Giocavo. Come al solito, ogni sabato. Ormai erano anni che per me il sabato pomeriggio era legato a quella attività. Un torneo a Dual Monster, sempre con lo stesso mazzo, modificato solo per qualche nuova carta uscita con l’ultima espansione, anche se non vincevo mai, per il solo gusto di giocare a quello che ti piace.

Giocavo. Seduto al tavolo, vicino all’ingresso. Attendevo con calma la mossa del mio avversario, indeciso sulla mia. Vagai con lo sguardo alla ricerca di qualcosa, quando la vidi passare per strada, mentre si fermava ad osservare l’interno del negozio.

<< Muoviti >>. Il mio avversario aveva passato il turno. Spazientito mi fissava in attesa, ma io non ero più interessato, mi alzai. Gli concessi la partita, ritirai tutto nello zaino e messolo in spalla mi avviai verso di lei. Mi accorsi che non c’era più, probabilmente sparita mentre ero chino sullo zaino; corsi fuori a cercarla.

Dov’è? Guardai prima a destra, poi a sinistra. La vidi svoltare l’angolo e le corsi dietro. La vidi salire sull’autobus, andarsene senza accorgersi di me, per nulla preoccupata di come mi avesse rubato il cuore.

Sconsolato tornai indietro, solo per salutare gli amici, poi mi diressi tristemente verso casa.

Tornai lì il sabato successivo, sperando che passasse di nuovo, ma non si fece vedere.
Non entrai neanche nel negozio, attesi fuori tutto il tempo. Fortunatamente il tempo era mite, e il cielo sgombro di nuvole era di un azzurro splendido. Ora che non ero rinchiuso in una stanza, mi accorgevo di quanto fosse bello stare all’aria aperta, ad osservare la gente passare, immersa nei propri pensieri.

Anche il sabato seguente passai davanti al negozio, fermandomi vicino alla soglia. Mentre seduto tranquillo osservavo il traffico cittadino si avvicinò a me un mio amico, e incominciò a parlarmi. Si chiedeva stupito perché non entravo a giocare, perché me ne stavo da solo fuori, cercando di convincermi a entrare e giocare. Tra una parola e l'altra riuscì a convincermi, mi prestò il suo mazzo e mi iscrisse al torneo.

Mi sedetti al posto assegnato in attesa del mio avversario, iniziando a mescolare le carte un po’ nervoso. Il mio amico mi chiamò dal tavolo vicino e mi girai per rispondergli, e quando tornai a volgermi, di fronte a me c’era lei. 
Bum. Bubum. 
Il mio viso divenne rosso, quindi mi scivolò il mazzo di mano, spargendo le carte per terra. Lei si chinò a raccogliere le carte, e mentre stava per prendere l’ultima le nostre dita si incontrarono: una scossa mi percosse, un brivido di piacere lungo la schiena. Rapida lei allontanò la mano, portandosela lentamente al petto. Poi mi guardò e sorrise.
Mi sciolsi come burro. Mai un sorriso mia aveva fatto questo effetto. Sorrisi a mia volta, quindi mi presentai, poi si presentò lei.

<< Iniziate >> disse l’arbitro del torneo.

Per me iniziava una partita più importante, una partita che vedeva il mio cuore in campo, una partita che non riguardavo solo delle carte, ma che metteva in gioco i miei sentimenti.

Ce l’avrei fatta?

Solo il tempo avrebbe saputo le risposte, un futuro con cui mi apprestavo a fare la prima mossa.