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Autore: Seppy    11/07/2010    0 recensioni
Scontro tra due personaggi di un GDR che frequento (per la precisione, il mio personaggio e quello del mio amico). Secondo posto in un contest di scrittura a cui ho partecipato.
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Diavolo Verde della Distruzione vs Il Tifone Rosso

La quiete prima della tempesta. Il paese stava allegramente vivendo una giornata tipo, senza immaginare cosa sarebbe potuto accadere quel giorno, cosa che avrebbe cambiato radicalmente le vite dei suoi abitanti. Ignara della loro presenza, la città più importante del continente stava ospitando due individui con cui era meglio non avere a che fare.
Dentro una locanda, a bere con tutta tranquillità, stava un giovane mercenario, molto bello in viso quanto crudele nell’animo. Una folta capigliatura rossa brizzolata e spettinata, dalla lunghezza media che giungeva poco sopra le spalle, due occhi cremisi come tinti dal sangue delle sue vittime. Indossava un paio di anfibi molto spessi e pesanti, muniti di alcune placche metalliche qua e là, portava una maglia senza maniche aderente e pantaloni larghi con molte tasche, tutto rigorosamente nero. Una cosa particolare che cadeva all’occhio erano i suoi guanti, che coprivano tutto il braccio fino a poco prima del gomito, chiaramente visibili essendo neri sulla sua pelle biancastra, completamente ricoperti di placche metalliche. Era piuttosto basso, a causa delle gambe piccole, con un fisico esile, seppur fornito di una muscolatura scolpita ben visibile, il suo nome era Seppy Alexander.
Ad entrare poco dopo l’arrivo del rosso, fu una creatura tra le più luride e malviste del mondo, un orco. Un bestione che superava i due metri d’altezza abbondantemente, dalla muscolatura piena e notevolmente sviluppata, oltre ad una pancia da birra, gonfia, liscia e rotonda. Indossava un semplice paio di pantaloni in pelle bruna di qualche animale selvatico, tutto il resto pelle nuda, persino scalzo camminava. Il verde della sua cute era molto scuro, sia come tonalità ma anche per la quantità incredibile di sporcizia che vi si era depositata col tempo, senza alcuna igiene. Il gigante era completamente pelato, con due occhi penetranti ed un paio di zanne che uscivano fuori dalla bocca, come un carnivoro assetato di sangue. Egli era noto alla gente come Murdok.
Molto goffamente si sedette su uno sgabello, accanto a quello del rosso, ordinando un’intera botte di birra da scolarsi tutto d’un sorso. Il barista, un uomo sul metro e novanta alquanto forzuto, prese ciò che gli fu chiesto, porgendolo sul bancone, lasciando il resto della fatica al cliente. L’orco prese tra le mani il recipiente, stappando il tappo di sughero ed iniziando a bere a canna, deglutendo in modo rozzo e rumoroso. Oltre a ciò, molta della birra si riversò fuori dalle sue mandibole assetate, sporcando l’ambiente intorno, ma soprattutto la gente seduta accanto. Della birra cadde nel bicchiere di scotch del piccolo ragazzo dagli occhi cremisi, che non tollerò tale comportamento selvaggio in un luogo pubblico.
-Ehi… sta più attento razza di orco incivile.- disse il rosso, mentre la gente intorno che lo udì raggelò al sol pensiero di come potesse reagire male quel colosso completamente verde.
Inizialmente l’orco non diede retta al piccoletto, continuando a bere fino a finire interamente la propria bevanda, asciugandosi le labbra con il braccio per poi concludere con un gemito di puro piacere rinfrescante. Fu allora che voltò lo sguardo verso il basso, ove sedeva colui che aveva osato sfidare la sua imponente mole. Allungò il braccio destro dietro il baldo giovane, chiudendo gli occhi e facendo un sorrisetto divertito, come se avesse qualcosa in mente.
-Non mi faccio certo dare ordini da un omuncolo come te!-
Detto ciò, il bestione portò velocemente il braccio avanti, praticamente mettendo la testa del rosso nella propria mano di enormi dimensioni. Con quella muscolatura imponente scagliò il volto del ragazzo in avanti, spaccando completamente il bancone della locanda in due. Lasciò la presa e iniziò a ridere divertito, pensando a come potesse esistere uno stolto tanto coraggioso da mettersi contro di lui e morire cosi prematuramente. Avendo finito di scolare il suo liquore, decise di allontanarsi da quel posto tanto infimo e maleducato, secondo ovviamente il suo pensiero. Uscì e si fermò d’innanzi la piccola porta del locale, giusto il tempo di prendere dalla tasca un buon sigaro e accenderlo tra le proprie fauci gigantesche.
Mentre assaporava il primo respiro di quel fumo mortale, il rosso all’interno del locale si era risvegliato dalla botta subita, alzandosi lentamente, come intontito. Qualche secondo di riposo e fu subito in piedi, con postura eretta e sguardo assassino, pronto a vendicare il torto appena subito. Iniziò a correre velocissimo verso l’ingresso del locale, potendo vedere il panzone dell’orco dalla grande finestra accanto alla porta, intenzionato a ripagare il danno incassato. Eseguì un salto che superò lo stipite della porta, colpendo quella porzione di muro con il proprio piede, sferrando dunque un calcio di incredibile potenza. L’attacco provocò un enorme buco all’interno della parete, mentre una bella porzione d’essa rimaneva intatta sotto la suola del piccoletto, che continuava incredibilmente il suo tragitto. Nemmeno il tempo di voltarsi per capire la motivazione di tutto quel frastuono, che Murdok si ritrovò con un enorme blocco di mattoni dritto in faccia, che lo spinse indietro, fino a farlo cadere di netto sulla casa alle sue spalle.
Appena il gigante iniziò a spezzare la dimora di quei poveri civili con la sua mole massiccia, Seppy eseguì un piccolo balzo per uscirne indenne, scivolando sulla terra battuta e frenando lo slittamento con le dita nel terreno. Rialzatosi, si pulì con il pollice un rivolo di sangue che colava dalla sua bocca, facendo un riso molto divertito, quasi non credesse egli stesso di essere capace di tanta violenza. Si mise in attesa, poiché era consapevole che la disputa non sarebbe finita lì. Come sospettato, dalle macerie dell’edificio uscì di nuovo l’orco tanto rozzo, con uno sguardo che dire furioso era davvero poco. Prese il sigaro rotto e lo gettò per terra, grugnendo come un cinghiale pronto a caricare contro la propria preda e difendere il proprio territorio, in quel caso, il suo rispetto da essere superiore.
-Non permetto che un piccolo frocio dai capelli rossi mi faccia fare brutta figura!-
Senza alcun indugio, portò la mano destra verso l’elsa della sua arma, la spadonza magica, una lama estremamente lunga, la cui estremità non finiva a punta, ma a lama d’ascia. La estrasse, facendola scintillare sotto i raggi solari del primo pomeriggio, mostrando come fosse rovinata e logorata dal tempo. Con tanta grinta e forza eseguì un fendente orizzontale, diretto a colpire con precisione il collo del piccoletto, cosi da decapitarlo e raccogliere la sua testa come bottino. Come un monaco degno di nota, il ragazzo piegò indietro la schiena, quanto bastasse che la lama della spada gli passasse a filo sopra il petto. Rialzatosi in posizione eretta, sfrutto il tempo nel quale la spada avrebbe terminato il fendente, per avvicinarsi verso il gigante, e con un balzo raggiungergli l’altezza del viso, cosi da sferrargli un gancio destro in pieno volto.
Murdok cadde nuovamente all’indietro, distruggendo quel poco che era rimasto dopo la sua prima caduta, sollevando un immenso polverone, nascondendo cosi la figura del rosso. Ritornando in piedi, l’orco non riuscì a vedere il proprio avversario, dunque, iniziò a correre balzando verso la piazza della città. Raggiunta la sua meta, guardò frettoloso in giro, alla ricerca di quel piccoletto tanto impertinente, notando finalmente qualcosa di strano. Al centro della piazza stava una grande fontana, adornata da statue di guerrieri in posizioni di guerra e combattimento e vide una statua colorata e verosimile al suo avversario, seduto, con il mento poggiato sul pugno, pensante. Sentendosi preso in giro, aumentò ulteriormente la sua rabbia verso quel piccoletto tanto odioso: avrebbe cancellato il nome di Seppy dalla faccia di quella terra senza legge.
Con un urlo, simile al ruggito di un leone, eseguì un pericolosissimo affondo verso il rosso, a cui bastò un misero salto per evitarlo con successo. La lama si conficcò all’interno della statua, lasciando zampillare l’acqua contenuta in essa, bagnando tutta la piazza sotto una pioggia inattesa. Il lottatore atterrò sul piatto della spadonza di Murdok, e su essa iniziò la propria corsa verso la testa del gigante, fino ad arrampicarsi sul suo mastodontico braccio, e giunto alla testa sferrò un calcio sul mento. Ebbe, però, solo il tempo di posare i piedi a terra perché l’orco si era voltato istintivamente, beccandolo in pieno viso con il gomito, lanciandolo come un proiettile attraverso le mura di ben tre case che si trovavano alle spalle del ragazzo. Le abitazioni crollarono su se stesse, seppellendo vivo il piccolo lottatore di arti marziali, lasciando l’illusione della sua sconfitta.
Inaspettatamente, appena Murdok diede le spalle alle macerie, si udì un gran boato provenire da sotto di esse, rivelando una figura umanoide di piccole dimensioni. Una figura con le braccia rivolte verso l’alto a formare una “v”, il respiro affannato e veloce, il volto coperto da fiotti di sangue che scendevano dal naso probabilmente rotto, col vestiario divenuto grigio per la polvere. Seppy era ancora vivo, seppur apparentemente debole, ma comunque ancora con l’intento di combattere e di vincere. Con un calcio sollevò un cumulo di macerie, lanciandolo verso il nemico, ma quest’ultimo lo bloccò con il palmo della mano, come se fosse una piuma che fa il solletico.
La polvere che ricopriva i vestiti del rosso si sollevò, spostata da una corrente d’aria di cui non si conosceva l’origine. Oltre alla polvere, anche i capelli del piccoletto iniziarono ad agitarsi, mossi da un vento il cui centro pareva essere il giovane stesso. Come un lampo, la figura di Seppy scomparve, come per magia, la realtà era che il giovane si era spostato con una rapidità tale da renderlo invisibile, come se sapesse teletrasportarsi. Con foga apparve nuovamente accanto al viso dell’orco, considerato ormai l’unico punto debole dove incassare i colpi. Sferrò un poderoso calcio, che lo fece indietreggiare di qualche metro, e successivamente un pugno diretto al viso, colpendo una delle sue zanne sporgenti e spezzandola. Dopodiché, tentò di scaricare una raffica di pugni verso il petto del gigante verde, ma egli riuscì in tempo a porre tra sé e il nemico il piatto della sua enorme spada. Con un continuo tintinnio metallico, il rosso, in preda alla voglia di vincere, diede il via a una raffica di pugni così fulminei da accumulare potenza man mano, spingendo all’indietro l’avversario e facendolo cadere dentro la fontana, distruggendo totalmente la statua centrale, che raffigurava la dea Venere.
I due si rialzarono all’interno della vasca, con l’acqua che raggiungeva le ginocchia di Seppy e i polpacci di Murdok, appena sopra la caviglia. Entrambi ansimavano, parevano doloranti e affaticati, ma nessuno dei due voleva arrendersi per ovvie ragioni d’orgoglio. L’orco riprese tra le mani la sua spadonza, sollevandola con grande forza e fatica, emettendo un urlo mentre quest’ultima cadeva verso il suolo. Il nano ruotò intorno al piede destro, usandolo come perno, evitando così il fendente, che, data l’enorme potenza, spaccò letteralmente in due il terreno, creando un’immensa crepa chilometrica nella direzione frontale. Tutte le case e le costruzioni che si trovavano sul percorso crollarono miseramente dentro la voragine creata, questo fece ben capire quanta fosse la forza dell’orco.
I due continuavano a guardarsi negli occhi, entrambi con sguardo serio e rabbioso, ma con un accenno di sorriso sulle labbra. Seppur furiosi l’un con l’altro, si stavano divertendo. Era la prima volta che incontravano qualcuno che sapesse tenere loro testa, che fosse tanto forte e degno di un combattimento. Seppy si passò una mano sul viso, pulendosi dal sangue che colava, ormai cessato, mentre l’orco riprendeva fiato dopo il possente colpo eseguito a vuoto. Quando parvero di nuovo pronti a lottare, Murdok prese la sua spada, e iniziò a caricare contro il rosso, lanciandogli contro un quantitativo elevato di fendenti. Abilmente e con agilità, il giovane sfruttava la lentezza del bestione per poterne uscire indenne, ma all’ultimo accadde l’imprevisto.
L’orco sferrò un poderoso fendente, dal basso verso l’alto, cogliendo l’avversario di sorpresa, riuscendo dunque a colpirlo con la lama della punta a forma d’ascia. Il rosso cadde all’indietro di qualche metro, urlando per il dolore, o forse per rabbia incontrollata. Rialzatosi, si teneva l’occhio sinistro con la rispettiva mano, dal quale si notava un’evidente perdita di sangue, e quando lo scoprì si poté constatare il danno. Un taglio che andava dal sopracciglio alla palpebra, una breve ferita, ma che aveva preso in pieno la cavità oculare del giovane, il cui volto era un misto tra rabbia e incredulità.
Murdok volle approfittare di tale momento di distrazione per sferrare il colpo di grazia, quindi, alzò nuovamente la spada al cielo e la fece precipitare rovinosamente a terra. La lama fu però bloccata, dal semplice avambraccio ferrato del rosso, lasciando l’altro con un’espressione incredula. Intorno al giovane si creò un’aura rossa eterea, che si poteva percepire a pelle: una manifestazione tangibile della rabbia che usciva allo scoperto, come la lava di un vulcano tornato a vivere dopo un lungo sonno. L’orco ebbe un sussulto, l’aura che percepiva era davvero potente, e lo intimorì, soprattutto dopo aver assistito alla facilità con cui il piccoletto aveva fermato il suo attacco.
Con la mano sinistra sporca di denso sangue scuro, scagliò dritto verso l’orco, che andò a vuoto e pareva totalmente privo di senso. Pochi attimi dopo, però, il gigantesco corpo dell’orco si alzò da terra, spinto da una forza incontrastabile, che riuscì a spingerlo indietro. Volò per una decina di metri, crollando contro un paio delle poche case rimase in piedi, abbattendole con la sua mole gigantesca. Il bestione si rialzò con fatica, a causa della potenza del colpo che aveva incassato, ma non volle darsi per vinto per nessuna ragione. Afferrò una catena trovato li sul posto, e come un lazo la scagliò verso il rosso, che la fece arrotolare sul suo avambraccio, agganciando la presa. Tuttavia, quando tentò di tirare il ragazzo verso di sé, quest’ultimo ruotò il polso, afferrando la catena, e strattonando il proprio avversario, trascinandolo nella sua direzione con grande velocità e forza.
Quando i due corpi si scontrarono, Seppy sferrò un poderoso pugno verso la pancia dell’orco, andando a incastrarsi dentro il lardo che conteneva. L’orco sputò sangue, con lo sguardo perso nel vuoto e la mascella imponente aperta in un muto urlo, per il dolore e lo stupore dovuto alla potenza del colpo. Il giovane sotto di lui invece, stringeva i denti e l’occhio, per i danni subiti a causa dell’eccessivo peso dell’orco e la velocità con cui gli era caduto addosso. Il muscolo del braccio era gonfio e teso, i nervi e le vene sembravano sul punto di scoppiare. Finalmente i due si rilassarono dopo il colpo sferrato e si ritrovarono a barcollare, ma non era ancora giunta l’ora della fine, mancava il fantomatico colpo di grazia.
Seppy avvolse la catena intorno al collo dell’avversario, tenendo ben salda la presa, mentre piegava le gambe in modo tale da toccare terra con il posteriore. Come una molla, compì un salto fenomenale, portandosi dietro Murdok. L’aura rossa stava lentamente svanendo con le sue forze, dunque, doveva sbrigarsi a eseguire quell’ultimo micidiale attacco. Raggiunta un’altezza considerevole, iniziò a cadere in picchiata, urlando al vento per lo sforzo immane che stava compiendo. Portò in avanti il braccio destro, con cui teneva il nemico, in modo che fosse lui a toccare suolo per primo. E cosi fu. Si generarono un tremendo boato e un terremoto, accompagnati da una violenta onda d’urto, che fecero crollare le ultime costruzioni rimaste in piedi. Al posto della fontana vi era ora una voragine immensa, dentro la quale si trovavano i due contendenti. Murdok sbatté violentemente il collo, ma era ancora vivo: respirava affannosamente e sembrava non avere la forza di rialzarsi. Seppy gli era di fronte, con il respiro accelerato come non mai, spompato e completamente privo di energie.
Si presero parecchio tempo per riprendersi, ma mentre stavano sdraiati nel mezzo della distruzione totale, sorridevano, tanto da iniziare a ridere, lasciando echeggiare nell’aria le loro risate colme di divertimento. Si rialzarono con fatica, fissandosi a vicenda. Erano ridotti entrambi male: il braccio sinistro del rosso penzolava, si era rotto nel sferrare il pugno contro la pancia dell’orco e il sangue continuava a colare dall’occhio perduto, mentre per il resto mostrava innumerevoli graffi e lividi. Lo stesso valeva per l’orco, avendo una pelle più spessa e coriacea il numero di tagli e ferite era molto inferiore, l’unico segno di stanchezza e debolezza era il respiro affannato e l’evidente sforzo per mantenere la stazione eretta.
-Sarai un piccolo effeminato dai capelli rossi, ma mi piaci!- esclamò Murdok con una risata.
-E tu, pur essendo un orco rozzo e orrido, sai tenere in piedi un bel combattimento, guarda come abbiamo ridotto la città.- rispose il rosso, guardandosi attorno con un sorriso divertito.
Nonostante si fossero appena scontrati in una lotta all’ultimo sangue, terminata in parità, erano felici e soddisfatti. Si avvicinarono amichevolmente, per darsi un ultimo saluto prima di abbandonare il campo di battaglia. La città fu completamente rasa al suolo, ciò che rimaneva erano le macerie e la terra nuda, e purtroppo anche parecchie vittime, ma questo parve non turbare minimamente l’animo dei due distruttori, impegnati a stringersi le mani non in segno di amicizia, ma di rivalità.
-Un giorno ci rivedremo e sarà allora che mi prenderò la tua testa piccoletto. Vedi di non morire nel frattempo.-
-Lo stesso vale per te, prima o poi incasserò la taglia sulla tua testa. Sopravvivi fino a quel giorno, perché sarò io a darti il colpo di grazia.-
Si diedero appuntamento in un futuro remoto, nel quale si sarebbero scontrati nuovamente e dove avrebbero deciso una volta per tutte chi era il più forte.
Per ora, quel duello epico rimase marchiato nella storia del governo mondiale, che, però, non specificò mai che la capitale del nord fu distrutta accidentalmente dallo scontro tra due dei più pericolosi ricercati al mondo.
  
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