Cap. 1
Erano un paio di giorni
che in casa si respirava un’aria strana, con più
precisione dal suo compleanno.
Quando suo padre
l’aveva mandato a chiamare si era quasi sentito sollevato,
poi gli era balenata
per la testa un’idea malsana, ma prontamente
l’aveva scacciata dicendosi che
era ancora troppo presto.
Di malavoglia aveva
posato la pallina di plastica con cui stava giocando, a discapito, del
muro e
aveva lasciato la sua stanza.
A passo lento si era
trascinato per il lungo corridoio che collegava i due estremi della
casa, con
le spalle curve e le braccia a ciondoloni. Più di una volta
si era scontrato
con qualche mobile a causa della quasi totale oscurità e
aveva imprecato a
mezza voce.
Una volta giunto davanti
alla grande porta del soggiorno si era rimesso dritto e si era dato un
contegno. Con una mano aveva infilato la camicia nei pantaloni e con
l’altra
aveva dato una ravvivata ai capelli.
Prese un profondo
respiro e bussò. Aspettò alcuni secondo ed entrò.
Le tende di pesante
velluto erano tirate e il fuoco del camino gettava bagliori rossastri
sulla
mobilia, accennandone i contorni celati
dall’oscurità.
Spedito si accostò a
una delle sue poltrone di pelle nera che facevano bella mostra di
sé al centro
della stanza.
-Mi avete fatto
chiamare.- chiese all’indirizzo del padre seduto comodamente
sulla suddetta
poltrona.
-Sì, Dean. Io e tua
madre ne abbiamo parlato a lungo- fece una pausa indicando con un gesto
della
mano la donna seduto sull’altra poltrona –E
crediamo che sia ora che tu impari
a fare quella cosa da solo.-
concluse
lanciandogli un’occhiata penetrante.
Il ragazzo si
accigliò
intuendo immediatamente a cosa alludesse il padre. Il sospetto che
aveva avuto
qualche minuto prima si era rivelato veritiero e in fin dei conti lui
aveva un
istinto infallibile.
Si portò una mano al
collo della camicia, improvvisamente troppo stretto e cercò
di allargarlo,
sentendo gli occhi di entrambi i genitori puntati su di lui.
-Ma, è troppo presto.- obbiettò
L’uomo si
schiarì la
voce pronto a iniziare uno dei suoi discorsi ben poco amati dal figlio,
che
mentalmente si congratulò con se stesso per aver detto la cosa giusta al momento
giusto.
-Io alla tua età
avevo
già fatto quella cosa, ben
più di una
volta.- esordì l’uomo, per poi perdersi in un
racconto della sua gioventù,
mentre il suo interlocutore lo fissava, apparentemente,
attento continuando a congratularsi per la sua geniale uscita.
Dopo più di dieci
minuti l’uomo era ancora intento a parlare sforzandosi di
dare un tono grave e
serio alla sua voce, cosa che gli era difficile poiché non
riusciva a smettere
di sorridere ricordando i bei tempi andati e i suoi misfatti
adolescenziali.
Fu la moglie e fermarlo
posandogli una mano candida e minuta su una spalla.
-Stai divagando, Caro.-
gli disse con voce cristallina, sorridendogli cordiale.
L’uomo
borbottò
qualcosa per poi riprendere il filo del discorso e tornare a fissare
serio il
figlio.
-In conclusione, non
è troppo presto.- disse
premurandosi di
calcare maggiormente le ultime due parole –Anzi, potrebbe
anche essere troppo
tardi. È ora che tu diventi uomo.- concluse facendo un gesto
teatrale con la
mano.
Inutili furono i
tentativi di Dean di persuaderlo, era irremovibile e per di
più la moglie gli
dava man forte, cosa mai successa prima d’ora. Solitamente la
donna non
partecipava alle discussioni e quelle rare volte che lo faceva era per
prendere
le parti del figlio.
Alla fine, non vedendo
altra via d’uscita, il ragazzo acconsentì alla
richiesta dei genitori e, dopo
averli educatamente salutati, si ritirò.
Troppo in fretta chiuse
la porta per vedere i due coniugi stringersi la mano e congratularsi
l’uno con
l’altra per l’ottimo gioco di squadra.
Veloce come una
scheggia corse verso la porta d’uscita, inciampando in due
tavolini, una
colonnina e una credenza.
Doveva parlare con
qualcuno che l’avrebbe capito, qualcuno che, come lui, era
ancora troppo giovane per quella cosa. Doveva parlare con il suo
fratello di sangue...
-Lo hai fatto anche
tu?- gli chiese incredulo.
-Certo.- gli rispose
senza esitazione, come se fosse la cosa più naturale del
mondo –E parecchio
tempo fa.- aggiunse sicuro di star infilando il dito nella piaga.
Cadde il silenzio e
Dean iniziò a contorcersi le dita indeciso sul da farsi. Non
se la sentiva di
cadere così in basso, ma in fin dei conti sarebbe rimasto
tra loro due, James
non l’avrebbe detto a nessuno e di questo era più
che certo, anche perché aveva
materiale cocente con cui ricattarlo.
-Spiegami come si fa.-
disse alla fine, accantonando il suo orgoglio.
L’altro lo
fissò
stralunato per alcuni secondi –Tuo padre non te
l’ha mai spiegato?- si informò
incredulo.
-No, sai, non abbiamo
mai affrontato il discorso.- farfugliò imbarazzato spostando
l’attenzione su
una rivista di Play Macho maldestramente nascosta sotto un cumulo di
vestiti sporchi.
-Ah! Beh, a che servono
gli amici se no?- sbottò James notando dove era andato a
cadere lo sguardo del
compagno. Gli passò un braccio attorno alle spalle
costringendolo a guardare
altrove.
-È semplice, ma
prima
ti serve una ragazza. La puoi abbordare in qualche bar o in discoteca.
Ci parli
un po’, poi se ci sta la porti in un posticino buio e la
natura fa il suo
corso.- spiegò sintetico mentre cercava di infilare la
rivista incriminata
sotto al letto, con ben pochi risultati visto la posizione sfavorevole.
-È tutto qui?-
domandò
Dean corrucciandosi.
-Sì, ma ricorda: la
prima volta non si dimentica mai, quindi trovatene una speciale.-
concluse
dando alla voce un tono grave e al con tempo ilare.
-Perché non un
ragazzo?-
chiese a un tratto, candido e innocente come solo lui poteva ancora
essere.
James iniziò a
farfugliare qualche frase sconnessa e poco articolata, per poi
liquidare la
questione con “ognuno ha i suoi
gusti”.
Angolo Autore:
Premetto subito che quella cosa non è quello che
pensate
>.< o forse sì?
Allora, che ne dite? Sinceramente mi soddisfa,
cosa strana, però
sento come se mancasse qualcosa...
La fic sarà a
più
capitoli, orientativamente dovrebbe raggiungere la decina, capitolo
più,
capitolo meno – tempo e scuola permettendo.
Ammetto di essere un
po’
nervosa all’idea di scrivere un’originale a
più capitoli, anche perché in
questa sezione ci sono un sacco di autrici bravissime *_* ma
tirerò avanti, a
testa bassa e con lo sguardo puntato sui lacci delle scarpe, ma
tirerò avanti xD
La fic è dedicata a
darllenwr
che l’ha richiesta sul forum di EFP ♥
Bene, detto questo vi
lascio, spero che questo capitolo, per quanto breve, vi sia piaciuto.
Commenti, suggerimenti
e critiche, se costruttive, sono ben viste >.< e anche un
aiutino col
titolo non sarebbe un’idea malvagia ù.ù
Do un muffin a chi
indovina che cos’è quella
cosa xD