Storie originali > Romantico
Segui la storia  |      
Autore: Shizue Asahi    13/07/2010    2 recensioni
-Crediamo che sia ora che tu impari a fare quella cosa da solo.- concluse lanciandogli un’occhiata penetrante
-Ma, è troppo presto.- obbiettò
-Non è troppo presto. Anzi, potrebbe anche essere troppo tardi. È ora che tu diventi uomo.- concluse facendo un gesto teatrale con la mano.

Quando si è costretti a fare qualcosa che non si vuole fare e non si sa da dove cominciare, cosa fare?
Piccolo esperimento.
Genere: Comico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cap. 1

 

Erano un paio di giorni che in casa si respirava un’aria strana, con più precisione dal suo compleanno.

Quando suo padre l’aveva mandato a chiamare si era quasi sentito sollevato, poi gli era balenata per la testa un’idea malsana, ma prontamente l’aveva scacciata dicendosi che era ancora troppo presto.

Di malavoglia aveva posato la pallina di plastica con cui stava giocando, a discapito, del muro e aveva lasciato la sua stanza.

A passo lento si era trascinato per il lungo corridoio che collegava i due estremi della casa, con le spalle curve e le braccia a ciondoloni. Più di una volta si era scontrato con qualche mobile a causa della quasi totale oscurità e aveva imprecato a mezza voce.

Una volta giunto davanti alla grande porta del soggiorno si era rimesso dritto e si era dato un contegno. Con una mano aveva infilato la camicia nei pantaloni e con l’altra aveva dato una ravvivata ai capelli.

Prese un profondo respiro e bussò. Aspettò alcuni secondo  ed entrò.

Le tende di pesante velluto erano tirate e il fuoco del camino gettava bagliori rossastri sulla mobilia, accennandone i contorni celati dall’oscurità.

Spedito si accostò a una delle sue poltrone di pelle nera che facevano bella mostra di sé al centro della stanza.  

-Mi avete fatto chiamare.- chiese all’indirizzo del padre seduto comodamente sulla suddetta poltrona.

-Sì, Dean. Io e tua madre ne abbiamo parlato a lungo- fece una pausa indicando con un gesto della mano la donna seduto sull’altra poltrona –E crediamo che sia ora che tu impari a fare quella cosa da solo.- concluse lanciandogli un’occhiata penetrante.

Il ragazzo si accigliò intuendo immediatamente a cosa alludesse il padre. Il sospetto che aveva avuto qualche minuto prima si era rivelato veritiero e in fin dei conti lui aveva un istinto infallibile.

Si portò una mano al collo della camicia, improvvisamente troppo stretto e cercò di allargarlo, sentendo gli occhi di entrambi i genitori puntati su di lui.

-Ma, è troppo presto.- obbiettò

L’uomo si schiarì la voce pronto a iniziare uno dei suoi discorsi ben poco amati dal figlio, che mentalmente si congratulò con se stesso per aver detto la cosa giusta al momento giusto.

-Io alla tua età avevo già fatto quella cosa, ben più di una volta.- esordì l’uomo, per poi perdersi in un racconto della sua gioventù, mentre il suo interlocutore lo fissava, apparentemente, attento continuando a congratularsi per la sua geniale uscita.

Dopo più di dieci minuti l’uomo era ancora intento a parlare sforzandosi di dare un tono grave e serio alla sua voce, cosa che gli era difficile poiché non riusciva a smettere di sorridere ricordando i bei tempi andati e i suoi misfatti adolescenziali.

Fu la moglie e fermarlo posandogli una mano candida e minuta su una spalla.

-Stai divagando, Caro.- gli disse con voce cristallina, sorridendogli cordiale.

L’uomo borbottò qualcosa per poi riprendere il filo del discorso e tornare a fissare serio il figlio.

-In conclusione, non è troppo presto.- disse premurandosi di calcare maggiormente le ultime due parole –Anzi, potrebbe anche essere troppo tardi. È ora che tu diventi uomo.- concluse facendo un gesto teatrale con la mano.

Inutili furono i tentativi di Dean di persuaderlo, era irremovibile e per di più la moglie gli dava man forte, cosa mai successa prima d’ora. Solitamente la donna non partecipava alle discussioni e quelle rare volte che lo faceva era per prendere le parti del figlio.

Alla fine, non vedendo altra via d’uscita, il ragazzo acconsentì alla richiesta dei genitori e, dopo averli educatamente salutati, si ritirò.

Troppo in fretta chiuse la porta per vedere i due coniugi stringersi la mano e congratularsi l’uno con l’altra per l’ottimo gioco di squadra.

 

Veloce come una scheggia corse verso la porta d’uscita, inciampando in due tavolini, una colonnina e una credenza.

Doveva parlare con qualcuno che l’avrebbe capito, qualcuno che, come lui, era ancora troppo giovane per quella cosa. Doveva parlare con il suo fratello di sangue...

 

-Lo hai fatto anche tu?- gli chiese incredulo.

-Certo.- gli rispose senza esitazione, come se fosse la cosa più naturale del mondo –E parecchio tempo fa.- aggiunse sicuro di star infilando il dito nella piaga.

Cadde il silenzio e Dean iniziò a contorcersi le dita indeciso sul da farsi. Non se la sentiva di cadere così in basso, ma in fin dei conti sarebbe rimasto tra loro due, James non l’avrebbe detto a nessuno e di questo era più che certo, anche perché aveva materiale cocente con cui ricattarlo.

-Spiegami come si fa.- disse alla fine, accantonando il suo orgoglio.

L’altro lo fissò stralunato per alcuni secondi –Tuo padre non te l’ha mai spiegato?- si informò incredulo.

-No, sai, non abbiamo mai affrontato il discorso.- farfugliò imbarazzato spostando l’attenzione su una rivista di Play Macho maldestramente nascosta sotto un cumulo di vestiti sporchi.

-Ah! Beh, a che servono gli amici se no?- sbottò James notando dove era andato a cadere lo sguardo del compagno. Gli passò un braccio attorno alle spalle costringendolo a guardare altrove.

-È semplice, ma prima ti serve una ragazza. La puoi abbordare in qualche bar o in discoteca. Ci parli un po’, poi se ci sta la porti in un posticino buio e la natura fa il suo corso.- spiegò sintetico mentre cercava di infilare la rivista incriminata sotto al letto, con ben pochi risultati visto la posizione sfavorevole.

-È tutto qui?- domandò Dean corrucciandosi.

-Sì, ma ricorda: la prima volta non si dimentica mai, quindi trovatene una speciale.- concluse dando alla voce un tono grave e al con tempo ilare.

-Perché non un ragazzo?- chiese a un tratto, candido e innocente come solo lui poteva ancora essere.

James iniziò a farfugliare qualche frase sconnessa e poco articolata, per poi liquidare la questione con “ognuno ha i suoi gusti”.

 

 

 

 

Angolo Autore:

Premetto subito che quella cosa non è quello che pensate >.< o forse sì?

Allora, che ne dite?  Sinceramente mi soddisfa, cosa strana, però sento come se mancasse qualcosa...

La fic sarà a più capitoli, orientativamente dovrebbe raggiungere la decina, capitolo più, capitolo meno – tempo e scuola permettendo.

Ammetto di essere un po’ nervosa all’idea di scrivere un’originale a più capitoli, anche perché in questa sezione ci sono un sacco di autrici bravissime *_* ma tirerò avanti, a testa bassa e con lo sguardo puntato sui lacci delle scarpe, ma tirerò avanti xD

La fic è dedicata a darllenwr che l’ha richiesta sul forum di EFP

Bene, detto questo vi lascio, spero che questo capitolo, per quanto breve, vi sia piaciuto.

Commenti, suggerimenti e critiche, se costruttive, sono ben viste >.< e anche un aiutino col titolo non sarebbe un’idea malvagia ù.ù

Do un muffin a chi indovina che cos’è quella cosa xD

 

 

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Shizue Asahi