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Autore: Cinderella In Love    16/07/2010    2 recensioni
Corretto, apportati cambiamenti. Indaco dagli occhi del cielo. Immaginando il ritorno di Michele. (Seconda classificata al Return Contest 2010 indetto da 'amimy')
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E dimmi che non vuoi morire.

 

 

Michele se ne stava seduto su una nuvola spersa.

La sofferenza, profondamente vigliacca, si impossessava di lui in un crescendo continuo col passare di quei momenti.

Sentiva che lei soffriva, proprio come lui in quel momento, proprio come sempre.

Non tentò di mostrarsi immune,combattivo e forte davanti allo sgorgare di quel dolore puro, mascherato in acerbe lacrime.

Avrebbe voluto porre termine al pianto di Monica, stringendola a sé, passando la notte sveglio a raccontarle fiabe, distraendola dalla tirannia della realtà regnante.

 

Successe qualcosa in quelle ore d’oscuro.

 

La Voce (Angelica) fingeva la solita risolutezza con il sussidio del suo suadente tono di voce, ma non vi riusciva: la scena che si recitava autonoma, dinnanzi al suo sguardo vigile,in quanto onnipresente, era troppo cruccia per restarne indifferente.

Così, nel modo più dolce immaginabile, lo chiamò:

«Michele…»

 

Michele, accucciato nelle sue ali grandi, non si mosse.

Inclinò leggermente il volto verso l’alto, quasi speranzoso d’un’inconsistente elemosina di misericordia che potesse donargli speranza sufficiente per continuare ad assistere alla vita reale, seppur dall’alto.

 

«Michele, forse è il caso di parlare.»

«Ma io non ho fatto nulla questa volta, almeno non consapevolmente…

Beh sì, ammetto che l’ho pensata, ma…» cercò di giustificarsi l’uomo.

«Michele, no. Non voglio prendere provvedimenti, non questa volta!» annunciò.

 

Michele, attonito, si alzò in piedi e si incamminò, mantenendo il silenzio per tutto il suo cammino: quell’assenza di rumori era, difatti, rotta, soltanto, dall’andare dei suoi lenti passi svogliati.

 

Raggiunta un’immacolata e candida cabina telefonica, Michele attese che l’apparecchio musicasse con il suo dolce suono d’arpa per, poi, rispondere.

 

«Michele, buonasera.»

«Buonasera anche a lei, anche se così buona non si preannuncia…

Dovete smetterla di farmela vedere così triste, per Giove!»  esclamò deciso l’uomo, pur mantenendo tristezza nel tono.

«Ahi ahi ahi! Cosa facciamo qui? Diamo adito al paganesimo e alla collera?! Proprio nel momento in cui siamo propensi ad aiutarla, Michele?» lo intimorì la voce con tono contestatario.

«Scusi, scusi, scusi, per la carità di Dio! Io…» cercò di rimediare con tono mesto lui.

«Di nuovo?!» osservò Angelica, denotando con quell’appunto la sua natura estremamente puntigliosa.

«No, no, no: mi rimetto alla clemenza della corte!» sottostette Michele sarcastico, alzando le mani al cielo per paura di compromettere, ulteriormente, la sua posizione.

«Andiamo meglio, nonostante questo consueto spirito di contestazione sia sempre presente, eh?!» sentenziò la voce acida e vogliosa di arrivare al punto e concludere il discorso- « In ogni caso, veniamo al dunque! Michele, ha visto cosa sta accadendo?»

«Certo che vedo: è una tortura vedere Monica così! Difatti, per evitare di ricorrere al turpiloquio,  chiederei di essere esonerato dalla vista del mondo reale a questo punto perché…»- l’uomo non ebbe tempo di terminare.

«Michele, davvero rinuncerebbe al contatto terrestre pur di non vederla soffrire?» chiese sorpresa e intenerita Angelica.

«Certo! Sapere che non è felice mi rende più sofferente di lei…» ammise l’uomo.

«Allora, ne è davvero innamorato…» concluse con un sospiro la centralinista.

«E me lo chiede anche?! Farei di tutto per poterla incontrare anche solo in sogno…» continuò Michele, rattristandosi ulteriormente.

«Michele, lei si accontenta davvero di poco…» si lasciò sfuggire la voce.

«Cioè?» domandò incuriosito.

«Beh.. E’ veramente raro che avvenga, ma, per una volta, anche a noi quassù è sfuggita la situazione di mano.» ammise controvoglia la donna, contraria al dover confessare una negligenza.

«Mi perdoni, ma credo che, nell’operazione ‘montaggio ali’, mi si siano arrugginiti i padiglioni auricolari, potrebbe ripetere l’ultima frase?» s’accertò esterrefatto il moro, in attesa di delucidazioni.

«Ha sentito bene Michele: ci siamo sbagliati! Ma che ci vuole fare? Ci concederà pure che qualche piccolo imprevisto sfugga anche alla nostra accortezza celeste, no?» sostenne Angelica, imponendosi con un certo vigore.

«Sì sì, certo, d’altronde, la mole di lavoro, qui, non è indifferente e lei, mi permetta, lo sbriga magnificamente.» la lusingò l’uomo, con voce suadente.

«Adulatore...» si lasciò sfuggire la centralinista, ammaliata dal complimento appena avanzatole.

«Modestamente…Ma mi dica, dove c’è stato l’errore, la magagna, insomma?» domandò con impazienza il moro.

«Beh… Il problema sorge in Monica, ha visto come sta? Se non fosse per il bambino che avete avuto insieme, penso che non troverebbe la forza di proseguire e questo non è il suo destino. Per questo, abbiamo pensato di rimediare ed assecondare il destino che spetta a questa ragazza.» proferì la Voce senza interruzioni.

«Monica sarà felice, no? Me lo garantite, vero?» chiese preoccupato.

«Michele, penso che questo compito spetti a lei, sa?» buttò lì la voce, retoricamente.

«Penso di non aver colto il messaggio…» replicò dubbioso e scombussolato l’uomo.

«Quassù, si sono consultati a lungo e hanno decretato che lei fosse la persona più adatta per garantire la felicità di Monica: d’ora in poi, il compito spetterà a lei, Michele!»

«Ma io come posso renderla felice se, stando qui, sono totalmente impotente?» chiese confuso.

«Ecco! Proprio qui ci si trova dinnanzi all’inconveniente tecnico. Infatti, dovrà abbandonare la sede attuale e tornare alla postazione iniziale.» annunciò la donna.

«Torno nel mio adorato ufficietto immacolato , con la radio, la tessera per i colloqui bucata, irrimediabilmente, a mo’ di tarme nell’armadio?! Non potevate farmi più felice!!Questa sì che è una notizia!» proruppe con enfasi Michele.

«No, no, no: non ci siamo capiti! Michele, lei torna giù, ma proprio giù: sulla terra!» chiarì la Voce.

«Come torno giù?! Tornerò a vivere?»

«Che domande? Certo! Non vogliamo mica improvvisare un ‘Ghost’ de no’altri!!

Qui, siamo gente seria e, tra l’altro, quel film l’ho visto troppe volte, ormai, faccio quasi fatica a commuovermi: non si rivelerebbe affatto entusiasmante!» sentenziò, in tono risoluto, Angelica.

«Oddio!! Mi svegli, la prego: sembra un sogno!!!» urlò raggiante.

«Oh no, Michele! Oddio sì, è una bella notizia, ma non sarà così semplice, purtroppo…»

«Immaginavo…» soggiunse l’uomo, nuovamente, in preda allo sconforto.

«Le condizioni saranno tanto chiare quanto inamovibili: lei tornerà nel suo corpo, ma con un’identità alternativa in apparenza...» esplicò, restando sul vago.

«Cioè?» chiese con rassegnazione l’uomo, constatando la sua difficoltà a comprendere.

«Avrà un altro nome: tutti penseranno che lei sia un sosia del vero Michele e lei non potrà rivelare a nessuno la sua vera identità, altrimenti le sarà revocata la possibilità di portare a termine l’operazione.» spiegò.

«Ma, allora, come farò? Dovrò ricominciare tutto da capo?» domandò Michele.

«Beh no…Dovrà ristabilire i legami preesistenti alla sua morte, con Monica soprattutto, la quale dovrà capire chi si cela dietro il finto nome che la coprirà. Lei, Michele, dovrà impegnarsi a farglielo capire, ma inconsapevolmente, con nulla che possa rivelarsi esplicito. La difficoltà ulteriore consisterà nel fatto che il vostro amore dovrà manifestarsi entro un mese dalla sua comparsa nella realtà terrena. Spero di essere stata esauriente a sufficienza.»

«Ho capito e come comprenderò se mi ha riconosciuto?» domandò ancora.

«Beh, dovrà chiamarla con il suo vero nome, in tal modo, manifesterà la scoperta della sua reale identità.» constatò la donna.

«Tutto questo nell’arco di un mese?» soggiunse interrogativo Michele.

«Esatto!» rispose secca la donna .

«E se non riuscissi a ristabilire il rapporto preesistente con lei?»

«Sarebbe segno che non è lei la persona destinata a riportare la felicità nella vita di Monica, ma se così non fosse…» esplicò, ulteriormente, la voce.

«Se così non fosse?» la invitò a continuare l’uomo.

«Beh, starebbe a significare che il vostro destino è quello di affrontare la vita insieme, nell’amore che vi unisce…»

«Ma come farò ad averne conferma?»

«Stia tranquillo, nel verificarsi di quell’eventualità, l’arrivo d’un segno chiarirà il vostro futuro, Michele.»

«E se non cogliessimo il significato di questo segno?»

«Suvvia, sarà difficile non coglierlo, Michele! Penso abbia capito, nell’arco di tempo che ha trascorso qui, che, quassù, le cose o si fanno in grande o non si fanno!» suggerì Angelica..

«Eh...come biasimarvi! A quando la mia partenza allora?» domandò Michele, ingenuamente.

«Partenza immediata!» esclamò la voce.

«Come? Subito?!» pose l’interrogativo, rimanendo sorpreso.

«Certo: non c’è tempo da perdere! Poi, non si ricorda?! E’ il primo dicembre e i preparativi natalizi fervono per tutti, anche e soprattutto per noi, e ogni faccenda in sospeso deve essere  sbrigata a tempo debito!»

«Il Natale è già alle porte?! Non lo ricordavo più…» sospirò l’uomo.

«Troppa tristezza, Michele…» motivò lei.

«Sì, però, questa seconda possibilità è il regalo di Natale più bello che mi sia mai stato fatto. Grazie…» ringraziò con voce rotta dalla commozione Michele.

«Ora vada.»-suggerì la voce- «Sia felice e buon Natale!»

«Buon Natale» ricambiò gli auguri con tono tranquillo Michele, scorgendo quello stralcio di paradiso per serbarlo nel profondo, prima di voltarsi verso ciò che rimaneva estraneo a lui, alla sua mente, al suo cuore…

 

Afferrò la sua valigia e, guardando verso l’alto, sospirò.

Il suo cammino iniziò e, ben presto, sentì l’inesistenza possederlo.

Prima di vedere quella luce nuova che si stagliava lì, dinnanzi a lui, esaudì un desiderio.

 

Non credeva potesse realizzarsi.

Era convinto che il destino avrebbe portato Monica lontana da lui ancora, ma, nella speranza di vederla una volta, fosse stato, anche, per una svista, decise che valeva la pena tentare di raggiungere l’immenso di riaverla.
   
 
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