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Autore: Altariah    19/07/2010    4 recensioni
Alessio, tu sei stato il mio padrone, ma dopotutto, effettivamente, nessuno è padrone di un gatto, ed io ho scoperto, che, nonostante tutto, neppure un gatto è padrone del proprio cuore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Ragazza dei Gatti

 

 

 

Nel quartiere più a sud della città, non distante da una drogheria e proprio accanto a una pompa di benzina, si trovava una casa vecchia e un po’ malconcia.

Le mura erano scrostate e di una tinta slavata verdognola, e tutt’attorno alla villa un gran numero di alberi misti, spuntava dal terreno.

Le piante erano alte e avevano molti anni, i loro rami coprivano il cielo dal punto di vista della casa. Le fronde, trascurate, rischiavano di spezzarsi o attirare fulmini, ma dopotutto non importava molto a nessuno, il posto era sempre stato così, e nessuno si sarebbe permesso di cambiarlo.

Lì viveva un signore, vedovo si mormorava, che però non usciva mai se non per respirare un po’ d’aria fresca le sere d’estate, o pulire dalle abbondati nevicate invernali, il giardino.

A fargli compagnia, una ragazza particolare.

Neanche lei si faceva molto vedere in città, tranne quando usciva a comprare le provviste, una sola volta al mese.

Giravano voci di qualsiasi genere attorno a lei e a colui che la ospitava: c’era chi affermava che lei fosse la nipote, chi fosse un’orfana, chi fosse addirittura una che si approfittava dell’ospitalità del signore.

Ma la cosa più stana era che quella giovane possedeva un alone di mistero intorno al corpo; non solo per la bellezza eterea che non si rendeva neppure conto di avere, visti soprattutto i capelli rame e gli occhi azzurro intenso, ma poi uno stuolo di gatti la seguiva ovunque andasse.

 

Alessio la vedeva spesso. E si faceva altrettanto sovente domande di tutti i generi. Chi era lei? Qual’era il suo nome? Perché si portava dietro una caterva infinita di gatti? Cosa ci faceva a casa dell’anziano Brandani?

Aveva tentato invano, diverse volte di parlarle, ma lei riusciva incredibilmente - sempre - a rientrare in casa prima di accorgersi che qualcuno le volesse rivolgere parola.

Il ragazzo passava di lì più o meno ogni giorno, quando aveva allenamento, per andare in piscina. Aveva iniziato il corso proprio quell’anno, e si era rivelato azzeccato per lui. Nuotare era parte del proprio essere, e gli dispiaceva averlo capito soltanto a quindici anni.

Vedeva la ragazza dei gatti nove volte su dieci seduta sotto un grandissimo pino del giardino, assieme ai suoi famosissimi felini.

Il suo favorito era un grosso gatto dal pelo lungo, rosso tigrato sulla schiena e bianco candido sulla pancia. Lo accarezzava e prendeva in braccio sempre, gli parlava sussurrando dolcemente, gli lasciava teneri baci sul capo. I mici cambiavano spesso, ma lui le era sempre accanto, e non spariva mai.

 

Alessio aveva lo sguardo rivolto al marciapiede, in quel momento. Diede un calcio ad un sassolino, che ruzzolò in strada e si fermò proprio accanto alla grata di un tombino marrone.

Il giovane s’accorse della vicinanza alla pompa di benzina, ed iniziò a rallentare il passo. I miagolii s’intensificavano, metro dopo metro, e già percepiva la sensazione che quella ragazza gli trasmetteva involontariamente.

La recinzione in ferro verdastro, avrebbe donato ai passanti una visione totale della casa e dello spazio verde attorno, ed infatti appena dietro era stata piantata una siepe molto fitta, e in tal modo era più complicato sbirciare.

Ma dopo l’ultimo, duro inverno, molte delle foglie del sempreverde erano gelate, e altrettante piantine erano morte, quindi ora si poteva guardare ci con relativa facilità.

Era lei, di nuovo lì, ai piedi del pino. Accomodata a sedere su di una radice sporgente dal terreno e appoggiata di schiena alla pianta colossale. Col gatto rosso in braccio e altri tre mici attorno alle gambe. Altri animali erano a giocare sopra di lei, sul grande pino, rincorrendosi tra i rami e sbatacchiando qua e là le loro code in cerca del tanto agognato equilibrio.

Alessio si fermava a guardarla ammirato ogni santa volta, finendo per arrivare con un quarto d’ora di ritardo al corso di nuoto.

Ora, la ragazza dei gatti non teneva più il suo gatto, ma lo stava guardando mentre si avvicinava ad un altro maschio, probabilmente in cerca di lotta.

<< Amaral, sta’ buono. >> aveva detto, già preoccupata per quel meraviglioso micio, molto probabilmente di razza pura.

Ma era la prima volta che Alessio le sentiva la voce. Non era squillante ma forte, un tono delicato ma deciso allo stesso istante.

Insomma, strano o no, matto o no, lui almeno voleva conoscere la ragazza dei gatti. Quella settimana Alessio aveva studiato (e si era fatto un mazzo così) tutte le specie di gatti esistenti. E il suo verdetto era stato “Norvegese delle Foreste”.

Ecco di nuovo, mentre tentava di farle ancora una domanda nuova, che lei scompariva, lasciandolo sempre più immerso nella frustrazione e nell’imbarazzo.

Rimase però a fissare i felini mentre miagolando lo lasciavano solo a pensare e maledirsi. Alessio trovò lo sguardo giallo e profondo di un gatto minuto grigio-nero tigrato, e anche solo per quello, sorrise.

L’animale gli si avvicinò e poi scomparì tra la siepe, sbucò fuori quasi immediatamente dall’altra parte dove si trovava lui.

Alessio gli accarezzò la testa e la schiena, poi gli grattò il collo. << Bravo micio, ora torna in casa. >> e tentò di andarsene. Ma lo seguiva. << Tesoro, ora se mi butto in strada ti butti con me? >>

<< Miao? >> stava ritto seduto, a fissarlo, e muoveva la coda a scatti.

Perfetto, sto conversando con un gatto. Ale, hai proprio toccato il fondo.

<< Vuoi proprio tornare a casa con me? >> Parlando si passò una mano sulla fronte. Per fortuna che non c’è nessuno per strada… << Facciamo così: io cammino, e tu se mi vuoi seguire vieni pure, ma se ti stanchi torna qui in fretta. Io non voglio che si creda che abbia rubato un gatto dalla casa di Brandani, ok? >>

Ora il gatto sembrava annoiato. Si leccò il dorso della zampa e se lo passò sul muso. << Miao…>>

Allora, sentendosi più idiota che mai, lui percorse mezza città con un gatto pazzo che lo seguiva curioso, muovendo la coda come quella di un serpente a sonagli.

Immagino già mia madre che vorrà buttare fuori di casa me, non tanto il micio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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