La vita
è fatta di scelte.
Ognuno è artefice del proprio destino. E di questo te ne
rendi conto solo ora.
Ora che è troppo tardi. La valle desolata, bagnata dal
sangue degli uomini più
valorosi che il regno abbia mai avuto. Giacciono in terra, inermi,
privi di
vita. Gli occhi spenti rivolti verso il cielo, sperando di essere
salvati
almeno dalla misericordia divina. Poco lontano dal campo di battaglia,
si
levano alte le fiamme appiccate dai nemici, per cancellare tutto
ciò che c’è
stato prima del loro arrivo. Per cancellare i nomi, i volti, le anime
di coloro
che fino a quella mattina hanno calpestato ancora il suolo credendo in
se
stessi, nella vittoria, e nel loro re. Nel loro re che ora giace come
tutti gli
altri cavalieri senza vita nella valle dei re caduti.
Ricordi ancora la voce
femminile e le sue parole gelide: “Nessun luogo è
migliore di questo,Arthur
Pendragon. Hai scelto la tua tomba.” Ricordi ancora la sua
risata ironica. “Non
ho paura di te, Morgana di Cornovaglia.” E poi quella parola.
Pronunciata con
tono freddo, distaccato, con un sorriso trionfante in volto, da far
gelare il
sangue persino al re. “Dovresti.”
Ora Arthur
Pendragon giace
senza vita. Il tuo Destino. Non sei riuscito a proteggerlo, hai
fallito. E ti senti
in colpa. Maledici il giorno in cui hai avuto pietà di quel
ragazzino, il
druido. Quando hai aiutato Arthur a farlo fuggire da Camelot. Uther
avrebbe
rinchiuso il figlio, ma non avrebbe mai potuto fargli
nient’altro. Arthur era
l’unico erede che avesse. Mordred sarebbe morto. Morgana
avrebbe sofferto, ma
se la sarebbe presa soltanto con Uther, ignara che dietro alla morte
del
bambino ci fosse lui, con quel viso innocente. Poteva lasciar morire il
bambino, ma era stato troppo sensibile per lasciar che accadesse una
cosa
simile. Aveva preposto il suo senso del dovere al suo destino. Ad
aggravare la
situazione inoltre c’era l’aver ascoltato il Grande
Drago. Infatti non solo una
volta liberato aveva attaccato Camelot mettendo a repentaglio la vita
di molti
sudditi e del principe stesso più volte; ma
l’aveva spinto a avvelenare
Morgana. Era l’unico modo per fermare Morgause, aveva detto
il lucertolone
millenario. Ma a che prezzo? Camelot ora era senza re. E senza eredi,
giacché
Ginevra si era rivelata sterile. Non poteva dargli figli, e di certo
neanche
Merlin ne era in grado.
Morgana.
Era sempre stata
legata al druido, a Mordred.
E dopo
essere stata avvelenata, il rapporto con Mordred e Morgause si era solo
rafforzato. Morgause, la ragazza che a Camelot era malvista da tutti
era
nientemeno che la sua sorellastra. La sorellastra che aveva voluto
svelare la
verità a Arthur. La verità che
tutti
conoscevano ma che volevano dimenticare.
Morgana lo considerava un
amico. E forse lui per lei era davvero l’unico amico che
avesse mai avuto. E
lui l’aveva tradita. Per ascoltare un Drago che da sempre,
fin dal giorno in
cui era stato rinchiuso, aveva progettato un modo per portare la rovina
a
Camelot. L’aveva usato fin dal primo giorno. E lui si era
lasciato usare. Senza
neanche accorgersene.
Aveva tradito Morgana. Questo
non se lo sarebbe mai perdonato. E forse non ne avrebbe avuto neanche
il tempo.
Ora dall’accampamento
giungevano le ceneri, sollevate dal vento. E una nebbiolina si diffuse
nella
valle.
Merlin si stava indebolendo, il
suo Destino lo reclamava. Lo voleva con sé. E
d’altronde lo sapeva bene anche
lui che non avrebbe potuto vivere se non al fianco di Arthur. E ora che
Arthur
Pendragon era morto, non aveva alternative. Doveva raggiungerlo. Lo
aveva sempre
saputo: erano due facce della stessa medaglia. Una metà non
poteva odiare ciò
che la rendeva intera. Né poteva esistere se
l’altra mancava.
Aveva sbagliato tutto. Aveva
liberato il druido anche quando il Drago gli aveva detto che avrebbe
ucciso Arthur.
Non gli aveva dato ascolto. Mentre l’anno seguente aveva dato
retta a
Kilgharrah quando si era trattato di fermare Morgause. Aveva avvelenato
Morgana. La quale una volta tornata in forze, guidata
dall’ira e dalla sete di
vendetta nei suoi confronti, si era alleata con Morgause e Mordred per
annientare Camelot. E ci era riuscita. Ora Camelot era destinata a
soccombere,
a essere dimenticata, o ricordata come una leggenda.
Sentì un fruscio poco distante
da sé. E alzò lo sguardo. Morgana era in piedi di
fronte a lui. E li guardava.
“A quanto pare non sei riuscito
a salvarlo.” Disse con un sorriso trionfante.
“Che vuoi?”
“Voglio la tua vita. Mi hai
tradita Merlin. Hai tradito la mia fiducia. Io ti consideravo un amico.
E tu mi
hai avvelenato solo perché il Grande Drago te l’ha
ordinato. Avessi almeno
avuto il coraggio di finire ciò che avevi iniziato! Ma no:
tu sei troppo debole
e vile per uccidere. Hai preferito avvelenarmi. Mi chiedo come abbia
potuto
continuare a servire Arthur ancora per tutti questi anni mantenendo
questo
segreto, temendo che la verità venisse scoperta. Sai, per un
momento ho pensato
di tornare a Camelot e dire tutto, ma poi ho pensato che, come sei
riuscito a
far passare per menzogna la verità su Igraine, avresti
potuto farlo benissimo
anche riguardo il mio avvelenamento. Io non avevo fatto niente per
meritarmi di
morire. Volevo solo che la magia tornasse a Camelot. Ti avrei anche
fatto un
favore.”
“Non era il modo giusto.”
“Può darsi, ma.. meritavo la morte per questo?! Mi
fidavo di te, Merlin. E tu
mi hai tradita. E ora raggiungerai il tuo Destino. Di Camelot
rimarrà solamente
un ricordo sfocato. Diventerà leggenda. Dovresti
ringraziarmi. Le vostre gesta-
disse riferita a Merlin, Arthur e ai cavalieri- rimarranno nella
memoria di
coloro che verranno. Sarete immortali. È più di
quanto potessi sperare,
Merlin.”
Il mago non rispose:
“Non è ciò che volevo.”
Morgana
non lo ascoltò ma gli chiese:
“Sei pronto a morire, Merlin?” Merlin
guardò Arthur per un’ultima volta. Poi
annuì.
Morgana pronunciò una formula
arcana. E Merlin cadde al fianco di Arthur. Uniti nel loro amore, nel
loro
destino. Per sempre.