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Autore: ilaria8    20/07/2010    2 recensioni
Cosa succederebbe se la povera Lisbon rimanesse rinchiusa in ascensore in piena notte...con Jane? 2° classificata al Concorso Jisbon
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ELEVATOR

ELEVATOR!!

 

Lisbon P.O.V

 

Ero da poco arrivata a casa quando il mio cellulare iniziò a suonare insistentemente; frugai nelle tasche dei pantaloni, ma mi accorsi che il suono proveniva dall’entrata.

Sbuffando mi alzai lentamente dal mio comodo divano dove ero crollata appena arrivata nel mio appartamento, e mi avvicinai al tavolino posto vicino alla porta d’ingresso, dove avevo lasciato, come d’abitudine, le chiavi, il distintivo e anche il telefonino. Lo afferrai velocemente.

-Lisbon!- esclamai.

-Hey Lisbon…devo chiederti un favore!- chiusi gli occhi cercando di mantenere la calma.

-Jane…sono le undici e mezza di sera!- risposi sbadigliando.

-E allora?- chiese come se nulla fosse –ho proprio qui di fronte il fascicolo riguardante il caso e credo di aver scoperto qualcosa di molto interessante!-

-Sei ancora al CBI?- chiesi preoccupata. Sapevo che molte volte passava le notti in ufficio, ma credevo che dormisse sul suo amatissimo divano invece che indagare sui casi in corso.

-Certo che sono ancora qui! Dovresti raggiungermi al più presto così ti posso spiegare tutto!-

-Credo possa aspettare benissimo fino a…- non riuscì a finire la frase.

-NO LISBON…non può aspettare sino a domani!- replicò duramente.

Esitai per qualche istante, indecisa su cosa fare, ma alla fine cedetti anche se il richiamo del divano era molto forte.

-Va bene Jane, sarò lì tra dieci minuti! Spero per te che sia qualcosa di MOLTO importante! – lo avvisai.

-Grazie Lisbon! Ti aspetto nel parcheggio!-

Detto ciò riaggancia il telefono e mi guardai intorno in cerca del mio cappotto; una volta trovato lo indossai e mi diressi verso la mia macchina che era parcheggiata poco più in là rispetto al portone di casa.

Impiegai circa sette minuti per raggiungere il CBI, dato che a quell’ora era impossibile trovare traffico, e al mio arrivo trovai come promesso, Jane ad attendermi nel parcheggio.

-Grazie per essere venuta nonostante l’ora!- esclamò sorridendo come al suo solito.

-Avevo altra scelta?- chiesi retoricamente –Avanti…facciamo in fretta che voglio tornarmene a casa!- Sapevo che il suo divertimento maggiore era farmi innervosire, e dovevo ammettere che ci riusciva abbastanza bene, ma era altrettanto vero che ogni volta trovava il modo per farsi perdonare.

Entrammo insieme nell’edificio deserto e ci dirigemmo dritto verso gli ascensori.

Non potei fare a meno di notare quanto fosse triste a quell’ora della notte l’atrio del CBI, completamente vuoto e privo di ogni rumore.

Non appena le porte dell’ascensore si chiusero ed incominciammo a salire, mi voltai verso Jane.

-Allora…cosa c’è di così urgente?- chiesi spazientita.

Per tutta risposta ricevetti solo un altro dei suoi sorrise –Lo vedrai non appena saremo arrivati!-

Fece appena in tempo a finire la frase, che un tonfo mi fece sobbalzare, seguito da un improvviso blocco dell’ascensore che mi fece perdere l’equilibrio.

Fui sbalzata dall’altro lato dell’ascensore e sbattei violentemente la testa contro la parete, per poi crollare a terra, mentre tutto intorno a me diventava buio.

 

Jane P.O.V

 

Mi aggrappai velocemente alla maniglia che stava alla mia destra, per evitare di cadere, e mi voltai subito verso Lisbon, ritrovandola a terra priva di sensi. Mi inginocchiai immediatamente accanto a lei e la voltai da un lato.

-Lisbon!- provai a chiamarla, ma senza successo; in compenso notai una profonda ferita alla testa che perdeva sangue.

-Lisbon svegliati!- niente da fare. Mi tolsi la giacca e la appallottolai per usarla da cuscino, posizionandola sotto la sua nuca, facendo molta attenzione a non farle del male.

Afferrai il telefono, ma mi accorsi che il segnale era assente e contando il fatto che nessuno sapeva che eravamo lì e che il primo ad arrivare al CBI sarebbe comparso verso le sei e mezza di mattina, non ci restava altro che aspettare.

Mi sedetti con le spalle poggiate alla parete, mentre il mio sguardo andò a posarsi sul viso di Lisbon.

Le linee del suo volto erano distese e in più non aveva quella sua rughetta tra le sopracciglia a dargli quell’aria imbronciata.

Sorrisi nel pensare alla sua reazione quando si risveglierà, dopotutto era colpa mia se eravamo rinchiusi in piena notte in un ascensore con solo la luce d’emergenza a tenerci compagnia.

Dovevo trovare una via d’uscita al più presto, o saremmo rimasti in quella situazione ancora per molto tempo.

 

  
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