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Autore: Simphony    18/07/2010    3 recensioni
[Storia classificatasi 8a al contest "Soundtrack Disney" di Harriet sul forum di EFP] Perché avere una relazione è così difficile? Perché tutto si rivolta contro di te?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stessa Melodia (Riveduta e Corretta)

E' una storia, sai, vera più che mai,
solo amici e poi uno dice un "noi", tutto cambia già.


(P.O.V. Nino)

Tutto è iniziato come un gioco. E nella mia testa tale gioco sarebbe rimasto.

Ma quando iniziano ad entrare in ballo altri fattori, è come un incontro di boxe tra un peso piuma e un peso massimo.

Decisamente, sei svantaggiato.

L'amore fa così. Gioca sporco. Bara. Ti fa insinuare strane sensazioni, ti fa venire le palpitazioni e ti fa arrossire nei momenti meno opportuni e con le persone più sbagliate.

Io e il Riida abbiamo iniziano ad uscire insieme come semplici amici che volevano vedersi da soli oltre l'orario di lavoro.

Uscivamo, andavano al karaoke, a cena fuori, qualche partitella a biliardo, quando avevamo il tempo.
Tutto cose così disgustosamente romantiche. Tutte che da... fidanzatini. Non le ho mai sopportate

Non mi è mai piaciuto dovermi sentire legato o costretto a qualcuno. Mi piace la mia indipendenza.
E mi piace ancora di più tenermela stretta.

Niente: “Stasera usciamo insieme per forza, perché ci frequentiamo” o “Ma allora non pensi mai a me” e tanto meno “Non mi dici ma quanto mi ami”

Mi viene il mal di stomaco al solo pensarci.

Poi qualcosa è cambiato. E sono diventato esattamente come quelle persone che disprezzavo.

Sono cambiato. Sono maturato, forse.

Sono diventato dipendente da lui, come se fosse una droga.

Lo amo. Lo amo come se non avessi mai amato prima.


Tutto fra di noi è cambiato. Il nostro rapporto è diventato qualcosa che pretende di più, forse.

Qualcosa che va altre la semplice uscita o il regalo comprato così, tanto perché sei passato davanti ad un negozio e non hai potuto fare a meno di pensare a lui.

E' qualcosa di profondo. Di carnale. Di erotico. Di perverso.

Cosa possono essere altrimenti, due uomini che amano scambiarsi segni di passione?

Ma questo non mi ha aiutato a capire. Sono rimasto lo stesso, in fondo. Il fatto di voler possedere fisicamente la persona che ho al mio fianco, che mi completa, che mi fa sorridere e arrabbiare, non mi ha fatto effettuare questi grandi cambiamenti.

Non ho smesso di vedere i miei amici perché fra di noi si era instaurata una specie di relazione.

Non ho smesso di chiamare i miei parenti perché Ohno era diventato qualcosa di più del leader del gruppo che amavo davvero più della mia famiglia.

Eppure, non sono in molti a vederla così.

E' come se dentro il loro cervello scattasse qualcosa che gli facesse cambiare completamente carattere.

Passavano da “persona normale” a “persona psicologicamente instabile” e nessuno era riuscito a spiegarmi con teorie plausibili il perché di tale cambiamento.

Alcuni mi dicevano che non ero veramente innamorato, altri che non sapevo che cosa volevo, altri ancora che ero un ragazzo da evitare come la peste.

Non che non potessi negarlo. Ero il primo ad ammettere che non volevo legarmi a nessuno e che probabilmente i miei sentimenti non erano così profondi da giustificare una relazione seria.

Ma spesso le persone esagerano. E quelle che esagerano di più solitamente sono quelle che non ti conoscono o che sono le prime a sbagliare.

I miei migliori amici invece, quelli che ormai sono entrati a far parte della mia famiglia, i componenti degli Arashi, non si sono mai sbilanciati sulla mia vita privata e sentimentale.

Mi fermavano quando c'era bisogno di fermarmi e mi rimproveravano quando era necessario farlo.

Ma con lui le cose sono completamente diverse.

Non che sia diventato improvvisamente geloso marcio o che stessi tutto il tempo in cui mancava Riida a chiamarlo, a fargli agguati o a lanciargli messaggi pieni di amore e cuoricini.

Però, insomma, sono diventato un po' più attento a quello che dice, a quello che fa. Mi piace sapere che cosa combina durante la giornata in mia assenza. Mi piace sentire la sua voce. Mi piace tutto di lui. E temo di essere diventato disperatamente dipendente.

Tutto quello che gravita intorno al Riida mi rende incapace di intendere e di volere.

Desidero la sua presenza come non ho mai desiderato niente in vita mia.

Mi sto trasformando.

E' vero quando dicono che le cose cambiano quando meno te lo aspetti.

E' come se tu stessi seduto a prendere il sole al mare e poi ti arriva il gavettone da un amico.

Così tu sei stato per me.

Un gavettone.

Un getto di acqua fredda, anzi, gelida che ha scosso quella vita sentimentale piatta, che si giostrava tristemente fra serate solitarie e qualche avventura nemmeno tanto voluta.

Improvvisamente ha detto un noi, Riida. Improvvisamente anche tu mi hai fatto capire che conti sulla mia presenza nel tuo domani.

E questo, anche se all'inizio non volevo accettarlo, adesso mi rende il ragazzo più felice di tutta quanta la Terra.


É una realtà che spaventa un po',
una poesia piena di perché e di verità!


E' vero.

Fa paura. Fa paura vedere qualcosa di più brillare nei tuoi occhi neri, così come fa paura sapere che tu fai parte indelebilmente della mia vita.

Fa paura vedere come tutta quanta la mia vita adesso mi sembra legata indissolubilmente ad un filo rosso del destino a te. Non ti ho ancora lasciato. Non ho intenzione di lasciarti, Riida.

Eppure, anche il solo misero pensiero di non poterti avere accanto mi fa stringere il petto in una morsa dolorosa, dalla quale poi è difficile uscire.

Il solo fatto che ormai non riesco più ad immaginare il mio domani senza di te che mi stropicci le guance o mi svegli presto la mattina per giocare alla Wii, mi rende vuoto e senza un perché.

Riuscirò mai a disintossicarmi da te, Riida?


Ti sorprenderà come il sole ad est,
quando sale su e spalanca il blu dell'immensità!


Mi vibra il telefono.
Lo prendo e lo apro con un'apprensione che non ho mai provato. E mi sorprendo di me stesso quando sento dalla mia bocca uscire delle parole cariche di un sentimento che non avevo mai accettato.

« Ciao Riida. » mormoro piano, quasi imbarazzato.

-Ehi Nino! - la sua voce squillante mi mette allegria – Come stai? Le prove di oggi come sono andate? Accidenti, sono ancora bloccato a Hokkaido, colpa della neve. Spero che la bufera smetta presto. L'aeroporto non è più così interessante dopo quattro giorni! -

Cercare di fermarlo mentre parla al telefono è assolutamente fuori discussione. E' una macchinetta. Fuori controllo. La voce gli trema e il respiro è affannato.

Kami Riida, da quanti giorni volevi chiamarmi? Perché non lo hai fatto prima? Perché, piuttosto, io stesso ho avuto paura di comporre i tasti e di sentirti, anche solo per sapere quante volto hai visitato il negozio di cucina straniera?

« Le prove sono andate bene. Ah, prendi fiato quando parli, ok Riida? » chiedo ridacchiando.

Lo sento ridere a sua volta.

E mi stupisce sentire un tumulto nel petto e la gola secca. Mi stupisce sentirmi così voto senza di lui.

Tutto è iniziato come un gioco.

Tutto doveva finire come un gioco.

Tutto doveva concludersi dopo una notte, con un Bene Riida. Adesso possiamo tornare ad essere amici.

Ma così non è stato. Tutto è stato stravolto dalla mano invisibile del Destino che ha deciso di beffeggiarsi dei miei piani, e ha ben deciso di prendere una catena e stringermi a te.

Adesso, ora che ti sento, so che in fondo, sono felice così.

Adesso è diventata una cosa seria.

- Scusa Nino – ride ancora – E' solo che sono agitato in questi giorni. Credo di aver fatto la figura del perfetto imbecille durante le registrazioni. -

« Hai dato il meglio di te. Nulla di più. Ah, i ragazzi mi hanno detto di salutarmi, se ti sentivo. »

- Non avremo dovuto sentirci? - mi chiede con una risatina stentata – Perché non avrei dovuto chiamarti? - continua con la voce carica di tensione – Kazu, io sono qualcosa di più di una scopata. Vero? -

Rimango fermo immobile in mezzo alla mia stanza.

Mi manca il fiato. Mi manca il senso di gravità. Mi manca la sensazione di avere i piedi poggiati per terra.

Mi manca tutto.

Inghiotto a vuoto. Non ho nemmeno più una salivazione decente. Vorrei parlare. Ma non mi esce la voce.

E Riida fraintende.

E il mondo mi crolla addosso.

- Ok. Lo immaginavo. Ora devo andare. Mi chiamano. Ciao Nino -

La conversazione si chiude. Mi accompagna solo il deprimente Tu tu di una cornetta libera.

La voce distrutta di un Riida sempre solare mi sta circondando. Provo a chiamarlo, subito.

La segreteria telefonica mi informa che il cliente cercato non è raggiungibile.

Inizio a sudare.

Le mani mi tremano.

Non riesco a respirare.

Gli occhi mi si riempiono di lacrime e non posso fare altro che sedermi e maledirmi per la mia incapacità.

Se solo fossi stato meno stupido, gli avrei subito detto cosa pensavo e provavo.

Tu non sei una scopata Riida. Sei colui che mi completa.” così doveva essere la risposta.

Magari accompagnato da un tono di voce dolce e romantico.



Prendo a calci il prezioso tavolino di cristallo che qualcuno mi ha regalato per qualche compleanno o natale.

Mi taglio un polpaccio, ma non ci faccio caso.

Provo a chiamarlo ancora. Senza successo.

Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile. La preghiamo di richiamare più tardi.

'Fanculo il -richiamare più tardi- ” penso acido e con la rabbia che inizia a crescere.

Può lasciare un messaggio registrato nella segreteria telefonica. Parli dopo il segnale acustico.

« Riida accendi questo maledetto telefono. Devo parlarti. Chiamami quando senti il messaggio. Per favore. »


Stessa melodia, nuova armonia,
semplice magia che ti cambierà, ti riscalderà!


Ma come accidenti ho potuto permettere una cosa del genere? Rimane un mistero.

Un fottutissimo mistero.

Nella mia rabbia cieca verso la mia incapacità ho distrutto quasi mezzo salotto.

Vorrei che tutto tornasse a pochi minuti fa.

A quando inconsapevolmente mi sentivo attratto e appagato da Riida perché lo amo.

Quando mi bastava sentire la sua voce per tranquillizzarmi, quando mi bastava uno suo sguardo per sentirmi rapito o per sentirmi trascinare nel vortice delle passioni.

Vorrei tornare indietro.

A quando non sapevo ancora perché sentivo il bisogno incessante di chiedere un appuntamento a Riida.

A quando però, dopo la sua reticenza iniziale, l'ho visto entrare nel centro commerciale come un normale ragazzo e mi ha sorriso.

Vorrei tornare a quei momenti, rivivere quei secondi in cui ho sentito il battito accelerato e la salivazione assente.

Mi piacerebbe poter riassaporare di nuovo quelle labbra, quel corpo, quelle passioni, quei sentimenti che non vorrei mai più perdere.

Devo riavere Satoshi.

Satoshi, non Riida.

Satoshi, non Ohno.

Satoshi, non Oh-chan.

Satoshi, non capitano.

Voglio Satoshi. In tutti i suoi difetti e suoi pregi.

Perché lui ha accettato me. E così come lui ama me, incondizionatamente, io sento di provare per lui gli stessi sentimenti.

Per favore Satoshi.

Chiamami.


E infine, quando sembra che non succeda più, il telefono squilla.

Apro la conversazione, senza riuscire a parlare.

Anche Satoshi è silenzioso.

« Hai frainteso. Satoshi, tu non sei una scopata. Io ti amo. Solo che non sapevo come dirtelo. Non sapevo come fare. Non ho mai provato nulla di così sensazione come quello che provo per te. »

Mi sento un imbecille. Lui continua a rimanere in silenzio.

Lacrime mi scivolano lungo le guance.

« Per favore. Devi credermi. » sussurrò senza sapere che altro fare.


Poi, la sua risata.

Poi, i suoi singhiozzi.

Poi, la sua gioia.


- Ti amo anche io Kazu – mormora piano – Mi sei mancato così tanto, che non sapevo dove sbattere la testa -

« Appena parti, vengo a prenderti all'aeroporto. E ti prometto, che tutto sarà diverso da oggi in poi. »

Sembrava non succedesse più. Ma alla fine è accaduto.

Ti riporta via, come la marea, la felicità...

Arrivo all'aeroporto puntuale come un orologio svizzero. Ok, forse puntuale proprio no, dato che quando qualcuno ha fretta, sembra che l'intera Tokyo si coalizzi contro di te per non farti andare da nessuna parte.

Sono passate poche ore dalla mia telefonata con Satoshi. Esattamente otto ore. Dopo che abbiamo chiuso la conversazione, Riida mi ha mandato un messaggio dicendomi che il cielo si era leggermente aperto e il pilota voleva approfittarne per riportarlo a casa, insieme al resto dello staff.


Lo vedo vagare quasi senza meta, mentre aspetta che il suo bagaglio arrivi al nastro.

Lo raggiungo alle spalle, facendolo spaventare.

Lo prendo fra le braccia, ignorando tutti i passati e baciandolo con una passione che non ho mai provato prima.

Infine, poggio la mia fronte contro la sua.

« Finalmente sei a casa, Satoshi. »

« Potrei essere ovunque. Mi basta la tua presenza. »

Infine, abbasso la voce.

« Ti amo. » sussurro.

Lui sbarra gli occhi, che si riempiono di nuovo di lacrime. No, non piangere Riida. Lo so di non avertelo mai detto, ma non piangere!

I miei pensieri non lo raggiungono e qualche lacrime scivola lungo il suo viso.

Accenno un sorriso.

Lo stringo in un altro abbraccio e così rimaniamo, fino a che le sue lacrime non si trasformano in lacrime di gioia.


Ti riporta via, come la marea, la felicità...



Fine

   
 
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