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Autore: lemonade    05/07/2010    2 recensioni
< Avete chiamato la linea bollente di Donald Finley, gladiatore delle camere da letto. – lo avvisò la voce strascicata, ancora impastata dal sonno, di Don dall’altra parte del telefono, continuando con distaccato fastidio, - Premete uno se volete fare del sesso telefonico, due se volete essere insultati gratuitamente, tre ed accederete ad una casella vocale dove lasciare nome ed indirizzo in modo che io vi possa raggiungere e pestare a sangue. > Dopo un primo momento di stupore completo, in cui gli angoli della sua bocca tiravano già inevitabilmente verso l’alto, Aaron decise che la cosa migliore da fare a quell’ora infame del sabato mattina – le nove e trenta, ad onor di cronaca – era evitare di contraddirlo. Così allontanò il cordless dall’orecchio e studiò con attenzione i tre tasti suggeriti, prima di seguire diligentemente le istruzioni dell’amico.
Genere: Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sweet Talk

Titolo: Sweet Talk
Fandom: Originale (Aadon)
Personaggi: Aaron/Donnie, Gwen
Rating: PG13
Genere: boys love, spin-off di Hanging By A Moment ma ormai indipendente.
Avvisi:  Come potete leggere sopra, qui vengono narrate le gesta di Aaron e Donnie, personaggi molto molto (già detto molto?) marginali di Hanging By A Moment (mai conclusa). Dato che i personaggi principali di quella storia qui non ci sono, non importa assolutamente che l’abbiate letta o no. L’idiozia è fruibile da tutti. *annuisce convinta*
Riassunto: Aaron telefona a Donnie.

 

 

 

Sweet Talk

 

 

< Avete chiamato la linea bollente di Donald Finley, gladiatore delle camere da letto. – lo avvisò la voce strascicata, ancora impastata dal sonno, di Don dall’altra parte del telefono, continuando con distaccato fastidio, - Premete uno se volete fare del sesso telefonico, due se volete essere insultati gratuitamente, tre ed accederete ad una casella vocale dove lasciare nome ed indirizzo in modo che io vi possa raggiungere e pestare a sangue. >

 

Dopo un primo momento di stupore completo, in cui gli angoli della sua bocca tiravano già inevitabilmente verso l’alto, Aaron decise che la cosa migliore da fare a quell’ora infame del sabato mattina – le nove e trenta, ad onor di cronaca – era evitare di contraddirlo. Così allontanò il cordless dall’orecchio e studiò con attenzione i tre tasti suggeriti, prima di seguire diligentemente le istruzioni dell’amico.

 

< Cos’era quel suono? > chiese Donnie, senza un reale interesse, avvolgendosi ancora di più nel piumone ed affondando di nuovo al caldo del suo letto.

 

< Ho fatto come hai detto. > rispose semplicemente il biondo, sorridendo serafico anche senza essere visto.

 

< Ok… - sbuffò Don, strofinandosi gli occhi con le dita e sorridendo suo malgrado – Dimmi che hai premuto due, perché in questo momento non ho la forza necessaria ad uscire da letto, vestirmi e venire a gonfiarti di botte, mentre nutro buone speranze per gli insulti gratuiti. >

Sentì il suo migliore amico ridere dall’altro capo della linea ed aggiunse < In più, so dove abiti e la maggior parte delle volte sei a casa mia, quindi per te la casella vocale sarebbe proprio sprecata. >

 

< No, mi dispiace Don. – disse Aaron, cercando disperatamente di rimanere serio quanto il rosso, ma forse non riuscendoci del tutto – Non ho schiacciato né due né tre, e pretendo di ricevere il servizio selezionato. >

 

Donnie soffiò dolorosamente nel ricevitore, prima di iniziare con voce suadente < Sei stato un bambino davvero cattivo… >

 

Ci furono cinque secondi di silenzio. Cinque secondi così nitidi e precisi che Don lì contò senza fatica, aspettandosi la scontata reazione dell’altro.

Poi Aaron scoppiò a ridere.

 

< Oddio, Don! – disse fra una risata e l’altra – Sembravi così assolutamente vero!...hai trovato il tuo talento nascosto…! >

 

< Già, già… - commentò il rosso, fingendosi annoiato – Per questo sono contento che si tratti di una conversazione telefonica, non avrei mai voluto essere lì nel momento in cui ti è partito lo schizzo… >

 

< Certo che, Donnie, io ti do della puttana e tu già ti esalti…!  - scosse la testa Aaron, per poi incastrare il ricevitore tra il mento e la spalla – Qui l’unico schizzo che è partito è quello del detersivo per i piatti… >

 

< Povera casalinga disperata! – esalò Don, affranto e dispiaciuto per le condizioni in cui versava il suo migliore amico, - Io ero rimasto alle tue performance da tre secondi virgola cinque, ma non avrei mai pensato che l’impotenza ti cogliesse alla tenera età di diciotto anni… >

 

Aaron ridacchiò leggermente, mentre in sottofondo si sentiva lo scrosciare dell’acqua ed il tintinnio di ceramica e posate. < Finora non si è mai lamentato nessuno delle mie prestazioni… - dichiarò senza vergogna, aggiungendo in un sussurro che gli fece rizzare i capelli sulla nuca – Che c’è? Vuoi provare e vedere se mi sbaglio?! >

 

< Dio!, come operatore telefonico sexy sei pessimo… - mentì con disinvoltura, senza soffermarcisi troppo – Smettila con questa mia pietosa imitazione!, se volevi continuare il giochino bastava chiedere. >

 

< Mi sembra il minimo, - esordì il biondo, senza potergli mostrare il sorriso malizioso che gli era salito alle labbra – dato che, dopo tutte queste chiacchiere, ancora non sei riuscito a farmelo venire duro… >

 

Donnie annaspò, arrossendo fino alle orecchie e cercando disperatamente qualcosa di sagace con cui ribattere.

Alla fine cedette, < Sei osceno! > disse, mentre già le risate di Aaron gli facevano eco.

 

< Scusa, devo aver sbagliato numero… - commentò il biondo con semplicità, ritorcendo – Credevo di parlare con Donald Finley, gladiatore delle camere da letto… non con Donnie Finley, verginella ritrosa… >

 

< Ehi! – Sbottò subito offeso Don – Capisco che l’idea di avermi a disposizione per soddisfare ogni tua perversione abbia solleticato il cervello malato che ti ritrovi, ma mi vedo costretto ad infrangere i tuoi sogni. >

 

< Awn! – piagnucolò Aaron abbattuto – Il mio cuore sanguina! >

 

Donnie ridacchiò, per poi sfotterlo con tono caritatevole < Oh, povero!, vuoi un bacino così passa la bua? >

 

< Dipende dove! – commentò allegramente Aaron, continuando a lavare i piatti della colazione – Magari alla fine riesci davvero a farmelo diventare duro… >

 

< Cazzo Aaron, certo che sei veramente grezzo quanto ti arrapi...! - constatò Don, scuotendo la testa con un ghigno, prima di informarsi con finta preoccupazione - È con quella bocca che baci mia sorella? >

 

Seguì una serie di rumori ed imprecazioni varie da parte di Aaron prima che un colpo secco stordisse Don a tal punto da costringerlo ad allontanare il ricevitore.

< Scusa. – disse il biondo dopo un po’ – Ho quasi affogato il telefono nel lavandino della cucina. >

 

Donnie si lasciò andare ad una risatina supponente, chiedendo < Questo sarebbe un pallido tentativo di cambiare discorso? >

 

Ricambiando la risata e l’ironia, l’altro rispose < Perché dovrei cambiare discorso? Non sono certo io quello mortalmente geloso di Gee… >

 

< Non si stava parlando di Gwen, qui! > sbottò Don, oltraggiato da quelle insinuazioni.

 

Aaron abbozzò un ghigno e rispose con calma strascicata < Già, qui si parlava di te, di me e dell’erezione nei miei pantaloni. >

Ci fu una pausa di qualche secondo, nella quale Donnie inserì inspiegabilmente un’immagine mentale del biondo sbirciava oltre l’orlo dei jeans per poi precisare, < O della sua quasi totale assenza. >

 

< Quasi?! > chiese curioso, prima di riuscire a mordersi la lingua.

 

< Beh…! – rispose Aaaron, grattandosi la nuca ed andando a sedersi sul bracciolo di una delle poltrone del salotto – Devi scusarlo, sai… lui è fatto così! Sente parlare di Gee e salta su… è decisamente troppo sensibile! >

 

< Fantastico! – commentò Donnie, alzando gli occhi al soffitto e buttando finalmente da parte le coperte con un gesto di stizza – Uno stronzo con un pene emotivo!, questo spiegherebbe i sopraccitati tre virgola cinque secondi… >

 

< Ecco!, lo vedi perché con te non si sente a suo agio?! – si finse frustrato Aaron, cercando di non scoppiare a ridere – Lo tratti sempre male, poi gli viene l’ansia da prestazione…! >

Sentì uno scroscio di risate, in cui fu costretto ad immaginare l’amico piegato in due che cercava di impedirsi di rotolare per terra in preda agli spasmi, poi Donnie cercò di riprendersi, respirando a fondo e chiedendo delucidazioni.

 

< No, aspetta!, fammi capire: - gli disse, più serio che poteva – stai dicendo che io inibisco i tuoi istinti sessuali perché sono “cattivo”? >

 

< Esattamente! – annuì convinto Aaron – Anzi, dovresti parlarci!, si aspetta delle scuse. >

 

< Cosa?! – fece allucinato Don – Non puoi pretendere che io parli davvero col tuo cazzo, Aaron! Soprattutto non puoi pretendere che mi scusi! >

 

L’unica risposta che ottenne dal biondo fu un serissimo < Te lo passo. >

 

E nella testa di Donnie partì il filmino in cui Aaron si appoggiava il cordless al cavallo dei pantaloni, cosa che probabilmente stava davvero accadendo, dato che sentiva lo strusciare dei suoi vestiti contro il ricevitore e -  NO! Basta!, tutto ciò è davvero molto stupido!

Non era il tipo da eccitarsi per qualcosa di così stupido!

Quindi radunò tutto il coraggio che aveva e tentò davvero di parlare con… beh… diciamo che tentò davvero di parlarci e basta!

< Ok, Cazzo, tu non piaci a me e io non piaccio a te, ma- > esordì, venendo però bloccato sul nascere da Aaron.

 

< Scusa se ti interrompo, Don… > disse, sembrava quasi si stesse scusando veramente.

 

< Dimmi, Aaron. > sospirò il rosso, passandosi stancamente una mano sulla faccia.

 

< Non è che non gli piaci… - iniziò, cercando di non scoppiare a ridere e di concludere la frase in maniera comprensibile – Anzi…! Direi che, da come ha reagito alla tua voce, hai fatto veramente colpo! >

 

Donnie lanciò uno sguardo scandalizzato al telefono, da cui giungeva ancora la risata sguaiata e canina di Aaron, sentendo le orecchie raggiungere temperature elevatissime, per poi sbottare in un esasperato < Ok, dopo questa riattacco e d’ora in poi avrai mie notizie telefoniche solo tramite la mia casella vocale. Non voglio mai mai mai più parlare con te al telefono, sono stato chiaro?! >

 

L’altro cercò di calmarsi, < Aspetta, Donnie, avevo chiamato per chiederti una cosa! > disse.

 

< Parla. > sbuffò, di nuovo, sperando che nel frattempo la sua faccia fosse tornata di un colore vagamente umano.

 

< Volevo sapere se vieni da me oggi pomeriggio. Gee ha il ritiro con quelli del club di teatro, no? > chiese.

 

< Non. Lo. So. > enunciò il rosso, sentendo la rabbia montare.

 

< Non sai se tua sorella ha il ritiro o se vieni a casa mia oggi? > incalzò Aaron, senza la minima pietà.

Avvertì un singhiozzo frustrato ed il rumore dei piedi nudi sul pavimento prima di sentire Donnie urlare < GWEEEEN! IL TUO RAGAZZO MI MOLESTA SESSUALMENTE AL TELEFONO!, RIPRENDITELO, TI PREGO! >  ed il ricevitore atterrare con un tonfo sordo su qualcosa di morbido, mentre da qualche parte una ragazza si lamentava appena.

 

< Ehi... – disse una voce dolce ed assonnata, una volta recuperato il cordless tra i meandri delle proprie lenzuola – Sai bene che mio fratello non è molestabile fino alle due del pomeriggio durante weekend e festivi. >

 

Il suo ragazzo sorrise dall’altra parte della linea < Scusa Gee, vuol dire che richiamerò verso le due. >

 

< Ok, ciao. > sorrise lei, raccogliendosi le ginocchia al petto e ravviandosi una ciocca di capelli lisci e ramati dietro l’orecchio.

 

< Ciao cucciola, a lunedì. > chiuse la voce di Aaron, prima di riattaccare.

  
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