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Autore: Seiren    06/07/2010    1 recensioni
"Era Bellissimo come le cose fossero cambiate, o almeno mi era sembrato."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Change the World



Capitolo 1



"Mary!"
Mi voltai con il sorriso sulle labbra: avevo già riconosciuto la voce di Donna. "Ciao."
"L'estate è volata. Aproposito, come sei abbronzata!" Osservò lei, scrutandomi da cima ai piedi.
"Molto secondo i miei standard. " Sorrisi. "Anche tu ti sei data da fare per la tintarella..."
Donna si guardò il braccio con finto disinteresse. "Sì, ho passato l'estate ai tropici... Figurati. E la tua è solo invidia, lo so meglio di te!"
Mettemmo da parte gli scherzi e ci abbracciammo energicamente.
"Wow," disse sciolto l'abbraccio. "hai mangiato spinaci? Spinaci e carote per l'abbronzatura."
Risi di gusto. "Solo cocco e banane. Sono andata anch'io ai tropici quest'estate, ma tu non mi hai vista perché eri troppo presa ad attaccare bottone con un bel pescatore. Quindi niente pesce."
"Questa è assurda! Potresti comunque tornarci per le vacanze invernali: sai, i mari caldi sono sempre molto di moda tra noi star"
Mentre ridevamo a crepapelle per storielle inventate si avvicinarono due ragazzi. "Donna, ritirati: le tue abttute sono patetiche." Le disse il primo amichevolmente. "Parli tu, Lee: non fai ridere neppure mia nonna!" Lui le diede un'allegra spintarella e subito dopo si salutarono in un modo migliore.
Io ero rimasta piuttosto sorpresa: Lee era molto cambiato dall'ultima volta che l'avevo visto, così tanto da nn credere che avevo lo stesso Lee dell'anno scorso. Quando mi guardò di sfuggita mi accorsi della somiglianza che un attimo prima non avevo visto. Mi affretai ad identificare anche l'altro ragazzo e con altrettanta sorpresa mi trovai davanti il riservato Johnson, con i capelli lunghi e ricciuti che gli incorniciavano il viso. Sapeva più di uomo dell'anno precedente anche con quella pettinatura boccolosa.
Passando per le classi mi stupii di vedere tanti cambiamenti nel giro di un'estate. Ero anche sinceramente compiaciuta: i ragazzi ora parevano molto più adulti di quanto non lo fossero stati prima e le ragazze sembravano avere un aria più matura, più serena e ben disposta.
Ma nella maggior parte dei casi temo di essermi illusa.

Donna appariva sempre carina e allegra nei modi; aveva la pelle scura quasi quanto quella del padre, invece aveva la particolarità di due brillanti occhi verdi che incuriosivano chi li osservasse. E con il suo solito timido sorriso mi invitò ad una festa a casa sua.
"Per rivedere gli amici e salutarli a dovere dopo il rietro a scuola." Mi aveva detto.

Quando m'infilai i semplici pantaloni turchesi e la maglietta dell'Irish Pub non mi immaginavo che Donna avesse fatto le cose in grande: non era da lei. Così mi ero trovata a pochi passi dall'ingresso di casa sua senza borsetta, senza trucco e senza parole. Anche da fuori potevo benissimo capire che in casa c'erano almeno una ventina di persone, di cui almeno dieci stavano sicuramente ballando. La musica era piuttosto alta e con quel ritmo pochi giovani sarebbero rimasti fermi a guardarsi la punta delle scarpe. Accanto all'ingresso c'era una coppietta che fumava e si scambiava qualche parola a bassa voce. Sentivo uno strano senso di delusione misto all'incontentezza di non essermi messa in ghingheri. Donna non avrebbe mai avuto la faccia tosta di organizzare una festa movimentata con venti invitati: davvero aveva fatto così tanti progressi durante quell'estate? Mi venne il tormento di non essere all'altezza e presi a camminare a zig-zag, indecisa se scappare a casa per mettermi qualcosa di decente oppure affrontare la cosa.
Quando fui davanti alla porta d'ingresso la coppietta non mi degno di uno sguardo. 'Sono amici di Donna?' Mi chiesi perplessa. Mi sembravano terribilmente snob.
Fissai il legno scuro della vecchia porta. Il campanello elettrico ronzava quanto una mosca, ma lo presi come un buon segno perché significava che funzionava. Mi ricordai quella volta che Donna mi aveva invitata ed ero rimasta un quarto d'ora a premere in continuazione quel tasto, nell'attesa che qualcuno aprisse. Infine la madre di donna mi aveva vista e si era scusata perché il campanello era rotto da qualche giorno. In quell'occasione il campanello non ronzava.
Non so se il destino fosse stato collegato con i miei pensieri, ma anche quella sera fu la madre di Donna a vedermi dalla finestra e ad aprirmi. E anche questa volta provai un certo imbarazzo perché il campanello non avevo neppure provato a suonarlo. Così la signora McRager, o Chealsy per gli amici, mi aprì sorridente come al suo solito. "Mary, tesoro. Come stai? Sei cresciuta... Entra pure... Guara che casino: Donna ha deciso di fare una rumorosa festa da diciassettenni e suo padre ha stranamente acconsentito. Ma accomodati, prego. Io mi rifugio al più presto in un luogo più tranquillo. A dopo, tesoro."
Le sorrisi un'ultima volta prima che andasse. Ammiravo tanto Chealsy: aveva la pelle bianchissima, perfetta, i capelli biondi naturali e gli occhi celesti; veniva da Londra, o lì vicino, e parlava sempre con un accento particolare. Mi piaceva molto anche l'espressione 'tesoro' che utilizzava con molta frequenza. Era assolutamente adorabile.
Mi guardai attorno e vidi una gran confusione. Gli invitati erano tutti concentrati verso il salotto, un po' più distante da me. C'era una luce calda, almeno quanto l'atmosfera in casa. In effetti quella era una casa vissuta: i McRager l'avevano comprata 'di seconda mano', ma almeno era una casa, non un appartamento di uno dei tantissimi condomini della zona.
"Mary!" Donna aveva urlato per farsi sentire sopra la musica. Era esultante mentre compariva dalla folla. "Hai visto? Una festa decente finalmente." Mi disse mentre mi abbracciava. Era carica come uno che si è bevuto tre caffé uno dopo l'altro.
Commentai, senza pensarci, con poco entusiasmo, ma la sua reazione mi fece subito capire che avevo fatoo l'antipatica. "Scusami," Le dissi pentita. "devo essere un po' rimbambita. La festa è davvero bella."
Lei sorrise, facendomi capire che mi aveva perdonata.



n.d.a. Buonasera :D volevo ringraziare chi ha letto il primo capitolo di questa fic (ringrazio doppiamente chi ha il buon animo di recensire): grazie infinite! Ultimamente sentivo il bisogno di scrivere qualcosa, finché una sera ho messo giù carta e penna (e cervello, si spera -.-") e ho buttato giù una storia, che ho modificato pian piano. Comunque (credo che questo non vi interessi molto) volevo fare un altro ringraziamento a... ehm... un cantante, perché senza di lui non avrei una bellissima canzone che mi frulla nella testa, il titolo di questa fic (per me è un impresa trovare un titolo adatto) e non avrei neanche il buon umore di riscriverla da carta a computer (lavoraccio). Se ci fossero degli errori mi scuso tanto di non essere riuscita a vederli.
Un altro grazie di dovere,
Seiren



  
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