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Autore: akuby_ge    05/07/2010    2 recensioni
Ecco, era come se, in quel treno, ci fosse stato un sedile con la targhetta “conte Jean Marc de Ponthieu, Falco d'Argento”, che era stata fatta apposta per lui. Al Falco nessuno glielo poteva soffiare il posto!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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un posto con il giornale

Un posto con il giornale

 I raggi di sole si fermavano contro i vetri bruni del vagone, ma all'interno faceva ugualmente molto caldo. I passeggeri erano pressati, come sempre, aggrappati dove potevano, le gambe più o meno allargate per bilanciare il peso nelle frenate e accelerazioni, mentre i pochi fortunati che avevano trovato un posto a sedere, guardavano rassegnati la ressa di corpi davanti a loro, chiedendosi quanto tempo prima alzarsi, per raggiungere le uscite.
Tra una donna anziana ed un uomo che cercava testardamente di leggere, nonostante i continui sbalzi della vettura, quel giorno tra i fortunati c'era anch'io.
Avevo cercato di cedere il posto a dei vecchietti già un paio di volte, ma erano troppo lontani e pressati per accorgersene, quindi avevo smesso. Fossi stato in Ian, probabilmente avrei urlato per farmi sentire, ma io non ero così cavalleresco.
Cavalleresco...
Come sempre, sorrisi all'immagine del mio cavalleresco migliore amico, diventato per caso un vero cavaliere. Ian, anzi, Jean, come si chiamava ora, era diventato quello per cui sembrava essere nato, e tutti intorno a lui lo percepivano. Io, che lo conoscevo da sempre, e i suoi nuovi amici, sia quelli che sapevano la verità, sia quelli per i quali non era mai stato nulla di diverso da un cavaliere, che non avrebbero mai potuto immaginarlo come professore, come semplice cittadino.
Eh, ma lui era nato così.
Io mi ero divertito a fare l'abile arciere, nel videogioco come nel Medioevo, ma non era quello, ciò che avrei voluto essere. Io... in realtà, mi era comunque difficile dire se facevo il lavoro che veramente volevo - tanto più se ero diventato ciò che avevo sognato, anche perché ne ho sempre avuto solo una vaga idea. Mica ero come il signor conte. Come il Falco d'Argento. Lui si era trovato un posto, nella vita normale, e gli stava a pennello, nonostante quel che pensava mio padre; eravamo finiti nel Medioevo, e lì aveva trovato un altro posto, anzi Il Vero Posto, con le maiuscole. 
Ecco, era come se, in quel treno, ci fosse stato un sedile con la targhetta “conte Jean Marc de Ponthieu, Falco d'Argento”, che era stata fatta apposta per lui.
Al Falco nessuno glielo poteva soffiare il posto!
Che poi, leggendo quel nome, il suo proprietario mai avrebbe potuto immaginare di essere...

Suppongo che se qualcuno, in quel vagone stracolmo, avesse abbassato o voltato lo sguardo verso di me, in quell'attimo, gli si sarebbe offerto un ben misero spettacolo.
Veramente, non so che faccia avessi.

Il mio amico Ian Maayrkas non avrebbe mai potuto immaginare, leggendo le cronache medioevali, che il conte cadetto Jean Marc de Ponthieu, detto il Falco d'Argento, era lui.
Molto semplice, il perché: perché, ufficialmente quello non era lui. Quello non era il suo posto - o meglio, sì, lo era, perché era stato lui a guadagnare il titolo di Falco d'Argento, ed era stata una bonaria storpiatura del suo vero cognome, a fornire il secondo nome Marc.
Quello però, in realtà, era il posto di Jean de Ponthieu. Quando quell'uomo infido era morto, aveva circa la stessa età di Ian, e nessuno lo conosceva bene, a parte suo fratello, e quindi era stato facile e semplice, per il caro Guillaume, sostituire i due uomini.
E così, Ian era diventato Jean, aveva preso il suo posto.

Era come se la targhetta di Ian fosse sparita, e sul sedile ci fosse stato un uomo nascosto dietro un giornale; l'uomo a un certo punto smetteva di leggere e si alzava, lasciando lì il giornale, e arrivava un altro che prendeva il giornale, si sedeva, e iniziava a leggere anche lui. Ad un altro passeggero, distratto e ansioso di arrivare dove doveva, il cambio poteva passare inosservato, fintanto che il giornale era quello.
Però, la grande fama del Falco, il rispetto che circondava il conte cadetto, l'aveva creato tutto Ian, da solo. Non l'aveva rubato a Jean. Jean non aveva fatto nulla per meritarseli, ed era stata una scelta di Ponthieu, la sostituzione. Non di Ian.
Il mio cavalleresco migliore amico aveva trovato il suo posto. Partendo dal titolo di conte cadetto di Jean, è vero, ma la vita, le azioni, i sentimenti, le parole, le decisioni... era farina del sacco di Ian.
E allora, perché continuavo a sentirmi a disagio?
Ian non era caduto dalla mia stima, e continuavo a pensare che era vero, che lui aveva trovato la sua strada. Che era destinato a diventare il Falco d'Argento.
Però... In tutto questo, c'era l'uomo che si sedeva per primo con il giornale. Certo, era stata colpa sua, alzarsi e lasciare il giornale, ma era comunque triste che poi il suo posto fosse preso. Ian era destinato ad arrivare lì e sedersi, e questo mi riempiva di orgoglio, ma Jean era stato destinato ad andarsene, e questo - umanamente - non mi faceva piacere.

Mi unisco alla mia sorellina cioccolatoprego, e al suo Co.Ri.Je.Po., ovvero il Comitato di Riabiliazione  di Jean de Ponthieu.
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