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Autore: Abby94    27/06/2010    4 recensioni
Michael Jackson, la più grande star mondiale, un ragazzo timido, chiacchierato, ammirato, desiderato e criticato. Marilyn Scott, bellissima, dolce, determinata, interprete di Michael Jackson e sua amica da anni. Due ragazzi così diversi, uniti da un sentimento che li spaventa e che li sconvolgerà, rischiando di turbare il loro equilibrio perfetto. Una storia in bilico tra due mondi diversi, ma vicini che ho deciso di ripubblicare. Buona Lettura.
Genere: Romantico, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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YKEPoM2

Capitolo 1

 

                                                                                                                                                                               

 

p.o.v. Marilyn

L' autunno del 1986, era particolarmente freddo e un vento

pungente faceva fluttuare le foglie rossastre sull' affollato marciapiede di un'elegante strada di Manhattan.

 

Mi avvolsi ancora di piu' nella mia bella sciarpa di lana blu e mi preparai ad affrontare l' aria gelida di New York.

Stavo appunto per attraversare la porta girevole della sede principale della EPIC, quando una voce famigliare mi richiamo' indietro:

 

-Marilyn, Marilyn. Accidenti ragazza quanto corri.-

Mi bloccai e mi voltai indietro, aspettando l'uomo che si affrettava verso di me:

-Dimmi, Quincy.-

-Devi tornare su.- disse il produttore dopo aver ripreso fiato -Il tuo caro amico ti cerca da quando e' finita la conferenza. Ti aspetta nella sala letture e credo non abbia intenzione di scendere finche' non lo raggiungi.-

Io alzai gli occhi al cielo ma, prima che potessi esprimere il mio disappunto, lui mi interruppe:

 

-Ambasciator non porta pena… E poi, su, lo conosci, sai com'e' fatto.-

 

-Certo che lo so.- risposi leggermente scocciata mentre Quincy si infilava i guanti di pelle

-Ma a  volte, questo suo comportarsi come un bambino di cinque anni mi da parecchio sui nervi.-

 

-Beh, non che tu sia poi cosi' matura. No, Marilyn.-

E con questa ultima nota enigmatica, ma neanche tanto, si alzo' il collo del cappotto e si diresse fuori dalla porta girevole.

 

Sinceramente, non avevo molta voglia di rifare tutte quelle scale per accontentare quel bambinone di ventotto anni, ma per un amico come lui questo e altro.

 

Mi allentai il nodo della sciarpa e iniziai a salire al piano di sopra.

Arrivata sul pianerottolo svoltai a destra e percorsi un corridoio abbastanza lungo, con i muri tappezzati di varie foto, copertine di album, premi…

Tutti vinti dai grandi artisti della EPIC, tra i quali era annoverato, e meritava un posto d' onore, il mio migliore amico.

Alla fine del corridoio, arrivai di fronte a una porta di legno scuro e, sbuffando, entrai .

 

Mi ritrovai in una stanza molto ampia, dal soffitto alto, colma di scaffali, a loro volta colmi di libri e cercai con lo sguardo la persona che mi aveva voluto li'.

Udii una voce famigliare provenire da qualche parte dietro ad uno dei grossi scaffali.

 

Senza perdere tempo, mi diressi verso la fonte del rumore e, mentre stavo per uscire allo scoperto, vidi la testa ricciuta del mio migliore amico, che mi dava le spalle.

Improvvisamente, mi bloccai e pensai di rimanere nascosta: il suddetto, infatti, sedeva in maniera scomposta con le mani dietro la nuca e i piedi vestiti dei soliti mocassini neri che si vedevano appoggiati sulla scrivania, mentre parlava con un odioso individuo subdolo meglio conosciuto come il suo manager, Frank Di Leo..

Questo, infatti, con la sua voce melliflua, cercava di convincere quell' ingenuo a fare qualcosa di incredibilmente sensazionale e conveniente, per il suo portafogli,  ma sicuramente impegnativa e quasi distruttiva, conoscendo il perfezionismo del mio migliore amico, per il ragazzo dai mocassini neri e i calzini bianchi.

 

-Michael, davvero, questa sara' sicuramente una grande occasione…-

-Non so Frank, sinceramente non ne sono molto convinto. Ho gia' molte cose da fare tra il tour, il nuovo album.-

-Si, certo lo so. Ma, dopo tutto e' il tuo lavoro no?- disse come per dubitare della sua dedizione. Si blocco' un momento, osservando il ragazzo che gli sedeva di fronte con occhi acuti. 

Rimase un miuto in silenzio ma,  probabilmente, Michael, aveva assunto un'espressione indecisa, perche' lui riprese con piu' animo:  

-Ma poi pensa ai fan: questo li fara' sentire piu' vicini a te…-

 

Non potendo vedere il viso di Michael e capire le sue intenzioni, decisi di intervenire, non potevo proprio sopportare che la sua incredibile bonta' venisse sfruttata da quello sciacallo.

-Ciao, Mike.- esordii ignorando quella presenza sgradevole

-Mi avevi fatto chiamare?-

-Marilyn!-

 

Michael si era voltato, sorpreso, guardandomi con un sorriso. Tolse i piedi dalla scrivania, si alzo'  e mi venne incontro con la sua dolcezza e il suo entusiasmo, che lo rendevano un po' un bambino.

Io gli sorrisi di rimando, osservandolo mentre mi veniva incontro, cosi' bello nella sua camicia rossa.

Mi abbraccio' dolcemente, ignorando altamente Di Leo.

 

L'individuo sovra menzionato, pero', mi guardo' come si guarderebbe una torma di insetti infestanti: con fastidio e una leggera irritazione.

 Io, misi su un sorrisetto falso e lo degnai di un solo sguardo mentre ero avvolta nel dolce profumo di Mike.

 

-Ho capito Michael. Ne parliamo piu' tardi, meglio evitare di parlare di certe cose in presenza di altri membri del tuo stuff.-

 

Indovinate chi era stato a parlare?

Non sopportando di essere ignorato, Di Leo si accese un sigaro, che emanava un odore disgustoso, si alzo' dalla sedia e prese un cappottone lungo, appoggiato sulla scrivania: che di certo non metteva in risalto la sua siluette.

Mentre faceva con estrema lentezza tutte queste operazioni, con la bocca diffondeva grandi nuvole di fumo nella stanza, indirizzandole, guarda caso, proprio nella mia direzione.

 

Onestamente, stavo meditando un omicidio ma poi incrociai lo sguardo di Mike e cercai di calmarmi.

 

L'odioso tipo, comunque, si avvio' con passo pesante verso la porta, salutando ancora una volta Mike con un cenno della testa e ignorando altamente la sottoscritta.

Quando la porta si chiuse, ripresi a respirare aria pulita e, mi voltai verso il mio migliore amico con tutta l'intenzione di fargli una bella ramanzina.

 

Ma lui, senza darmi il tempo, mi abbraccio' stretto e ,per un po', mi fece dimenticare la mia irritazione.

Dopo un tempo indefinito, si stacco' da me e mi diede un bel bacino sulla guancia.

Passato il leggero momento di stordimento, lo vidi sedersi dietro alla scrivania, appoggiando le gambe su di essa, e gaurdarmi facendo un sospiro beato ma stanco.

Io rimasi impalata davanti a lui, con sguardo interrogativo e un sopracciglio inarcato, poi mi diressi verso di lui e mi sedetti sulla scrivania, in modo da stargli di fronte, continuando a guardarlo con sguardo interrogativo.  

 

Lui, finalmente si decise a parlare:

-Lo sai che mi hai fatto seriamente preoccupare, piccola. Sei sparita dopo la conferenza.-

Eccolo li', di nuovo con questa sua benedetta apprensione nei miei confronti,

come se fossi una bambina di cinque anni.

 

-Si. Scusa.- iniziai con fare vago - Ma ero molto stanca e volevo andare un po' in albergo.-

 

Lui mi scruto' con quei suoi grandi occhioni nocciola e, approfittando di una mia momentanea distrazione, si sollevo' con un movimento felino e appoggio' le sue labbara sulla mia fronte, con fare protettivo.

-Sei sicura di stare bene? Non e' che hai un po' di febbre?-

 

-Ma va Mike.- dissi io agitando una mano con leggerezza:

-E' solo un po' di stanchezza tutto qui. Lo sai che il jet leg mi sfinisce no?-

 

Lui annui ma non si allontano' da me, probabilente ancora non del tutto convinto della mia versione.

-Comunque,- esordii tanto per cambiare discorso -cosa voleva Mr. Simpatia, ancora?-

 

Il mio tono era cambiato: era preoccupato, arrabbiato ed io avevo ritrovato la mia grinta di sempre.

Notando, forse, il mio rinvigorimento si risedette lentamente e appoggio' le sue gambe vicino a me.

 

Dopo aver valutato attentamente la mia espressione rispose:

-Voleva propormi un incontro con i fan a Las Vegas, domani.-

-Domani?-

 

Ero letteralmente sconvolta!

Cercando di mantenere il controllo, mi sporsi verso di lui e gli feci la domanda che piu' temevo:

-Tu gli hai detto di no. Vero?-

 

Lui sfuggi' al mio sguardo e io mi sentivo sempre piu' vicina al limite della mia pazienza.

 

Mi avvicinai e gli misi una mano sotto il mento, facendo incrociare i nostri occhi. Guardandolo intensamente (e facendo appello a tutto il mio self-control) cercai di farlo ragionare, spiegandogli i motivi piu' importanti per i quali non doveva assolutamente cedere a questa follia:

 

-Mike siamo arrivati qui a New York stamattina e non ci siamo nemmeno abituati a questo fuso orario che questo gia' vuole rispedirti dall'altra parte del continente e, per di piu', a Las Vegas, nemmeno a casa tua?-

 

Cerco' di trovare un buon argomento per controbattere ma, il suo tentativo, fu abbastanza debole:

-Ma Mar, i miei fan...-

 

-I miei fan niente.- dissi convinta -Michael lo vuoi capire che quell'uomo organizza tutto questo solo per aumentare il suo guadagno, non di certo per i fan? E poi, scusami eh, ma tra un po' ci sara' il lancio del nuovo CD e, molto probabilmente il tuo primo tour mondiale... Credo proprio che i fan preferiscano averti ben informa per questo piuttosto che un breve incontro di venti minuti.-

 

Rimase in sospeso per un attimo, fissando il soffitto, silenzioso.

-Mike, credimi, non li farai contenti cosi': non credo vogliano vederti in versione zombie, con le occhiaie e il colorito pallido…. Penso ne abbiano gia' abbastanza di Thriller!-

 

Rise lievemente e io anche , l'avevo convinto.

 Prese la mano con la quale gli reggevo il mento e la fece scomparire tra le sue, grandi.

-Tu dovevi fare l'avvocato, non l'interprete!- disse ironico mentre abbassava le gambe e mi esortava ad accomodarmi su di lui.

 

Senza pensarci due volte, mi liberai del cappottino, appoggiandolo sulla scrivania e mi sedetti sulle sue gambe, appoggiando la testa al suo petto.

 

Mi sentii immediatamente a casa.

 

-Mi spieghi come fai a conoscere cosi' bene dove andare a parare con me?-

Continuo' mentre mi accarezzava i capelli.

-Beh, sai Jackson, per mia sfortuna ti conosco da quando avevo otto anni. Qualcosa dovro' pur averla imparata, no?-

 

Lui mi strinse ancora di piu' e poi mi sussurro all'orecchio:

-Davvero, signorina, e' passato cosi' tanto tempo da quando ci siamo conosciuti? E, adesso, se non le dispiace, potrebbe dirmi quanti anni ha?-

 

Mi voltai a guardarlo e poi risposi, sorridendo ironica:

-Ventuno, caro il mio matusalemme.-

 

Basto' questo per farlo scattare.

 Dopo un'occhiata minacciosa, inizio' a farmi il solletico, dappertutto e ferocemente, tanto che per proteggermi, salii di nuovo sulla scrivania.

Non servi' a molto, pero', poiche' lui mi venne dietro e si mise su di me continuando a torturarmi.

 

Siccome cercavo di difendermi contrattaccando, lui mi blocco' i polsi e si avvicino ad un millimetro dal mio viso, facendo sfiorare i nostri nasi.

 

-Ti arrendi?- disse infine con il fiatone ed un leggero rossore sulle guance.

 

 In altre occasioni, non mi sarei arresa per nulla al mondo ma, ora come ora, dovevo ammettere che la situazione mi provocava abbastanza imbarazzo: io e lui, cosi' vicini, stesi su una scrivania, con il fiatone, i capelli scompigliati e tutti rossi…. No, meglio evitare fraintendimenti.

-Si, mi arrendo, per questa volta.-

 

Lui all'inizio rimase un po' sorpreso ma poi, con mio segreto sollievo, mi lascio' andare.

Scesi dalla scrivania e mi stavo appunto infilando il cappotto quando lui mi strinse di nuovo, alle spalle, e, dopo avermi portato i capelli indietro, in modo da scoprire un' orecchio, mi mormoro' dolcemente:

-Siccome hai alzato bandiera bianca,- disse con tono scherzoso -dovrai fare una cosa per me.-

 

Io alzai gli occhi al cielo scocciata ma poi, chiesi sorridendo:

-Ok, cosa dovrei fare per te, sentiamo.-

Lui, se possibile, mi strinse ancora di piu' e poi disse, a voce bassissima:

-Dovrai passare un po' di tempo con me.-

 

Aveva un tono di voce dolce, insicuro, quasi come se avesse paura di un rifiuto. E io, allora, non potei fare altro che girarmi e rispondergli, accarezzandogli dolcemente una guancia:

-Certo Mike, tutto il tempo che vuoi!-







                                                                               
Angolo dell' Autrice
Ciao a tutti! Sono Abby94, alcuni conosceranno gia' me e questa ff perche' l'avevo pubblicata tempo fa.... (Sempre che ve ne ricordiate, eh XD).
L'avevo lasciata in sospeso perche' era molto difficile per me continuare a scriverla durante il periodo scolastico e quindi, pian piano, ho lasciato trascorrere i giorni, le settimene e i mesi, smettendo di aggiornarla.
Finita, finalmente, la scuola (e ritrovato un po' di tempo per me) ho pensato di continuarla perche' non mi piace lasciare le cose in sospeso. Cosi', mi sono andata a rileggere i miei vecchi capitoli e mi sono immersa di nuovo nella storia di Mar e Michael... Beh cosa dire... Non mi soddisfaceva piu' di tanto cosi' ho pensato di riscriverla, sperando, di fare qualcosa di meglio... Non vi assicuro che riusciro' nel mio intento, ma cerchero' di migliorarla soprattutto nello stile lasciando quasi intatta la storia vera e propria che, vi confesso, mi piace abbastanza.
Beh, ora vi saluto, sperando di ritrovarvi al prossimo capitolo =)
Kiss

Abby94

  
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