportarmi indietro.

“come alive when I'm with you
I'll do anything you want me to
in your room”

 Voglio sentire la sua pelle nuda sulla mia, sudata. Le sue unghie su di me, farmi graffiare fino ad urlare. Voglio il mio nome gridato da quelle labbra. Voglio che abbia bisogno di me e me lo faccia sentire.
 Il suo piacere è il mio piacere.
Il mio piacere è il suo piacere.

 No, decisamente non sarebbe riuscita ad addormentarsi.


 Era un po’ che non attraversava quel cortile, sinceramente credeva che non lo avrebbe più fatto. Eppure non era mai stato piacevole come in quel momento.
 Avrebbe rivisto Haruka.
Era davvero lei, ieri? È venuta fin lì per me…?
 Sarebbe andata da lei, e le avrebbe detto tutto.
 Che non voleva più convincerla di nulla. Che l’avrebbe protetta lei.
 Sì, le avrebbe soltanto chiesto di poterle stare accanto.
 Riconobbe la sua schiena fra tutte, si accorse di stare camminando più veloce.
 Ma il nome che stava per pronunciare le si bloccò in gola come un pezzo di ghiaccio.

 
 La giornata era iniziata male. Non solo la mancanza di sonno la stordiva, e neppure oggi riusciva ad intravedere il profilo da dea di Michiru tra la folla… ma le si erano anche attaccate al braccio quelle due cretine.
 Si stupì ricordando come una cosa del genere avrebbe addirittura potuto farle piacere, una volta. Le loro risatine ingiustificate erano a dir poco insopportabili, e del fatto che fossero carine e perfino popolari nella scuola non avrebbe potuto fregarle di meno. Cosa speravano di ottenere?
 Il suo cuore era perso in ben altri mari, trasportato da onde indomabili che avevano cancellato qualunque cosa ci fosse in precedenza.
 Sperava che a furia di essere completamente ignorate se ne andassero da sé, mentre non smetteva mai di guardarsi attorno. Anche se l’avesse voluto sapeva che i suoi occhi le avrebbero disobbedito.
 Fu un attimo.
 Incrociò il suo sguardo per un solo istante, la vide correre via.
 Urlò il suo nome, forse. O fu il suo cuore a urlarlo disperatamente.
 Iniziò a correre come mai in vita sua.

 Svoltò all’ennesimo incrocio, sembrava essere svanita nel nulla. Imprecò sottovoce, perché doveva succedere una cosa del genere?
 Perché era andata via?
 E soprattutto perché lei la stava inseguendo?
 Imprecò ancora dirigendosi istintivamente verso il garage, doveva prendere la moto.
 Il vento sembrava soffiarle contro all’improvviso, mentre si avvicinava alla porta.
 Che cosa vuoi adesso? Ho già abbastanza problemi.
L’attraversò velocemente, sembrava tutto tranquillo.
 Aspettami Michiru, sto arrivando!
La sua mano stava quasi per sfiorare il volante, quando una luce accecante sembrò respingerla fisicamente.
 Che succede??
 In un attimo si ritrovò contro il muro, con una spalla dolorante. E con davanti un essere assurdo che non sembrava avere buone intenzioni nei suoi confronti.
 -Chi sei?? Cosa vuoi da me??-
 Cazzo, no… Michiru!
 Non ebbe tempo di stupirsi del fatto che la sua unica preoccupazione, mentre si giocava chissà quale arto tentando di schivare gli strani raggi di quel mostro, fosse Michiru.
 -Lasciami in pace maledetto!!-
 Non sembrava essere capace di risponderle, si sentì sollevare da terra e scaraventare contro chissà cosa di incredibilmente doloroso nel suo garage. Quell’essere era in piedi a pochi passi da lei, rideva.
 Cazzo… che sta succedendo??
Non si era mai sentita così impotente. E credeva di avere più fiato di quanto se ne stesse dimostrando.
 Improvvisamente, una piccola luce.
 Deglutì, sapeva cosa fare.
 Si lanciò versò di essa, finalmente riusciva a vedere bene l’oggetto che la provocava.
Una specie…di scettro?
 Qualunque cosa fosse, ancora un attimo e sarebbe riuscita ad afferrarlo.
 -Fermati! Toccalo e non potrai mai più tornare alla tua vita!!-
Quella voce l’avrebbe riconosciuta tra mille.
 Si voltò, ma prima che potesse vedere la sua figura sentì il suono metallico del raggio di quel mostro, sicuramente puntato verso di lei.
 È finita. Perdonami, Michiru.
 -…!!-
 Si sentì spingere via. Quando riaprì gli occhi, dei morbidi capelli color del mare erano sparsi sulle sue gambe. Michiru si stringeva una mano sul braccio ferito. Era…diversa, sembrava circondata da una luce che la intimoriva, forse proveniva da quegli strani vestiti. Ma era la sua Michiru.
 Avrebbe voluto dirle milioni cose, avrebbe voluto fare milioni di cose.
 Ma per quello ci sarebbe stato tempo più tardi.
 Il mostro urlava insoddisfatto, con quel suo ghigno insopportabile sul viso.
 Scostò piano la testolina dalle proprie gambe.
 Perdonami, Michiru. Per il ritardo.
-Haruka!! No!-
 Urlò senza rendersene conto, quando afferrò lo scettro. A partire dal braccio, ogni centimetro di pelle sembrava andare in fiamme, distruggersi e ricomporsi ardendo atrocemente.
 È questo il potere?
 Si voltò verso quell’essere. Sentì la propria rabbia trasformarsi in energia distruttiva.
 Sembrava che a scorrere in ogni vena del corpo fossero scariche elettriche, si concentrò per farle confluire tutte in una mano.
 In un attimo, seppe che avrebbe funzionato.
 Colpì violentemente il terreno, tremò agli effetti devastanti che riuscì a provocare. Il mostro era sparito nel nulla dopo un grido agghiacciante.
 Affannata, non riusciva a credere a nulla di quanto fosse appena accaduto. Ma questo non importava in quel momento.
 Si inginocchiò accanto alla sua dea, la prese delicatamente tra la braccia. La ferita non sembrava così grave. Si rese conto del sentirsi avvolta dalla stessa aura adesso.
 Ha rischiato in questo modo da sola, per tutto questo tempo?
 Le scostò piano una ciocca dal viso, quanto era bella anche così.
-Perche mi hai protetto? Tu...non devi ferirti. Queste sono le mani della violinista più brava del Giappone.-
 Lentamente, poggiò un lieve bacio sul palmo di una di esse.
 Passi il mostro, passi quella trasformazione, passi il combattimento e il fatto che aveva distrutto il pavimento del suo garage.
 Ma quello a cui davvero non poteva credere, era che quello splendido angelo fosse appoggiato al suo petto.
-Haruka...era vero, non smettevo di girarti intorno. Ma non era perche sei una guerriera… Io...ti osservavo da prima.-
-Cosa?...-
Si sentì mancare un battito.
 Gli occhi di Michiru si inumidirono, sentì una sua mano aggrapparsi alla propria schiena.
-Haruka... Non volevo che il tuo destino fosse lo stesso del mio! Credimi! E nonostante questo, io...-
 Il suo petto si stava bagnando del calore di quelle lacrime copiose, la strinse forte a sé. No, non era questo quello che le importava.
-Mi dispiace, perdonami... Perdonami.-
-…No. Perdonami tu. Non ho fatto altro che scappare.-
Si morse il labbro inferiore.
Hai davvero sofferto così tanto?…
Le poggiò le mani sulle spalle, allontanandola appena per poterla guardare negli occhi. Quel viso riusciva ogni volta a mozzarle il respiro dall’emozione.
-Ho fatto la mia scelta.-
Le sorrise. Da quanto tempo un suo sorriso non era così vero? Si tuffò in quegli occhi acquamarina, e riemergere per prendere fiato era come respirare per la prima volta nella sua esistenza. Non avrebbe mai smesso di tuffarvisi.
 Michiru le sorrise a sua volta, e Haruka sentì che qualsiasi cosa fosse successa, non le importava più. Non aveva paura di nulla. Tornò a stringerla forte a sé, le braccia appena tremanti.
 Combattere per proteggere il mondo in cui c’era Michiru.
 Haruka Tennō si era appena posta il traguardo più importante della sua vita.


Le canzoni di questo capitolo sono, in ordine:
My number
Love type thing
In your room
(Tegan & Sara)


  
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