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Autore: bess93    10/07/2010    2 recensioni
Salve a tutti!Questa è la mia prima fanfiction su merlin! Il legame che unisce Artù a Merlino e indistruttibile, anche se sono caratteri praticamenti opposti. Forse è giunto il momento che merlino dica veramente quello che è, anche se in un modo che non si sarebbe mai aspettato.
Genere: Avventura, Fantasy, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SOLO UNA PICCOLA EVASIONE Dovevano fare solo una piccola gita fuori da Camelot, giusto? Bene…adesso si erano cacciati proprio in un bel guaio. Il fuoco scoppiettava allegramente, come a farsi beffe di loro, appena fuori dalla loro tenda. Si erano risvegliati da poco. Lui e Artù erano legati schiena contro schiena, mani e piedi, senza alcuna possibilità di muoversi – Ah…vedo che il nostro principe si trova a proprio agio nella nostra umile dimora…- un uomo dall’aspetto rude e sudicio entrò nella tenda e sorrise, facendo il verso ad Artù con un buffo inchino- Mi dispiace ma non abbiamo i vostri lettoni e i vostri tappeti persiani- e dicendo questo gli tirò un pugno sul naso, e lo fece sanguinare di brutto. Si abbassò fino a incontrare il viso del principe- Spero proprio per voi che vostro padre si decida in fretta a pagare il riscatto, altrimenti…- e cominciò a bisbigliare- ti dovrà raccogliere con il cucchiaino. Tu e il tuo servo.- fece un mezzo ghigno e uscì. Artù era rimasto impassibile davanti alle provocazioni di Aaron, fissava muto l’entrata della tenda- Vedo che il vostro piano a funzionato brillantemente!- ironizzò Merlino, ma Artù non disse nulla- Sarò pure un idiota, ma vi avevo avvertito, e se voi non foste così zuccone…- - Merlino…vuoi fare SILENZIO!!!- lo fece tacere Artù con un misto d’ira e impazienza, e forse ( Merlino se n’era accorto) anche un po’ di paura. Non disse più niente e lasciò il suo padrone ai propri pensieri. Si stava facendo buio e presto la notte avrebbe dominato il cielo privo di stelle, che incombeva sul piccolo accampamento silenzioso. Artù si era addormentato. Non aveva più rivolto la parola a Merlino, e pian piano il sonno e la stanchezza erano soggiunti su di lui. D’altro canto il suo servitore non riusciva a chiudere occhio. Stava pensando a come quella giornata avesse preso una piega inaspettata: erano partiti con la convinzione di rilassarsi un attimo e di evadere per qualche istante dalla routine quotidiana di Camelot. Dopo che aveva lasciato andare il Grande drago e gli aveva risparmiato la vita, tutto era tornato alla normalità. Una grave ferita, però, era stata lasciata su Camelot come ammonimento: mai mettersi contro così tanto con la magia. Alcune creature magiche, come i draghi per esempio, possono essere rinchiusi in eterno, legati, sbeffeggiati, privati della loro libertà e della loro vita, ma questi sanno che un giorno il loro futuro verrà cambiato e che sono sempre pronti per la vendetta. Non sono capaci di razionalizzare come l’uomo. Posseggono la saggezza della terra, la sapienza di chi può leggere il futuro. Dopo quei gravi fatti, Uther, decise di rafforzare la sua convinzione sulla pericolosità della magia e delle sue conseguenze. Tanti furono i decessi, tanti furono i feriti, ma Camelot si risollevò ancora una volta, e ancora una volta con la forza della volontà delle persone e dalla voglia di ricominciare. Ad un anno esatto da questi avvenimenti, ci fu un’altra grande sorpresa per la corte di re Uther: Morgana, la sua figliastra era tornata. Era riuscita finalmente, a fuggire, misteriosamente dalla strega che l’aveva salvata, Morgowse, tra la gioia di tutti. Tranne la sua, quella di Merlino. Lui stesso l’aveva avvelenata, anche se contro la sua volontà, per porre fine ad una lenta maledizione. Anche se si sentiva ancora con il rimorso che gli lacerava l’anima, aveva cercato in tutti i modi di evitare la Lady, ma gli fu impossibile: era stata lei a venirlo a cercare e gli disse di non preoccuparsi perché sapeva il motivo per cui l’aveva fatto e che aveva mostrato un grande coraggio anche in quell’occasione. Fu in quel momento che si scambiarono il loro primo bacio.

Da quel momento non accadde più nulla: ne strane e perfide creature( per la gioia di Merlino) ne avvelenamenti, ne attacchi o tentati omicidi. Niente di niente. Era molto strano, ma era meglio così, in fondo. Per quanto durasse si era ripromesso che sarebbe restato al fianco di Artù fin quando non sarebbe diventato re, e che lo avrebbe sempre protetto, al costo della sua stessa vita.

E così si erano ritrovati in quella giornata che non avrebbero mai immaginato a come sarebbe andata a finire. La stessa mattina Artù aveva deciso di uscire di nascosto dal castello, senza farsi riconoscere, per passare una giornata da non- principe. Merlino ( che naturalmente Artù voleva portarsi dietro) non era stato molto d’accordo con quella decisione. Che cosa avrebbe pensato Uther quando avrebbe scoperto che al castello mancava il suo adorato figliolo? Senza contare che anche Gaius si sarebbe insospettito. Ma come al solito, le sue impressioni non venivano mai ascoltate dal quel asino di un principe, e così partirono senza neanche sapere dove erano diretti. Artù si nascose sotto un lungo mantello blu scuro, e senza neanche prendere i cavalli, si erano diretti verso la foresta. Per buona parte della giornata, era filato tutto liscio. Artù era contento e non l’aveva riconosciuto nessuno, Merlino cercava di stargli dietro, la foresta non sembrava essere così tetra…ma a metà pomeriggio saltò fuori un piccolo ma enorme dettaglio: dove si erano cacciati? Avevano camminato a lungo, senza una meta e Artù aveva detto che quei luoghi li conosceva e che facevano parte del regno di suo padre, ma dopo qualche minuto non ne fu più certo neanche lui: e se quel territorio non faceva più parte del regno di Logres? Ecco: si erano persi. Merlino non si era neanche azzardato a dire “ve l’avevo detto” perché altrimenti il futuro sovrano gli avrebbe restituito uno sguardo fulminante. Cercarono invano di orientarsi, di ritrovare la strada che avevano percorso ma la foresta si era fatta più fitta e intrica e non c’era più via d’uscita. Fu lì che incontrarono Aaron e la sua banda. Avevano riconosciuto immediatamente Artù e senza farsi scrupoli, cominciarono ad attaccare: fu una lotta abbastanza dura, anche se Merlino cercò di parare la sua testa, come quella di Artù, con la magia. Senza farsi scoprire, naturalmente. Tutto fu inutile. Artù era stranamente affaticato e Aaron ne approfittò: colpì Artù al braccio destro, quello in cui teneva la spada, e quella immediatamente cadde a terra, seguita da un grido lancinante del principe che cadde anche lui. Intanto, Merlino era intrappolata da uno degli uomini di Aaoron contro un albero e benché, con tutti gli sforzi che facesse, non riusciva neanche a pronunciare una formula magica. L’uomo lo strinse ancora di più, quasi da frantumare le piccole ossa del  mago. Alzò il pugnale e con forza gli graffiò il volto. Merlino si divincolò e svenne. Poi, non accadde più nulla, finché non si risvegliarono in quell’orribile tenda. Non potevano rimanere lì a lungo: se Uther sarebbe venuto a sapere del ricatto, di certo avrebbe mandato soldati a volontà per liberare suo figlio e avrebbe peggiorato soltanto la situazione. Tese le orecchie: nessun rumore. Soltanto il fruscio delle foglie e il vento leggero tra gli alberi ( a parte il sonoro russare di Artù) e di questo Merlino si fece grasse risate. Bene. Visto che dormiva così profondamente poteva provare a smollare un po’ le corde che li tenevano legati. Si concentrò sull’obbiettivo e bisbigliò –“ To springhete et liqinfamun”- e la corda si slacciò un po’, come se si stesse spezzando. Non poteva romperla tutta, altrimenti Artù si sarebbe chiesto come avesse fatto. Ora non rimaneva che aspettare. Di colpo cominciarono a bruciargli gli occhi, e, sperando di avere un sonno senza sogni, si addormentò.   

 

 

 

 

 

 

                                                            TO BE CONTINUED…

 

  
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