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City Hunter non morirà mai!

Scesi dalla macchina e mi appoggiai ad essa. Non c’era bisogno che la chiamassi lei sarebbe scesa da sola. Dopo poco la porta del Cat’s Eye si aprì. Un’affascinante ragazza sulla ventina apparve ai suoi occhi. I capelli neri erano sciolti e le linee sinuose del corpo messe in evidenza da un’attillata tutina azzurra. La vita sottile circondata da una fascia blu. Gli occhi scuri come la pece catturarono il mio sguardo mentre si muoveva sinuosamente nella mia direzione.

Mi posò un leggero bacio a fior di labbra, che donna, la degna compagna di City Hunter.

“Tesoro sei pronto?”. Alzo un sopracciglio.

“Io sono sempre pronto, avanti sali in macchina, che concluso questo lavoro ti devo fare vedere una cosa…”. Come tuo solito cominci a tempestarmi di domande anche se sai benissimo che dalle mie labbra non uscirà una sola parola. Sapessi cosa ti aspetta amore mio. In fondo era destino che la figlia della bella Miki diventasse la moglie del figlio dello stallone di Shinjuku.

DIECI ANNI DOPO

“Nonno..nonna”. Un bambino di circa cinque anni correva felice verso i suoi nonni, i quali lo aspettavano a braccia aperte.

“Ehi piccola peste….dove corri?” disse un affascinate uomo sulla sessantina. I capelli un tempo  neri avevano ora qualche striatura grigia e sul suo volto avevano fatto comparsa qualche ruga. La donna al suo fianco aveva un caschetto sbarazzino che le cadeva elegantemente sulle spalle mentre la frangetta le copriva la fronte, sotto di essa compariva una piccola cicatrice. Il viso era addolcito dai segni dell’età che in ogni caso non erano troppo evidenti su quella pelle ancora così candida.

Ormai il bambino si era attaccato al collo del nonno e il quale gli posò un candido bacio sulla fronte, lo stesso fece sua nonna.

“Dicci tesoro, dove sono mamma e papà?”

“Stanno arrivando, sono andati a prendere il nonno Umi e la nonna Miki.”

“Bene..bene. allora cosa ne dici se facciamo un salto al poligono prima del loro arrivo?”

“Siiiii”…ma l’entusiasmo del bambino fu subito smorzato.

“Scordatevelo” disse Kaori con sguardo inferocito “Ryo..non puoi portare nostro nipote al poligono è solo un bambino!”. Il piccolo la guardò serio ed incrociò le braccia il petto assumendo un’espressione corrucciata.

“Nonna smettila…guarda che io so sparare!”

“Ah si…e chi te lo ha insegnato?” chiese Ryo curioso.

“Nessuno, io ce l’ho nel sangue…vuoi vedere?”. L’uomo lo osservò perplesso ed indeciso.

Cinque minuti dopo aveva posizionato un centro e aveva dato la Magnum della moglie al nipote.

“Avanti spara, colpisci il bersaglio”. In quel preciso istante una serie di macchine arrivò nel piazzale del grande edificio rosso. Quando amici e parenti videro la scena non osarono proferire parola. Il piccolo Sato non si scompose era troppo concentrato. Il silenzio fu rotto dallo sparo della pistola. Il bambino a terra, per colpa del contraccolpo. Dovette alzarsi da solo perché tutti stavano osservando sbalorditi il bersaglio. Un centro perfetto.

Un piccolo gridolino li richiamò alla realtà. La sorella di Sato, Aciko, batteva forte le manine paffute, come per complimentarsi con il fratello.

In seguito ci fu un boato di esulti, strette di mano congratulazioni, baci, coccole , carezze, tutte rivolte al piccolo erede dei più grandi swepper del mondo. Il suo futuro era stato scelto ed ora anche lui lo sapeva.

Di una cosa potremo quindi stare tranquilli…CITY HUNTER non morirà mai.

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