Piccola scena
ri-elaborata e sistemata, tratta da una fan-fiction molto importante per me <3.
875 parole per farvi ridere, si spera, nello stesso modo in cui ha fatto ridere
me ;) Si spera in tanti bei commentucci, mi raccomando v.v xD
Disclaimers: Joe Jonas non mi appartiene e blablabla.
Dedicata
a quella pazza di Hope, che mi ha dato l’idea, e a loro. I miei Friends.
<3
Maria ♥
Un inguaribile bambino ~
-Buongiorno! Grazie per
essere qui.- salutai allegramente, mentre i genitori delle bambine, a cui
insegnavo danza classica durante il post-scuola, si sedevano ad un lato della
palestra: almeno tre volte a settimana i genitori prendevano parte alle
lezioni, come ad accertarsi che andasse tutto bene e che le loro figlie di
appena quattro anni non si facessero male. Non capivo per quale motivo il
regolamento della scuola lo prevedesse, visto e considerato che una parte delle
bambine, non solo sbagliavano ogni passo, ma si rifiutavano persino di iniziare
a ballare. Agitazione, suppongo. C’era una parte di loro che riusciva
tranquillamente a riproporre gli esercizi richiesti, entusiaste all’idea che i
loro genitori fossero lì per ammirare i loro progressi. Ma c’era anche un’altra
parte che non si definiva di certo “saltellante” all’idea di essere fissata. In
più io ero maggiorenne e con me c’era un’insegnante più grande, una quarantenne
del quale tutto il corpo genitori si fidava ciecamente. Ne avevo parlato anche
con lei, infatti. La sua risposta è stata: dobbiamo
trovare un modo di mettere a loro agio le bambine.
Scossi la testa: forse
avevo trovato una piccola distrazione
per loro, che le avrebbe di certo aiutate a fare lezione con più calma e
entusiasmo.
-Bene, bambine. Oggi
abbiamo un ospite.- annunciai, con un sorriso in viso, -E’ un… po’ più grande
di voi.- annuii, soffocando una risata: un
po’ era abbastanza riduttivo, -Ma, credetemi, non ve ne accorgerete. Non se
dovreste parlarci, suppongo… Joe?- lo chiamai infine, voltandomi verso la porta
che dava ai bagni, dove avevo viso sparire Joe poco prima.
Tutti mi fissarono,
cercando di capire dove fosse questo fantomatico “Joe”. Lui, comunque, non
accennò a presentarsi.
-Lo chiamiamo tutti
insieme?- chiesi, incrociando le dita dietro la schiena, sperando fino
all’ultimo che lui non fosse scappato.
-JOEEEE!- chiamarono in
coro le bambine. Mi voltai ancora una volta verso i bagni e lo vidi: Joe Jonas. Esatto, proprio lui. Il
cantante dei Jonas Brothers, presente? Il mio ragazzo, già. Peccato che in quel
momento non aveva un microfono in mano e non indossava nemmeno una delle sue
famose magliette su cui la maggior parte delle sue fans sbavava a vista
d’occhio. Uscii dagli spogliatoi, sotto gli sguardi sorpresi delle madri e dei
padri presenti. Mi appoggiai alla sbarra, sistemata a destra della palestra.
Il silenzio riempì le
mura, gli sguardi scioccati dei genitori parlavano da soli. Le bambine, dopo un
secondo di incertezza, scoppiarono a ridere, indicandolo e raggiungendolo
velocemente. Soffocai una risata, mentre lo fissavo venire circondato dalle
bambine per poter ammirare da vicino il tutù
rosa confetto che l’avevo costretto a indossare. Il ragazzo sbuffò e tentò
di sembrare disinvolto, con scarsi risultati, peraltro, -Bambine, alla sbarra. Joseph.- lo richiamai dolcemente.
Joe mi guardò scioccato,
mentre le mie piccole alunne si allontanavano, senza riuscire comunque a
staccare gli occhi di dosso da lui, -Che ho fatto di male, Mary?- bisbigliò al
mio orecchio, con tono quasi supplichevole.
Mi indicai la fronte,
dove si poteva ben distinguere la cicatrice del mese prima: nel tentativo di
portare alcuni scatoloni in soffitta, lui aveva inavvertitamente incastrato una
caviglia nella scaletta. Inutili i miei avvertimenti. Dopo aver strattonato la
caviglia, per liberarla, tenendo in bilico uno scatolone piuttosto pesante, mi
era caduto addosso. Il contenuto della scatola riversato a terra, io con un
taglio in fronte. Niente di preoccupante o da corsa al pronto soccorso,
comunque. Mi doveva un favore, però… giusto?, -Piccola vendetta. Alla sbarra,
Joe.- ordinai con un sorriso d’angelo in volto, mentre lui spalancava occhi e
bocca sorpreso.
Joe biascicò qualcosa su
quando erano strette le gonne dei tutù, per poi sistemarsi tra alle bambine, lo
sguardo puntato altrove, in modo da evitare quelli dei genitori. La bambina che
gli stava davanti si voltò verso di lui e gli fece la lingua. Joe la fissò
sconvolto, mentre io soffocavo un’altra volta le risate, -Allora… iniziamo la
lezione.- annunciai, cercando di apparire il più naturale possibile.
-Ma... mi… mi ha fatto
la…- balbettò Joe preso alla sprovvista, gli occhi castani allargati
all’inverosimile, in chiaro segno di impietosirmi.
-Joseph.- gli scompigliai
i riccioli scuri con una mano, -Fai il bravo e dopo ti porto a comprare un
gelato, ok?- domandai sempre con tono allegro. Joe abbassò le spalle sconfitto,
fino a quando io non sollevai un sopracciglio, pregustando già la mia vendetta,
-Su le spalle! Devi dare il buon esempio!- lui si mise dritto, non prima che la
bambina davanti gli avesse pestato un piede.
Di una cosa ero certa:
vendetta o meno, Joe si rivelò utile. Le bambine non si distrassero nemmeno un
momento e, cosa più importante, le visite dei genitori in aula diminuirono a
una volta ogni due settimane.
Quella sera, quando presi
il borsone, pronta a tornare a casa, vidi le mie alunne intorno a Joe – vestito
e perfettamente rientrato nel campo cantante
famoso. Mi avvicinai, mentre lui affermava che la prossima volta avrebbe indossato
il tutù azzurro o verde acqua. La bambina della linguaccia
e del piede gli buttò le braccia intorno alle gambe e lui scoppiò a ridere, inginocchiandosi
a terra per scompigliarle i capelli.
Mi appoggiai al muro con
una spalla, sorridendo teneramente: tutù o meno, Joe rimaneva sempre, nel cuore
e nella mente, un inguaribile bambino.