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Autore: Sariox    28/06/2010    1 recensioni
...e la luna illuminava i nostri volti mentre ci giuravamo amore eterno.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1 Ero distesa sul nostro letto matrimoniale. Il mio dolce angelo dormiva serenamente rannicchiato in un angolino e la luna illuminava con i suoi raggi il suo volto infantile. Sorrisi appena. Spostai lo sguardo nell'altra parte della stanza immersa dall'oscurità, incuriosita da uno strano rumore. Sembrava che qualcuno stesse bussando alla porta. Curiosa di scoprire chi fosse a quell'ora di notte, mi infilai le pantofole e scesi dal letto, recuperando la mia vestaglia e legandomi la cinta intorno alla vita. Scesi le scale molto lentamente e soprattutto molto silenziosamente per non svegliare la band. Attraversai il grande salone. Bussavano sempre più freneticamente. Avevo un po’ di paura a vagare in quell'oscurità che sembrava non avesse fine. I raggi della luna filtravano dalle tende delle finestre e così si creava un'atmosfera piuttosto lugubre. Sentii dei sussurri. Come se qualcuno mi stesse chiamando. Non appena arrivai alla porta, la aprii e trovai davanti a me un uomo con un occhio nero, una cicatrice sulla guancia che sorrideva soddisfatto. Aveva occhi neri e piccoli come due fessure, occhi da assassino. Un brivido mi percorse tutto il corpo quando mi disse: -Ti ho trovata, Jo.- Io arretrai spaventata. Lui si avvicinava sempre di più a me, ricordava il mio passato, come se mi conoscesse da sempre. Mi parlava di mio padre, di mia madre, della mia vita. Ad un tratto un ricordo mi balenò in mente. "Una bambina stava pattinando su un lago ghiacciato. Ad un tratto la lastra sulla quale stava pattinando si spezzò, e la bambina cadde nelle acque gelide del lago. Sarebbe morta di freddo sicuramente, la temperatura era scesa sotto i venti gradi. Ad un certo punto però le si avvicinò un uomo a nuoto, la bambina riusciva a respirare sott'acqua e non soffriva il freddo, perchè l'uomo le aveva detto delle parole in una lingua sconosciuta ma che lei misteriosamente sapeva. Tutto era successo in pochi attimi. La bambina poi uscì dall'acqua con i vestiti completamente asciutti." Scossi la testa con lo sguardo perso nel vuoto. Quella bambina ero io... e quell'uomo era lo stesso che ora si trovava davanti a me. Chissà chi era e chissà cosa voleva... Ad un certo punto mi feci forza e gli chiesi: -Chi sei? E cosa vuoi da me?- Lui sorrise come se se l'aspettasse già quella domanda. Disse: -Non ti ricordi di me? Io sono il diavolo che ti ha salvato la vita nove anni fa. Cadesti nelle acque ghiacciate del lago Johitsuri, e chiamavi forte tua madre, chiedevi aiuto... ma nessuno ti poteva sentire. A parte io, che ho udito le tue urla dall'inferno. Satanasso, gridavi come una matta!- Io ero rimasta pietrificata. -Bugiardo!- gridai, al colmo della rabbia. Lui mi fece segno semplicemente di seguirlo io ubbidii. Mi portò indietro nel tempo, indietro nove anni prima. Sorvolammo il lago Johitsuri, e vidi quella bambina che si dimenava in quelle profonde acque. Poi un uomo che la stava raggiungendo a nuoto. Ci avvicinammo di più e riuscii a capire i loro discorsi, anche se erano in una lingua misteriosa. Lui le diceva che se voleva sopravvivere doveva vendere l’anima al suo signore… Ad un certo punto non ce la feci più e gridai: -Basta!!- Tutta la mia vita mi ripassò davanti agli occhi. Tutti i momenti, belli e brutti. Come un film, le immagini saettavano nella mente, i ricordi riaffioravano, adesso tutto era chiaro. Avevo venduto l’anima al diavolo per vivere ancora. Mi detti della stupida da sola. Mi pentii di essere nata. Ora l’uomo strano sorrideva compiaciuto e ad un certo punto notò che lo stavo fissando e mi disse: -Ti ricordi, adesso?- Io annuii già con le lacrime agli occhi. Era arrivata la mia morte. Era tutto finito. Mi disse, poi: -Hai un giorno di tempo per vivere al 100% la tua vita. Dopodiché verrò a prenderti. Saluta il tuo Tom e quelli altri tre e vivi questo giorno fino alla fine. Ma bada, non potrai dire nulla a nessuno perché la tua bocca si rifiuterà di dire ciò.- Detto questo, sparì. Ritornai al soggiorno, era ancora notte. Guardai l’orologio. Le ore non erano passate. Neanche i minuti. Nemmeno i secondi. Risalii le scale e svegliai Tom, scuotendo il suo corpo immobile. Cercai di raccontargli il mio incontro, la mia caduta nove anni prima nel lago. Tutto inutile. Era proprio come aveva detto quell’uomo. La mia bocca si rifiutava di dire ciò. Lui non capiva ed era confuso. Cercai di scriverglielo. Cercai di mimarlo. Io lo abbracciai. Ad un certo punto mi prese per mano e mi portò fuori, alla luce della luna, in un prato. Sentivo il freddo farsi sempre più fitto, i brividi correvano liberi lungo la schiena. Ad un certo punto mi tirò per un braccio e incominciammo a ballare al suono di una canzone molto triste: Forever now. Finita la canzone, mi si sedette e mi portò giù con sé. Mi fece appoggiare la testa sul suo petto, e mi disse: -Senti, Jo, io ti amo. Tu sei speciale. Tu sei la mia vita.- Dopodiché aggiunse, prendendomi la mano e portandola sul suo petto: -Io rimarrò per sempre con te, non dimenticarlo mai.- Io gli risposi: -Rimarremo per sempre insieme-. Anche se non era vero. Mentivo a me stessa e a lui. Le lacrime correvano libere lungo le mie guance e formavano dei disegni perché trascinate dal vento. Mi strinsi ancora di più a lui, nella sua felpa oversize, che in poco tempo si bagnò tutta per le lacrime. Singhiozzavo senza fermarmi. Avevo paura. L’avrei perso. L’unica cosa che volevo era rimanere per sempre con lui. E tra poco sarei sparita. L’avrei abbandonato. *** Ci eravamo addormentati sul prato dopo aver parlato a lungo. Mi svegliai sperando di aver sognato. No. Era tutto reale. Le goccioline di rugiada mi avevano inumidito i vestiti. Guardai all’orizzonte. Abbassai lo sguardo verso il suo corpo immobile. Gli accarezzai la guancia e mi alzai baciandogli la tempia. Me ne sarei andata. Stavo scrivendo già un bigliettino, non appena lo finii lo posai affianco a lui. Mi voltai e presi a correre, senza guardare indietro perché tutto ciò mi avrebbe fatto ancora più male. Correvo senza fermarmi, piangevo, e le lacrime sgorgavano dai miei occhi e andavano a infrangersi lì dove i sentimenti sono racchiusi. Si posavano dure come pietre sul mio cuore, che le racchiudeva come pegno del nostro amore che non sarebbe finito mai. Correvo, e ad un certo punto mi sentii prendere per un braccio. Mi voltai. Era Tom. Cercai di liberarmi dalla sua presa, ma non ci riuscii. Mi voltai cercando di nascondere le lacrime, ma lui mi prese per il mento e mi alzò il viso. E in quel momento i nostri occhi si incontrarono. I suoi meravigliosi occhi nocciola incrociarono i miei. E capì solo con lo sguardo ciò che cercavo di dirgli dalla sera precedente. Allora gli occhi diventarono tristi e malinconici, il sorriso si trasformò in una smorfia di paura. Mi strinse a sè e mi chiese: -Fra quanto verrà?- Io risposi, singhiozzando, dopo aver guardato l’orologio: -Fra un’ora-. Lui abbassò la testa e si sedette sul prato. Lo osservai avvicinandomi a lui. Stava piangendo, proprio come me. Le lacrime cadevano sull’erba e lasciavano lunghe tracce sul viso. Io gli posai una mano sulla spalla e gli dissi: -Dimenticami, Tom.- Lui mi guardò incredulo e mi disse: -Ma che dici? Io non ti voglio perdere per nulla al mondo.- Dopodiché, stanca, mi gettai affianco a lui, continuando a piangere. Piangevo e i nostri corpi ora erano illuminati dai primi raggi di sole. Mi voltai verso di lui. Non c’era più. Meglio così, prima mi dimenticava meglio era. Ero ancora immersa in questi pensieri e una voce mi fece sobbalzare: -Credevi me ne fossi andato?- era Tom. Aveva in spalla una chitarra e in una mano un quadernetto. Mi disse: -Questa canzone è per te. Per noi. L’ho scritta io. E suonò le note di questa canzone. “Benzin im blut Mir geht’s gut Ist nicht mehr weit Die letzte Ausfahrt Zieht vorbei Metall vibriert Unter mir Auf dem Weg zu dir Sterne fallen am Horizont Ich reiss das Lenkrad rum” E mentre cantava e suonava questa malinconica canzone, le lacrime incidevano il suo volto. “Küss mich jetzt Im Gegenlicht Wie’n Geisterfahrer Such ich dich Die Nacht ist kalt Ich fahr allein Wie’n Geisterfahrer Um endlich bei dir zu sein…” Dopo non riuscì più a cantare perché singhiozzava. Avevo letto che quando un ragazzo piangeva era perché ti amava, ed era proprio vero. Ad un certo punto ripose la chitarra sul prato e mi prese la testa fra le sue grandi mani e mi baciò con passione infinita. Ad un certo punto sentii travolgermi da un vortice di pensieri e sentimenti. No, era arrivata la fine. Non poteva essere così. Presi a piangere di nuovo, e sentivo che pian piano mi sollevavo. Ma Tom era ancora lì con me. Io gli dissi: -Tom, devo andare. Lasciami e dimenticami.- Lui scosse la testa e continuò a baciarmi con più passione ancora. Guardai di lato. Volavamo. Eravamo molto in alto, dentro una soffice nuvola. Le nostre labbra incastrate perfettamente, i nostri cuori che battevano all’unisono… le nostre anime per sempre insieme. Recensite in tanto danke ^^
  
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