Storie originali > Nonsense
Ricorda la storia  |      
Autore: Mile    15/07/2010    2 recensioni
Proprio da lì Occhi di Notte afferra qualcosa. Lo sbriciola nel suo tè e lo beve. Da sopra al fine bordo della tazza Occhi di Notte la osserva. Non serve che le ripeta la domanda.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L’ora del tè

 

 

Fa caldo alla Corte delle Illusioni.

Sono le cinque del pomeriggio, e si sorteggia il tè in giardino.

Il sole cuoce i due commensali che siedono sotto a un gazebo bianco in mezzo al verde.

L’una, Occhi Infelici, vestita di bianco, sorseggia il tè in silenzio.

L’altro, Occhi di Notte, vestito di nero, sgranocchia biscotti guardando la sua compagnia.

La conversazione è interrotta da lunghissimi silenzi.

I due figuri, di aspetto ordinario, odiano entrambi il tè.

Ma sono le cinque del pomeriggio, ed è l’ora del tè.

L’una fissa in silenzio le stoviglie di porcellana bianca.
La tovaglia candida svolazza insieme ai suoi vestiti regalandole un momentaneo sollievo da quel calore.

«E quindi cosa intendi fare?» Domandò l’amabile accompagnatore.

Occhi di Notte vestito di nero osservò la sua vittima e fidanzata.

Occhi Infelici lo guardò esausta.

Sorseggia la bevanda bollente mentre un velo di sudore le copre la fronte, ove ciuffi di sottilissimi capelli castani ricadono disordinatamente.

Reprime un moto di disgusto verso la bevanda bollente e verso il suo ospite.

Poggia la tazza sul suo piattino con un tintinnio delizioso.

Ama il suo niveo servizio da tè.

Una piccola, insignificante, bluastra vena, appena sotto all’occhio, pulsa ritmicamente coperta dalla cipria bianca.

Deglutisce cercando stoicamente di non mettersi a urlare.

Vorrebbe ribaltare il tavolo e tutto ciò che vi è sopra.

Il servizio di porcellana, il tè, il piatto con i sette biscotti, e infine il vassoio di cristallo.

Dannato vassoio di cristallo.

Proprio da lì Occhi di Notte afferra qualcosa.

Lo sbriciola nel suo tè e lo beve.

Da sopra il fine bordo della tazza Occhi di Notte la osserva.

Non serve che le ripeta la domanda.

Quello sguardo e quel silenzio alle cinque e quattro di quel caldo pomeriggio sembrano strillare.

«Te l’ho già detto, tesoro»

Dice Occhi Infelici pronta a ripetere quello che già gli aveva spiegato cento volte.

Mantenere un tono amabile e delicato è per lei uno sforzo immane.

Quando Occhi di Notte voleva una cosa, sapeva roderle l’anima, come acido.

Ripeteva le cose.

Le faceva ripetere a lei.

Il che era quanto di più logorante per Occhi Infelici.

Stremata per quella battaglia psicologica, osserva il gazebo bianco, La tovaglia e l’abito bianco, le sedie bianche, e il suo ospite nero.

Non erano mai centrati molto l’uno con l’altra.

Su incitamento di un altro sguardo imperativo, Occhi Infelici riprende a parlare.

«M’iscriverò a Medicina. Andrò a vivere vicino all’università. Come desidero da sempre.»

Ha gli occhi fissi su di un tovagliolo ripiegato con maestria.

Lascia vagare lo sguardo su quello scorcio pittoresco.

Erano le cinque e sette di un caldo pomeriggio.

La conversazione è interrotta da lunghissimi silenzi.

Sente un lieve dolore.

Occhi di Notte si serve ancora una volta dal vassoio d’argento.

Finalmente la sua fidanzata ha il coraggio di alzare lo sguardo.

Tra le dita scure e ruvide di Occhi di Notte c’è un sogno.

Grande quasi quanto la sua mano tozza, ed è luccicante nella calura estiva.

Occhi di Notte se lo rigira tra le mani per qualche attimo ancora, guardando con disappunto Occhi Infelici.

«Non accadrà»

Disse distrattamente, ma con decisione.

Porta l’oggetto alle labbra staccandone metà con un morso deciso.

E mentre i denti perfetti di Occhi di Notte divorano il sogno più grande di Occhi Infelici, lei non può fare altro che guardare.

Vede i reduci, lucidi, sfolgoranti, piccoli sogni che restano sul vassoio di cristallo.
Sente una stretta al cuore nel pensare all’attesa che le spetta prima che siano fatti a pezzi come tutti i precedenti.

Afflitta, guarda ancora una volta la sua tazza.

La solleva.

La porta alle labbra.

Erano le cinque e quindici del pomeriggio.

Fa Caldo alla Corte della Realtà.

La conversazione è interrotta da lunghissimi silenzi.

A Occhi di Notte restano ormai pochi sogni mangiare.

 

 

 

 

 

Note dell’Autrice:
Una metafora.

Una situazione.

Un’immagine.

 

Volevo sottolineare quanto stremante, ripetitivo e logorante fosse il momento.

Spero vi sia piaciuta.

Ringrazio in anticipo chi sarà così gentile da lasciarmi un parere.

 

 

Dedicata a Occhi di Notte

 

Mile

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Nonsense / Vai alla pagina dell'autore: Mile