Fanfic su attori > Coppia Downey.Jr/Law
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Autore: Shadowolf    01/07/2010    2 recensioni
Credo questo si chiami sfogare le proprie frustrazioni sui personaggi delle fanfics, perchè francamente... boh, non so da dove mi vengano.
"Bussano alla porta, qualcuno cerca di aprirla ma ovviamente non ci riesce. Chiama il mio nome.
- Rob? It’s... it’s me... I know you’re here in... “
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“No, no, no! Cut! Alright, take five everybody...”

La voce di Guy mi rincorre mentre sto già andando verso il mio trailer. Ho appena mandato a puttane la scena per l’ennesima volta, me ne rendo conto, ed ha tutte le ragioni del mondo per avercela con me, ma visto che sono un egoista di prima categoria non me ne potrebbe fregare di meno.
“Robert! ROBERT! For chrissake, where the hell are you going!? Robert! Are you fucking hearing me!?”
Difficile non sentirti da quanto cazzo stai gridando, amico. Ma non ho intenzione di sprecare fiato per sottolineare l’ovvio. Chiama Jude ora, il suo nome arriva alle mie orecchie. Lo ignoro. Non riesco a sentire quel che gli dice, sbatto la porta del trailer e mi chiudo dentro, a doppia mandata. Abbasso le tapparelle, così da non lasciar trapelare la minima luce. Buio completo. Ditemi che non sono la versione definitiva di Holmes adesso.

Hello darkness, my old friend, I’ve come to talk with you again...


Mi lascio cadere sul divano e sbarro gli occhi, rimanendo ad ascoltare il mio stesso, smorzato respiro. Oggi è uno di quei giorni in cui vorrei semplicemente lasciare tutto e andare via, senza dire niente a nessuno. Senza dove e senza come. Senza perché. Oggi è uno di quei giorni in cui non c’è mai nessuno a tenermi compagnia, nessuno che mi abbracci e mi dica che tutto andrà per il meglio. Fanno tutti affidamento su di me quando si tratta di queste cose. Vengono sempre a chiedermi consigli, o a farsi tirare su il morale. Ed io sorrido e mi metto a scherzare per farli ridere a loro volta, come se il buonumore fosse qualcosa di contagioso. E per la maggioranza delle persone lo è, credetemi. Ma non per me. Ovviamente. Non esiste che qualcosa sia facile, per me. Appartengo ad un’altra categoria. Sono sempre appartenuto ad un’altra categoria. Quella per cui le regole generali non valgono mai. Il che comporta che quando ho un problema me lo devo risolvere da solo, nessuno verrà a darmi una mano. Bella faccenda, eh?
Bussano alla porta, qualcuno cerca di aprirla ma ovviamente non ci riesce. Chiama il mio nome.
“Rob? It’s... it’s me... I know you’re here in... “
“What you want?”
Sì, lo so che lui non ha colpa, ma il mio cervello non fa differenze quando sono di questo umore.
“Let me in, come on...”
“Tell Guy if he wants something, he has to come by himself, not to send somebody else.”
Resta in silenzio per un attimo, poi riprende.
“He just told me we’re done for today... He didn’t tell me to come knocking at your door, it was… it was my choice.”
Non so perché ma quelle parole mi spingono ad alzarmi e andargli ad aprire. Non lo guardo negli occhi, per qualche assurdo motivo mi ritrovo incapace di farlo. Mi limito a farmi da parte e lasciarlo entrare nell’oscurità, richiudendo subito dopo a chiave la porta alle mie spalle. Ritorno a sedermi sul divano e lui fa lo stesso. Non accenna a voler parlare, e sulle prime mi dico che è meglio così. Ce ne rimaniamo in silenzio per non so quanto tempo, prima che, con mia stessa sorpresa, non so perché gli dico che mi dispiace. Non so nemmeno di cosa. Glielo dico e basta. Lui mi guarda e mi risponde che non gli importa. Che dialogo è mai questo?
“It’s just... some days are worst than others, you know?”
“Yes… Some days you just need someone by your side, don’t you?”
“… Yeah.”
Da qualche parte nella mia testa mi dico che dev’essere tutta un’allucinazione. Che lui è troppo bello per essere vero. Non è possibile che ci sia qualcuno accanto a me in questo momento, qualcuno che mi stia davvero dicendo queste cose. Qualcuno che non mi stia rimproverando o sbattendo in faccia tutto quello che ha fatto per me negli ultimi anni. Qualcuno che se ne sta qui solo per il piacere di tenermi compagnia. Tutto questo non può essere reale.
“Jude. Why are you doing this?”
“There must be a reason?”
“I’m not used to be treated this way…”
“Which way?”
“With… tenderness. Without being... judged.”
I nostri sguardi si incrociano ora, perché finalmente ho trovato il coraggio di alzare gli occhi da terra. Mi guarda e se ne rimane in silenzio. Probabilmente sa la risposta, ma ha paura di condividerla ad alta voce con me. Come ho paura io di dirgli di più. Di rivelargli di più. Di confidargli che ho capito tutto, che so già tutto. E che come mi sento oggi è in parte dovuto proprio a questo. Al fatto che non so come cazzo comportarmi in questa dannata situazione. Ed è assurdo, perché in vita mia non mi sono mai fatto di questi problemi, non ho mai avuto paura di lanciarmi senza paracadute. Ma questa volta è diverso, e quel che è peggio non ho idea del perché lo sia. È questo che sto cercando di capire, questo che vorrei capire. E mi sta facendo diventare più idiota di quanto io non sia già.
“Jude...” riesco a dire alla fine, distogliendo tuttavia lo sguardo “Thanks... for being here...”
“It’s... the least I can do for you...”
Mi avvicino a lui e gli poggio la testa sulla spalla, un gesto che all’apparenza è il più ingenuo del mondo. Trattiene un attimo il respiro, ma io non mi muovo e anzi chiudo gli occhi, assaporando più da vicino il suo profumo. Abbiamo ancora indosso i costumi della Londra Vittoriana, stiamo entrambi morendo di caldo nel piccolo spazio del trailer in cui non circola nemmeno un soffio di aria, ma nessuno dei due sembra prestarci attenzione. Lascia andare un sospiro e poggia la sua guancia tra i miei capelli, e rimaniamo così, immersi nell’oscurità e nel silenzio, perfettamente consci che dopo questo qualcosa tra di noi è inevitabilmente cambiato. Non si tratta più solo di essere sulla stessa linea d’onda a recitare le battute del copione, o ad improvvisare sul set. Ora sono entrati in gioco le persone dietro gli attori, siamo entrati in gioco noi. Non è più solo un lavoro, è un qualcosa di più. E forse lo sappiamo entrambi che cos’è, anche se non ci azzardiamo a dirlo apertamente.

I think about you every day now, there was a time when I wasn't sure
But you set my mind at ease, there is no doubt, you're in my heart now

   
 
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