Da quel momento non accadde più nulla: ne strane e perfide creature( per la gioia di Merlino) ne avvelenamenti, ne attacchi o tentati omicidi. Niente di niente. Era molto strano, ma era meglio così, in fondo. Per quanto durasse si era ripromesso che sarebbe restato al fianco di Artù fin quando non sarebbe diventato re, e che lo avrebbe sempre protetto, al costo della sua stessa vita.
E così si erano ritrovati in quella giornata che non avrebbero mai immaginato a come sarebbe andata a finire. La stessa mattina Artù aveva deciso di uscire di nascosto dal castello, senza farsi riconoscere, per passare una giornata da non- principe. Merlino ( che naturalmente Artù voleva portarsi dietro) non era stato molto d’accordo con quella decisione. Che cosa avrebbe pensato Uther quando avrebbe scoperto che al castello mancava il suo adorato figliolo? Senza contare che anche Gaius si sarebbe insospettito. Ma come al solito, le sue impressioni non venivano mai ascoltate dal quel asino di un principe, e così partirono senza neanche sapere dove erano diretti. Artù si nascose sotto un lungo mantello blu scuro, e senza neanche prendere i cavalli, si erano diretti verso la foresta. Per buona parte della giornata, era filato tutto liscio. Artù era contento e non l’aveva riconosciuto nessuno, Merlino cercava di stargli dietro, la foresta non sembrava essere così tetra…ma a metà pomeriggio saltò fuori un piccolo ma enorme dettaglio: dove si erano cacciati? Avevano camminato a lungo, senza una meta e Artù aveva detto che quei luoghi li conosceva e che facevano parte del regno di suo padre, ma dopo qualche minuto non ne fu più certo neanche lui: e se quel territorio non faceva più parte del regno di Logres? Ecco: si erano persi. Merlino non si era neanche azzardato a dire “ve l’avevo detto” perché altrimenti il futuro sovrano gli avrebbe restituito uno sguardo fulminante. Cercarono invano di orientarsi, di ritrovare la strada che avevano percorso ma la foresta si era fatta più fitta e intrica e non c’era più via d’uscita. Fu lì che incontrarono Aaron e la sua banda. Avevano riconosciuto immediatamente Artù e senza farsi scrupoli, cominciarono ad attaccare: fu una lotta abbastanza dura, anche se Merlino cercò di parare la sua testa, come quella di Artù, con la magia. Senza farsi scoprire, naturalmente. Tutto fu inutile. Artù era stranamente affaticato e Aaron ne approfittò: colpì Artù al braccio destro, quello in cui teneva la spada, e quella immediatamente cadde a terra, seguita da un grido lancinante del principe che cadde anche lui. Intanto, Merlino era intrappolata da uno degli uomini di Aaoron contro un albero e benché, con tutti gli sforzi che facesse, non riusciva neanche a pronunciare una formula magica. L’uomo lo strinse ancora di più, quasi da frantumare le piccole ossa del mago. Alzò il pugnale e con forza gli graffiò il volto. Merlino si divincolò e svenne. Poi, non accadde più nulla, finché non si risvegliarono in quell’orribile tenda. Non potevano rimanere lì a lungo: se Uther sarebbe venuto a sapere del ricatto, di certo avrebbe mandato soldati a volontà per liberare suo figlio e avrebbe peggiorato soltanto la situazione. Tese le orecchie: nessun rumore. Soltanto il fruscio delle foglie e il vento leggero tra gli alberi ( a parte il sonoro russare di Artù) e di questo Merlino si fece grasse risate. Bene. Visto che dormiva così profondamente poteva provare a smollare un po’ le corde che li tenevano legati. Si concentrò sull’obbiettivo e bisbigliò –“ To springhete et liqinfamun”- e la corda si slacciò un po’, come se si stesse spezzando. Non poteva romperla tutta, altrimenti Artù si sarebbe chiesto come avesse fatto. Ora non rimaneva che aspettare. Di colpo cominciarono a bruciargli gli occhi, e, sperando di avere un sonno senza sogni, si addormentò.
TO BE CONTINUED…