C' era una cosa che, in tutti quegli anni (ed erano parecchi, eh), Arthur non riusciva a spiegarsi.
Alfred era, dal suo punto di vista, un immaturo, un bambinone troppo cresciuto, infantile, e la lista sarebbe potuta andare tranquillamente avanti per parecchio.
E quindi, come poteva fare la Nazione, oltretutto con risultati sbalorditivi?
Perché, dal suo punto di vista, fare un lavoro come il loro era una cosa che comportava serietà, capacità di saper valutare i pro e i contro e maturità. Cose che Arthur (e se lo diceva senza falsa modestia) possedeva in quantità.
Eppure, eppure, Alfred era colui che comandava, ora. Doveva sempre tenere a bada un moto di rabbia quando leggeva qual' era il valore indicativo nelle quotazioni in borsa.
Non la sua amata sterlina, no. Era il dollaro.
Arthur lo considerava alla stregua di una enorme, gigantesca schifezza, di cui avrebbe fatto volentieri a meno. Ma non poteva, non in quel presente.
Un presente che, ad Arthur, stava stretto e che, in fondo, non comprendeva per nulla.
Certo, pure lui aveva affrontato le sue rivoluzioni, le sue lotte, ma lui era stato un osservatore lontano, incapace di capire le motivazioni che portavano il suo popolo a comportarsi così.
Non riusciva a stare dietro a quel moto di progresso, come invece faceva senza troppa fatica Alfred.
Lui era attaccato alla tradizione: il suo amato tè delle cinque, il cibo puramente inglese, la lingua inglese.
E invece si era trovato, senza neanche capire bene come, a vedersi sparire un po' tutto, come se fossero una cosa vecchia e fastidiosa. Da buttare, in pratica.
Ad Arthur non era rimasto molto da fare, a parte mettersi in un angolo e perdere mano a mano il suo potere, sostituito da un' altro, più moderno e veloce.
Poteva consolarsi pensando che non era l' unico, visto che un po' tutti i paesi europei avevano fatto la sua fine.
Ma lui era il solo incapace di cambiare, di muoversi.
Così restava fermo, immobile, aspettando che il mondo tornasse indietro, invece di andare avanti. Perché era sicuro che sarebbe successo.
Intanto guardava lo specchio e insultava se stesso, con l' unica colpa di sembrare fisicamente troppo giovane. E di aver insegnato troppo bene ad Alfred il lavoro di Nazione.