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Autore: momo15    02/07/2010    0 recensioni
Emma è costretta a trasferirsi dalla nonna e dallo zio. Perchè? Crede che la sua vita ormai sia finita ma troverà nell'amicizia e soprattutto nell'amore un modo per ritrovare se stessa
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardai fuori dal finestrino: il paesaggio era quello che avevo già visto per buona parte della mia vita, ma non sarebbe più stato lo stesso. Per prima cosa l’uomo alla guida della macchina non era colui con cui avevo sempre percorso questa strada e neanche la donna al suo fianco. 
Per quel viaggio avevo deciso di indossare un paio di pantaloncini e una canottiera dato che eravamo a luglio e il caldo stava diventando insopportabile; i colori che avevo scelto, però, non erano i colori che abitualmente indossavo: sia la canottiera sia i pantaloncini erano neri. Non sentivo ciò che veniva detto all’interno della macchina in quanto avevo deciso di isolarmi da tutti grazie alla musica ma mi accorsi che mia nonna si stava girando da sedile anteriore per chiedermi qualcosa; tolsi una cuffia: 
“Hai caldo, tesoro? Vuoi che ci fermiamo un attimo?”
“No, grazie nonna, tanto adesso siamo quasi arrivati. E poi per adesso sto bene”
Mi sorrise e si girò. Purtroppo era vero: io stavo per arrivare alla mia nuova casa e la mia vita, lo sentivo, stava per cambiare completamente. Arrivati a casa trovai i cani di mio zio a farmi le feste, ma io non ero dell’umore adatto e credevo non lo sarei mai più stata. 
Aiutai mio zio a scaricare tutte le mie valigie dalla macchina e le portai al piano di sopra dove sapevo ci sarebbe stata la mia nuova camera. Avevo già dormito in quella stanza alcuni estati prima ma mai per più di una settimana. Adesso mi stavo trasferendo in questa casa. Quando mio zio uscì dalla stanza iniziai ad aprire le borse ma lui si bloccò sulla porta:
“ Non disfarle adesso, prenditi qualche ora e vai a farti un giro in centro”
“Ok, grazie, potrebbe essere un’idea” risposi e, preso il cellulare e l’i-pod, uscii in cortile e poi in strada. Accesi la musica e iniziai a camminare. Dopo un po’ sentii il mio cellulare vibrarmi in mano. La mia migliore amica mi aveva scritto un messaggio, voleva sapere se ero finalmente arrivata a casa e mi faceva sapere che il suo nuovo spasimante finalmente si era fatto sentire. Era un bene, diceva, perché erano parecchi giorni che non aveva più notizie di lui. Sorrisi al pensiero di ciò che mi aveva detto solo alcuni giorni prima: era troppo assillante quel ragazzo! Riferii anche a lei questo mio pensiero e attesi la risposta. Adoravo scrivermi con lei e la ringrazia mentalmente per aver capito che anche in questo momento mi faceva bene farlo. Continuai tutta la strada verso il centro a mandare e ricevere messaggi finché vidi l’ora e decisi che forse era meglio tornare indietro. Quasi al cancello di casa mia trovai un ragazzo: lo conoscevo perche era il figlio della famiglia che abitava vicino a mia nonna. Mentre mi avvicinavo lui mi salutò e mi disse che aveva saputo da sua madre che sarei arrivata oggi. Mi diceva anche che se avrei avuto bisogno di un qualsiasi aiuto ad abituarmi alla mia nuova vita avrei potuto chiedere a lui. Sorrisi al pensiero che sua madre lo avesse obbligato a dirmi queste cose:
“Scusami..” dissi ridendo. Lui mi guardo sorpreso ma dopo un attimo aggiunse: 
“Per che cosa?”
“Immagino che ti abbiano costretto a dirmi queste cose: nessuno avrebbe voglia di fare da balia alla nuova arrivata”
“Ma no… cioè… figurati…. Mi fa piacere…”. Sorrisi: “Si, ok si mi hanno costretto ma io ho accettato. E poi vedendoti ne sono stato contento, sei molto carina”
“Non ti sembra affrettato provarci con me?” Era gentile questo ragazzo, oltre che carino, e mi stava facendo dimenticare, almeno per un attimo, ciò che era successo negli ultimi giorni.
“Sono abituato a dire la verità. Non credo di avere peli sulla lingua”
“No, non li hai, stai tranquillo”. Si, proprio mi piaceva! Continuammo a parlare ancora per qualche minuto, finché mia nonna non mi chiamò per la cena; lo salutai e me ne andai ma lui mi promise che ci saremmo rivisti. Lo speravo. A cena ero già diventata più allegra. Grazie a quel ragazzo stavo già ricominciando ad essere la stessa di sempre: mi sembrava un miracolo. Anche mia nonna e mio zio se ne accorsero, perché quando mi alzai da tavola e me ne andai sentii che ne stavano proprio discutendo. 
Anche se era presto decisi di andare subito a lavarmi. Quando indossai il mio pigiama e mi guardai allo specchio, sorrisi: non avevo nessun pigiama nero e quindi ero ancora costretta a indossare uno colorato, più adatto al mio stile di vita, ma non credevo di essere ancora pronta a ritornare felice, anzi per la precisione sentivo che non era giusto, che non mi meritavo di tornare felice. 
Infine prima di andare a dormire decisi di disfare le valigie e poi di leggermi un buon libro per distrarmi. A mezzanotte circa crollai.

Guardai fuori dal finestrino: il paesaggio era quello che avevo già visto per buona parte della mia vita, ma non sarebbe più stato lo stesso. Per prima cosa l’uomo alla guida della macchina non era colui con cui avevo sempre percorso questa strada e neanche la donna al suo fianco. Per quel viaggio avevo deciso di indossare un paio di pantaloncini e una canottiera dato che eravamo a luglio e il caldo stava diventando insopportabile; i colori che avevo scelto, però, non erano i colori che abitualmente indossavo: sia la canottiera sia i pantaloncini erano neri.

Non sentivo ciò che veniva detto all’interno della macchina in quanto avevo deciso di isolarmi da tutti grazie alla musica ma mi accorsi che mia nonna si stava girando da sedile anteriore per chiedermi qualcosa; tolsi una cuffia:

 “Hai caldo, tesoro? Vuoi che ci fermiamo un attimo?”

“No, grazie nonna, tanto adesso siamo quasi arrivati. E poi per adesso sto bene”Mi sorrise e si girò.

Purtroppo era vero: io stavo per arrivare alla mia nuova casa e la mia vita, lo sentivo, stava per cambiare completamente. Arrivati a casa trovai i cani di mio zio a farmi le feste, ma io non ero dell’umore adatto e credevo non lo sarei mai più stata. Aiutai mio zio a scaricare tutte le mie valigie dalla macchina e le portai al piano di sopra dove sapevo ci sarebbe stata la mia nuova camera. Avevo già dormito in quella stanza alcuni estati prima ma mai per più di una settimana. Adesso mi stavo trasferendo in questa casa. Quando mio zio uscì dalla stanza iniziai ad aprire le borse ma lui si bloccò sulla porta:

“Non disfarle adesso, prenditi qualche ora e vai a farti un giro in centro”

“Ok, grazie, potrebbe essere un’idea” risposi e, preso il cellulare e l’i-pod, uscii in cortile e poi in strada.

Accesi la musica e iniziai a camminare. Dopo un po’ sentii il mio cellulare vibrarmi in mano. La mia migliore amica mi aveva scritto un messaggio, voleva sapere se ero finalmente arrivata a casa e mi faceva sapere che il suo nuovo spasimante finalmente si era fatto sentire. Era un bene, diceva, perché erano parecchi giorni che non aveva più notizie di lui. Sorrisi al pensiero di ciò che mi aveva detto solo alcuni giorni prima: era troppo assillante quel ragazzo! Riferii anche a lei questo mio pensiero e attesi la risposta. Adoravo scrivermi con lei e la ringrazia mentalmente per aver capito che anche in questo momento mi faceva bene farlo. Continuai tutta la strada verso il centro a mandare e ricevere messaggi finché vidi l’ora e decisi che forse era meglio tornare indietro.

Quasi al cancello di casa mia trovai un ragazzo: lo conoscevo perche era il figlio della famiglia che abitava vicino a mia nonna. Mentre mi avvicinavo lui mi salutò e mi disse che aveva saputo da sua madre che sarei arrivata oggi. Mi diceva anche che se avrei avuto bisogno di un qualsiasi aiuto ad abituarmi alla mia nuova vita avrei potuto chiedere a lui. Sorrisi al pensiero che sua madre lo avesse obbligato a dirmi queste cose:

“Scusami..” dissi ridendo.

Lui mi guardo sorpreso ma dopo un attimo aggiunse:

“Per che cosa?”

“Immagino che ti abbiano costretto a dirmi queste cose: nessuno avrebbe voglia di fare da balia alla nuova arrivata”

“Ma no… cioè… figurati…. Mi fa piacere…”. Sorrisi:

“Si, ok si mi hanno costretto ma io ho accettato. E poi vedendoti ne sono stato contento, sei molto carina”

“Non ti sembra affrettato provarci con me?” Era gentile questo ragazzo, oltre che carino, e mi stava facendo dimenticare, almeno per un attimo, ciò che era successo negli ultimi giorni.

“Sono abituato a dire la verità. Non credo di avere peli sulla lingua”

“No, non li hai, stai tranquillo”. Si, proprio mi piaceva! Continuammo a parlare ancora per qualche minuto, finché mia nonna non mi chiamò per la cena; lo salutai e me ne andai ma lui mi promise che ci saremmo rivisti. Lo speravo. A cena ero già diventata più allegra. Grazie a quel ragazzo stavo già ricominciando ad essere la stessa di sempre: mi sembrava un miracolo. Anche mia nonna e mio zio se ne accorsero, perché quando mi alzai da tavola e me ne andai sentii che ne stavano proprio discutendo. 

Anche se era presto decisi di andare subito a lavarmi. Quando indossai il mio pigiama e mi guardai allo specchio, sorrisi: non avevo nessun pigiama nero e quindi ero ancora costretta a indossare uno colorato, più adatto al mio stile di vita, ma non credevo di essere ancora pronta a ritornare felice, anzi per la precisione sentivo che non era giusto, che non mi meritavo di tornare felice. Infine prima di andare a dormire decisi di disfare le valigie e poi di leggermi un buon libro per distrarmi. A mezzanotte circa crollai.

 

  
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