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Autore: Miss K    20/07/2010    9 recensioni
Parole confuse nella sua testa, un sovrapporsi di voci insistenti che non la facevano dormire la notte. La famiglia, la scuola e il lavoro...
Doveri, responsabilità ...
Stava andando tutto a rotoli.
Ma ne valeva veramente la pena?
Perchè continuare?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Di recente mi è capitato di guardare "Kaichou wa maid sama" che mi ha incuriosita parecchio ...
Mi spiace che sia ancora in onda in giappone se debba aspettare chissà quanto per vedere gli altri episodi ... ma vabbè amen, nel frattempo ho scritto di getto questa ... fic?
un po' nonsense xD, un misto fra introspettiva e boh ...

Changes

Misaki si alzò dal letto e guardò la sveglia: erano le 6:30. Non c’era neanche stato bisogno di spegnerla, del resto non aveva chiuso occhio quella notte, la terza di fila ormai.
Si guardò allo specchio un’ultima volta prima di uscire di casa e con suo rammarico si accorse che neanche il fondotinta poteva più coprire la pessima cera del suo volto.
Merda.
Uscì e, prima di richiudere la porta dietro di sè disse “Ciao, io vado!”.
Salutare ad una casa praticamente vuota, un riflesso involontario.

 

“Buongiorno Misaki chan! Come stai?” –La salutò entusiasta Sakura.
“Bene, tu?” –rispose la ragazza con sguardo assente mentre camminava fra la folla di studenti.
“Benissimo Misaki-chan, oggi infatti ...”

 

Parole confuse nella sua testa, un sovrapporsi di voci insistenti che non la facevano dormire la notte.
La famiglia, la scuola e il lavoro...
Stava andando tutto a rotoli.
Sua madre era finita nuovamente in ospedale e sua sorella ... dio solo sapeva cosa avesse per la testa quella ragazza, il lavoro poi negli ultimi tempi la stava uccidendo e la sua media scolastica ne stava risentendo.
Come avrebbe potuto essere un buon presidente se neanche lei che avrebbe dovuto dare il buon esempio non riusciva neanche a mantenere una media dignitosa? I professori avevano ragione.
Doveri, responsabilità ...
Per quanto ancora?
Ma soprattutto, ne valeva veramente la pena?

 “ ...quindi, perchè non vieni con noi stasera? Misaki chan, mi stai ascoltando?” –le chiese Sakura, svenntolandole una mano davanti alla faccia.
“Ah? Uhm ... sì scusami. Comunque no, mi spiace ma stasera lavoro. A dopo.” –rispose secca la ragazza, tagliando corto.

 

 
“Presidente, diversi studenti hanno manifestato il desiderio di fondare un giornale scolastico!”
“Presidente, le ragazze propongono di aprire un club di lettura”
“Presidente, il preside chiede che cosa è stato preparato per la presentazine del nuovo anno scolastico”
“Presidente, non dovremmo rivedere il calendario delle ...
“Presidente, il comitato dei genitori ...
“Presidente, cosa ne pensi se ...

Parole confuse nella sua testa, un sovrapporsi di voci insistenti che non la facevano dormire la notte.
La famiglia, la scuola e il lavoro...
Doveri, responsabilità ... 
Stava andando tutto a rotoli.
Tutto a ro to li.

 
“Vi prego, uno alla volta” –aveva cercato di dire, ma nessuno l’aveva sentita. 
Troppe voci, troppo richieste, troppe aspettative, troppe pretese.
Voce roca morta in gola.
L'aria che mancava.

“ORA STATE ZITTI!”

Finalmente silenzio, ma non era lei che aveva urlato, qualcun altro al posto suo.
Usui Takumi era apparso davanti alla porta e lei lo guardava.
Una luce, una speranza.

“Il presidente si prende una pausa, cavatevela da soli una buona volta” –dichiarò il ragazzo, sorridendo candidamente rivolto alla classe.
“Ma Usui ...” –aveva cercato di protestare una voce fra la folla, invano.
“Nh? Misaki la prendo io per oggi, chiuso.” –parole che non ammettevano repliche.
Senza indugiare oltre, la prese per un braccio quasi trascinandola di peso.


Misaki non oppose alcuna resistenza.

 

“Dove mi stai portando?” –gli chiese infine, dopo mezz’ora.
Si era fatto tardi, avevano attraversato mezza città e il sole stava ormai per tramontare.
Lui si volto e inarcando le labbra disse:
“A casa mia”
Tre parole e un sorriso.
Senso di sicurezza, senso di fiducia.

Giunsero davanti ad un grattacielo nel centro nella città, attraversarono la hall e si diressero in ascensore.
Attraversarono il corridoio del ventesimo piano, lui con un click aprì la porta e la fece entrare.

Takumi richiuse la porta dietro di sè e si limitò ad osservarla da dietro.
Da giorni la osservava, sia a scuola che al cafè. 

Il visoera sempre stanco e i suoi sorrisi spenti, ma più di ogni altra cosa lei aveva cominciato a trattarlo con indifferenza, a trattarlo come gli altri.


Ora era lì, davanti a lui, a neanche un metro da lui.
I fluenti capelli neri, le esili spalle, la vita sottile e le lunghe gambe tornite.
Le si avvicinò poggiandole una mano sulla spalla, per poi voltarla a sè.
Lei lo guardava. 
Il volto stanco e lo sguardo assente.


Guardava il suo volto avvicinarsi mentre un suo braccio l’aveva avvolta alla vita avvicinando i loro corpi.
Un bacio, la stava baciando.
Tuttavia, Misaki non provò nè un sussulto, nè un fremito.

Nessuna emozione.

 

“Dov’è la tua stanza?” –gli chiese, senza neanche guardarlo in faccia, tenendo fisso lo sguardo sul parquet.
“Eh?”
“Ho detto: dov’è la tua stanza? 
Dopotutto è questo il motivo per cui mi hai portata qui, dico bene? 
Ti vanti tanto di essere un principe dalla brillante armatura, ma alla fine sei come tutti gli altri: un brutto porco pervertito che non vede l’ora di sbattersi una ragazza dopo l’altra.
E’ questo che vuoi no?
Beh, che stiamo aspettando? Sai che ti dico? 
Oggi sono proprio in vena! Non vedo l’ora, è da un po’ che certo emozioni forti per cambiare ...
Beh che aspetti? Guarda che se non ne hai voglia lo chiedo al primo che incontro per strada e ...”

 

Un caldo improvviso le invase la tutta, fuoco e fiamme sulla sua guancia: uno schiaffo talmente forte da farla barcollare e cadere a terra.
Si squadrarono per diversi istanti, Usui infine si decise a prenderla di peso e, caricandosela su una spalla, si diresse verso la camera da letto.

Misaki, ancora intontina per il colpo subita, era sicura che lui l’avrebbe ... ma non fece in tempo a formulare il pensiero nella sua testa che venne scaraventata dentro la vasca da bagno. Takumi la teneva ferma mentre le puntava il getto d’acqua sulla faccia.
In quel momento, Misaki sentì il bisogno irrefrenabile di ridere.



 

“Hey, hey!! Mettimi giù brutto ... hey, ma che cazz ....”

“Brutto?! Brutto a me?! E poi cos’è questo linguaggio da donna di strada eh? Ti aiuterò io a pulire quella bocca in modo efficace...” –le disse stringendole i polsi, prima di chiuderle la bocca con la sua.

Era tornata la sua Misaki.

To be continued ...(?)

Personalmente non saprei se continuarla, per quanto mi riguarda andrebbe bene così ... xD

   
 
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