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Autore: Sognatrice85    16/07/2010    2 recensioni
Premiere di Eclipse.
Siamo a Los Angeles, il 24 giugno del 2010.
Una miriade di persone impazzano fuori dal Nokia Theatre in attesa dei loro eroi.
Tra di essi c'è anche Marienne, una giovane ragazza. Ansiosa di vedere Robert, una curiosità strana l'ha spinta in quel posto.
Un disegno cambierà tutto. Per una manciata di minuti o per sempre?
Scopritelo leggendo...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il ritratto

Non ho nessuna pretesa.

Il mio stile è pesante. E lo capisco.

Capisco anche che dovrei cambiare e ci ho già provato.

Probabilmente non è una passione a me consona, la scrittura.

Non mi aspetto grandi cose da me, ma questa One shot è venuta fuori da sola.

L’ispirazione viene dall’aver osservato bene tutte le foto della Premier di Eclipse a Los Angeles. In una di queste si intravedeva un cartellone bianco con su disegnati il volto di Robert e di Kristen ed ecco che mi sono immaginata tutto questo.

Sono settimane che provo a scriverla senza alcun risultato e oggi, chissà come, l’ho terminata.

Non mi so giudicare, né voglio farlo.

Scrivo e basta, perché mi fa stare bene e continuerò a farlo fino a quando la scintilla e l’amore che porto dentro per questa passione, brilleranno.

 

 

 

 

 

“Il ritratto”

 

 

Lo aspettava da giorni.
S’era fatta chilometri e chilometri di viaggio solo per poterlo vedere. Sapeva bene che avrebbe dovuto lottare con una miriade di fan accanite, ma non si pose il problema.
Era lì e ci avrebbe provato.
Marianne si accomodò per terra, incurante dell’asfalto sporco e bollente, posò il suo enorme zaino giallo e blu di fianco e si guardò attorno con circospezione: accanto a lei c’erano tantissime ragazze giovani, alcune accompagnate da persone adulte, probabilmente madri o nonne. Sorrise pensando alla determinazione che stavano dimostrando, in molte si erano addirittura accampate con le tende e probabilmente erano lì da diversi giorni.
A volte la follia fa compiere gesti assolutamente assurdi e Marienne si compiacque di quello. La sua filosofia di vita era: “Ho un solo tempo su questa terra e lo voglio vivere fino in fondo”, forse per quello si trovava lì quel 24 giugno.
Ogni persona in quel posto sprizzava allegria da ogni poro, emanando un alone d’eccitazione che inevitabilmente, volenti o nolenti, colpiva tutti, anche chi si trovava solo di passaggio in quella zona generalmente molto trafficata.
Bastava buttare lo sguardo su quella miriade di persone e ti sentivi stranamente coinvolta. Era una sensazione non facile da spiegarsi a parole.
L’euforia per quell’evento era alle stelle, mesi e mesi di attese avevano contribuito ad accendere gli animi.
Il maxi schermo piazzato all’entrata del Nokia Theatre di Los Angeles, proiettava continuamente immagini di “Eclipse”, bastava che i protagonisti apparissero su quella misera schermata e si elevavano in cielo, starnazzi di ogni tipo.

La Premiere di Eclipse.

 

Marianne sorrideva tra sé e sé, osservando con occhio attento i movimenti attorno a lei, come se fosse estranea a tutto ciò che stava accadendo.
Non si sentiva come loro.
Era entusiasta, si, ma sapeva darsi un freno.
Probabilmente perché non nutriva speranze di qualche tipo, semplicemente era lì per vedere lui, Robert.

Robert Pattinson.
L’idolo del momento, la star che stava facendo girare la testa a miliardi di persone, anche adulte. Il ragazzo dal sorriso mozzafiato, gli occhi color del cielo, i capelli fatti di miele, tra cui si insinuava spesso una mano birichina, sempre pronta a scompigliarli, compiendo quel gesto che sapeva di imbarazzo e che provocava uno strano batticuore in Marienne. Un gesto nel quale lei si riconosceva, perché era un vizio che aveva anch’ella quando si trovava in situazioni che la mettevano a disagio, una sorta di difesa, di escamotage col quale tentava di distrarre il proprio interlocutore, allontanando l’attenzione da lei.
Vederlo riflesso in qualcun altro le era sembrato così strano, al punto tale che la curiosità l’aveva spinta a cercare notizie su quel ragazzo che ogni settimana appariva sulle copertine di tutti i giornali, scoprendo poi che era un attore e non era vissuto neanche tanto lontana da lei. Sorrise tra sé, scuotendo la testa.
Com’era buffa la vita a volte.
Si riscosse tornando a porre attenzione al suo vero obiettivo.
Marienne era una disegnatrice.
Aveva da poco concluso l’Accademia delle belle arti in Irlanda. Alle persone comuni piaceva immortalare le emozioni attraverso la fotografia, lei, invece, preferiva disegnare, cogliere le espressioni importanti e particolari delle persone che incrociavano il suo cammino e quando lo faceva, tutto il resto attorno a lei scompariva come per magia.
Prese il suo fedele blocco, la matita, la gomma morbida rigorosamente bianca e iniziò a disegnarvi sopra ciò che le cadeva davanti agli occhi, isolandosi nel suo mondo.
Aveva trascorso l’intero pomeriggio ad abbozzare immagini, ritraendo la massa di gente che si stava accalcando intorno al teatro.
Aveva disegnato anche la mole di poliziotti che presiedeva la zona, nel vano tentativo di placare gli animi.
Tutto inutile: quelle persone erano talmente cariche da poter sbaragliare qualsiasi difesa. “L’unione fa la forza, ma se c’è gioia alla base di quel gesto, si può raggiungere ogni cosa” pensò Marienne.

 

Alle 18:30, le ragazze iniziarono a spostarsi prendendo posto nelle prime file dietro le transenne e gli enormi cartelloni con le immagini di lupi e vampiri vennero issati verso il cielo, nella speranza che i loro idoli li vedessero e magari dicessero qualcosa.
Qualsiasi cosa pur di avere un ricordo di loro.
Marienne si alzò controvoglia e cercò il suo posticino in mezzo alle altre, riuscendo a posizionarsi soltanto in quinta fila, molto lontano dal red carpet su cui sarebbero passati gli attori.
Sospirò rassegnata.
S’accontentò.
Non poteva fare altrimenti.
Essere lì era per lei un traguardo, in molti non erano neanche potuti andare a Los Angeles ed erano costretti a seguire l’evento sui siti on line in streaming o in tv, per questo sorrise e strinse tra le mani il blocco coi suoi preziosi disegni.

 
Trascorsero lentamente i minuti successivi, l’attesa le provocò un fastidioso prurito alle mani.
D’improvviso, però, un auto nera si fermò a qualche metro di distanza dalle prime transenne. Come robot, tutti contemporaneamente, voltarono la testa in quella direzione e le urla raggiunsero livelli esorbitanti.
Marienne fissò sconvolta quella macchina, il cuore le martellava nelle orecchie e le mani le iniziarono a tremare.
Stranamente quel fastidioso prurito era scomparso.
Mai prima d’allora s’era sentita in quel modo, così fragile e disarmata.
Quando Robert scese dalla macchina, non aspettò neanche un minuto e si recò presso le transenne dalle sue fan.
Marienne sorrise di nuovo, felice di vedere che quel ragazzo non era altezzoso come molti divi, anzi sembrava un po’ intimidito, forse ancora incredulo. Iniziò a firmare autografi, fare fotografie, parlava anche con le ragazze che, come matte, quasi sembravano volergli saltare addosso.
Mmm…ci pensò su. Non sembravano. Volevano proprio saltargli addosso!!!
In quell’istante si accorse di essere troppo lontana da non potergli neanche dire “Ciao”, abbassò la testa fissando le sue mani, poi un lampo di genio le attraversò il cervello, facendole sbarrare gli occhi e sorridere.
Nel poco spazio che le rimaneva, cercò di muoversi per aprire il suo blocco.
Un’affannosa ricerca alternata a lanciare occhiate continue verso Robert per capire dove si trovasse. Quando le sua dita individuarono l’oggetto desiderato, lo tirarono fuori.
Marienne lentamente posò il blocco a terra, tra le sue gambe, le strinse in modo da tenerlo fermo.
Guardò il foglio e sorrise ancora.
Inspirò ed espirò un paio di volte, poi con le braccia tremanti, issò il foglio verso il cielo, facendo leva sui piedi, in modo da apparire più alta e permettere al suo disegno di farsi strada tra i cartelloni.
Robert arrivò proprio in quel momento davanti a lei.
Marienne poteva scorgerlo appena nel poco spazio lasciato libero dalle ragazze.
Lo vedeva sorridere e rispondere cortesemente alle domande di tutti.
Prese fiato e poi urlò “Robert!” con tutta la voce che aveva in corpo.
Lo gridò col cuore.
Voleva che la sentisse, che la vedesse.
Avrebbe desiderato regalargli quel ritratto.
Quello che lei aveva disegnato una sera di qualche mese prima.
Era in camera sua, sbuffava perché senza ispirazione.
Era più di un’ora che fissava quel foglio bianco, ma non aveva la più pallida idea di cosa disegnare.
Ormai era decisa ad abbandonare tutto.
Aveva acceso la tv con la speranza di distrarsi, però era apparso Robert.
Un’intervista di una tv americana.
Lo aveva guardato, spalancato gli occhi e avvertito una strana scintilla accendersi dentro di lei, pizzicandole le mani. Quasi con violenza aveva afferrato il blocco e iniziato ad elaborare degli schizzi.
Il pizzicore alle dita non gli dava alcun fastidio, anzi la incitava nel proseguire.
Senza accorgersene aveva fatto un ritratto a quell’attore e ne era stranamente soddisfatta. Lo aveva gelosamente custodito per mesi e ora si trovava lì e lo stava bellamente mostrando alle telecamere di mezzo mondo!
Robert sembrava non averla sentita, ma Marianne non si arrese urlò ancora, ancora un’altra volta ancora!
In mezzo a quel delirio era impossibile sentire la sua voce, però qualcuno notò quel ritratto così preciso e dettagliato e gridò “Guardate che meraviglia!” indicandolo.
Robert si trovò così anch’egli come molti altri, con lo sguardo in aria e sbarrò gli occhi incredulo.
Il suo viso era delineato con linee precise. Il riflesso di se stesso in quel foglio bianco.
Il suo volto stanco, le sue labbra sinuose leggermente aperte.
La mano tra i capelli.
L’aria impertinente.
Tutto traspariva con chiarezza.
Chi lo aveva guardato così affondo?
Con gli occhi cercò di capire a chi appartenesse quel ritratto. Così con un po’ di fatica, la vide. Un viso piccolo, incorniciato da una massa di capelli biondo cenere, raccolti in una coda alta. Due occhi nocciola che lo fissavano attentamente.
Troppo attentamente.
Sorrise imbarazzato.
Mosse la mano in segno di saluto e lei sobbalzò sorpresa.
Marienne non se lo aspettava.
Eppure lo sperava.
Perché la sua vita era fatta di sogni e speranze.
E ora lui, Robert, l’aveva vista.
Sorrise felice.
“E’ tuo!” esclamò non mollando i suoi occhi.
Robert alzò lo sguardo e fissò ancora il ritratto.
Rise sghembo.
Annuì.
“Te lo regalo. E’ quello che vedo in te” aggiunse “Voglio che lo tenga tu!”
Robert cercò di sporgersi dalla transenna, ma venne assalito dalle ragazze. Le guardie del corpo dovettero allontanarlo.
“Aspettate!” gridò lui “Quella ragazza voleva darmi il suo disegno” si ribellò “Signor Pattinson non possiamo rischiare che le succeda qualcosa!” rispose serio il bodyguard “Ma chi se ne frega!” sbraitò irritato “Fatemi parlare con quella ragazza!” insistè.
L’omaccione dalle spalle possenti, gli occhiali scuri, lo sguardo severo, lo fissò “Le prendo io il disegno” detto ciò si avvicinò alle transenne.
Marienne lo vide chiaramente fissare lei.
“Fate passare la signorina” proferì con tono grave. Marienne sobbalzò e incitata dalla mano della guardia che la invitava a venire avanti, mosse i piedi.
“Il Signor Pattinson vorrebbe parlare con Lei, ma non è possibile” Marienne annuì, comprendendo le motivazioni. Alle spalle dell’energumeno, Robert continuava a guardarla. Lei fece la stessa cosa.
E se il cielo si fondesse con la terra?
Se i loro confini si confondessero in uno sguardo?
Cosa succederebbe?
Strisciava, si insinuava nei loro colpi.
Ed eccola quella scossa.
Un brivido, uno scoppio, un lampo.
Una sola ed unica emozione.

 

Marienne e Robert la stavano provando.
Increduli.
Sognante lei.
Cinico lui.
Ma era lì. Quell’emozione si librava nell’aria, si muoveva repentina. Serpeggiava tra le ombre dei loro cuori che l’accoglievano inconsapevolmente.
E quel ritratto tra le mani di lei, volteggiava mosso dal vento e da quella nuova emozione, comunemente chiamata amore.

 

   
 
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