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Autore: Kisshou    07/07/2010    5 recensioni
Il suono insistente dell’orologio scandisce attimi interminabili per me, ma indifferenti per Sora e per chiunque altro si trovi sotto i ferri.
Sora è il mio migliore amico, e in questo momento sta subendo un trapianto di cuore. Così lo definì l’ultima volta in cui l’ho visto.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riku, Sora
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Unwell heart

 

 

Tik – tak – tik – tak

 

Insopportabile.

È questo che penso nei riguardi del grande orologio bianco appeso ad una parete bianca in questo posto bianco.

La sedia in cui sono seduto è maledettamente scomoda e cigola ad ogni movimento del mio corpo.

Il suono insistente dell’orologio scandisce attimi interminabili per me, ma indifferenti per Sora e per chiunque altro si trovi sotto i ferri.

Sora è il mio migliore amico, e in questo momento sta subendo un trapianto di cuore. Così lo definì l’ultima volta in cui l’ho visto.

Ciò che non capisco è che cosa avesse il vecchio cuore di Sora che non andasse. Era buono, generoso, solare, talvolta insistente… e soprattutto ingenuo.

Sì, è stata proprio questa tua ingenuità ad illuderti, Sora.

Era troppo allegro, espansivo, gioioso di vivere per accorgersi che il suo cuore era malato. Chissà, magari invece lo sapeva. Magari no .

A me non l’ha mai detto.

 

Sbuffo, accavallando le gambe e incrociando le braccia davanti al petto, sperando stupidamente di trovare una posizione comoda.

Accanto a me, una donna è rannicchiata sulla sedia, in preda a singhiozzi molto simili a convulsioni. Tra le dita diafane stringe un fazzoletto con il quale si tampona insistentemente il viso, quasi fosse in preda ad un’emorragia e cercasse invano di fermare il flusso di sangue.

Forse dovrei confortarla, tentare di calmarla, rassicurarla… forse dovrei, ma ovviamente non lo faccio. In ospedale, ognuno è solo con il suo dolore, e non ha tempo per curarsi di quello degli altri.

- Scu… scusa…- 

Mi volto verso la giovane donna, scocciato.

- Hai un altro… f..fazzoletto? Mia sorella…sta….-

- No, mi spiace.-

Taglio corto, soffocando sul nascere una patetica scena in cui mi vedo a consolare quella donna, rassicurandola sul fatto che andrà tutto bene, che sua sorella non morirà e che comunque è giusto così, perché la vita è solo una fase di passaggio e la morte è la fine e il principio di una vita celeste.

Invece, mi infilo le cuffie dell’Ipod, selezionando “wrapped in plastic” di Marilyn Manson.

Lascio che la musica mi inondi il cervello, che scacci via un minimo di preoccupazione, che smaltisca solo per un po’ la mia ansia.

“The steack is cold, but is wrapped in plastic”

Sì, la carne è fredda ma è avvolta nella plastica... sì, andrà tutto bene, andrà tutto…

- Lei è Riku, l’amico di Sora?-

Sobbalzo, troncando all’improvviso la voce di Marilyn Manson e togliendomi le cuffie con tanta foga da farmi male alle orecchie.

Annuisco senza troppa convinzione.

- Sta… sta bene, vero?- Chiedo, ingenuo. Il dottore mi guarda come una madre guarderebbe la figlia che le ha appena chiesto un vero unicorno rosa.

- Purtroppo, al suo amico non resta molto da vivere…-

Scatto in piedi. Quel posto bianco diventa, se possibile, ancora più bianco e sbiadito.

Non sento più i singhiozzi della donna. Forse si è addormentata, forse è morta, forse sono semplicemente troppo sconvolto per farci caso. Non m’importa.

- Ma… ma come?! È andato male il trapianto?-

Chiedo, tremando appena. Il dottore fa un’educata smorfia confusa.

- Di quale trapianto sta parlando?-

Sora, maledetto idiota…

 

Sora è sempre stato basso. Tanto, troppo. Il suo cuore cresceva, ma il suo corpo restava così. Piccolo, troppo piccolo per quel cuore così grande. Talmente grande da volermi illudere, da volermi farmi arrivare fino alla fine con la speranza di poter riavere indietro il mio migliore amico.

E adesso è tutto finito, e quelle illusioni mi crollano addosso come un secchio d’acqua ghiacciata.

Sora è steso a pancia in su, coperto fino alla base della gola da un lenzuolo bianco, un’espressione di ingenua allegria stampata in viso appena mi vede entrare.

- Ri… Riku…-

Mi avvicino al letto, sedendomi in una sedia bianca accanto a lui e stringendogli forte la mano.

Percepisco appena la sua leggera stretta. Il suo corpo è deperito, ma il suo sguardo è più azzurro e vivo che mai.

Adesso, alla fine di ogni cosa, è l’unica cosa che mi resta di Sora. Il suo  sguardo blu, quel cuore troppo grande che ha portato affetto agli altri e disgrazia a sé stesso, e quella flebile e innocua stretta di mano.

- Sei arrabbiato? Per la bugia, intendo…- La sua voce è un timido sussurro, tanto che devo avvicinarmi di più per poterlo sentire.

Scuoto la testa con vigore.

- Non sforzarti a parlare…- Gli intimo, con azzardata dolcezza.

Lui mi fissa a lungo.

- Adesso chi la finirà…?-

Mormora, ignorandomi completamente.

- Cosa?-

Lo sento sbuffare.

- Come cosa? La zattera, no? Quella che avevamo detto di costruire insieme, quella dove saremmo saliti e avremmo solcato i mari più remoti, esplorando le coste sconosciute e affrontando le tempeste…-

Stringo un altro po’ la sua mano.

- La finiremo insieme, Sora, proprio come avevamo detto…-

Lui mi guarda sognante ma stavolta so di per certo che non si è lasciato illudere.

- Certo…-

Sussurra, e le sue labbra si distendono in un lieve sorriso.

In fondo, c’è qualcosa di sbagliato nel voler vivere, nel voler costruire una piccola zattera e andare a zonzo per gli oceani e avere il mondo e la vita proprio lì, aperti a te, e sentire il vento scompigliare i nostri capelli odorosi di salsedine?

- Che ne dici, Sora, se domani andassimo alla spiaggia e la concludessimo?-

Propongo, e lo sento sospirare.

- Non so se ce la faccio a rimettermi per domani, Riku…- Sussurra, e stavolta capisco che invece ci crede sul serio, o almeno vuole lasciarlo intendere.

- Io scommetto di sì… sei grande ormai, Sora…-

Lui annuisce convinto e sorride.

- Allora mi conviene riposarmi, no?-

Trattengo le lacrime, stringendogli di più la mano.

- Già… riposati un po’, ora…-

L’azzurro dei suoi occhi svanisce per sempre sotto le palpebre pallide e pesanti, la stretta della sua mano si allenta fini a scomparire e il monitor che ha il compito di giudicare se il mio amico è vivo o morto sentenzia con  un cupo e continuo “bip” che la vita, per lui, è finita qui.

Vorrei alzarmi, afferralo e spaccarlo in terra, gridargli che non è lui a decidere, che Sora è forte, che lo conosco, che tra poco si sveglierà sorridendo e si alzerà e ci prenderemo per mano e andremo a finire quella piccola zattera abbandonata sulla sabbia dorata.

Perché noi non abbiamo mai voluto altro, era questo il nostro sogno e sono sicuro che un giorno o l’altro si realizzerà. Adesso Dio e gli angeli e il Regno dei Cieli, ai quali non ho mai creduto, adesso mi appaiono veri e concreti. Forse perché ora anch’io ho un angelo, lassù…

Perché il Paradiso deve essere per forza un cielo? Non potrebbe invece essere un mare?

Sì, un mare, anzi, un oceano immenso, infinito come il tempo, profondo come il ricordo e blu come gli occhi di Sora.

Sì, me ne rendo conto solo ora. Il Paradiso era proprio lì, nei suoi occhi: un immenso oceano blu con al centro un minuscolo puntino nero, un puntino che è tutto il nostro mondo e la nostra vita, la nostra zattera.

Aspettami, Sora, un giorno la finirò e allora quel mare che è il Paradiso non avrà più segreti per noi.

 

FINE


Perdonate la tragicità, vi prego! XD A dire il vero, Sora non è un personaggio che amo, anzi... lo so, è strano, ma a parte Vexen tutti i miei personaggi preferiti (Saix, Demyx, Xigbar...) sono  stati fatti fuori da quell'adorabile esserino di Sora! Una volta precisato questo, ci terrei a far sapere che l'idea mi è stata data dal mio migliore amico, Mels, a cui ovviamente va dedicata! Quindi nel remotissimo caso in cui vi sia piaciuta, sappiate che io ho solo metà del merito!
Ringrazzio tutti coloro che lasceranno anche solo un microscopico commentino! Un bacio e alla prossima!

Kisshou
  
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