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Autore: kiky_43v3r    29/06/2010    0 recensioni
Clara, sedicenne scappata di casa con la migliore amica Kia. Si innamorano entrambe di due soldati americani. Purtroppo per loro Adam e Eric devono ripartire, lasciandole sole, con la promessa che ritorneranno e staranno insieme per sempre. Peccato che qualc'un altro si metterà in mezzo e rovinerà tutto...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In love with a soldier

Just met and already I love you

***

La musica è alta e pulsante.

Adoro le discoteche così perché il volume alto della musica mi impedisce di pensare.

Odio pensare, non voglio pianificarmi il futuro, voglio vivere alla giornata.

D’altronde quando sei mesi fa, il giorno dopo il mio sedicesimo compleanno sono scappata dal mio patetico e bigotto paesino in Italia per venire ad Abitare a Washington con la mia migliore amica Chiara, di diciotto anni.

Lei scappava da una situazione familiare di merda, i suoi che divorziavano, suo padre con un'altra con cui aveva anche un figlio di cinque anni, sua madre depressa e povera in canna, io invece scappavo semplicemente da un posto dove non mi sarei mai sentita me stessa.

È stato un sollievo venire qui.

Qui posso veramente essere chi sono, senza che nessuno mi critichi per chi ero prima, anche perché non hanno la più pallida idea di chi ero prima, proprio come me.

Non posso ancora credere di essere scappata di casa e ora di essere in America.

Appena arrivate abbiamo trovato due camere in affitto da una vecchia signora sola che poi è morta tre mesi fa, lasciandoci la casa e tutti i suoi averi, ossia una montagna di soldi.

Così abbiamo venduto la casa e tutto e ci siamo trasferite in un appartamento che abbiamo comprato.

Anche se potremmo non lavorare abbiamo deciso di cercarci qualcosa da fare per non andare in giro a bighellonare tutto il giorno.

Ora io faccio la commessa e lei la barista, ma ci va benissimo così.

Inoltre siamo anche riuscite a comprarci una bella macchina.

Qualcuno mi urta.

Il mio vestito blu aderente fin sopra al ginocchio che mette in risalto i miei occhi dello stesso colore, la mia carnagione chiara e i miei capelli biondissimi si sposta leggermente e io lo rimetto a posto, prima di far vedere tutte le mie grazie, inciampando sui miei tacchi chilometrici e finendo tra le braccia di qualcuno.

Sento Chiara ridere e la vedo tenersi la stoffa liscia del suo largo e corto vestito bianco all’altezza della pancia, mentre cerca di spostare un ciocca scura di capelli scoprendo la pelle abbronzata della spalla e gli occhi nocciola.

-Brutto scema e se mi facevo male?-

Continua a ridere come una cretina.

-Almeno qualcuno ti ha presa.

Una voce profonda e rassicurante mi sussurra all’orecchio facendomi venire i brividi lungo tutta la schiena.

Mi volto e mi trovo davanti un ragazzone alto, moro, con un taglio da militare e gli occhi verdi, muscoloso e abbronzatissimo che mi sorride.

Per essere bello non è bello, è bellissimo.

Non riesco a staccare lo sguardo dai suoi occhi verdi e profondi.

Il suo sorriso se possibile si allarga ancora di più.

-Ciao, io sono Adam-

Gli stringo la mano che mi porge, è calda e la sua stretta è forte e decisa.

Sorrido anch’io, come potrei fare altro cavanti a lui?

-Io sono Clara-

Rimaniamo così, a sorriderci senza neanche lasciarci andar la mano, guardandoci negli occhi, finchè non arriva Chiara in compagnia di un belloccio muscoloso, biondo e con gli occhi azzurri.

-Ehy Cla, ti voglio far conoscere una persona, lui è Eric-

Non distolgo lo sguardo e saluto solo con un cenno distratto della mano e un ciao appena accennato.

-Ehy bello, ecco dove eri finito! Ti stavamo cercando tutti e… Adam? Ci sei?-

Lei mugugna qualcosa senza mai smettere di guardarmi.

-Ma che vi prende?-

Non rispondiamo neanche.

-Va beh, fate come volete, comunque Cla noi prendiamo la macchina, ti dispiace?-

Non rispondo neanche questa volta e lei alza le spalle rassegnata.

Sa che credo nel colpo di fulmine, che non sono mai stata innamorata sul serio, ma soprattutto sa che se mi riprendo col cavolo che le do la macchina, quindi prende di fretta le chiavi dalla mia borsa e se ne va con Eric.

Adam continua a fissarmi intensamente negli occhi senza mai lasciare andare la mia mano, poi sorride.

Uno di quei sorrisi che ti mozzano il fiato, che ti fanno dimenticar di tutto e di tutti, addirittura che ti fanno dimenticare di respirare, un sorriso fantastico.

Incredibile, so a malapena come si chiama e già mi fa quest’effetto, un effetto che nessun ragazzo mi aveva fatto prima d’ora.

Le farfalle svolazzano felici nel mio stomaco, mi manca il fiato, non riesco a distogliere gli occhi dai suoi e dalle nostre mani unite mi sembra che stia scaturendo nuova energia.

Senza mai smettere di guardarmi mi porta al centro della pista dove iniziamo a ballare.

I nostri occhi sono incatenati.

I suoi sono un prato verde smeraldo, i miei sembrano il cielo in una giornata di primavera, quelle giornata che ti viene in mente che non hai mai visto niente di più blu, quelle giornate in cui pensi che non ci sia niente di meglio al mondo che stare a guardare quella distesa infinita azzurra, senza neanche una nuvola.

Continuiamo a ballare, neanche io so per quanto ancora.

Esistiamo solo noi, tutto il reso è scomparso improvvisamente, passato in secondo piano.

Le sue mani sul mio corpo sembrano bruciare.

Qualcuno picchietta sulla mia spalla e mio malgrado mi giro.

-Si?-

L’inserviente davanti a me sembra quasi dispiaciuto, a disagio.

-Ragazzi mi dispiace ma sono quasi le tre del mattino e io dovrei pulire.

Cavolo è proprio vero che il tempo non passa mai quando fai quello che ti piace di più, ma soprattutto quando sei con la persona che ami.

Sì, perché è questo che io provo per lui, amore.

Quando daresti la vita per l’altro, quando non sai come farai senza di lui, quando fai piani per il futuro, io che di piani per il futuro non ho mai voluto sentire parlare.

Assurdo, sono passate solo sei ore dalla prima volta che l’ho visto, e non abbiamo neanche parlato se non per dirci i nostri nomi, e già sono certa al cento per cento che lo amo, che voglio passare il resto della mia vita con lui.

-Vieni, so io dove potremmo andare-

Lo prendo per mano e me lo trascino dietro.

Voglio portarlo nel luogo che amo di più al mondo, dove mi sento sempre a casa, dove posso esprimere il mio vero io.

E così, correndo come due matti per le vie di Washington, mano nella mano, guardandoci sorridenti ogni tanto, arriviamo al mio posto speciale.

La scuola di musica dove insegnava la signora che ci ha ospitate.

Meno male che anche oggi mi sono portata le chiavi per aprire.

Con foga la infilo nella porta e la apro con un rumore secco.

Entriamo.

I nostri passi rimbombano sul freddo pavimento di marmo.

Sempre mano nella mano lo porto fino alla mia sala preferita.

Il parquet scuro per terra, le pareti ricoperte di specchi, e la cosa che amo di più, al centro della stanza un pianoforte nero, lucido, enorme ed elegante.

-Vieni-

Quasi lo sussurro per non rompere l’atmosfera di tranquillità che si è create col silenzio e i nostri respiri affannosi per la corsa.

Mi siedo al pianoforte e lui mi segue, sedendosi vicino a me.

Le mie dita partono con l’automatico suonando una ninna nanna che mi piace molto e che ho sentito due anni fa quando sono andata a vedere Twilight al cinema per la prima volta con la Kia, Moonlight.

-Raccontami di te-

Voglio sapere tutto di lui, e lui mi accontenta.

Mi racconta che è nell’esercito, proprio come Eric, il suo amico.

Mi dice che si è arruolato perché i suoi volevano che lui andasse al college e poi all’università, che viene da una famiglia facoltosa e molto ricca e che il compromesso per non andare al college era andare nell’esercito, e che lui lo ha accettato.

Mi narra di quando era piccolo, di suo fratello e sua sorella, di sua nonna, la persona che ha sempre stimato più di tutti che purtroppo se ne è andata tre anni fa.

Scopro che ha diciannove anni, che è nelle Forze Speciali, che è qui in licenza, che ripartirà domani.

Questo mi fa molto male, ma continuo a suonare perché mi tranquillizza, è uno dei due modi che uso quando qualcosa non mi piace, il secondo è scappare, ma non voglio andarmene da lui.

Cambio melodia e prendo a suonare Come sei veramente di Allevi.

È dolce e intelligente quando parla, è anche molto simpatico e buffo.

Mi chiede di me, e senza indugio gli racconto la mia storia.

A lui, che conosco solo da sei ora e che già so di amare racconto tutto, mentre a persone che conosco da anni non ho detto neanche una parola.

L’unica che sa tutto è la Kia.

Vuoto il sacco come non ho mai fatto.

Gli racconto dei miei che mi obbligavano a fare quello che volevano loro, delle mie sorelle che erano perfette a confronto a me, delle persone che si aspettavano troppo da me.

Gli racconto anche della mia debolezza, di quando ho smesso di mangiare e sono diventata anoressica, di quando ho cercato di togliermi la vita.

Nei suoi occhi vedo scorrere milioni di emozioni in cui prevale la rabbia.

-Sembri arrabbiato-

Lo dico così, come farebbe una bambina piccola.

Con spontaneità che non ho mai avuto.

Sorride amaramente.

-Si, in un certo senso lo sono, perché so già di amarti e non posso fare altro che odiare le persone che ti hanno fatto star male-

Sorrido a mia volta smettendo di suonare.

Mette la testa di traverso e lo sguardo piena di emozioni.

Lei sembra un bambino curioso e impaziente di saperne il perché.

-Perché hai smesso?-

Ora sembra imbarazzato.

Si gratta la nuca e abbassa lo sguardo intuendo la risposta.

-Perché hai detto che sai già di amarmi-

Fa un sospiro rassegnato.

-Si l’ho detto, ma non voglio che tu ti senta obbligata verso di me-

Non fa in tempo a finire la frase che lo bacio.

Uno di quei baci che ti fanno dimenticare tutto.

Che ti fanno sentire la testa vuota e leggera e lo stomaco pieno di farfalle.

Ci stacchiamo e appoggiamo le nostre fronti l’una all’altra.

-Ti amo-

Un sorriso felice affiora sulle sue labbra, subito spezzato da un altro bacio che vale tanto quanto una risposta, e forse anche di più.

Inizia a baciarmi sul collo e io l’inclino per facilitarlo.

E così è arrivata la mia prima volta con l’uomo che amo.

Non l’ho mai fatto prima, ho sempre pensato che la mia prima volta avrei dovuto farlo con l’uomo che amavo, e ora ne sono certa al cento per cento, se non che di più.

Sorrido tra di me.

Non avrei mai pensato di innamorarmi con un colpo di fulmine di un militare americano.

So che domani partirà, e questo è anche un motivo per cui lo sto facendo.

Per avere un momento speciale da ricordare mentre lui sarà via, perché, qualunque cosa succeda, io l’aspetterò.

***

Vi prego commentate in tanti

  
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