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Autore: MikyCullen96    07/07/2010    2 recensioni
Si era dimenticato di me e non aveva mantenuto la sua promessa, punto. Lui non era mio, poteva fare quello che voleva della sua vita e io dovevo solo accettarlo. Ma non ci sarei mai riuscita. Volevo più di ogni altra cosa che Mike fosse mio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. Addio Ultimissimo giorno di scuola. Ero depressa. Non riuscivo nemmeno a immaginare la mia vita senza le mie migliori amiche … e soprattutto amico. Lo continuavo a fissare, ammosciata sul banco con gli occhi rossi e gonfi di lacrime, mentre lui rideva con i suoi amici. Erano tutti felici di andarsene e lasciare quella stupida scuola media, per iniziare finalmente una nuova vita alle superiori, con nuovi amici e ragazzi strafighi. Ero l'unica idiota che piangeva e forse dotata di sentimenti che gli altri sembravano non mostrare mai. Finalmente Mike sembrò accorgersi di me e si avvicinò, con un'espressione tormentata sul viso. “Ehi ...” mormorò dolcemente, accarezzandomi i capelli e scatenando altre lacrime “ Dai Lu, fatti forza …” Mi strinse forte e andai in iperventilazione. Oddio, quanto mi piaceva. Mi sembrava sbagliato innamorarmi del mio migliore amico, ma finalmente avevo capito che i sentimenti non si possono cambiare. “Mi mancherai, sai?” disse “ Le tue risate, il tuo sorriso … mi mancherà tutto di te … Ma dai, Lu, possiamo uscire qualche volta …. e comunque ti prometto che non ti dimenticherò mai ...” “Nemmeno io, promesso ...” alzai lo sguardo e lo inchiodai nei suoi caldissimi occhi marroni cioccolato che adoravo. Dopo una frazione di secondo che mi sembrò meravigliosamente romantica, Mike distolse lo sguardo e mi prese per mano. “Dai, vieni … sei l'unica che piange!” rise. Risi anch'io, sebbene la cosa non mi divertisse affatto. Provai a partecipare ai giochi infantili delle ragazze e ci riuscii discretamente, restando però sempre attenta a non far sgusciare i bellissimi ricordi dei momenti passati con Mike nella mia memoria. Non volevo ricominciare a piangere. Poi suonò quella stupida campanella e tutti/e uscirono gridando di gioia … tranne me, e Mike, che mi raggiunse e mi abbracciò. Eravamo rimasti solo noi in classe, persino il prof. era uscito. “Ti prego, Lu, non piangere ...” disse premendo le labbra sulla mia spalla, scatenando brividi che di certo non erano né di freddo né di paura. “Non ci riesco ...” singhiozzai. Strinse ancora di più, poi mi allontanò quel tanto che bastava per guardarmi negli occhi. Sembrava uno di quei film terribilmente romantici, lo vedevo muoversi a rallentatore. Il suo viso si avvicinò lentamente al mio e le nostre labbra si sfiorarono quasi impercettibilmente, quando la campanella suonò di nuovo. Tornai a guardarlo, felice e contemporaneamente frustrata. “Ciao Lu … ti voglio bene più di ogni altra cosa esistente al mondo, davvero ...” mi disse con gli occhi lucidi. Strizzò le palpebre e ricacciò indietro le lacrime, mentre io mi chiedevo come facesse. Uscimmo insieme e poi se ne andò, guardandomi intensamente per l'ultima volta. Si dissolse letteralmente come nei miei incubi più orribili. Mi pentii di non avergli detto che lo amavo, ora mi sentivo un peso nel petto che non sarei mai riuscita ad eliminare. “Ti amo, Mike” sussurrai a me stessa, prima di incamminarmi verso casa con altre lacrime che mi rigavano le guance. 2. Pensiero fisso All'esame di terza non lo incontrai, allora decisi che non m'importava più niente di qualsiasi cosa. L'esame lo passai con il massimo dei voti e ora potevo tranquillamente fregarmene di tutto e di tutti. Nemmeno le vacanze al mare mi fecero tornare allegra. Ormai Mike era un pensiero fisso. Con il passare dei giorni, le mie amiche del mare non ne vollero più sapere di me, ma non ci rimasi male, sapevo benissimo di essere noiosa e non facevo niente per non esserlo. Sentivo proprio di essere cambiata radicalmente. Passeggiavo sul lungomare con mia cugina e non valutavo più quanto fossero belli i ragazzi che passavano, come facevo una volta. Non mi fermavo più al mercatino sulla spiaggia e non passavo più a salutare i bambini del lido vicino, a cui avevo fatto da babysitter. L'unica cosa che non era cambiata era ciò che provavo per Mike. Provai anche a chiamarlo, ma non rispondeva. Una parte di me, quella più masochista, diceva che si era dimenticato di me, l'altra, quella più ottimista, mi induceva a pensare che avesse cambiato numero. E avrei voluto tantissimo credere alla seconda, ma una vocina petulante nel cervello continuava a ripetermi che non poteva essere così. Si era dimenticato di me e non aveva mantenuto la sua promessa, punto. Lui non era mio, poteva fare quello che voleva della sua vita e io dovevo solo accettarlo. Ma non ci sarei mai riuscita. Volevo più di ogni altra cosa che Mike fosse mio. 3. Incontro agli armadietti Primo giorno di scuola superiore. Mi fermai davanti al liceo per osservarne la struttura: alto, grigio. Le bandiere colorate della squadra di football erano appese ai lati del portone principale. Salii l'immensa scalinata con la cartina della scuola in mano: era tutto talmente enorme che sembrava più un college che un liceo. La mia prima lezione era nell'aula 483. Mi sedetti in un banco al fondo della classe e posai i libri su di esso. Dopo di me entrò una folla di alunni che occuparono velocemente i banchi mentre un professore tarchiato e occhialuto si accomodava alla cattedra. “Buongiorno ragazzi …” ne seguì un buongiorno di risposta “ Dunque, come avete già visto, ognuno di voi ha un foglietto con l'orario, che è puramente casuale … ci tengo a sottolinearlo perchè non voglio discussioni su chi non è in classe con chi eccetera … sono stato chiaro?” si abbasso gli occhialetti sul naso e ci guardò con uno sguardo torvo. Annuimmo. “Benissimo … io sono il professor Ratford e insegno matematica. Per ora non ho niente da dirvi di nuovo, per la mia materia serve solo un quaderno a quadretti e ovviamente il libro … perciò andate pure alla prossima aula a sentire il cosa vi serve per le altre lezioni …” “Ok, arrivederci ...” Uno a uno uscimmo. La prima giornata fu piuttosto noiosa. Avevo parzialmente eliminato Mike dalla mente, o perlomeno non era più un pensiero fisso, e avevo finalmente ricominciato a guardare i ragazzi. Li osservai uno a uno, mentre mi dirigevo al mio armadietto. Nessuno mi interessava. Raggiunsi il mio armadietto e tentai di aprirlo. Quando finalmente riuscii a sbloccare la combinazione, la porticina di e metallo si aprì di colpo e fece tong sul braccio del ragazzo accanto a me. “Auh!” esclamò, massaggiandosi il punto dove l'avevo colpito. “Oddio, scusami!” mi avvicinai preoccupata “Ti sei fatto male?” Alzò il capo e venni folgorata dal suo sguardo: occhi azzurri da mozzare il fiato. Trattenei il respiro per una frazione di secondo, poi lui rispose finalmente alla mia domanda. “Ehm, no … sta' tranquilla non è niente ...” poi sorrise, imbarazzato. Un sorriso abbagliante che mi fece letteralmente andare di testa. Sospirai di sollievo e ricambiai il sorriso. “Piacere, io sono Justin!” mi tese la mano. La strinsi. “Piacere, Lu!” “Beh … la tua prossima lezione dov'è?” “Educazione fisica ...” bofonchiai. “Anch'io! Se vuoi possiamo andare insieme” “Oh, grazie … sono nuova e non ci so arrivare in palestra ...” sorrisi. In realtà ero felice solo per il fatto che mi accompagnava lui. “Ok, andiamo” Mi fece strada fino in palestra e ci separammo solo per entrare nei rispettivi spogliatoi, per il resto eravamo sempre insieme. Quando oltrepassammo (insieme) la porta della palestra, cominciai a sentirmi osservata da sguardi torvi e velenosi che mi mettevano in soggezione. Mi feci piccola piccola, nascondendomi dietro Justin. Mentre aspettavamo il professore venni assalita dai sensi di colpa. Mi sentivo un mostro: come poteva già piacermi qualcuno che non fosse Mike, quando gli avevo promesso di non dimenticarlo mai? Stavo per insultarmi da sola, ma ci ripensai bene: chi mi diceva che lui non stesse facendo la stessa cosa? Magari mi aveva già dimenticato completamente, era felicemente fidanzato e aveva un nuovo migliore amico … o amica. Dovevo rifarmi una vita come se lui non esistesse. Dovevo ricominciare, come se non fosse mai esistito (come dice Bella, in New Moon … =) ) Non era obbligatorio dimenticarlo, forse potevo chiuderlo dentro un cassettino nella mia memoria e non aprirlo mai più. Sorrisi compiaciuta del mio ragionamento, e con la coda dell'occhio vidi la ragazza biondo platino accanto a me guardarmi con sconcerto. Stavo per girarmi e dirle sfacciatamente: “Vuoi una foto?” ma lasciai correre e cominciai la lezione.
  
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