Allooora v.v
Questa
non è una songfic, ma come potrete vedere dal
titolo e dalla fic stessa, è basata sull'omonimo brano di
Mozart, il
lacrimosa del requiem. Ho scelto questa canzone un po'
perchè è bellissima e la
amo alla cieca follia, un po' perchè si presta e molto
perchè il testo è
semplicemente perfetto.
Perciò, se
mentre la leggete di sottofondo ci mettete
suddetto brano e ve lo ascoltate, non mi fate altro che felice v,v
Titolo: Lacrimosa
Personaggi/Pairing: Prussia/Austria
Rating: giallo/Arancione
per la scena e per il tema gotico trattato.
Genere: Angst;
What if...?
Avvertimenti: Shonen-ai;
Note importanti
dell'autrice: la
one-shot è ambientata nel giorno in cui la Prussia
ufficialmente sparì dalla
faccia del pianeta, e il protagonista è proprio Roderich v,v
Nela storia è praticamente sottinteso che già in
partenza i due fossero innamorati, ovvio.
bene, detto tutto, mi
sembra °__°
quindi ciancio alle bande e
bando alle ciance e...
buona lettura ^.^/
Lacrimosa
La.
Fa, re e do diesis.
Poi, nuovamente la.
Queste,
le note d’inizio
di quella meravigliosa canzone.
Una canzone partorita dall’ingegnosa mente di un triste uomo
incompreso, tale
Wolfgang Amadeus Mozart.
A Roderich piaceva come quel brano, di anno in anno, di mano in mano,
di cuore
in cuore, sia stato tanto cambiato. Ogni passaggio comportava qualche
modifica;
fosse questa minima o radicale, non aveva importanza.
E anche con le persone, la legge del tempo non faceva eccezione.
Nemmeno con loro, è stata fatta.
Solitamente
le modifiche
erano una pausa più breve, una più lunga. Qualche
nota più bassa, qualcuna più
alta. Perfino lui stesso, nonostante la sua inflessibile tecnica
dell’esecuzione perfetta dello spartito, aveva deciso di
cambiarla totalmente,
trasportando quell’imperioso brano orchestrale in una
struggente melodia per
pianoforte.
Quel
giorno, aveva deciso
di mettere da parte ogni tecnica.
Quel
giorno, aveva deciso
di mettere da parte ogni cosa.
._._._._._._._.
La.
Fa, re e do diesis.
Poi, nuovamente la.
Queste,
le note del
requiem della sua dolce fine, suonata dalla stessa dama nera che
l’uomo tanto
bramava e a cui tanto anelava, aspettando con impazienza che giungesse
a
colmargli il suo cuore spezzato.
Lo stesso da cui colava inesorabile un liquido denso e torbido, scuro
come la
tenebra della notte.
Lo stesso, che se non dolesse in modo continuo, basso ed intollerabile,
accompagnandosi perfettamente al vibrare dello strumento, avrebbe
giurato di non avere più.
«perché
l’amore è così dolce e
meraviglioso, anche nell’ora della sua morte?»
Da
quanto si poneva quella
domanda? Da quanto si dannava per trovare una risposta?
«vorrei
odiarlo... vorrei tornare a disprezzarlo
come facevo un tempo... ma ormai, non è più
possibile.»
Ed
intanto, il liquido
continuava a scorrere.
Tingeva di rosso la dama in nero.
Come il sangue che in quel momento sgorgava dai suoi polsi recisi,
imbrattando
il bianco candido dei tasti del pianoforte, mentre lui imperterrito
continuava a condurvi la danza delle sue agili mani.
Del
suo pianoforte.
Implacabile.
ineluttabile.
Ma dolce...
Dolce
come la ninna nanna
che in quel momento spillava dallo strumento, anche se ormai immobile.
Roderich la sentiva dentro la sua mente.
Così decisa, ma gentile come il canto materno, taceva gli
echi dei dubbi e
delle paure.
Consolava i pensieri tristi,
accarezzava i ricordi felici.
Ed infine li trasportava tutti nel mondo di Morfeo, con il suo
amorevole
abbraccio.
in
questo modo, lentamente,
Roderich si lasciò andare.
Un sorriso, all’ultimo, sbocciò sul suo pallido
volto, fiore di morte nel suo triste
candore... e la dama, decise che quel sorriso era troppo bello, troppo
prezioso, per lasciarlo andare al suo effimero destino.
E
mentre pensava quello,
il sorriso si scolpì per sempre sulle rosee labbra
dell’uomo.
Infine,
Una sottile lacrima, a dirgli addio
accarezzandogli
la
guancia.
Unica
compagna,
nella solitudine
della sua fine.
._._._._._._._._._.
La.
Fa, re e do diesis.
Poi, nuovamente la.
Queste,
le note della
macabra danza suonata dalla dama nera.
seduta innanzi a quel pianoforte insanguinato, come il più
terribile dei sortilegi.
Ma
c’era così tanto amore,
in quella melodia, così tanta malinconia...
Adagio,
la canzone giunse
alla sua sospirata fine. Mentre la donna, raccoglieva quella
dell’uomo accanto
a lei.
No.
Troppa sofferenza era stata provata, troppo sangue era stato versato.
Il luogo da cui veniva, non era il posto a cui lui era destinato.
«Pecca
e sarai dannato.
Ama, e sarai santificato.
Ama il peccato, e sarai salvato.»
Perciò,
rapida come il
dissiparsi dell’eco dell’ultima nota,
dell’ultima aria, semplicemente la donna
si voltò.
Ed infine, se ne andò.
Null’altro
necessitava di
essere fatto.
Sapeva
che oramai la sua
anima era già dove meritava di stare.
Nuovamente unito al suo rivale ed amore di sempre.
Uniti per sempre nella loro fine.
In quella stessa fine, che non era che l’inizio della loro
canzone.
«Amen.»