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Autore: Kimmy_90    08/07/2010    4 recensioni
Lieto il sogno d'un bambino,
delirante fantasia
di chi è ancora piccolino,
non comprende come sia
[ la follia di questo mondo.
Pseudo filastrocca lontanamente civile, forse in malriuscito stile che effettivamente non ho, ma mi è venuta talmente spontanea che, sebbene la poesia (o la filastrocca) non sia il mio campo, alla fine s'è generata lo stesso.
[Inspirata dal titolo dell "original concorso 8 - la stazione e...il drago" di Elys, anche se non partecipante per motivi di regolamento ]
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“La stazione e il drago”

 

 

 

 

Zampetta il piccolino,

mano nella mano

di una mamma un po' distratta

il cui pensiero è un po' lontano.

 

 

 

Lieto il sogno d'un bambino,

delirante fantasia

di chi è ancora piccolino,

non comprende come sia

 

la follia di questo mondo.

 

 

 

Leva il muso verso l'alto,

 

controllando, in lontananza,

se il colore del suo cielo

è sempre azzurro oppure cambia.

 

Con quel passo ancora goffo

segue a stento il marciapiede,

mentre cerca d'avanzare

 - ma qualcosa lo trattiene.

 

Leva il dito verso l'alto:

 

Una chiazza rossa in cielo.

 

 

Sembra esplodere dal nulla,

non ha dubbi quando urla:

 

Mamma, un drago!”, e lei si volta

 

mentre un vento di deserto

avvolge tutto, e nulla molla.

 

E li investe quel rumore

d'un grido soffocato:

un boato disumano

ed un caldo senza fiato.

 

Leva il dito verso l'alto:

 

ed il cielo ormai è rosso,

 

in un nugulo scarlatto

 

di fuoco e di fumera

ch'entro breve si fa nera.

 

Piove cenere, lontano.

 

E le fiamme come torri

che si addossano alle case

non dan spazio per pensare,

ma soltanto per tremare.

 

Il bambino è lì impalato,

ed osserva, esterrefatto,

quel che crede l'operato

d'un enorme drago alato.

 

E lo cerca con lo sguardo,

mentre mamma lo strattona,

mentre il fumo denso sale e

la stazione si divora.

 

 

 

Lieto il sogno d'un bambino,

delirante fantasia,

di chi è ancora piccolino,

non comprende come sia

 

la realtà d'un fatto assurdo:

 

d'un vagone ch'era esploso,

 

di una morte sì istantanea

per le fiamme come lava.

 

 

 

Piange mamma di terrore,

ma lui osserva divertito,

sperando di vedere

la realtà d'un vecchio mito.

 

 

 

Lieto il sogno d'un bambino,

delirante fantasia,

di chi è ancora piccolino,

non comprende come sia

 

la realtà di questo mondo:

 

incidente non fortuito,

 

una morte lenta e grama

per le fiamme come lava.

 

 

 

E giura ancora che l'ha visto,

quel dragone color pece,

turbinare fra le vampe 

[dell'incendio del suo dolo,

elevarsi infine in volo.

 

 

 

Lieto il sogno d'un bambino,

delirante fantasia,

di chi è ancora piccolino,

non comprende come sia

 

che bastava solo l'uomo

per far fare tanto fuoco

ad un treno che passava

e che poi, per niente, è esploso.

 

 

 

Di Viareggio canto il male,

 

non d'un drago, non di mito,

o di fiamme leggendarie:

 

ma di come noncuranza

di chi deve ma non suole

alla fine fu mattanza

di trentadue persone.

 

 

 

 

_______________________________________________________________

 

Dedico questa stupidaggine, che però ho fatto con tutto il cuore (anche se so che è una stupidaggine e che non li aiuterà), alle vittime di Viterbo, dell'Aquila (e di quanti ancora stanno vivendo in condizioni assurde), ai morti del Vajont, ai morti sul lavoro e via dicendo.

Poiché essi non sono stati uccise dalla natura, ma assassinati da uomini, ch'hanno deciso che il Denaro era più importante della sicurezza dei loro simili.

 

 

   
 
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