Dormi
dentro la tua
città
si accendono, si spengono a un tuo cenno
le luci del mondo
forse sei sveglio
a che fare?
a che fare?
L’imperscrutabile universo
che danza il nero e il bianco
del tuo pianoforte
ogni rigo
l’elegante chiave
che la tua voce seguirà
l’invisibile universo
della tua rabbia, della tua felicità
il moto –chissà quale
moto
per me lontano, arcano-
del tuo pensiero
qui
non può toccare
non può immergere la mano nelle acque
per il gusto d’increspare la superficie
se niente trema
il tuo ritratto d’argento
non potrà vacillare
scivolare, crollare
spezzarsi
ai piedi del mio presente
e continuerai a dormire
dormi
nella mia notte senz’anima.