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Autore: Screec_94_    06/07/2010    2 recensioni
-No! Non puoi portarmela via!!!- urlò una 22enne Ziva David.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Ziva David
Note: AU, OOC, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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non sempre tutti hanno ciò che si meritano Ok inizio dicendo che questa lunghissima one-shot non si sviluppa durante la serie tranne l'ultima parte, scritta in corsivo, che è ambientata dopo la fine del secondo episodio della 5^ serie ( un figlio a tutti i costi). Beh... cos'altro aggiungere? Grazie a chi la leggerà.
Avvertimenti: AU, triste

Non sempre tutti hanno quello che si meritano

-No! Non puoi portarmela via!!!- urlò una 22enne Ziva David.
-Posso fare quello che voglio! Mi avevi detto che eri rimasta incinta di Aaron prima che morisse invece ti sei data alla pazza gioia!-. rispose Eli David dandole uno schiaffo in piena guancia. L'uomo si diresse verso la culla della bambina, che era stata svegliata dalle urla, e la prese. La bambina, di appena un anno e due mesi, non era abituata a vedere suo nonno così arrabbiato. La ragazza bloccava l'uscita della stanza.
-Non puoi portala via da me! E' mia figlia! Non hai nessun diritto su di lei!-.
-E' mia nipote!!! Spostati da quella porta Ziva!! Immediatamente!!!-.
-No! Rimetti mia figlia nella sua culla e mi sposterò! Non uscirai da qui con lei!- Eli con un colpo la scaraventò a terra.
-Ima!- disse la bambina accorgendosi che la madre era a terra.
-Mi hai preso in giro per tutto questo tempo! Come hai potuto! Non vedrai più tua figlia! Non sei altro che una sgualdrina!- L'uomo stava per uscire di casa quando Ziva sussurrò qualcosa.
-Farò tutto quello che vuoi, ma lasciamela vedere...-.
Eli in una frazione di secondo pensò a tutte le missioni che la ragazza non avrebbe accettato perché troppo lunghe o pericolose e che ora poteva affidarle. Ce l'aveva in pugno.
Il direttore David sfruttò molto di questa situazione e non fece rivedere la figlia a Ziva se non 5 anni dopo, quando la bambina non si ricordava più il viso di sua madre, e ad una condizione: non avrebbe dovuto dire a Isabelle, così si chiamava la bambina, di essere sua madre, altrimenti non l'avrebbe più vista.
-Isabelle, oggi seguirai delle lezioni di spagnolo e inglese con un agente del Mossad. Ricordati, non dare mai confidenza a nessuno e non fidarti.-.
-Si nonno.-.
-E ricordati! Puoi chiamarmi così solo quando non c'è nessuno! Altrimenti- fece cenno alla bambina di continuare.
-Altrimenti direttore David o signor David o signor direttore.-.
-Molto bene Isabelle. Entra- disse brusco rivolgendosi a Ziva che era all'esterno della stanza.
La ragazza entrò e vide la figlia seduta ad un tavolo, con le gambe a penzoloni dalla sedia che non toccavano terra. Stava per sorridere ma il padre le si avvicinò e le sussurrò all'orecchio.
-Fai qualcosa di sbagliato e ti giuro che non la vedrai mai più.- uscì dalla stanza.
La ragazza si sedette al lato della bambina.
-Ciao Isabelle, io sono Ziva.-.
-Ciao...-.
-Preferisci iniziare a imparare l'inglese o lo spagnolo?-.
"Mi fa scegliere??? Strano per un agente del Mossad...".
-Spagnolo...-.
-Ok, iniziamo dalle basi.-.
Dopo circa un'ora la bambina notò la collanina con la stella di David.
"Mi sembra di averla già vista... Ma dove?"
-Sei stanca? Vuoi fare una pausa?- chiese Ziva vedendola un po' distratta.
-Si, grazie agente...-.
-Chiamami solo Ziva, va bene?-.
-Si... lei non sembra un'agente del Mossad Ziva, gli altri sono freddi e mi obbligano a fare le cose, lei no, lei mi chiede cosa preferisco fare, è strano e ha anche quella collana... è possibile che ci siamo già viste? Mi sembra di aver già visto la collanina-.
-Ce ne sono tante uguali a questa, è impossibile che tu l'abbia vista a me.- mentì la donna.
-Perché dici le bugie?-.
-Cosa?-.
-Il direttore mi ha detto che se si fanno delle espressioni o si sposta lo sguardo si capisce se si stanno dicendo delle bugie, perché me le dici?-.
-Non ti sto mentendo-.
-Però i tuoi occhi...-.
-NON TI STO MENTENDO!- urlò la ragazza.
La bambina si ritrasse da lei.
-Ora si che sei un agente del Mossad...-sussurrò.
Ziva subito si pentì del tono che aveva usato.
-Scusami piccola...-si avvicinò ma la bambina si allontanò.-Tranquilla... non ti faccio niente... te lo prometto- Isabelle si riavvicinò- posso?-.
-Fare cosa?- un po' diffidente.
-Questo...- l'abbracciò.
-Nessuno lo fa mai...-.
-Cosa? Abbracciarti?-.
-Si... è bello...- appoggiò la testa all'altezza del cuore della donna.
-La tua mamma non ti abbraccia mai?- chiese conoscendo bene la risposta.
-Io non ho la mamma adesso... prima si... però non me la ricordo bene... il direttore dice che mi ha abbandonato perché non mi voleva bene-poi aggiunse sussurrando- però io non ci credo, mi ricordo che mi ha portato via lui e che la mia mamma piangeva ed era a terra, però non so perché non viene a prendermi... forse ha ragione e non mi vuole più bene...-.
-Non è così, la tua mamma ti vuole tanto tanto tanto bene, ne sono sicura.-.
-E perché non viene?-.
-Non può...-.
-Tu la conosci?-.
-Eh? No...-.
-Perché mi dici tante bugie? Tu conosci la mia mamma! Perché non le dici di venirmi a prendere? Perché? Io le voglio bene, la voglio... il direttore mi fa paura!-.
Ziva cercava di trattenere i singhiozzi ma la bambina, poggiata al suo petto, li sentiva comunque.
-Perché piangi? Il direttore dice che non bisogna piangere...-.
-Non tutto quello che dice o fa il direttore è giusto, anzi... Isabelle il direttore ti ha mai picchiato?-.
La bambina non rispose e strinse forte la donna. La ragazza allora uscì dalla stanza come una furia diretta verso il padre che era nei paraggi.
-TU!!! COME HAI OSATO PICCHIARE MIA FIGLIA!!!!-.
-Ziva, abbassa la voce!-.
-NO! NON HAI NESSUN DIRITTO SU DI LEI!! L'HAI PORTATA VIA E NON ME L'HAI FATTA VEDERE FINO AD OGGI E SCOPRO CHE L'HAI PICCHIATA!!! TU SEI UN UOMO MORTO! E MIA FIGLIA VIENE VIA CON ME!!! ORA!!! SONO STATA CHIARA?-tornò dalla figlia inseguita dal padre.
-ZIVA LASCIALA STARE!-.
-LASCIALA STARE TU!!!- abbracciò la bambina- tu vieni con me piccola ok?- le diede un bacio sulla guancia.
-ZIVA VATTENE!!! E' UN ORDINE!-.
-IO NON PRENDO PIU' ORDINI DA TE!-.
-SEI MIA FIGLIA! MI DEVI UBBIDIRE!-.
-Sei la mia mamma...- sussurrò la bambina.
-ZIVA ESCI IMMEDIATAMENTE DA QUESTA STANZA! NON LA VEDRAI PIU'! HAI ROTTO I PATTI!- era infuriato.
-Veramente sei tu che hai detto che ero tua figlia, non è mica stupida, ha fatto due più due. Da ora in poi dimenticati di avere una figlia, ma soprattutto di avere una nipote.-prese per mano la figlia e uscì dalla stanza. Eli David rimase immobile, se solo avesse voluto avrebbe potuto fermare la ragazza, farla arrestare, ma forse non voleva.
Le due uscirono dall'edificio. La bambina di fermò e guardò la madre negli occhi.
-Tu sei la mia mamma...- la ragazza si abbassò alla sua altezza e le accarezzò una guancia.
-Isabelle io ti voglio davvero tanto tanto bene e- la bambina la interruppe.
-Perché mi hai lasciato con lui?-.
-Non ti avrei mai lasciato con lui, ti ha portato via da me,ricordi? Non mi ha fatto avvicinare a te fino ad oggi... dovevo fare tutto quello che mi diceva, solo così avrei potuto rivederti...- la bambina notò una cicatrice abbastanza lunga sulla clavicola sinistra della ragazza e ci passò un dito sopra.
-Questa è colpa mia?-.
-No piccola, non è colpa tua! E' colpa sua! Lui non doveva usarti per convincermi a fare cose così pericolose.-.
-Come devo chiamarti?-.
-Come vuoi, scegli tu, come ti viene meglio chiamarmi.-.
-Posso chiamarti mamma?-.
-Certo amore mio- sorrise.
-Posso abbracciarti?-.
-Non c'è bisogno di chiedermelo piccola.- la bambina abbracciò forte la madre.
-Mi sei mancata tanto mamma!- iniziò a singhiozzare.
-Anche tu amore- la prese in braccio come vide che il direttore le guardava dalla porta- andiamo via di qui amore... andiamo a casa... te la ricordi?-.
-Ziva.- la chiamò il padre.
-Cosa vuoi?- rispose brusca la ragazza.
-Ho una proposta da farti.-.
-Di solito le tue proposte o riguardano missioni da cui sono uscita viva per un pelo o del genere di cui non mi va di parlare davanti a mia figlia.-.
-Andrai a Washington. Devi tenere sotto controllo Ari, senza farglielo capire, e fermarlo. Ha ucciso un'agente dell'NCIS. Devi bloccarlo prima che lo faccia ancora.-.
-Si certo! Così nel frattempo porti mia figlia da qualche parte e non la rivedo per i prossimi 6 anni! Scordatelo!-.
-La porterai con te e per ora ne avrai l'affidamento parziale, a missione compiuta ne avrai l'affidamento completo.-.
-Mettilo per iscritto e firmalo-.
-Non ti fidi di me Ziva?-.
-Onestamente? No, non mi fido e voglio un'altra condizione: a missione finita accetterai le mie dimissioni dal Mossad.-.
-No.-.
-Allora scegli un altro agente per questa missione.-.
-Allora scordati l'affidamento di tua figlia.-.
-Non puoi portarmela via- la strinse di più a se- qualsiasi giudice me ne darebbe l'affidamento completo, sono la madre, è un mio diritto!-.
-Si ma non se ti dimetti dal Mossad. Molto spesso i giudici sono restii ad affidare una bambina ad una persone che non ne può assicurare il benessere anche in campo economico.-.
-Tu sai benissimo che non ho problemi economici!-.
-Ma se lasci il tuo lavoro...-.
-Ne trovo un altro!- si girò e se ne andò.
-Mamma... non ci separano di nuovo vero?-.
-No piccolina mia- sorrise- non glielo permetterò più!-.
-Ziva se te ne vai ora non ti considererò più mia figlia!-.
-Fallo pure. Io non ti considero più mio padre già da molto.- se ne andò.
Arrivarono tranquillamente all'appartamento dove abitava Ziva. La bambina era stata sovra pensiero durante il viaggio in macchina.
-Piccola, va tutto bene?-.
-Ho un po' di paura...-.
-Guardami...- le accarezzò una guancia- se vuoi che ti riporti indietro dimmelo... voglio solo che tu sia felice... va bene?- le disse guardandola negli occhi.
-Mamma io sono felice di stare con te! Mi sei mancata tantissimo! Però non voglio che ti faccia del male per colpa mia...- riferita a Eli.
-Amore mio non pensare a lui, ok? Ora ci siamo tu ed io e basta. Non ti devi preoccupare di me, sono io che mi devo preoccupare di te.-.
-Mamma... ti voglio bene...- Ziva sorrise dolcemente alla figlia, era da molto che non se lo sentiva dire.
-Anche io amore... tanto tanto tanto... grazie...-.
-Di cosa mamma?-.
-Di chiamarmi così...- Isabelle arrossì.- Dai, saliamo- le sorrise. Entrarono in casa.
-Mi ricordo!!!!! Lì c'è la mia camera vero???- corse dentro la sua camera e la donna la raggiunse e trovò la bambina dentro la culla dove aveva dormito quando stava con lei.
-Mamma mamma!!! Mi ricordo!!!- saltellava.
-Sono contenta amore!- sorrise- Mmmm vieni qui!- la fece coricare sul letto e iniziò a farle il solletico.
-Ahahahahaha mamma!!!! Ahahaha basta mamma!!!- la bambina si contorceva sotto il tocco della madre.- Ahahahahahahah!!!!- cercava di allontanare le mani della donna dai suoi fianchi. La donna si fermò e fissò la bambina.
-Sei bellissima amore- le tolse un ciuffo di capelli dalla faccia e le sorrise.
-Grazie mamma...- arrossì e sorrise leggermente.
-Amore ti ricordi di...- prese un peluche da una mensola lì vicino-lei?- le mostrò una piccola foca bianca.
-Sarah!!!!-.
-Si piccola!-.
-E' tutto uguale vero?- prese il pupazzo che la madre le stava porgendo.
-Si piccola, ho lasciato tutto così come era- sorrise.
-Mamma... mi aiuti ad uscire?-.
-Certo piccola!- la prese in braccio e la tirò fuori- Oplà!- la poggiò a terra.- Cosa ne dici se andiamo a preparare la cena?-.
-Va bene!-.
-Cosa vuoi mangiare?-.
-Boh-. La donna rise
-Sei proprio come- si bloccò improvvisamente.
-Come chi mamma?-.
-Nessuno...-.
-Mamma?- le prese una mano.
-Scusami amore, ero sovra pensiero... Che ne dici se prepariamo un po' di pollo con le patate al forno?-.
-Siiiiiiii!!!!!!!!!!!-.
-Ahaha allora a lavarsi le mani e pronte per cucinare!-.
Un'ora dopo tutto era in forno e stava cuocendo.
-Mi sono divertita tantissimo mamma!!! Non mi ero mai divertita così tanto!!!-.
-Amore non è niente di speciale, però sono contenta che ti sia divertita!-.
-Si che era speciale mamma! Perché sono con te e nessuno mi aveva mai chiamato "Amore" o "piccola" solo "Isabelle David" o quando non c'ero " la bambina"... mi piace come mi chiami e sei tanto tanto tanto più buona di tutti quelli con cui stavo! Sei la mamma più brava del mondo mamma!!!-.
-Sono contenta che lo pensi piccola mia- le sorrise e l'abbracciò-facciamo un gioco mentre aspettiamo che sia tutto pronto?-.
-Si!! A cosa giochiamo?-.
-Scegli tu piccola.-.
-Io non conosco dei giochi...-.
-Come- si bloccò... aveva vissuto al Mossad era "normale"- Allora te ne insegno alcuni io ok? Mentre vado a prenderli fai un bel disegno?-.
-Cosa devo disegnare?-.
-Quello che vuoi, non ti devo dire io quello che devi disegnare, devi scegliere tu- le scompigliò i capelli e aprì un cassetto in salotto- ecco qui dei fogli e dei colori- glieli poggiò sul tavolo- torno subito.
Si diresse in camera sua e Isabelle iniziò a disegnare.
"E ora cosa mi invento?"Le venne un'idea." Si, potrebbe andare!".
Dopo poco tornò dalla figlia e poggiò la testa sulla sua spalla.
-Che bel disegno amore!.
Il foglio era diviso a metà. Nella prima metà c'era un uomo vestito di grigio e una faccina triste, mentre nell'altra metà c'era una faccina felice e una donna.
-Questo era prima con il nonno ed ero triste e questo è ora con te e sono felice- spiegò la bambina sorridendo.
-E' davvero un bel disegno amore- sorrise. - Ti ho già presentato il señor Perez e doña Carmen?- togliendo le mani da dietro la schiena e mostrando due marionette.
-Ahahahah no ahahahah!!!-.
-Beh eccoli qui!- poi facendo parlare il "señor Perez" con accento spagnolo- Come hai fatto a dimenticarti di noi?-severo.- Dai Eugenio non fare così! Ma chi è questa bella bambina Ziva?- avvicinando "doña Carmen" alla faccia di Isabelle. -E' mia figlia, Isabelle.-. ¡Que guapa! ¡Es una chica muy bonita Ziva!-.- Gracias doña Carmen-.
Isabelle rideva guardando le scenette inventate dalla madre. Improvvisamente l'abbracciò forte. Ziva rimase stupita ma dopo qualche secondo ricambiò l'abbraccio. Poi un sentirono un "bip" proveniente dal forno.
-E' pronto!-.
-Si!-.
-Hai tanta fame amore?-.
-Sono curiosa di sapere come è perché l'abbiamo cucinato noi.-.
-Ah!!! Di solito a che ora ceni amore?-.
-Alle 7 e 30.-.
-Piccola io di solito ceno un po' più tardi ma mi adatterò- sorrise togliendo dal forno il pollo con le patate.
Cenarono con tranquillità e dopo cena la bambina si accoccolò sul ventre della madre mentre erano sedute sul divano e iniziarono a parlare.
-Mamma è strano essere trattata così... tu con me giochi, mi coccoli... al Mossad invece nessuno in tanto tempo aveva fatto così con me... solo quando ero più piccola mi ricordo che qualche volta andavo da una signora che mi prendeva in braccio e mi parlava, adesso ho capito, di te, ma quando lui l'ha scoperto non mi ha più fatto andare...-la donna le accarezzava la schiena dolcemente- Non mi lasci più vero?-.
-No piccolina, non ti lascio più... ti tengo stretta a me, nessuno ti porterà via da me... nessuno...-.
-Mamma dove dormo io? Non ci sto nella culla...-.
-Oggi dormi con me nel mio letto amore, e domani andiamo a comprare un letto per te e dei vestiti ok?-.
-Si.- sorrise.
-Piccola, le tue cose sono a casa del direttore?-.
-No, non ero a casa con lui, ero in un'altra casa... ma lì tranne dei vestiti non ho niente, tutto è a casa di quella signora dove andavo quando ero piccola...-.
-Ti ricordi come si chiamava?-.
-No... però diceva che sua sorella sarebbe contro quello che mi aveva fatto il direttore.. credo portarmi via da te...-.
-Forse ho capito da chi ti portava, e se è la persone che penso io è un bene per noi!-.
-Perché mamma?- domandò curiosa.
-Perché credo sia mia zia Nettie, e se non è lei è comunque una buona occasione per conoscerla.- sorrise.
La bambina sbadigliò.
-Hai sonno amore?-.
-Un po'...-.
-Dai vieni- la prese in braccio e la portò in camera da letto- oggi dormi con me e domani andiamo a comprare un letto, dei vestiti e dei mobili per la tua camera, va bene?-.
-Si mamma.-sorrise- Grazie.-.
-Vuoi una delle mie magliette da usare come pigiama?- chiese accarezzandole la testa.
-Si, per favore.-.
-Ecco a te.- disse tirando fuori una maglietta da un cassetto e aiutandola a cambiarsi.
-Mamma, ti posso chiedere una cosa?- erano distese sul letto, una accanto all'altra.
-Si piccola, dimmi...- le accarezzava dolcemente i lunghi capelli scuri.
-Chi è il mio papà? E perché non è qui con te?-.
-Piccola, mi dispiace ma non posso dirti il suo nome... ma se vuoi posso parlati di lui...-.
-Si mamma, per favore...- disse la bambina con voce assonnata.
-Se hai sonno te ne posso parlare domani...-.
-No mamma- sbadigliò- ora...- Ziva sorrise.
-Da dove vuoi che inizi?-.
-Dove vi siete conosciuti?-.
-Ero in missione negli Stati Uniti quando-.
-Il mio papà è americano?- l'interruppe la figlia.
-Per metà... Avevo finito la missione e mi stavo godendo le ultime ore in America prima di tornare qui. Ero in un bar di New York, davanti alla Statua della Libertà, quando lui mi offrì da bere... Iniziammo a parlare, o meglio, iniziò a parlare di se e del suo lavoro e “dopo esserci andata a letto” mi accompagnò all'aeroporto. Ci incontrammo un'altra volta, due mesi dopo, a Washington DC e per le settimane che stetti lì uscimmo insieme almeno quattro volte a settimana, o a pranzo o a cena, e piano piano ci siamo innamorati... Purtroppo io non potevo rimanere con lui, però ci sentivamo tutti i giorni quando non eravamo a lavoro... Quando gli dissi che aspettavo te, era felicissimo e voleva che lo raggiungessi, ma non potevo... quando avevi due mesi riuscì finalmente a venire e quelle furono le due settimane più belle della nostra vita... eravamo felici... eravamo insieme... eravamo una famiglia... poi dovette tornare in America ma mi promise che sarebbe tornato di sicuro un anno dopo, se non fosse riuscito a liberarsi prima. L'anno successivo arrivò la mattina dopo che Eli ti aveva portato via... mi trovò in lacrime e voleva andare a prenderti... gli dissi che preferivo che mia figlia avesse un padre lontano ma vivo, piuttosto che morto... Lui però tornò tutti gli anni... sempre nello stesso giorno... il 26 Agosto...-.
-Mamma, ma... il 26 Agosto è tra tre settimane!!!!- disse eccitata.
-Si piccola- la donna sorrise- ora dormi però...-.
-Mamma ma quest'anno viene, vero?- chiese sempre più eccitata.
-Ne parliamo domani amore, ok? Buonanotte...- le diede un bacio sulla fronte.
-Buonanotte mamma.- disse un po' delusa per la mancanza di risposte.
Ziva continuò ad accarezzarle i capelli fino a che non si addormentò, poi si alzò e iniziò una telefonata.
-Ciao amore...-.
-Ehi Zi! Come stai? Va tutto bene, vero?-.
-Si, va tutto bene, anzi, benissimo! La nostra bambina è a casa con me...-.
-Davvero? Sono felicissimo! Non vedo l'ora di arrivare, anzi mi sa che anticipo la partenza così rimango di più e... Oddio Ziva! Sono felicissimo!!! Vorrei essere lì con voi... Posso parlarci?-.
-Sta dormendo Tony, anzi si è appena addormentata... anche io vorrei averti qui con noi... non sai quanto...-.
-Tanto quanto vorrei io...-.
-Ti amo...-.
-Anche io amore mio... Ho deciso. Venite a stare da me.-.
-Sai che non posso, altrimenti sarei già lì con te...-.
-Scusami, mi stanno chiamando... devo andare... -poi aggiunse sussurrando per non farsi sentire- Ti amo.-.
-Anche io ti amo- chiuse la chiamata e tornò dalla figlia ma l'aspettava una brutta sorpresa. Il letto era vuoto...
-Isabelle? Piccola? Dove sei?-.
-E' qui Ziva.- dall'ombra apparì un agente del Mossad.
-Chi sei? Cosa ci fai qui? Lascia immediatamente mia figlia!- afferrò la pistola e la puntò contro l'uomo.
-Mi dispiace Ziva..- teneva una mano sulla bocca della bambina che cercava di liberarsi- sto solo eseguendo gli ordini.- portò la bambina all'altezza della sua testa in modo da proteggersi da un eventuale sparo.
-Lascia mia figlia!-gli sparò a una gamba.
L'uomo cadde e uno sparo parti dalla suo pistola.
L'unica cosa che Ziva sentì fu il boato di uno sparo e poi più niente. Non più gli urli soffocati della figlia... più niente. Un altro colpo partì dalla pistola di Ziva dritto al cuore dell'uomo. Poi corse dalla figlia. Una pozza di sangue iniziava a formarsi intorno alla bambina.
-Amore, ti prego, guardami, apri gli occhi amore... ti prego...- la portò su di se e iniziò a cullarla piangendo...

-E' morta sul colpo Tony... Ho visto morire mia figlia... Il padre mi ha lasciato come l'ha saputo! Mi ha dato la colpa di tutto! Come se avessi voluto che mia figlia morisse! Mia figlia! Aveva 6 anni Tony! Sei! Quindi non venirmi a dire che non so cosa si prova quando si perde una persona che ti sta a cuore! Inizialmente per te lei era una missione e hai fatto l'errore di innamorartene! Lei era parte di me!-si passò una mano sulla faccia.
-Mi dispiace Ziva... Non lo sapevo...-.
-La prossima volta, prima di parlare, pensa!- Tony l'abbracciò e lei tentò di liberarsi.
-Ziva, non devi sempre sembrare forte... non ce n'è bisogno...- fece una pausa- è per questo che hai accettato di fermare Ari?-.
-Ormai non avevo niente da perdere...-.


FINE

NA: non so se si capisce ma in pratica era Ziva che raccontava quella parte della sua vita a Tony... o almeno, l'idea iniziale era quella
Ringrazio chi commenta sempre, mi fa molto piacere leggere i vosti commenti =)
Grazie,
Silvia
   
 
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