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Autore: yori    19/07/2010    11 recensioni
Introspezione sul nostro Vegeta che ricorda un momento lontano, ma impresso a fondo nella sua memoria.
Per ogni cosa c'è una prima volta. Per ogni momento c'è una prima volta... Ma non sempre la prima volta accompagna un attimo di felicità...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La prima volta




Esperimento! Come in questa storia è la prima volta che scrivo in prima persona. Spero di esserci riuscita. 


La prima volta


Il primo respiro …
Il primo vagito …
La prima parola, i primi passi …
Il mio primo combattimento, la mia prima scopata …
Ogni momento ha la sua importanza, ogni sensazione,
ogni esperienza forma un individuo nella sua completezza.
Il sangue che mi colava sulle dita era caldo, era viscido.
Avevo sempre pensato, per  quel poco che avevo vissuto, che fosse più solido,
che avesse più consistenza; ed invece scivolava via tra le mie mani
come fosse l‘acqua di un torrente, calda e corposa.
Avevo sempre pensato somigliasse più alla lava di un vulcano attivo,
dallo stesso intenso colore.
Mi dava una strana sensazione avvertirlo scendere sul palmo della mano, arrivarmi fino al polso, per poi sentirlo gocciolare a terra in un lento, insistente e martellante gocciolio che formava, sullo sterile pavimento in metallo, una chiazza in continua espansione.
Il mio arto, piantato nella cassa toracica, aveva spappolato le sue costole.
Non mi ero neppure accorto di averlo colpito, tanto avevo agito di riflesso.
Non mi ero reso conto di avergli inflitto quel colpo mortale …
L’alieno aveva sbarrato gli occhi, poi si era accasciato su se stesso.
Io ero rimasto immobile, fermo sul mio posto, sconvolto da quella strana sensazione.
Una vita stava scivolando via, tra le mie dita, tra le mie  mani.
Non avevo mai provato nulla di simile.
In quel momento ogni mia sensazione era amplificata,
il mio udito sentiva ogni singolo rumore:
le viscere che si contorcevano, il suo affanno;
i miei occhi coglievano ogni minimo particolare:
la sua smorfia di dolore, l’ambiente che ci circondava, le pareti spoglie,
il laboratorio freddo sommerso in un silenzio surreale.
Il mio battito e quello della mia vittima si erano sincronizzati.
Sentivo i suoi gemiti, i suoi lamenti, le sue suppliche.
Sentivo forte l’odore ferroso del sangue, l’odore della sua carne.
La sua voce risuonava nella mia testa, nel mio cervello continuavo a ripetermi quelle parole:
<< Ti prego, non mi uccidere! >>
Ma era troppo tardi, e io non avevo la benché minima intenzione di fallir la mia prima missione. Spinsi ancora più a fondo per aumentare le dimensioni della voragine che gli avevo aperto nel petto.
Di nuovo il suo battito, sempre più lento, sempre più lontano …
L’unica cosa che mi avrebbe distinto da una belva feroce in quel momento sarebbe stato farlo secco all’istante, dimostrando un po’ di coscienza.
Ma … Lo faci urlare di dolore, ancora di più, per un’ultima volta …
Sentì le viscere contorcersi, poi sentì ancora un battito …
Ero troppo piccolo per capire cosa stessi facendo, ma abbastanza cosciente da comprendere che avrei atteso che si spegnesse guardandolo dritto negli occhi, facendolo soffrire, senza distogliere lo sguardo mai, neanche per un solo istante; per assaporare quel momento, per sentir su di me la sensazione di esser qualcosa di nuovo: un assassino.
Mio padre, il grande Re Vegeta, mi aveva insegnato a combattere, mi aveva insegnato il ruolo che avrei ricoperto un giorno, ma non mi aveva insegnato ad uccidere, non ad affrontare quella strana sensazione che mi stava facendo cambiare, che mi avrebbe inevitabilmente trasformato per sempre. Avevo visto mio padre trucidare a sangue freddo schiere di nemici, moscerini da schiacciare, da sopprimere, ma io non l’avevo mai fatto, non sapevo cosa avrei provato vedendo il dolore sul volto di un nemico a cui si sta per togliere la vita.
Ma lo feci, lo feci senza pensarci, lo feci perché era scritto nel mio destino,
perché era quello che faceva la mia gente.
<< Ricorda Vegeta: uccidi prima che ti uccidano.>>
E così avevo fatto. 
L’alieno si era avventato su di me, senza immaginare la mia forza, la mia potenza.
Ero solo un bambino, ma ero il più forte del mio pianeta e il nemico non aveva avuto scampo.
Lo uccisi …
Ed il silenzio calò nella stanza.
Aspettai che divenisse freddo, fissandolo incuriosito da quella novità.
Che assurdatà. Un bambino che fissa un morto…
Eppure così era stato per me, quello era stato il mio primo gioco, la mia prima battaglia, il mio primo omicidio.
C’è una prima volta per ogni cosa.
C’è una prima volta per ogni sensazione, per ogni esperienza.
Il suo cuore smise di battere, il suo corpo smise di contorcersi …
Lo gettai di lato senza dargli troppa importanza.
L’avevo buttato come un giocattolo rotto, come un bambino capriccioso che si è appena stufato
del suo divertimento.
Dopotutto ero un bambino.
Un moccioso che non ha neanche superato la decina cosa può saperne della vita?
Cosa può saperne della morte?
Presi quella nuova attività come un gioco e continuai a farlo.
Perchè la prima volta che uccisi mi sentii felice, mi sentii importante, mi sentii qualcuno.
<< Nessuno può battere me, il principe dei saiyan! Io sono il più forte, io sono il più grande!>>
Quella era l'unica convinzione della mia vita.
Poi ... Beh, in fondo uccidere mi era piaciuto molto ...






Nota: volevo solo ricordare che il sangue sopra descritto è quello di un alieno. L'intento che avevo era quello di non dare l'idea del sangue umano, e soprattutto anche quella che la gravità è molto più elevata quindi il liquido scende più velocemente! Ecco questo era il mio intento! Ringrazio cmq per l'appunto che mi avete lasciato. Se si fosse trattato di sangue umano mi sarei scusata e avrei cambiato, ma essendo altro il mio intento spero di essermi spiegata e soprattutto di aver argomentato al meglio la mia frase!!^^ Metto l'appunto perchè avete perfettamente ragione, ma volevo spiegarvi perchè l'ho scritto, essendo che non sono solita scriver le cose a caso!!^^
Grazie mille!!!! Un bacio a tutti!
   
 
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