Branded by Pulse.
Aprii un occhio a fatica.
Direi la che prima cosa concreta che il mio cervello elaborò fu dolore.
Non solo il dolore per la dura caduta in quel luogo a me sconosciuto, a questo si era aggiunto un lancinante bruciore al polso sinistro.
Cosa mi era successo?... La vacanza a Bodhum, il Fal'Cie di Pulse... Il treno... e l'epurazione...
Il confine estremo.

Presto un nuovo dolore, questa volta lungi dal fisico, mi attenagliò come una morsa.
Era la consapevolezza che, lentamente, dolorosamente, si faceva strada in me: Nora.
L'unica con cui mi ero sentito amato, apprezzato per quello che ero.
Sempre pronta a fare qualsiasi cosa pur di rendermi felice, pur di sapermi al sicuro... mia madre.
E adesso lei...
Che cosa avrei fatto adesso?

~

Mi tirai su a sedere guardandomi intorno, cercando di capire dov'ero, cos'era successo.
Il vestigio del Fal'Cie di Pulse era precipitato nel lago Bersah, che si era completamente cristallizzato.
Gli altri non erano ancora rinvenuti; Il mio sguardo cadde su Snow. Lui...
Ma prima di poter articolare qualsiasi pensiero, Snow si rigirò nel sonno, e la mia vista potè scorgere sul suo braccio sinistro un segno nero.
Una scossa elettrica mi attraversò l'intero corpo.
« ..Branded by Pulse... » boccheggiai involontariamente.
Il mio polso... quel dolore che in tutti i modi cercavo di non percepire... dovevo controllare.
E non credo di esagerare se vi dicessi che quel semplice gesto fu il più pesante da sopportare, il più doloroso della mia vita.
Anche io, come gli altri, avevo lo stigma. E, stupidamente, cercavo di coprirlo con il mio fazzoletto giallo, come a farlo sparire.
Io, Hope Estheim, ero un l'Cie. Soldato maledetto di Pulse, nemico di Cocoon, della mia casa, della mia gente.
Condannato ad una missione di cui sapevo nulla, o poco più. Ero un mostro.
Avevo davanti a me un terribile destino, senza via d'uscita, senza una via di scampo:
il mio destino, come il mio futuro, erano legati a quel marchio inciso a fuoco sulla mia pelle.

~

Non so quanto tempo passò, quante lacrime silenziose di dolore, di paura, mi sembrò di avere versato.
Però il mio viso era asciutto, e così era stato, nelle ultime ore.
Gli altri stavano progressivamente rinvendendo, e presto iniziammo il nostro cammino senza meta.
Ma era dentro di me il mio inferno, la mia anima combattuta fra il dolore e la rabbia, il non sapere cosa fare e cosa avrei fatto, il senso di solitudine e di abbandono: avevo perso ogni speranza, sperduto chissà dove con gente che non conoscevo nemmeno che mi aveva trascinato in quel pasticcio, senza mia madre, con quell' odioso marchio che aveva fatto della mia tranquilla vita passata solo un ricordo di un altra vita.
Ma il sentimento più violento, più spiazzante era la paura.
Sì, io avevo paura. Ne ero accecato.
A quel tempo ero solo un bambino, mi mancava la maturità, il coraggio e la forza d'animo che solo dopo avrei conquistato.

Questa è stata la fine e l'inizio di tutto;
Io e quelli che solo dopo seppi chiamarsi Sahz Katzroy, Snow Villers, Oerba Dia Vanille e 'Lightning' Farron iniziammo il nostro viaggio, accomunati dallo stesso destino, serbando gli stessi turbamenti e le stesse paure, le stesse speranze.

Così inizia la mia, la nostra storia.
 

F i n a l  F a n t a s y XIII .