L’ora
del tè
Fa
caldo alla Corte delle Illusioni.
Sono
le cinque del pomeriggio, e si sorteggia il tè in giardino.
Il
sole cuoce i due commensali che siedono sotto a un gazebo bianco in mezzo al
verde.
L’una,
Occhi Infelici, vestita di bianco, sorseggia il tè in silenzio.
L’altro,
Occhi di Notte, vestito di nero, sgranocchia biscotti guardando la sua
compagnia.
La
conversazione è interrotta da lunghissimi silenzi.
I
due figuri, di aspetto ordinario, odiano entrambi il tè.
Ma
sono le cinque del pomeriggio, ed è l’ora del tè.
L’una
fissa in silenzio le stoviglie di porcellana bianca.
La tovaglia candida svolazza insieme ai suoi vestiti regalandole un momentaneo sollievo
da quel calore.
«E
quindi cosa intendi fare?» Domandò l’amabile accompagnatore.
Occhi
di Notte vestito di nero osservò la sua vittima e fidanzata.
Occhi
Infelici lo guardò esausta.
Sorseggia
la bevanda bollente mentre un velo di sudore le copre la fronte, ove ciuffi di
sottilissimi capelli castani ricadono disordinatamente.
Reprime
un moto di disgusto verso la bevanda bollente e verso il suo ospite.
Poggia
la tazza sul suo piattino con un tintinnio delizioso.
Ama
il suo niveo servizio da tè.
Una
piccola, insignificante, bluastra vena, appena sotto all’occhio, pulsa
ritmicamente coperta dalla cipria bianca.
Deglutisce
cercando stoicamente di non mettersi a urlare.
Vorrebbe
ribaltare il tavolo e tutto ciò che vi è sopra.
Il
servizio di porcellana, il tè, il piatto con i sette biscotti, e infine il
vassoio di cristallo.
Dannato
vassoio di cristallo.
Proprio
da lì Occhi di Notte afferra qualcosa.
Lo
sbriciola nel suo tè e lo beve.
Da
sopra il fine bordo della tazza Occhi di Notte la osserva.
Non
serve che le ripeta la domanda.
Quello
sguardo e quel silenzio alle cinque e quattro di quel caldo pomeriggio sembrano
strillare.
«Te
l’ho già detto, tesoro»
Dice
Occhi Infelici pronta a ripetere quello che già gli aveva spiegato cento volte.
Mantenere
un tono amabile e delicato è per lei uno sforzo immane.
Quando
Occhi di Notte voleva una cosa, sapeva roderle l’anima, come acido.
Ripeteva
le cose.
Le
faceva ripetere a lei.
Il
che era quanto di più logorante per Occhi Infelici.
Stremata
per quella battaglia psicologica, osserva il gazebo bianco, La tovaglia e
l’abito bianco, le sedie bianche, e il suo ospite nero.
Non
erano mai centrati molto l’uno con l’altra.
Su
incitamento di un altro sguardo imperativo, Occhi Infelici riprende a parlare.
«M’iscriverò
a Medicina. Andrò a vivere vicino all’università. Come desidero da sempre.»
Ha
gli occhi fissi su di un tovagliolo ripiegato con maestria.
Lascia
vagare lo sguardo su quello scorcio pittoresco.
Erano
le cinque e sette di un caldo pomeriggio.
La
conversazione è interrotta da lunghissimi silenzi.
Sente
un lieve dolore.
Occhi
di Notte si serve ancora una volta dal vassoio d’argento.
Finalmente
la sua fidanzata ha il coraggio di alzare lo sguardo.
Tra
le dita scure e ruvide di Occhi di Notte c’è un sogno.
Grande
quasi quanto la sua mano tozza, ed è luccicante nella calura estiva.
Occhi
di Notte se lo rigira tra le mani per qualche attimo ancora, guardando con
disappunto Occhi Infelici.
«Non
accadrà»
Disse
distrattamente, ma con decisione.
Porta
l’oggetto alle labbra staccandone metà con un morso deciso.
E
mentre i denti perfetti di Occhi di Notte divorano il sogno più grande di Occhi
Infelici, lei non può fare altro che guardare.
Vede
i reduci, lucidi, sfolgoranti, piccoli sogni che restano sul vassoio di cristallo.
Sente una stretta al cuore nel pensare all’attesa che le spetta prima che siano
fatti a pezzi come tutti i precedenti.
Afflitta,
guarda ancora una volta la sua tazza.
La
solleva.
La
porta alle labbra.
Erano
le cinque e quindici del pomeriggio.
Fa
Caldo alla Corte della Realtà.
La
conversazione è interrotta da lunghissimi silenzi.
A
Occhi di Notte restano ormai pochi sogni mangiare.
Note dell’Autrice:
Una metafora.
Una situazione.
Un’immagine.
Volevo sottolineare
quanto stremante, ripetitivo e logorante fosse il momento.
Spero vi sia
piaciuta.
Ringrazio in
anticipo chi sarà così gentile da lasciarmi un parere.
Dedicata
a Occhi di Notte
Mile