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Autore: AzzA88    02/07/2010    0 recensioni
Questa Storia, è basata come stile, totalmente in chiave fumettistica marvel. Ho cercato di produrre un buon articolamento fra i personaggi. Narra le vicende di Peter Parker in una determinata situazione dove i nemici sono molteplici e gli eroi altrettanti. Quindi buona lettura!
Genere: Azione, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ora di pranzo

1

ORA DI PRANZO


A Manhattan quel giorno faceva un caldo a dir poco asfissiante. Chi stava girando per strada sotto il potente sole di mezzogiorno, aveva anche il coraggio di starsene in una sauna completamente coperto da una mezza dozzina di cappotti invernali, perché era quello l’effetto che si provava solamente a uscire da un posto chiuso. L’aria era così densa che si poteva quasi scorgere una leggera nebbia di condensazione d’umidità, prodotta dall’evaporazione dell’acqua caduta qualche giorno prima sull’asfalto. Il signor Joe Sullivan però non era il tipo da farsi scoraggiare dal quel tipo di caldo, aveva talmente fame che probabilmente per saziarsi non sarebbero bastati tutti gli Hot - Dog del venditore ambulante sull’angolo della Madison Avenue. Stava passando davanti a Central Park con passo svelto cercando di raggiungere la pizzeria “Marco’s” il più in fretta possibile, per poi tornare ancor più lesto prima che iniziasse il suo turno in cantiere. Il signor Sullivan era un uomo abbastanza in carne, alto e con un’abbondante stempiatura che lo faceva somigliare a un tricheco ben panciuto. Era stato promosso da poco a vice-capocantiere per la gioia di sua moglie Stephanie, quindi non voleva deludere nessuno, tantomeno per uno stupido ritardo causato da una pausa pranzo troppo prolungata. Il sole splendeva dritto sul palazzo di fronte, sparando la sua luce amplificata sui vetri oscurati che di conseguenza riflettevano sulla strada. Il signor Sullivan fu accecato per un istante da quel raggio e si lasciò scappare un’imprecazione leggera. Non era giornata. Le cose in cantiere andavano a rilento e guarda caso, la colpa era sempre sua. Per non parlare di quegli stupidi giornali che parlavano solamente di quegli stupidi vigilanti in costume. Non li sopportava. “Che Diamine, Questa è l’America! Dovrebbero pensare a parlare di cose più serie!” aveva pensato prendendo in mano una copia del Daily Bugle “Quel Jameson dovrebbe prestare più attenzione a cosa succede in politica, invece che accusare sempre quello stupido Uomo Ragno di crimini e ingiurie! Bah… dove andremo a finire!”.
Non sapeva che di lì a poco avrebbe cambiato idea.
Con una spinta aprì la porta a vetri del piccolo locale praticamente vuoto facendola leggermente sbattere contro il tavolino accanto. L’aria lì dentro era fresca e respirabile a causa dell’impianto di condizionamento e il signor Sullivan non mancò di sospirare per il sollievo arrecato da quell’aggeggio che non si poteva ancora permettere.
< Salve Marco. Come va la vita? > chiese al commesso dietro il bancone in tono quasi confidenziale < Gli affari vanno come sempre? >
< Lascia stare Joe. Questo caldo non fa venir voglia di pizza, ma il lavoro è lavoro lo sai > rispose il commesso vestito di un grembiule sporco di sugo, con un accento vagamente italiano < non possiamo chiudere baracca solo perché qualcuno lassù ha deciso di farci squagliare sotto al sole >
< Ti capisco amico, ti capisco. Bene, allora prendo due pizze farcite alla Marco’s … con aggiunta di patatine. Ogni tanto voglio esagerare! >
< Subito capo! Hei ragazzo! Due super Marco’s e le voglio al volo! Intesi? >
< Sissignore! > rispose una voce dal retrobottega.
Pochi minuti dopo, il signor Sullivan era appollaiato sopra ad uno sgabello arrecando un morso fatale al pezzo di pizza che teneva nella mano destra. L'ingordigia che trascinava il suo operato era essenzialmente incredibile: un triangolo di pizza veniva divorato in soli due bocconi, arrivando ad un massimo di uno per i pezzi leggermente più piccoli. Fissava fuori dalla vetrina del locale, pensando fra se e se a tutte quelle persone che marcavano i marciapiedi con passo strascicato. Si, stava godendo della loro sofferenza alla calura. Il locale era praticamente deserto se non si contava Marco e il pizzaiolo nel retrobottega così, lo stesso Marco poco dopo aver servito le pizze all'uomo panciuto, si sedette accanto a lui ad osservare anch'egli l'esterno della piccola bottega, rigorosamente in silenzio. Gli unici rumori erano dati dal ronzio del condizionatore d'aria e dai continui grugniti di Sullivan che, ormai, stava per divorare anche la seconda pizza. L'odore di peperoni e patatine si espandeva esponenzialmente ad una puzzetta ben fatta. Marco arricciò il naso scrutando con la coda dell'occhio il suo cliente intento a uccidere un'altra dose di pizza.
Poi qualcosa attirò l'attenzione dei due occasionali osservatori. Un lampo rosso e blu sfrecciò davanti ai loro occhi ad una velocità impensabile per qualsiasi cosa riuscissero a ponderare.
< Hei l'hai...l'hai visto anche tu? > trasalì a bocca piena Sullivan
< Certo amico! non vedi che faccia hanno le persone che camminano? sembrano aver visto un fantasma! > poi un boato sordo accompagnato da uno strano rumore che richiamava i propulsori di un'aereo. Un altro lampo questa volta verde e accompagnato da un denso fumo li fece trasalire di nuovo. La voglia di star fermi al fresco ormai era sparita come una mosca davanti ad una mano pronta a schiacciarla. Uscirono sul marciapiede unendosi alla folla basita e con le teste all'insù e li videro ciò che forse, non avrebbero mai più rivisto. Una figura umana con un costume da folletto sopra uno strano surf a reazione, inseguiva una specie di saltimbanco vestito di rosso e blu attaccato a delle bizzarre corde bianche, il tutto ad una velocità non del tutto trascurabile.
Il pezzo di pizza del signor Sullivan atterò sul marciapiede, lasciando il proprietario a bocca piena con il naso all'insù.
  
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