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Autore: Zackneifan    12/07/2010    6 recensioni
Ai tempi, i miei pensieri erano confusi.
A Modeoheim, che cosa potevo trovare? Una marcia forzata, la scarsa compagnia di Tseng e qualche fante mezzo morto di freddo potevano forse competere con quello che avevo lasciato?
Solo col tempo scoprii la ragione per cui il destino mi aveva portato tra quelle valli.
Cloud/Zack
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cloud Strife, Zack Fair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chi mai avreppe pensato, con un nick come il mio, di scrivere una Clack? Chi avrebbe anche solo pensato di scrivere una shonen ai? O_____O

Io di certo no, eppure ho costretto me stesso a renderlo possibile. Questa fanfiction è (o meglio, è stata) SOLO ED UNICAMENTE scritta per il compleanno di quella psicopatica di Lirith, nota ai più per la sua “Cuore Umano, Anima di Shinigami”. Se non vi è nota, vedete di recuperare appena potete.

 Auguri anche oggi, tanto per dire qualcosa! xD

Ricordo ancora una volta al mondo intero che io NON sono appassionato di shonen-ai, yaoi o nulla di simile.

Questa fanfiction è un sacrificio morale e fisico dal mio punto di vista, ma tutto sommato sono felice di ciò che ne è uscito.

(Il fatto che i fanti dovrebbero soltanto due e che l’elicottero dovrebbe essere precipitato su un altopiano sono solo dettagli. xD)

 

 

 

 

 

 

Modeoheim

 

 

A volte ricordo ancora Modeoheim.

Improvvisamente mi sembra di trovarmi ancora là, tra le montagne innevate, mentre il ghiaccio attorno a me riflette la luce morente del sole.

Ricordo l’odore degli onnipresenti abeti, e il freddo pungente che ci assaliva di notte, infiltrandosi sotto i numerosi strati di pelliccia.

Con gli stivali ricoperti di neve e i capelli incrostati di ghiaccio, non potevo fare a meno di pensare a Midgar, e alle persone che ancora una volta mi ero lasciato dietro le spalle. C’era Aerith, la ragazza dal sorriso facile che avevo incontrato mesi prima, e poi la Turk dai capelli rossi che sembrava avere un debole per me, e Angeal, e Kunsel...

Tutta la mia vecchia vita era lì, a un continente di distanza, lontano dalle vette spazzate dal vento e dai laghi ghiacciati.

Ai tempi, i miei pensieri erano confusi.

A Modeoheim, che cosa potevo trovare? Una marcia forzata, la scarsa compagnia di Tseng e qualche fante mezzo morto di freddo potevano forse competere con quello che avevo lasciato?

Solo col tempo scoprii la ragione per cui il destino mi aveva portato tra quelle valli.

Scommetto che in questo momento staresti ridendo, se solo mi potessi sentire; non sono mai stato troppo incline a credere alla predestinazione, giusto?

Eppure è a Modeoheim che ti ho visto la prima volta.

Appena fermato l’elicottero, di fronte a uno Tseng palesemente infastidito, fosti tu il primo a scendere.

Subito ti togliesti il casco davanti alla neve, a un paesaggio così diverso dalle rocciose sporgenze di Nibelheim a cui la tua infanzia ti aveva abituato.

Con quell’aria ingenua e meravigliata,le ciocche di capelli biondi agitate disordinatamente dal vento, non dimostravi neppure la tua giovane età.

Pochi secondi dopo eri già ritornato sui tuoi passi, arrossendo, mostrando ancora una volta la tua infantile timidezza. Ma quell’istante era bastato per attirare la mia attenzione, per farmi riflettere su chi fosse davvero quel fante solitario dall’aria schiva.

Per l’intero viaggio eri rimasto in disparte, e con me non avevi scambiato che qualche parola. Ogni volta che tentavo di rivolgerti la parola, notavo l’ombra del terrore nei tuoi occhi sbarrati; in due settimane di trasferimenti da un mezzo all’altro, mi era stato difficile perfino convincerti a non trattarmi come un superiore.

Ricordo perfettamente quello che ci dicemmo quel giorno, come ricordo il tuo tremito involontario quando ti appoggiai la mano sulla spalla.

“E così è la prima volta che vedi la neve, Cloud?”

“Da dove vengo io non nevica mai, signore”

Nonostante potessi sentire tutti i tuoi muscoli irrigidirsi sotto il mio braccio, qualcosa mi spingeva a non rinunciare. Forse stavo prendendo il tutto come una sfida, o forse c’era qualcosa di indefinibile che ancora non potevo capire, ma sentivo che ci doveva essere un modo per metterti a tuo agio.

“Non dirlo a me... Gongaga è un ammasso di metallo e mattoni, penso non si veda un fiocco di neve da secoli!”

Improvvisamente, quando mi aspettavo che ti facessi ancora più restio a parlare, hai riso.

“Gongaga? E’ un nome stupido quasi quanto Nibelheim!”

“Fammi indovinare qualcosa su Nibelheim... Vediamo, ci saranno di sicuro un negoziante insopportabile, una ragazza carina in tutto il paese, strane leggende metropolitane e...”

Completasti la frase insieme a me, finalmente rilassato.

“ ...Ovviamente, un reattore Mako!”

Andammo avanti a conversare per ore, camminando a passo svelto, incuranti delle occhiate irritate di Tseng e degli altri fanti rimasti indietro nella marcia.

Quel giorno scoprimmo di avere moltissime cose in comune, ricordi? Nonostante il carattere opposto, l’infanzia di cui mi raccontasti era la copia perfetta della mia. Era incredibile parlare con te, sentire le tue strane storie su Nibelheim. Per la prima volta da quando mi ero arruolato, smisi di sentirmi solo in un mondo che non mi apparteneva; benché circondato da un panorama così alieno, mi sembrava di essere tornato finalmente a casa.

Quando preparammo l’accampamento, ripensando ai miei pensieri di quella mattina, non potevo fare altro che sorridere. Chi avrebbe mai pensato di trovare qualcuno come te in un posto come Modeoheim? Chi avrebbe mai pensato che in quel luogo, nascosta sotto il ghiaccio, si celasse un’emozione simile?

In ogni caso, come scoprii presto, le sorprese non erano ancora finite.

 

“Donnaiolo”.

Se chiedessi a tutte le mie conoscenze di Midgar e perfino di Gongaga di definirmi, probabilmente è questa la parola che userebbero. La maggior parte della gente non si curava troppo della mia instabile vita sentimentale. Pensavano che fosse l’ennesima conseguenza del mio carattere poco incline alla serietà, e che col tempo perfino io avrei trovato la mia strada.

Per anni ho creduto a chi sosteneva di avere più esperienza di me, ho tentato in ogni modo di convincere me stesso di essere io il problema. Ho creduto di non essere fatto per le relazioni a lungo termine, o che la vita di coppia non fosse ciò che mi aspettavo dal futuro.

A Modeoheim scoprii che la causa della mia fama di donnaiolo era ben più imprevedibile.

Non posso ricordare l’occasione esatta in cui alla semplice amicizia si sostituì qualcosa di diverso, né posso dire quale sia stato il momento, tra i tanti passati insieme, in cui ho davvero capito ciò che provavo.

Non ho dimenticato, tuttavia, la notte stellata sotto la quale ci accampammo a due settimane dal nostro arrivo. Per quanto gli avvenimenti successivi abbiano cambiato la nostra vita in maniera definitiva, quell’unico ricordo non sarà mai vinto dall’oblio.

Il sole era scomparso da ore, ma il sonno tardava a prendere il sopravvento. Dalle tende di Tseng e degli altri fanti, meno abituati di noi alle lunghe ore di cammino, proveniva ormai solo il regolare suono dei loro respiri.

Per pietà, o forse in cerca di una promozione, ci eravamo offerti di montare la guardia per l’intera notte, alternandoci ogni poche ore. Finimmo per restare svegli entrambi, seduti di fronte al tenue calore delle braci spente, incapaci di dormire.

“Cosa pensi che succederà quando torneremo a Midgar?”

Iniziasti tu a parlare, dissimulando la tua preoccupazione.

“Che vuoi dire?”

Raccogliesti una manciata di neve e la guardasti sciogliersi tra le tue mani.

“Laggiù tornerà tutto alla normalità, non è così? Tu avrai le tue missioni da fare, io sarò di pattuglia... Non passeremo più tanto tempo insieme come adesso, no?”

Ti tirai un pugno sulla spalla, ridendo. Ormai ero abituato a vederti arrossire ogni volta che ti imbarazzavi, e così facesti anche quella sera.

“ Ma cosa dici? Ci vedremo ancora tantissimo! Ho promesso che ti aiuterò a entrare nei SOLDIER, l’hai dimenticato?”

Tu mi guardasti con quel tuo sguardo unico, a metà tra la felicità e l’ammirazione, e come al solito mi costringesti a sorridere.

“Sai...”

Mentre iniziavi a parlare, con lo sguardo fisso sul focolare spento, notai che la tua espressione era diversa dal solito. L’imbarazzo c’era, ma nei tuoi lineamenti coglievo anche qualcos’altro; decisione, serietà, paura.

“... Sai, tu sei sempre stato molto più di un amico per me. Molto più di ciò che qualunque amico dovrebbe essere... Prima di conoscerti mi sembrava di star solo respirando, senza vivere realmente. Insieme a te io... Sono una persona diversa.”

Fu a quel punto che ti chinasti in avanti e mi baciasti velocemente, come sperando che, ritraendoti subito, io potessi chissà come non accorgermene. Fu un solo istante, ma in quel momento la mia mente andò in corto circuito. Per un attimo rimasi lì, a fissarti con aria sorpresa, mentre i pensieri sfuggivano alla mia concentrazione prima ancora che li potessi concepire.

In un secondo, i ruoli si erano ironicamente ribaltati. Tu sembravi armato di un coraggio inaspettato, e io... Io ero paralizzato dal terrore. A quel punto, come al rallentatore, pensai che di sicuro ti saresti alzato di scatto. Pensai che anche tu ti sentissi come me, e che il tuo gesto ti avesse imbarazzato allo stesso modo.

Non avrei mai pensato che l’avresti fatto di nuovo.

Questa volta riuscii a riprendere il controllo. Eppure non feci niente.

Sapevo di poterti respingere in un solo istante, ma sapevo anche, da qualche parte nella confusione che mi regnava nella testa, che interromperti non era affatto ciò che volevo.

Mi sorpresi a ricambiare, sentendoti sorridere un attimo dopo. La mia mente ebbe un figurato sospiro rassegnato, e mi abbandonò definitivamente. Ti spinsi dentro una tenda, tentando inutilmente di non fare rumore.

Se quella notte l’accampamento fosse stato attaccato, gli invasori sarebbero stati fortunati; non avrebbero trovato nessuno a montare la guardia.

 

 

E ora? Che cosa ci facciamo ora qui, in questo assurdo stato, dopo tutto ciò che è accaduto a Modeoheim?

Era davvero così importante combattere per la nostra libertà, quando avremmo potuto rimanere insieme sotto la protezione della ShinRa?

Angeal mi direbbe di sì, e probabilmente anche tu faresti lo stesso; per quanto dolorose siano state, abbiamo preso le decisioni che dovevamo prendere.

E’ qui, non lontano da Midgar, che io andrò incontro al mio destino. E così finirà il nostro viaggio insieme, quello iniziato cinque anni fa a Modeoheim. Ma immagino che sia tempo per te di iniziare un nuovo viaggio, con gente nuova, ormai libero dall’ombra della ShinRa.

Adesso non mi resta che salutarti, eroe di Nibelheim, e sperare che nella tua storia ci sia spazio almeno per una piccola parte di me. Prenditi cura tu delle mie vecchie conoscenze, sono certo che lo farai meglio del sottoscritto. Forse ci rivedremo di nuovo nel Lifestream, Cloud, o forse non saremo nemmeno più noi stessi; penso che solo il tempo ce lo dirà.

Mentre aspetti la risposta, se ogni tanto ti capitasse di ripensare a noi, guarda le stelle e immagina la neve intorno a te.

Il ricordo di Modeoheim sarà lì, indelebile, perfino tra un migliaio di anni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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