Loro lui e l’altro 10

“Wow.” Disse solo Tuomas buttando il mozzicone di una sigaretta dal finestrino abbassato.

“Mi raccomando” commentò ironica Dem “non troppo entusiasmo Mr. Holopainen!”

Con un sospiro il tastierista rimise in moto per fare manovra ed entrare in un parcheggio

“Ci penso io!” urlò in quel momento Mark scendendo in corsa dall’auto e tirandosi dietro un’imprecazione colorita dal guidatore, che inchiodò.

“E adesso che fa quell’imbecille?” borbottò vedendo Mark gesticolare in modo concitato.

“Credo che ti stia dando le indicazioni per parcheggiare… più o meno…” rispose Kim poco convinta.

“Ebbè…” disse solo Tuomas scuotendo la testa e riprendendo a muoversi.

Le ragazze risero e perfino il ragazzo non riuscì a trattenere un sorriso alla vista dell’espressione concentrata di Mark e dei suoi sforzi completamente inutili.

 

“Visto che non è stata poi una brutta idea venire qui?”

“E anche con lui.. stai sorridendo!”

“Non è vero.. non sto sorridendo” ringhiò Tuom, ma le ragazze stavano già scendendo e andando a raggiungere il chitarrista.

 

“Buonasera e benvenuti alla ABBA Night!” salutò una voce mentre i quattro varcavano l’ingresso.

Un omino in tutina azzurra e capelli cotonati li accolse sorridendo e Tuomas si gelò sulla soglia.

“Ok. Io me ne torno a casa.”

Dem e Kim dovettero rincorrerlo e trascinarlo dentro ciascuna da un lato per costringerlo a rimettere piede nel locale.

 

“Da questa parte prego!” disse l’omino sorridendo e precedendoli verso una porta alla loro sinistra, lo seguirono dubbiosi, le ragazze ancora appese alla braccia di Tuomas per prevenire ogni suo tentativo di fuga.

“Le signorine di qui e i signori di là… prendetevi tutto il tempo che vi serve!” e detto questo il loro accompagnatore si dileguò lasciandoli in un anticamera su cui si aprivano due porte.

“Mark, dai tu un’occhiata a questo qua?” chiese Dem indicando Tuom con un cenno del capo.

“Sicuro.. non andrà da nessuna parte!” rispose il chitarrista strizzando un occhio e prendendo in consegna l’amico.

 

Demetra seguì Kim sulla destra e le due rimasero impalate sulla soglia.

“E questo cosa cavolo significa?”

“Ti dirò… non sono così certa di volerlo sapere.”

Davanti ai loro occhi sbarrati si apriva uno spogliatoio con tanto di armadietti con chiavi, ma la cosa che aveva sconvolto le ragazze era la parete di fondo, dove in un armadio da pavimento a soffitto facevano bella mostra stivali, vestiti, accessori e parrucche. Stile ABBA ovviamente.

 

“Qui c’è un cartello, aspetta che leggo… Alla cortese attenzione della clientela. Il regolamento di accesso al locale prevede l’indossare costumi adatti alla serata tematica in corso. Ricordatevi di restituire le chiavi degli armadietti e ritirare i vostri effetti personali a fine serata.”

“Oddio” fu l’unico commento di Demetra.

Le due ragazze si guardarono un istante prima di scoppiare a ridere e buttarsi letteralmente sui vestiti.

“Dem!! Guarda questo!!” urlò Kim sventolando un osceno body a paillettes bianco e oro.

“Mmmm… sexy! Mettitelo che fai colpo di sicuro!” commentò sarcastica la mora.

L’irlandese non si tirò indietro: “Seee… tu invece metti questa, sicuramente più consona.”

E tirò a Demetra una tuta da lavoro intera di uno sconcertante fuxia.

Dopo essersi guardate un secondo con ostilità le due scoppiarono a ridere di nuovo

“Cavolo così non va” disse Dem “non riusciamo quasi più a litigare!”

“Più che altro dovremmo cercare di trovare qualcosa di umano qui dentro…”

“Già.. impresa disperata! Non voglio sembrare uno shuttle!”

Dopo aver scartato volaivant, pizzi, pantaloncini ascellari e una serie infinita di vestiti di cattivo gusto Demetra riuscì a mettere le mani su un abitino bianco con niente di più osceno di un po’ di frange alla gonna e Kimberley si strizzò in un paio di fuseaux seconda pelle e una maglietta che lasciava scoperta una spalla con delle stelline di paillettes argentate su un lato.

“Vabbè dai.. non ci è andata neanche tanto male” commentò Demetra mentre le due si guardavano allo specchio fianco a fianco.

“Sì, alla fine da donna qualcosa di accettabile trovi… sono i ragazzi che sono messi mal…”

Kimberley si bloccò a metà parola e sentì Dem al suo fianco trattenere il fiato.

 

“Tuomas Holopainen e Mark Jansen… vestiti anni 70…” scandì la mora.

“Ahhhhhh!!!!! Dem oddio te li immagini?”

“Nooo! E’ atroce anche solo pensarci!!!!”

“Non è possibile! Dici che sarebbero fighi lo stesso?”

“Eh.. nutro dubbi che chiunque possa essere figo conciato in quel modo…”

“Bhe ma in fondo sono…”

“TUOMAS HOLOPAINEN E MARK JANSEN VESTITI ANNI 70!!!!!”

 

Attimo di delirio superato, con fatica, le ragazze presero un gran respiro e si avventurarono fuori dopo aver messo le loro cose in due armadietti.

L’anticamera era deserta, ma non silenziosa.

“Scordatelo! Sembro un idiota!”

“Per me sei bellissimo lo stesso!!!”

“Taci! Io di qui non ci esco conciato in questo modo!”

“Dai Tuom, lo faccio pure io!”

“Tu non fai testo! Sei un essere senza dignità!”

“Hei! Questo non me lo merito! Tu porti ancora rancore per quella vecchia faccenda insignificante.”

“Insignificante un corno!”

 

Kim e Dem erano abbracciate una all’altra guardando con occhioni lucidi la porta dello spogliatoio maschile in trepidante attesa che si aprisse.

“Muoviti Tuommi! Le ragazze ci aspettano! Non sei curioso di vedere come saranno vestite?”

“Ragazze! Quelle sono due scriteriate! Che siano camuffate o meno da squilibrate in zatteroni!”

“Non essere scortese con loro! Andiamo!”

E la porta si aprì.