*Buongiorno a tutti. Questa FF mi è venuta in mente questa notte. Allora sono subito corsa alla scrivania, ho preso una penna e ho scritto tutte le idee possibili.

Questa mattina, appena sveglia, ho cominciato a scrivere al pc [non riesco a scrivere sul foglio. Devo scriverle al pc. Lo so, sono strana].

Beh, non ci ho messo molto a buttarla giù quindi, se l'impegno è direttamente proporzionale al risultato, dovrebbe essere venuta uno schifo!

Comunque, se siete finiti in questa FF, leggetela. Poi ditemi che ne pensate. Anche cose negative, non importa. Mi basta che qualcuno mi dica se fa proprio schifo. 

Grazie in anticipo. 

-Pandins- *

Oakland - 1990

“Non è questa la vita che voglio condurre.

Non voglio vivere qui. Quelli di questo fottuto paese non hanno speranze; sono destinati a marcire qui.

Io no. Ho la mia passione, il mio sogno. Voglio inseguirlo. Anche se non mi porterà a nulla, voglio inseguirlo. Voglio poter dire ai miei nipotini che io ci ho provato. Magari sarà andata male, ma ci ho provato.

Voglio vivere componendo musica. Voglio guadagnarmi da vivere facendo musica.

Sembra un'idea stupida ed infantile ma io inseguo questo sogno da molto tempo, ormai.

Mio padre era un jazzista e io voglio essere un punk rocker.

Perchè non deve essere possibile? Perchè tutti devono guardarmi male quando dico che voglio essere un musicista? Perchè tutti pensano che stia dicendo stronzate?

Io so che ce la posso fare. So di potercela fare. La musica scorre nelle mie vene; nel mio sangue. Sono nato per vivere di musica. Non posso respingerla. Non posso.

Ho già inciso una canzone. Quanti bambini a cinque anni compongono una canzone? Non molti.

E allora lasciatemi provare. So di potercela fare.

Ho diciott'anni. La mia vita è ancora lunga. Voglio fare tutto quello che mi passa per la testa. Ho sempre sognato di essere un punk rocker quindi lo sarò. Costi quel che costi.”

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Oakland – 2010

Ho in mano un foglietto. Era sotto il mio vecchio letto, incastrato tra il muro e il comodino.

Ecco che cosa scrivevo a soli diciassette anni.

E ora che sono un trentottenne realizzato, con una famiglia fantastica, con degli amici meravigliosi, sento che nella mia vita non è mancato nulla.

Ho fatto tutto quello che ho voluto.

Sono cresciuto in una famiglia per niente ricca ma questo non mi ha impedito di diventare una persona con un cuore e, soprattutto, valida.

Anzi, direi che mi ha fortificato e ha contribuito a farmi essere quello che sono oggi.

Devo molto a mio padre che, anche se non è rimasto al mio fianco per molto tempo, mi ha fatto scoprire la bellezza della musica; so che lui, da qualche parte nel cielo, mi sta guardando. So che è fiero di me, lo sento.

Devo molto a mia madre. Lei che ha fatto tanti di quei turni notturni per farci vivere decentemente; lei che mi proteggeva e che ha sempre creduto in me.

Voglio che i miei figli abbiano lo stesso trattamento.

Voglio che capiscano per che cosa vale la pena combattere e per cosa non ne vale la pena.

Io sarò disposto ad aiutarli. Sicuramente.

Voglio fargli capire che i sogni non vanno affogati.. No.

I sogni vanno coltivati. Devono realizzarsi. Anche se è qualcosa che sembra impossibile. Bisogna crederci, crederci fino in fondo. 

Appena smettiamo di crederci, non riusciremo più a fare nulla per renderli realtà. 

Non dobbiamo smettere di sognare, di sperare in qualcosa di meglio. MAI.