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Autore: sailormoon81    18/07/2010    6 recensioni
[...] La donna che ho sempre visto in lei, non si preoccupava di nulla; perché ora si preoccupa di non farmi vedere i suoi occhi arrossati?
Atterriamo sul balcone della sua stanza e la poggio in terra. Ma non si allontana da me. [...]
Cosa c'è però, cosa sei non so, perché è mio il bisogno di avere te... (M. di Cataldo)
Genere: Generale, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Inutile tormento

 

 

Ho cercato di difendere il silenzio,
ho cercato di nascondermi da te;
ma come faccio a cancellare in un momento
quello che adesso sento…
che inutile tormento

(Massimo di Cataldo)

 

 

 

Non capisco.

E non mi piace non capire.

Soprattutto quando sembra che qualcuno ne sappia più di me!

Mi sto allenando da tre ore, e sono già stato messo al tappeto; per di più devo sorbirmi la commiserazione di quel guerriero di infimo livello di Kaharot.

“Tutto bene, amico?”

Mi porge una mano, per aiutarmi a rimettermi in piedi, ma non posso tollerare anche questo. Devo mantenere una certa dignità, io.

Bruscamente gli scosto la mano e mi rialzo, seppur barcollante. “Non mi serve il tuo aiuto, Kaharot. Piuttosto, pensa a non abbassare mai la guardia durante un combattimento. O sarà la tua fine.”

Ora mi metto anche a dispensar consigli… meglio che me ne torni a casa, prima che cominci a giocare anche con il moccioso di casa Son…

 

Mi ci voleva proprio. Un bel bagno rilassante.

Devo ammettere che quella donna sa il fatto suo. Certo, fastidiosa, è fastidiosa. Ma almeno si rende utile…

Che strano… è già la seconda volta che mi scopro a pensare a lei, oggi… la prima è stata quando il ki blast di Kaharot mi ha messo al tappeto…

Sbuffo, pensando come sia bastato un misero paio di occhi azzurri a farmi perdere la concentrazione, durante l’allenamento.

Però, devo ammettere che non è affatto male, pensare a lei… è carina, un corpo niente male, è intelligente, è…

“Vegeta! Ti decidi a uscire da là dentro? La cena è pronta, e non ho intenzione di aspettare i tuoi comodi per andare a dormire!”

È fastidiosa. Come uno sciame di zanzare in piena estate.

“Donna. Non mettermi fretta. Odio quando mi si mette fretta. Uscirò quando sarò completamente soddisfatto.”

“Stupido scimmione senza cervello! Ma chi ti credi di essere? Se vuoi mangiare, impara a cucinare! Ti do un minuto: dopodichè la tua cena diventerà nutrimento per il mio giardino!”

La sento borbottare, mentre la sua voce si allontana.

Meglio uscire da qua… altrimenti quella pazza sarebbe capace di buttare tutto quel cibo, solo per farmi un dispetto…

 

Sto cenando con lei che mi osserva, contrariata perché sto praticamente sporcando ovunque.

Mi diverto. Perché mi basta guardarla per capire che tra poco si scatenerà una bella litigata. Ed è proprio quello che mi serve, per sbollire il nervosismo di oggi.

“Ma brutto idiota che non sei altro! Non sai proprio mangiare senza rovinare tutto ciò che ti sta a un raggio di tre metri?” Sbotta, alla fine, indicando il tavolo che assomiglia molto a un campo di battaglia.

“Certo che sì.”

“E allora perché non ti decidi a farlo!”

“Semplicemente, non ne ho voglia.”

Mi alzo, non prima di essermi ripulito con la tovaglia, e me ne vado in camera.

Anche da qua sopra, riesco a sentire le sue urla contrariate.

In effetti, forse sono stato un po’ troppo scontato, questa volta. Anche ieri ho usato la tovaglia fresca di bucato per pulirmi… magari, domani penserò a qualcosa di diverso…

 

Mi sveglio in piena notte. Un incubo. Non ricordo di aver mai avuto incubi… ho sempre pensato che la mia vita fosse già abbastanza spaventosa di suo, per permettermi il lusso di avere paura di un sogno…

Eppure, mi sono svegliato di soprassalto, sudato, col cuore che va a mille.

Resto immobile, sotto le coperte, stringendo le lenzuola coi pugni.

Non ricordo molto del sogno che ho fatto.

Ma ricordo molto bene un colore. Azzurro.

Come i suoi occhi.

Come i suoi capelli.

Un azzurro che veniva coperto dal rosso.

Il rosso del sangue.

Che fosse un sogno premonitore?

Io non faccio molti sogni, e sicuramente non sogni premonitori.

Ma se quello lo fosse?

Ma poi, che diavolo mi importa?

Il sangue voleva dire morte.

Forse quel sogno voleva indicare la prossima morte della terrestre?

Beh, a me che cosa importa?

Devo riaddormentarmi. O domani sarò uno straccio, e non concluderò niente…

 

Non sono al meglio, neanche stamattina…

Dopo l’incubo non sono riuscito a prender nuovamente sonno.

Dannazione! Tutta colpa sua!

Sua e della sua bellezza…

Basta! Devo impormi di non pensare a lei!

E se non dovesse bastare, la eliminerò.

Non dovrò neanche faticare più di tanto: è solo una debole terrestre… che cosa può fare, contro la mia forza?

Tuttavia… sento il mio corpo contrarsi al solo pensiero di farle del male…

Ma che fare?

Non mi piace non sapere come agire. Ho sempre avuto una strategia di azione, nella mia vita, e ora, per la prima volta, non so che fare…

 

È notte. Un’altra notte che passerò insonne.

Un altro incubo: lei ricoperta di sangue.

È diventata un’ossessione…

Come ci si libera da un’ossessione? La si elimina…

Decido di alzarmi. Non serve a niente stare a rigirarsi nel letto…

Sono le tre di notte. Potrei andare a fare un giro, e schiarirmi le idee…

Apro la finestra e mi sollevo da terra quel tanto che basta per uscire all’aria fresca della notte. La luna è stupenda. Una falce di luna perfetta.

Scendo a terra. Dopotutto non ho fretta, e posso sempre camminare un po’.

E la vedo.

Che ci fa in giro a quest’ora?

Mi avvicino.

Non sembra avere una bella cera…

Provo a parlare, ma mi blocco nel vedere i suoi occhi arrossati dalle lacrime.

Chi ha osato farla piangere? Se scopro chi è stato, lo eliminerò con le mie stesse mani!

E da quando sono così protettivo, nei suoi confronti?

“Cosa vuoi?”

“Prendere un po’ d’aria. Sai, non sono abituato a stare nello stesso posto per così tanto tempo… e ogni tanto mi ci vuole un po’ di libertà…”

“Vuoi… vuoi andartene… di nuovo?”

E ora? Perché mi si stringe il cuore, a sentire la sua voce così triste?

Che mi stia indebolendo?

“No… non credo” rispondo, nascondendo l’incertezza della mia voce.

Non avevo mai pensato di andarmene, e questa sua domanda mi fa pensare…

La vedo raggomitolarsi sulla sdraio. Fa fresco, per essere estate.

“Vieni. Ti riporto in camera.”

Il mio sembra quasi un ordine. E mi stupisco nel vedere come lei accetta senza replicare.

La prendo in braccio, e lei si aggrappa alle mie spalle.

Un brivido mi percorre il corpo, avvertendo il contatto della mia pelle con la sua.

Nasconde il viso contro il mio petto, tra la spalla e il collo. Vuole sottrarsi alla mia vista …

Quasi non la riconosco.

La donna che ho sempre visto in lei, non si preoccupava di nulla; perché ora si preoccupa di non farmi vedere i suoi occhi arrossati?

Atterriamo sul balcone della sua stanza e la poggio in terra. Ma non si allontana da me.

“Siamo arrivati” sussurro. La voce mi è diventata roca.

Che mi sta succedendo? Possibile che il solo contatto con lei, mi provoca simili sensazioni? Devo starle lontano… non mi piace quello che sento…

La scosto da me quel poco che basta per poterla guardare negli occhi.

Nel suo sguardo c’è tristezza. Nel mio, perplessità.

“Perché?”

Perché? Perché, cosa?

“Perché mi allontani da te?”

Apro la bocca per risponderle di non seccarmi con le sciocchezze terrestri, ma non faccio in tempo. Le sue labbra si uniscono alle mie in un semplice contatto.

Si allontana quel tanto che basta per separare le nostre labbra, ma stavolta sono io che la tengo vicina a me.

Mi impossesso nuovamente delle sue labbra. Questa volta in un bacio più profondo.

Le mie mani iniziano a percorrerle il corpo, scoprendo come mi piace accarezzarla e farmi accarezzare da lei.

La finestra è aperta. Entriamo.

Siamo in camera sua. Non mi sono separato da lei neanche un istante.

Mentre inizio a sfilarle la camicia da notte, sento una voce che mi impone di allontanarla, finché sono in tempo.

Ma non mi piacciono gli ordini. Neanche se è il mio stesso cervello a impartirmeli.

Decido di mettere a tacere quella voce. E per una notte, mando il mio cervello a farsi un giro…

 

È trascorso un mese da quella notte.

E il mio cervello è stato mandato a spasso molte altre volte…

Ma non può continuare così! I miei pensieri durante il giorno sono rivolti a lei; per non parlare delle notti…

Continuo a pensare a lei. Al suo corpo perfetto.

E l’unico risultato che ho ottenuto è non essere ancora riuscito a ricoprirmi d’oro. Non sono abbastanza forte, per potermi rivestire d’oro.

Ma se c’è riuscito quello stupido guerriero di infimo livello, io non posso non riuscirci. Dopotutto, rimango sempre il principe del popolo saiyan!

Osservo la giovane terrestre, indaffarata in giardino col padre. Stanno sistemando una navicella spaziale.

Proprio ieri mi ha detto di essere incinta. Sta aspettando un figlio. Mio figlio.

Dovrebbe riempirmi d’orgoglio, sapere che presto avrò una discendenza. Eppure non è così.

Forse lei da me si aspetta qualcosa, per questo figlio inatteso…

Ma io so che un figlio non rientra nei miei piani.

Non so cosa la donna voglia da me.

Ma so cosa io non voglio. Non voglio un ostacolo che si intrometta tra me e il mio obiettivo.

Non voglio essere perseguitato dalla sua visione a ogni ora del giorno e della notte.

Non voglio continuare a essere il secondo guerriero più forte dell’universo. Devo essere il primo!

E lei rappresenta un ostacolo a tutto questo.

Gli ostacoli vanno abbattuti.

Carico una sfera di energia e la punto verso di lei.

Sono pronto a fare fuoco, il braccio teso pronto a colpire.

Ma non ci riesco. Riassorbo l’energia e abbasso la mano, sconfitto.

Come mi sono ridotto… non sono riuscito a porre fine all’inutile vita di una terrestre…

 

Ora sì, lo so che ti perderò
perché io non riesco più a fingere
e di te ho smarrito l'immagine.

me ne andrò è questo che farò:
fa parte della mia natura
lasciare quel che ho…

 

È l’alba. Non ho dormito molto. Dovevo preparare tutto ciò che mi potrà essere utile nel prossimi mesi.

E ora, tutto è pronto.

Lo scienziato è riuscito a far funzionare la navetta spaziale. E tra breve sarò io stesso a collaudarla.

Salgo lentamente i tre scalini che mi porteranno, finalmente, lontano da questo sassolino nell’universo.

Finalmente starò in pace. Finalmente potrò godere del silenzio e della pace dei sensi di cui ho bisogno per superare il mio limite.

Avverto una stretta al petto quando avverto il suo sguardo su di me.

Non la posso vedere, ma percepisco la sua presenza. E sento che è triste.

Mi scopro a dispiacermi per questo. Sapere di essere la causa del suo dolore mi fa male.

Ma questo è un motivo in più per andarmene.

Non sono abituato ad avere niente. Ho sempre perso tutto ciò che potevo considerare mio.

E lei non fa eccezione…

Dopotutto, fa parte della mia natura lasciare ciò che ho…

Premo il pulsante di accensione me sento i motori avviarsi.

Perfetto. Funziona.

Guardo il terreno allontanarsi. Presto, la Capsule Corporation è solo un puntino indistinto.

 

Ma come faccio a cancellare in un momento
quello che adesso sento…
che inutile tormento

 

Per un attimo rivedo il suo volto… vorrei poterla cancellare dalla mia vita…

Perché per me è diventata peggio di un’ossessione…

E quello che comincio a sentire per lei è un inutile tormento…

 

 

 

 

 

 

 

 

Ho ritrovato questa breve shot in un angolino del mio computer e mi è dispiaciuto vederla lì, sola soletta… così, armata di buona volontà le ho dato una spolverata e… ta-daaaaan =)

La canzone citata è, come da titolo di fanfic, Inutile tormento, di Massimo di Cataldo, cantante che adoro letteralmente *o*

 

Non so bene quale sia il risultato finale, forse sa di visto e rivisto, di certo non c’è originalità in questa fic, ma spero lo stesso di non avervi deluso troppo ^^

Aspetto le vostre reazioni, sia nel bene che nel male =)

Bax, Kla

   
 
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