Prologo
La
luce del sole nascente mi ferì le palpebre ancora socchiuse.
Aprii
lentamente l’occhio sinistro, lasciandolo ancora un poco
socchiuso, ma il
raggio che proveniva dalla finestra mi pioveva addosso, impedendomi di
vedere chiaramente.
Non
sapevo se stessi ancora sognando o se fossi sveglia, ma mi parve di
capire che
il posto in cui mi trovavo sarebbe potuto essere qualsiasi luogo
fuorché la mia
stanza.
In
quel momento, però non me ne preoccupai, e con tutta la
tranquillità che
possedevo mi rigirai nel morbido letto, mugugnando soddisfatta.
Abbracciai il
cuscino, sospirando, mentre le lenzuola scivolavano come seta sul mio
corpo.
Man
mano che mi svegliavo realizzavo di essere nuda. Il tessuto
carezzò la mia
pelle, provocandomi brividi di freddo, quando si riversò al
suolo
lasciandomi scoperta.
A
svegliarmi definitivamente fu l’aroma delicato del
cappuccino, che mi sfiorò
con dolcezza le narici. Sbadigliai, voltandomi in modo che il mio viso
fosse
rivolto verso il soffitto.
Sbattei
le palpebre un paio di volte. No, quella non era
decisamente la mia camera.
Quando
quel pensiero si concretizzò nella mia mente, mi alzai a
sedere di scatto sul
letto.
Mi
sfuggì un’imprecazione.
Cosa
accidenti ci facevo nuda in quella
stanza,
su un letto che non era quello del mio ragazzo?
Mi
guardai meglio intorno, scorgendo particolari che non mi risultavano
estranei.
Un pc stava sulla scrivania davanti
a me, spento, mentre una libreria colma di
libri e altri oggetti faceva mostra di sé accanto alla
porta, socchiusa, dalla
quale filtrava un debole fascio di luce.
Oh
cazzo.
Io
conoscevo maledettamente bene quella stanza.
«Buongiorno,
Anna»
Quando
udii quella voce tentai di coprirmi alla ben’e meglio con il
lenzuolo. Non
volevo voltarmi, non avrei voluto farlo per nulla al mondo, eppure lo
feci,
incontrando gli occhi nocciola del mio migliore amico.
Oh
no...
Cosa
stava succedendo?