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Autore: Kelo    22/07/2010    1 recensioni
2013, sta per scoppiare una guerra mondiale: Kelo, un diciannovenne italiano non vuole restare più in Italia. Se ne deve andare. Ma per lui la guerra non è l'unico problema.
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Terzo Millennio.



Anno 2013.


00090.490

Posto Migliore
10 Giugno
23.57
Giappone!
Beh, detto così non ha molto senso. Semplicemente è l’unica possibilità. E’ da poco scoppiata la Terza Guerra Mondiale. O almeno... ufficialmente non si chiama così. Tre anni fa, mi ricordo che era l’ultima cosa che mi aspettavo: l’Iraq lancia una bomba negli stati uniti. Altro che 2001, crollo delle torri gemelle… Devastante. Ah, già, era un “incidente”. Come no. E due mesi fa: Il primo presidente nero, apprezzatissimo. Ucciso. Un iraqeno. Ubriaco. Come no. E così, all’improvviso, boom, guerra. L’Italia non è coinvolta nella guerra. O almeno, non ufficialmente. Dovremmo sentirci sicuri, noi. E intanto forniamo l’armeria agli USA. È palese che l’Italia non è “più” un posto sicuro. Io sono l’unico a capirlo? È ovvio, è lampante, è indubbio: l’Italia entrerà in guerra. E chi è a dirlo? Un ragazzo di quasi 20 anni, che ha appena finito le scuole. Uno che si fa chiamare con il proprio cognome scritto sbagliato. Il “Kelo”.
Simone Chelo, Calusco d’Adda, Bergamo, Lombardia, Italia. Ovviamente non dico cose a caso: ho pensato ad un bel po’ di posti, ho fatto ricerche. Giappone, ecco l’unica soluzione. Partiamo dal presupposto che io, per motivi vari, conosco italiano, inglese, francese e giapponese. L’italiano si parla in pratica solo in Italia. La scelta più logica è l’inglese: peccato solo che TUTTI i posti dove parlino ufficialmente l’inglese o l’americano abbiano a che fare con la guerra almeno quanto l’Italia. Devo scegliere tra francese e giapponese. La Francia è praticamente alleata ufficiale dell’Iraq. Non ho molto da scegliere.
Sono a casa mia, mi guardo allo specchio. Non vedo ciò che sono, vedo solo ciò che sembro. E sembro molto bello. Ma IO non sono bello dentro… Gli specchi sono inutili. Vado a letto e ci metto un’oretta ad addormentarmi. Come al solito.

11 Giugno

Che bello non avere l’impegno della scuola! Anzi. Forse era meglio se continuavo ad andare a scuola. Ma ora ho impegni più importanti. Inizia la missione “Posto migliore”!
In Giappone non ci andavo mica da solo. Dovevo convincere qualcuno a venire, dovevo salvare qualcuno. Volevo salvare qualcuno. Per primo la mia famiglia. Ma non ho avuto successo: tutti hanno un lavoro fisso e, anche se va male (per via della guerra, chiaro. Mio padre è agente di viaggio. Tsk, chi vuole viaggiare e andare in vacanza in guerra?), è sicuro. Non potevano mollare tutto. Mi avrebbero fatto partire da solo. Non me l’aspettavo, ma se era ciò che volevano…

14.26

Dopo essermi preparato vado dal Gaspa. Un amico. Uno dei molti che voglio convincere. Uno dei primi, a dire il vero. Arrivo in due minuti, è molto vicina la sua casa. E’ pomeriggio, e quello che spero io è che ci siano i suoi in casa. Ovviamente: direi che sono LORO ad dover essere convinti. -Siii?- Peccato, è la voce che conosco bene.
-Gaspa, sono Kelo. Ci sono i tuoi?-
- I miei? No… ma ti posso far salire lo stesso. -
-No grazie, ho, ehm, un impegno.-
E con quella scusa beota me ne andai, abbastanza in fretta.
Che scusa idiota ti sei inventato. Tu vai a casa di una persona per dirgli che hai un impegno?
Buono tu. Qualche volta salta fuori il mio amico “Me”. Sì, le ho tutte io, ho anche una doppia specie personalità. E, come è giusto che sia, lui è circa l’opposto di me. Comunque non fa mai stragi e tutto sommato andiamo quasi d’accordo. Durante il viaggio penso bene alle famiglie che voglio “salvare” per prima. La prima era quella di Mauro Gasparini, “Il Gaspa”. Ci conosciamo da parecchio tempo. Siamo stati a scuola assieme, ma poi l’ha cambiata per… “contrattempi”. Sta pure scrivendo un libro. La seconda famiglia che devo convincere è la famiglia di Piero Stilessi, “Lo Stile”, con cui sono nella stessa situazione di Mauro. Poi devo convincere la famiglia di Andrea Bourdier-Cauceur, “l’ABC”. E’ un mio vecchio amico, diciamo eccentrico. Ma io lo sono di più, per via del mio amico “Topo Gigio malvagio nella mia mente”. La quarta famiglia è quella di Daniele Franchini, “Il Botta”. Questo è un caso un po’ particolare, perché non è lui l’unico che voglio salvare in quella famiglia. Lui ha due fratelli e una sorella, e i nostri nonni erano cugini. Quindi siamo una sorta di cugini di lontano grado. L’altro membro della famiglia che voglio che se ne vada dall’Italia è sua sorella, Stefania. Anche se siamo quasi cugini, ho una sorta di attrazione per lei. Non riesco a capire -lo capisci benissimo, Kelo- … ehm, non riesco a capirne il motivo. Ora sono davanti a casa Stilessi. Citofono. Che bello, sento la voce del padre.
-Sono Simone, posso entrare?-
-Certo, ma non c’è Piero-

-Non importa, cerco voi- Cerco di dire questa frase in un modo gentile, ma credo di aver scelto una frase pessima. Mi fanno entrare e io mi trovo a disagio. Beh, penso sia normale… Mi lascia entrare in casa gentilmente, la moglie mi offre qualcosa da bere. Io rifiuto gentilmente. Chiedo se possiamo sederci sul divano e discutere. Sto per fare un discorso estremamente serio con due adulti, non parenti. Non è da Me. Come inizio, con “Cari genitori di…” -no, è da checca- Eppure mi ero preparato. Ora ricordo! -Voi sapete che l’Italia ha gravi problemi economici e politici. Ovviamente non solo l’Italia, per motivi che saprete meglio di me. Oramai, non conviene restare in questo Paese, è pericoloso, e si vociferano cose su commerci di armi per l’imminente Grande Guerra. Lo avrete pensato anche voi, quello che vi sto per dire. -Ovviamente. Non si può stare in Italia. Ma te sei qui per una proposta.- Mi risponde il padre.
-Mi stupisce signor Stilessi. Era così prevedibile?-
-Si. Chiamami per nome.- Non sembra molto felice della mia visita. Probabilmente non è un argomento così normale. O almeno, non per il nostro rapporto. -So che vi sembrerà assurda come alternativa, ma fidatevi, non c’è altra scelta. Il Paese è : Giappone.-
-Cosa?!- urla la signora –Stai scherzando?-
-Lascialo parlare, cara.- la calma il marito.
-Il Giappone. La prima scelta che si propone per cambiare aria sono i paesi dove la lingua è Inglese, ovviamente: però i Paesi principali che parlano questa lingua sono Inghilterra e USA. Coinvolti tutti e due fino al collo. Altri paesi dove si parla inglese sono sconosciuti o coinvolti anche loro. Allora partiamo dal punto di vista dei paesi non coinvolti: sembra che siano solo i Paesi dell’Africa e del Sud-Est Asiatico.- -In Africa, oltre ad avere un ceto di vita molto basso, si pensa che potrebbe essere un campo di battaglia. In più c’è un clima al quale non siamo abituati, soprattutto di questi tempi che il tempo è diventato imprevedibile. Quindi ci rimane una possibilità. I paesi del Sud-Est Asiatico. L’India ha gli stessi problemi dell’Africa. La Cina ha un tipo di linguaggio molto lungo, quasi impossibile da imparare, con più di 100000 caratteri- spero che mi credano -Il Giapponese invece, a parte i simboli, è relativamente facile da imparare, e la pronuncia è molto simile alla nostra. In più conoscete una persona che lo sa discretamente. -Uhm. Grazie, Simone.- conclude Ivano -Ci hai schiarito le idee. Ma non puoi aspettarti che accettiamo così su due piedi. Dobbiamo pensarci. -Sono d’accordo con Ivano.- avvisa la moglie -Simone, ci voglio pensare.
Una volta congedati, me ne vado verso casa mia, per prendere la moto e andare alla prossima casa, anche se è la più lontana. Centomila caratteri… lo sai discretamente il giapponese… questo solo per avere un amico in più a farti compagnia. Sai benissimo che conosco il Giapponese, e non è quello il motiv…. Non devo parlare con te! Cioè con Me.
  
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