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Autore: La dix Croix    28/06/2010    4 recensioni
"Già so cosa vuoldire l'arrivo di una nuova famiglia, purtroppo. Avete presente quei filmini americani in cui appena qualcuno si trasferisce, quel povero qualcuno viene immediatamente sommerso da vicini benvenutanti? Ecco, mia madre è così, e appresso si porta sempre una torta.
E noi figli.
Già m'immagino mio fratello alle prese con la Sfaccendara:
- Mi raccomando Astolfo, non essere volgare, perchè le prime cose che gli stranieri imparano di una lingua sono le parolacce! -
Così lei dice sempre, e non posso negare che abbia ragione. Ma dopotutto, c'è poco da dire a quell'idiota di Astolfo, Conte di Moccolandia. "
Tra nobili scurrili e aristocratici venuti da terre lontane i quali nomi ricordano assurdamente quelli di uno yogurt, si erge " L'eccelsa " Regina del Ciarpame, che altro non è che una semplice ragazza dalla mente fervida.
Forse anche troppo.
Ma di certo non si aspetterebbe mai che dietro l'angolo... Si nasconde un nobile vero, in carne ed ossa!
Genere: Commedia, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La corte dei pezzenti Non so come mi sia venuta in mente questa storia. Semplicemente, è tutto partito quando stamani mia sorella mi ha fatto vedere il sito danese di un allevamento di gatti. Non chiedetemi il perchè.
Spero che vi piaccia, e il ricevimento di un parere da parte di voi lettori mi farebbe molto piacere!

______________________________________________________________________________________

         

              L
a Corte Dei Pezzenti



" Estate. Fortunatamente sta finendo.
Sfortunatamente, nonostante la temperatura cominci ad assumere toni più autunnali, le zanzare non accennano a tornarsene da dove sono venute. Mi astengo dal nominare probabili luoghi d'origine strettamente " volgari ", quindi dirò che, con ogni possibilità, arrivano dall'inferno.
Sì, proprio lui.
Dicono che tutto quello che ha creato Dio ( Al quale non crederei nemmeno se me lo portassero davanti, cielo, vi immaginate la scenetta? ) abbia un'utilità, ma io, apparte  forse quella di sottoporre noi vittime umane a odiosi e pruriginosi salassi, non ne vedo la minima usevolezza! Non so voi, ma il mio apparato tegumentario, o epidermide, come preferite, è ricoperto di bubboni rossastri, e hai voglia a metterci sopra la crema apposta, probabilmente la soluzione migliore sarebbe quella di strapparsela, la pelle! E poi quando ti pungono la pianta del piede!
" Di improperi, turpiloqui e moccoli a ufo ", questo sarebbe il perfetto titolo di un libro sulle zanzare...
Ahn, perdonatemi, la Sfaccendara sta chiamando da sotto, speriamo che non abbia voglia di inquietare la mia persona proprio quando è alle prese con il grattamento delle proprie braccia, gambe, insomma tutto il corpo per colpa delle sue più acerrime e infami nemiche. "
 
La ragazza si alzò stancamente dalla sedia girevole, le braccia e le gambe arrossate per l'imperterrito scorticamento. La camera era avvolta nella penombra, in quanto le tapparelle, abbassate, impedivano al caldo di entrare. Inciampò nella cartella che era rimasta lì dall'ultimo giorno di scuola, poveramente scaraventata come fosse una nullità e lasciata lì a pascolare nell'oblio della proprietaria, che proprio aveva di meglio da fare che i compiti delle vacanze.
" Brunilde " e " scuola " infatti erano parole completamente opposte, e il nome della ragazza affiancato a nome comune di cosa accademica, ci stava come i cavoli a merenda.
Brunilde Bracco, una ragazza che amava riprendere le varie scene della sua vita ed elaborarle come un libro, processo mentale abbastanza astruso del quale nessuno capiva l'origine.
Aprì la porta tappezzata di disegni indecifrabili data la mancanza di luce e si riversò nel piccolo corridoio, sempre grattandosi, e scese le scale. Subito davanti a lei si ritrovò la Madre, intenta a rimestare qualcosa in un pentolone. Sarebbe bastata una corona per fare di lei una regina, in quanto ad aria e a portamento aveva poco da invidiare persino ad Elisabetta sovrana d'Inghilterra. Bassina, dai capelli scuri incanutiti, si volse verso la figlia e puntandole il mestolo contro le ordinò di apparecchiare.
 
" Eccoci. Nella tana della Sfaccendara, intendo. Ah, sì, voi non potete saperlo, ma la Sfaccendara è mia madre. Scommetto anche che vi starete chiedendo il perchè di tale soprannome. In tutti, o forse quasi, i libri che ho letto, in riferimento alle persone che trafficano in cucina si usa spesso il verbo sfaccendare. Ecco come mai si chiama così.
Perchè, quasi a dispetto dello stereotipo di donna e delle DeMotivational sul sesso debole ( Che poi debole un corno. ), mia madre passa la maggior parte del suo tempo in cucina. Sì, posso assicurarvi che se non ci ha ancora messo le radici, le tende almeno ci sono eccome. Quindi che vi venga pure in mente l'immagine di Darth Vader che punta il dito contro Leila Skywalker che le dice:- Donna, fammi un sandwich! - Quello, più o meno, è il riassunto del personaggio di mia madre. E no, non in senso maschilista.
Il suo è proprio uno stile di vita.
Non conosco il termine italiano, ma è il corrispondente di Stay-At-Home-mum, anzi, di Stay-In-The-Kitchen-Mum.
Ora che ci penso, la nostra cucina è il luogo dove più si accumulano le azioni quotidiane, una specie di centro informazioni, perchè vi è compreso angolo cottura, sala da pranzo e salotto ( Col nostro Sacro Trono Tripartito, S.T.T ), quindi, molto astutamente, lei funge quasi da Custode, o meglio, cane da guardia.
E non la biasimo. "

Così lei iniziò il suo lavoro, togliendo le scodelle dalla dispensa, ponendole disordinatamente sul tavolo ormai segnato da evidenti ustioni di pentole bollenti durante i tempi che furono. Brunilde pensava del tavolo da pranzo come il campo di battaglia più assiduo della giornata. Era diventato così intimo e familiare che gli aveva persino dato un nome.
- Mamma, questo piatto è orribilmente sbeccato! Devi smetterla di far rigovernare Astolfo. - Fece lei, osservando il povero piatto tra le sue mani. L'altra donna scosse la testa, e, voltandosi in direzione della figlia replicò:
- Brunilde, almeno i piatti faglieli lavare, per l'amor di Dio. -
- E spazzare, pulire il gabinetto, rifare i letti e poi? - Si chiese lei, pensierosa.
- Perchè, vorresti farlo tu? -
- No, no. Non ci tengo, grazie mamma! - Esclamò, declinando la gentile offerta.

" E' solo che non capisco come mai la Sfaccendara faccia lavorare mio fratello, che è un Conte. Vi rendete conto? Io non lo farei mai, piuttosto chiamerei a Corte una cameriera, o forse due. Di certo, Astolfo Cantacessi di Moccolandia non è degno della sua occupazione di inserviente tuttofare: insomma, è un nobile. E che nobile. "

Astolfo era il fratello di Brunilde, e certo c'era da chiedersi cosa fosse preso ai genitori dei due al momento della nascita, il perchè di due nomi così impegnativi.
Astolfo era un giovane di ventun'anni da poco uscito dal Liceo Linguistico, senza un soldo in tasca e con poca voglia di lavorare, che ancora infestava i lidi della casa dei genitori, un giovane parecchio alto e ben piazzato dai capelli castani e gli occhi chiari, proprio come quelli della sorella.
Solo che, se la caratteristica peculiare di Brunilde era la mente fervida, quella di Astolfo era la bocca non propriamente pulita. Nulla aveva potuto fare la madre dinanzi alla volgarità del figlio, e proprio per questo, la figlia minore lo aveva ribattezzato Conte di Moccolandia. Patria ovviamente inventata da lei, ma che ricopriva perfettamente il ruolo di Astolfo all'interno della famiglia: quello di imprecatore.
La Sfaccendara continuava a mandarlo in giro in cerca di un lavoro, ma siccome non trovava mai niente che lo soddisfacesse ( E ovviamente anche lui s'inventava una marea di frottole. ), per adesso la sua occupazione nella sua stessa casa, era quella di cameriera.
Brunilde lanciò uno sguardo alla madre: notò con particolare diletto che stava sfogliando un libro di pasticceria.
- Ma va' là? Fai un dolce? - Chiese, entusiasta. Era da secoli che non ne faceva uno.
- Eh sì. Domani arrivano i danesi. -
- Eh? - " Puppa ".

" Già so cosa vuoldire l'arrivo di una nuova famiglia, purtroppo. Avete presente quei filmini americani in cui appena qualcuno si trasferisce, quel povero qualcuno viene immediatamente sommerso da vicini benvenutanti? Ecco, mia madre è così, e appresso si porta sempre una torta.
E noi figli.
Già m'immagino mio fratello alle prese con la Sfaccendara:
- Mi raccomando Astolfo, non essere volgare, perchè le prime cose che gli stranieri imparano di una lingua sono le parolacce! -
Così lei dice sempre, e non posso negare che abbia ragione. Ma dopotutto, c'è poco da dire a quell'idiota di Astolfo, Conte di Moccolandia. "

- I danesi? E che ci vengono a fare? - Chiese, sbalordita. " E soprattutto, quali danesi, non ne conosco nemmeno uno. "
- Ah, non saprei. Affari loro del resto. Verranno ad abitare nel condominio qui davanti, all'ottavo piano. - Replicò, mentre puliva un bicchiere con uno straccio e lo tendeva alla figlia. - E noi andremo a dargli il benvenuto. -
" Oh, no. "
Se c'era una cosa che Brunilde odiava, era rapportarsi con i nuovi arrivati, in quelle occasioni la madre sfoggiava un sorriso fintissimo, pareva quasi ci trovasse gusto a rompere le uova nel paniere alla gente che si trasferiva e aveva bisogno del dovuto riposo, ma che ci si vuol fare, la Regina della Sacra Cucina doveva occuparsi anche della diplomazia estera. Lei sì che era una sovrana degna del suo paese.

" Dovete sapere che davanti a Casa Nostra si trova un condominio. In quel condomino, ci abita la gente dagli usi e costumi più disparati, manco fosse uno zoo. Beh, in effetti è una specie di zoo. Dall'intonaco giallo limone e i suoi baldanzosi otto piani, l'edificio si staglia fiero sopra un agglomerato di casettine basse. Non so molto a proposito della gente che ci vive, a parte che al primo piano ci sta una gattara con la sua miriade di bestioline e al terzo un addetto al camion della nettezza dal doppiomento e la triplabuzza, senza contare gli immancabili lardominali. Per un motivo o l'altro, l'appartamento all'ottavo piano con tanto di soffitta è sempre stato vuoto. Fino a domani, a quanto dice mia madre. "

Di certo, Brunilde, dall'alto dei suoi diciassette anni di vita, ne aveva pensate di cose. Ma le vicende di cui sarebbe venuta a conoscenza nei prossimi mesi non avevano mai sfiorato la sua immaginazione paragonabile a un torrente in piena, e non avrebbe mai creduto che sarebbe stata spodestata dal suo trono di Regina del Ciarpame. Da un danese, proprio no.
Da un danese che celava una storia più spinosa di un cespuglio di rose, per giunta.







  
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