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Autore: VidelB    23/09/2005    16 recensioni
E'ambientata cinque anni dopo l'anno del torneo degli sciamani, ma non preoccupatevi per gli spoiler visto che è un futuro inventato di sana pianta! Incentrata sul rapporto fra Yoh e Anna, li vedremo anche in difficoltà. Spero di essere abbastanza entrata nei caratteri dei personaggi, altrimenti sorry per le eventuali incongruenze!^.-
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anna Kyoyama, Yoh Asakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Yoh…

- Anna? Cosa c’è?- rispose lo sciamano voltandosi nella sua direzione, alzando appena un sopracciglio. Quel tono di voce così tremulo non era da lei; era sempre rimasta fredda ai colpi che lui riceveva in combattimento. Dopotutto aveva fede nelle sue capacità, giusto?

Aveva creduto che gli avrebbe mostrato quell’espressione impenetrabile anche nei momenti peggiori… sarebbe non solo bastata, ma servita più di mille incoraggiamenti gridati ad alta voce. Sfiorandola con gli occhi prendeva consapevolezza di non poterla deludere. Era allora che la forza si rimpossessava di lui, la sua mente si legava più strettamente all’animo di Amidamaru e il suo cuore aumentava la velocità dei battiti.

Se solo… se solo gli stesse rivolgendo un’occhiata delle solite… sicuramente non sentirebbe i muscoli tanto indolenziti e la testa non parrebbe scoppiare, il torace non gli farebbe male ad ogni respiro e avvertirebbe nuovamente dentro di sé la forza necessaria a mettersi almeno seduto, piuttosto che rimanere ancora steso supino. Lo stato pietoso in cui si trovava non gli stava a genio.

“E ora, cosa…” d’un tratto la vista gli si oscurò. Un paio di braccia lo avevano delicatamente sollevato, accogliendo il suo viso ferito e stanco all’interno del calore sprigionato dalla loro proprietaria.

- Non puoi farcela stavolta. Devi rinunciare o ti elimineranno per davvero.- mormorò la giovane con maggiore calma, invisibile ora ai suoi occhi spenti.

- Ho promesso che mi sarei impegnato per difendere la mia posizione.- rispose Yoh quieto; gli avambracci abbandonati lungo i fianchi e in parte sul terreno arido.

- Per questa volta prenderò il tuo posto. Hai bisogno di riposare.- replicò quella convinta.

- No. Non posso permettere che tu…- cercò di ribellarsi il ragazzo, aggrappandosi faticosamente alle sue spalle esili per tirarsi su. In quel momento la giovane gli assestò un rapido colpo dietro la nuca che lo rese esanime, facendolo accasciare sul suo grembo.

“Quando ti sveglierai sarà tutto finito” pensò Anna deponendolo completamente a terra, per poi spolverarsi la veste nera e alzarsi in piedi. Era pronta a battersi per l’unica persona di cui si fosse mai fidata.

Sarebbero andati avanti con le vittorie; nessuna titubanza, nessun blocco. Nessuna incertezza.

- A noi.- sentenziò l’itako avanzando di un paio di passi.

- Uno o l’altro per noi non fa differenza. Prego, vieni pure.- fece uno degli avversari, divertito da quel patetico scambio: la vita di entrambi quegli idioti non sarebbe durata ancora più di qualche minuto.

Fuoco, bruciore; grida, paura. Il proprio corpo era come dentro una pressa, sempre più intrappolato.

Aria, luce… respiro. Non udiva il respiro di Anna. Dov’era? Che fine aveva fatto?!

In un unico secondo entrambe le pupille di Yoh si scontrarono con la luce rossastra della Luna e i suoi polmoni furono inondati da nuova aria. Era soffocante e pesante.

L’inquietudine spinse il giovane a scrutare intorno a sé, finché, a qualche metro di distanza, non individuò una figura sottile poggiata scompostamente su di un masso.

Kami, era lei! Come si era ridotto il vestito scuro in mille strappi? Per di più ritrovò la sua bandana rossa spinta dal vento contro un proprio piede.

Afferrò il pezzo di stoffa ridotto ad un cencio e con passo barcollante andò dalla ragazza immobile. Una volta giunto, si lasciò cadere ginocchioni a terra, confuso dai giramenti di testa, sbattendo i palmi aperti con un tonfo sordo. Anna emise un gemito appena percettibile a quel suono.

- Mi senti…?- domandò Yoh, ma non ricevette risposta.

- Ecco, ora ti prendo in braccio e torniamo a casa.- disse incoraggiante, non immaginando che le gambe indebolite non avrebbero retto il peso di entrambi; così però fu, e ricaddero violentemente nella polvere bianca.

- Scusami. Mi rialzo e…- sussurrò agitato-… a casa cucinerò, mi allenerò… perché è ciò che vuoi giusto? Correrò per i chilometri che deciderai, diventerò forte e non permetterò che ti facciano ancora del male. Su ora.

Ma ancora si alzò ripiombando a terra. La semplice gravità era più potente di lui… quante promesse vuote le aveva fatto, si sentiva un verme.

Forse non ne era degno, ma desiderava sposarla. Ora che avevano diciannove anni si era creduto pronto; da cinque anni ormai si era aggiudicato il titolo di Re degli sciamani e questo desiderio era cresciuto pian piano in lui.

- Ehi- sospirò la giovane stringendo d’improvviso la camicia bianca aperta del ragazzo: le ripetute scosse l’avevano infine svegliata, meglio di come si sarebbe aspettata. Credeva di non rivederlo più ed invece eccolo lì; la sua pelle tiepida e il suo petto solido la stavano sorreggendo. Avrebbe azzardato un abbraccio, avendone la possibilità. Purtroppo era consapevole che la sua scintilla vitale si stava lentamente spegnendo e probabilmente non avrebbe più potuto farlo.

- Ehi…- ripeté lui incredulo, con un accenno di lacrime negli occhi. La giovane non l’aveva mai visto così sconvolto. La presa intorno al proprio busto si rafforzò con passione e, preso dal sollievo, Yoh la baciò sulla testa.

- Come ti senti? Cos’è successo prima? Pensi di farcela a camminare?- sparò a raffica lui, inducendola ad abbassare lo sguardo: imbarazzata e triste, la diciannovenne non aveva il coraggio di pronunciare una sola sillaba.

- Ok, non ti preoccupare. Riposiamoci un po’ qui prima.

Quella frase fu la goccia necessaria a far traboccare il vaso: Anna non poté evitare di scoppiare in un pianto dirotto e disperato, stringendosi convulsamente al busto del fidanzato, il quale si accigliò.

- Non posso venire con te.- balbettò lei.

- Certo che sì invece, ho bisogno della mia allenatrice!- replicò scherzoso nel tentativo di calmarla.

- Dovrai continuare ad allenarti da solo, perché…

- Perché?- ripeté lui stupito.

- Io morirò qui.- affermò la sua interlocutrice d’un fiato. L’aria gelò insieme col ragazzo. Le sue braccia calde si tramutarono in pietra e le sue labbra si schiusero come stesse annegando.

La giovane ne approfittò per continuare.

- Si tratta di una tecnica, nel giro di mezz’ora l’anima lascerà il mio corpo.

- Hai… hai usato tutta la tua energia contro quelli? E’ questo che hai fatto?!- urlò lui sempre più sconvolto.

- Esatto, sono morti.- rispose lei con rinnovata calma, tentando di cancellare i segni delle lacrime dalle proprie guance.

- Non ha senso. Come ti è venuto in mente di sacrificarti per uno del genere; piuttosto avrei potuto farlo io che ero il suo vero avversario!- la ammonì fuori di sé.

- Non l’ho fatto per vincere lui, ma per proteggere te. Tu non puoi assolutamente morire, hai uno scopo importante.

- Al diavolo… essere quello che sono diventato… senza di te. Ti amo… voglio sposarti, come hai potuto farmi questo!- esclamò senza rifletterci, facendola sobbalzare e ritrarre colpita. Si era dichiarato con quei termini? Nonostante gli istanti drammatici in effetti, resosi conto delle sue parole, era arrossito come un bambino. Anna accennò un sorriso mesto, accarezzandolo su una gota.

- Ormai è fatta. Se avessi potuto evitarlo, credo non mi sarebbe dispiaciuto diventare tua moglie. Anch’io, come te…- sussurrò la giovane con una certa timidezza, quando avvertì la stanchezza impossessarsi del braccio alzato e lasciò scivolare la mano lungo quel collo fino alla spalla, scostando un poco la camicia. Lui sussultò a quella mossa imprevista, avvertendo il passaggio di quella mano come una scia gelida.

- Ci dev’essere una soluzione.- s’interstadì senza poi batter ciglio.

- Ormai sono al minimo. Capisci? La mia anima sta già cominciando ad andarsene, è già troppo se…- rispose lei seria, ma non finì il discorso, presa da un mancamento.

Il cuore del giovane mancò un battito. Parlandole aveva accelerato il processo, accorciandole ulteriormente la vita. Con la mente, agitato, iniziò a passare in rassegna tutte le sue conoscenza… avrebbe pure potuto far qualcosa in quanto sciamano! Doveva impedirle di andarsene.

Un metodo sarebbe stato quello di infondere un’enorme quantità di energia al suo corpo, ma di certo il semplice calore non sarebbe bastato… a quel punto rimaneva una sola alternativa e il ragazzo agì senza ragionare oltre: si sedette più comodamente a gambe incrociate vicino ad un fianco della giovane svenuta a terra, posò le tre dita centrali di una mano su quel cuore rallentato, serrò le palpebre… e fece sì che un lampo accecante apparisse di colpo e si spegnesse altrettanto velocemente dopo diversi secondi.

Non vedeva niente ora lui, ma non per colpa della luce improvvisa, bensì perché le palpebre gli si erano già abbassate da sole… buon segno, aveva funzionato; la testa castana sbatté sul terreno violentemente… perfetto; non udiva più il suono del vento, solo il nulla… era felice: ci era riuscito.

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Da quel momento passarono alcune ore, prima che da una bella casa del quartiere residenziale si udissero provenire delle grida di stupore.

- Coosa?! Vi ha attaccato una banda intera di zombie? E dov’è Yoh?- chiese un ragazzino biondo alto non più di un metro e mezzo, mentre posava la cartella sul pavimento. La sua interlocutrice gli dava le spalle, intenta a far bollire qualcosa sul fuoco.

- E’ nel suo letto.- rispose quindi con voce atona.

- Ah… allora lo hai lasciato dormire per una volta.- fece l’altro tirando un sospiro.

- Guarda che non sta bene.- lo freddò immediatamente.

- Uh, cosa… allora sta male!

- Che intuito, tappo.- commentò lei sconsolata- Comunque…- aggiunse voltandosi e vedendolo avvicinarsi alla porta della camera-… ti proibisco di andarlo a disturbare. Ha bisogno di riposo assoluto.

- Va bene.- acconsentì Manta rassegnato- Però, sai, fino a tre anni fa non avrei mai immaginato di vederti ai fornelli.- osservò con leggerezza, accorgendosi troppo tardi del fatale errore commesso.

Anna si girò del tutto nella sua direzione e con sguardo truce, senza farsi impietosire dal suo pentito e terrorizzato mezzo coperto dalle mani, prese ad elencargli una lunga serie di lavori domestici validi per i quattro mesi successivi. Quindi versò della minestra fumante in una ciotola ed entrò nella stanza di Yoh, accese l’abat-jour e richiuse la porta scorrevole dietro di lei.

Il giovane studente rimase lì imbambolato per un po’, dopodiché decise che era meglio cominciare a darsi da fare con il bucato: non aveva intenzione di saltare la cena.

“E’ così pallido, quasi bianco. Sapeva di certo che rischiava lui stesso la vita con quella tecnica.” rifletté la ragazza accucciata in silenzio vicino al letto del fidanzato, mentre avvertiva una contrazione particolarmente forte al cuore.

“Il solito stupido.” pensò con un misto di amarezza e dolcezza, sfiorandogli una guancia fredda. Quindi iniziò a chiamarlo ad alta voce, carezzandogli la fronte sudata, fin quando Yoh non aprì leggermente gli occhi, spaesato.

- Anna!- gridò appena ebbe messo a fuoco l’immagine del suo volto rassicurante; tentò di alzarsi in un impeto di sorpresa, ma dovette rinunciare dal principio, visto che i muscoli non sembravano disposti a collaborare.

- Sta calmo.- gli ordinò lei, riacquistando un’aria autoritaria- Ti ho portato da mangiare.- disse porgendogli una ciotola calda. Il ragazzo distese le braccia, ma non riusciva comunque a sollevare il busto.

- Oh, aspetta.- si bloccò lei, stupita di non averci pensato prima- Ecco, conviene fare così.- affermò decisa, pronta ad imboccarlo.

- M-ma…- mormorò il diciannovenne imbarazzato, senza potersi sottrarre alle attenzioni della giovane. Ella gli sosteneva ora il capo con un braccio, mentre fra le mani teneva il cibo e gli hashi.

- Su, aprì la bocca.- lo incitò, vedendo come non accennasse a muoversi. Il ragazzo fece quanto chiesto, masticando quindi lentamente il pezzetto di carne che ricevette da lei.

- Com’è?- domandò quella- Riesci a mangiare ancora?

Lui annuì stancamente, rabbrividendo.

- Bene, ti riscalderà. Mettiamo meglio al coperta.- fece la giovane tirando quest’ultima dal letto fino a rimboccargliela sotto il mento.

- Dai, mangia un altro po’, devi rimetterti.

- Ok, visto che insisti tanto…- replicò il giovane sciamano abbozzando un mezzo sorriso e andandola a fissare nelle pupille- Cucinato tu?

L’itako arrossì leggermente sotto quello sguardo indagatore e allo stesso tempo innocente.

- Sì.- rispose fingendo disinteresse e mettendogli in bocca della nuova carne. Avendo timore che dicesse qualcos’altro, facendola colorire ulteriormente, aumentò improvvisamente il ritmo, costringendolo praticamente a finire il resto in un paio di minuti, col rischio di strozzarlo.

Il ragazzo tossì alla fine, ma nonostante tutto il suo volto aveva riacquistato un colore più naturale.

- Che ti è preso?- si lamentò debolmente- Comunque, era buono.

“Ecco cosa non doveva dirmi.” pensò lei sentendosi andare il viso in fiamme; quindi si voltò da un lato.

- O-ora dormi pure un altro po’.- disse deponendolo sul suo giaciglio e accennando ad alzarsi. Inaspettatamente però una delle mani di Yoh s’impossessarono della sua più vicina, stringendogliela forte.

- Ti ringrazio per quello che stai facendo.- le sussurrò a tono basso. Lei tremò al contatto.

- Sono io che devo ringraziarti.- mormorò di rimando ricambiando la presa, sebbene continuasse ad evitare di guardarlo- A dire la verità tu mi hai salvata, non è vero? Però sei stato un incosciente.

- Però ti amo, ecco perché l’ho fatto. Ci dobbiamo sposare presto, ricordi? Dicevi sul serio lì, questa mattina?- chiese il suo interlocutore facendola sobbalzare con le sue parole dirette.

Certo che sì, aveva mai parlato a vanvera? Che gli passava per la testa, che avesse scherzato su una cosa simile? Normalmente gli avrebbe già risposto per le rime, ma la gola era bloccata; si sentiva strana.

- Ehi, Anna.- la chiamò, impaziente di sentirla parlare.

- Yoh…- pronunciò lei il suo nome, andando ad osservarlo in volto, ma lasciò in sospeso la frase, cosicché la camera venne colmata dal silenzio. La giovane, senza esserne pienamente cosciente, iniziò a diminuire la distanza fra di loro, avvertendo una sensazione nuova invaderla, rendendola incapace di controllare oltre i movimenti.

Si stavano quasi per sfiorare, quando il ragazzo le spinse con un gesto delicato la nuca, riducendo in un attimo al nulla lo spazio rimasto e unendo in un morbido bacio le loro labbra.

Fu in quell’istante che, riottenuta la sua luce, lo sciamano si sentì guarito del tutto.

  
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