Capitolo
1:
Le apparenze ingannano.
La campanella della
ricreazione era suonata da
un pezzo, ed il cortile, della scuola superiore
Friedrich-Ebert-Gymnasium di
Amburgo; si stava svuotando lentamente. Ogni alunno, dopo la pausa
pranzo, doveva
raggiungere la propria aula; per riprendere le lezioni. Pena, per anche
un solo
minuto di ritardo; era la presidenza.
Ma
a lui non
importava.
Se
ne stava,
mollemente appoggiato al muro, di mattoni rossi
dell’edificio; con le mani
nelle tasche dei jeans sdruciti, gambe incrociate e solita sigaretta
tra le
labbra.
Guardava
tutto
attraverso le spesse lenti scure, dei suoi raybann.
Odiava
le regole.
Da
anni ormai,
andava contro tutto ciò che potesse imprigionarlo,
costringerlo; persino,
contro la sua famiglia.
Viveva
oppresso,
da un cognome conosciuto in tutta la Germania, soffocato dalla fama, in
una
gabbia.
Una
gabbia dorata.
Il
sole, alquanto
strano per una città piovosa come Amburgo, illuminava il suo
bel viso dai
lineamenti delicati. Anche questo particolare lo infastidiva. Il suo
naso
dritto, appena appuntito e dalla forma all’insù,
le labbra piene, il fisico
asciutto e longilineo; erano caratteri ereditati dal padre.
Persino
il neo
sotto il labbro inferiore.
I
capelli, invece
erano scuri e lisci come quelli di sua madre; che lui portava, lunghi
sul collo
con un taglio
scalato.
Era
veramente una
visione.
Idolatrato
e
desiderato dalle ragazze di
tutta la scuola.
Questo
peggiorava
le cose; avrebbe preferito di gran lunga essere un nerd, dedito al
gioco degli
scacchi, pur di non somigliare a lui.
Il
cortile, si era
definitivamente svuotato; e lui era ancora lì a fumare
l’ennesima sigaretta;
quando un ombra si stagliò sulla sua figura.
-
Dave,
sei un bastardo.
La
voce, apparteneva
ad una ragazza, alta
e slanciata; che, gli
somigliava in modo impressionante. Il
corpo era infagottato e nascosto sotto abiti estremamente extralarge,
di stile
hip pop; i capelli biondissimi, ricadevano
sulle spalle, in una miriade di dreadlock e le labbra più
piene e dalla curva
sensuale, in confronto a lui; erano ornate da un piercing argentato, al
lato
del labbro inferiore. Il resto dei lineamenti, erano identici a quelli
di Dave.
Era come se i due fossero riflessi uno nello specchio
dell’altro.
Allora
lui, per la
prima volta si mosse.
Con
una mano,
sfilò lentamente gli occhiali, e li sistemò a
tracollo della maglietta candida;
scoprendo così il suo sguardo smeraldino. I suoi occhi, dal
taglio orientale,
erano incorniciati da folte ciglia scure; e avrebbero steso qualunque
essere
appartenente al genere femminile e non. Un'altra parte di
eredità genetica, ma
questa volta di
entrambi i genitori. A
quel punto, con imperturbabilità,
li fissò, in
quelli
della ragazza; che differivano dai suoi,
solo nel colore.
Quelli
di lei,
erano oro fuso.
Sempre
guardandola
fisso, diede un'altra boccata alla sigaretta; poi, sempre con estrema e
languida lentezza, si rivolse a lei.
-
Cosa
vuoi Samy.
La
sua voce, era
meravigliosa, bassa al punto giusto e suadente.
-
Una
spiegazione.
Disse
lei,
portando le braccia in alto e incrociandole sul petto, rivelandone
così, la
forma abbondante di una quarta. Il ragazzo, allora imitò la
sua posizione;
sempre senza scostarsi dal muro, come se dovesse sorreggerlo ad evitare
il suo
crollo.
-
Non
ti devo nessuna spiegazione.
Dalle
labbra
socchiuse di lei, allora provenne uno schiocco della lingua con
disapprovazione. Spostò le braccia e poggiò le
mani sui fianchi, con sfida.
-
David
J. Kaulitz! Sei uno stronzo.
Hai rubato dal mio armadietto i soldi per il pranzo.
Al
suono del suo
nome per intero ebbe uno scatto dei muscoli facciali, che assunsero un
espressione di fastidio.
Una
scintilla brillò
nei suoi occhi verdi.
-
Mi
servivano per mettere benzina
alla moto.
-
Come
se non avessi soldi. Io, sono
rimasta a digiuno per colpa tua.
-
Senti
chi parla; potevi pagare con
la carta di credito dello zio.
A
questa frase, la
bionda saltò su tutte le furie; si scaraventò
addosso al ragazzo afferrandolo
per il bavero del giubbotto di pelle, e lo sbattè con forza
al muro. Lui,
rimase immobile con solo un lieve ghigno sulle labbra.
-
Alla
mensa scolastica non accettano
carte di credito idiota.
-
Scusa
cuginetta.
Disse
allora lui,
sbeffeggiandola; per tutta risposta ebbe un ulteriore spinta al muro
che gli
mozzò un poco il respiro.
-
Samantha
Isabella Kaulitz, lascia perdere
st’idiota di mio fratello e vieni che te lo pago io il pranzo.
Samy
e Dave, senza
che lei lo lasciasse andare, si
girarono, in direzione del nuovo arrivato; esclamando
all’unisono.
-
Matt!
Il
ragazzo si
avvicinò a loro e Dave con disappunto gli disse.
-
Cazzo
avete oggi con i nomi detti
per intero?
-
Niente
tesoruccio, di un gemello
nulla facente; mi piace farti saltare i nervi.
Gli
rispose il
ragazzo, ridendo, mentre li separava e aggiunse.
-
Siete
sempre i soliti, non
cambierete mai.
-
Dillo
a tuo fratello, la prossima
volta gli spacco la faccia. Se non ci fossi sempre tu a
difenderlo……..
In
effetti
constatò il ragazzo, era vero; lui lo difendeva spesso e
volentieri e gli
teneva il gioco come dire. Perché questo è il
rapporto tra gemelli. Anche
se si somigliavano
solo nell’aspetto fisico e per
tutto il resto, erano differenti; si
sentivano una persona sola. Dave, era il classico bello e dannato,
mentre lui
il tipo della porta accanto. Dave un ribelle, e Matt un riflessivo. Ma andava bene
così, si completavano a
vicenda; e poi c’era lei, che più che essere una
cugina, era una sorella,
forte, volitiva, divertente e piena di energia, in sostanza un
maschiaccio. Erano
inseparabili, cresciuti sempre insieme, mentre i loro genitori, giravano il mondo in tour.
Perché, altri non erano,
che i figli di Bill
e Tom Kaulitz,
cantante e chitarrista dei Tokio Hotel.
Figure
decisamente
scomode, per tre ragazzi iscritti ad una semplice scuola pubblica
Tedesca.
Avevano frequentato scuole private i primi anni, ma dopo gli azzuffamenti sempre
più frequenti, e le
sospensioni; i loro padri si videro costretti a cambiargli scuola.
Iscrivendoli
qui. Lui e Dave, avevano 16 anni, mentre Samy 15. Si passavano solo un
anno di
differenza; ma in alcune lezioni, erano in aula insieme.
-
Allora
Samy, andiamo?
-
Non
prima che mi abbia chiesto
scusa.
Fece
lei, senza
arrendersi.
Matt,
allora, roteò
gli occhi a sottolineare l’assurdità della pretesa
di lei.
-
Ok,
dai Dave chiedile scusa; lo sai
come si fa?
-
Io
non le chiedo un bel niente
Matthew E. Kaulitz!
Lo
scimmiottò
allora lui rifacendogli il verso.
Il
gemello roteò
ancora una volta gli occhi evitando la provocazione.
-
Se
non lo fai, ci facciamo notte
qui, ed io avrei un appuntamento sta sera.
-
Uomo
o donna?
Domandò
allora
Samy, curiosa; lasciando finalmente la presa sul cugino, ed alludendo
alla sua
bisessualità. Nel 2036 non doveva più far
scalpore una cosa che ormai era
all’ordine del giorno, ma purtroppo non era così.
Molti a scuola lo prendevano
di mira per la sua dichiarata bisessualità; ma il mondo non
sarebbe mai stato
pronto per atteggiamenti ambigui, e loro se ne resero conto fin dalla
nascita.
-
Tutti
e due ovviamente.
-
Ma
come?
Lui,
incrociò le
braccia al petto e la guardò divertito.
-
Prima
esco con Scott, e poi con
Gina. Elementare.
-
Ma
quando ti deciderai su quale
sponda versare?
-
Mhmmmm
cuginetta……voglio godermi la
vita. I rapporti seri e la monotonia di un legame votato ad una sola
sessualità
mi annoiano.
-
Contento
tu, contenti tutti.
-
Ha
parlato
l’esperta; ma se sei una monaca di
clausura.
Si
intromise Dave;
scatenando così la solita reazione rabbiosa della cugina; la
quale, gli sferrò
un calcio sullo stinco; colpendolo così forte, da farlo
saltellare in tondo
reggendosi il piede. Samy Kaulitz, non era assolutamente un fiore di
ragazza.
Si misero a ridere per questa scena di ordinaria amministrazione.
-
Te
lo sei meritato idiota di un
gemello.
All’improvviso,
qualcuno, gli si rivolse con intimidazione, facendoli girare tutti e
tre.
-
Oh
tò, guarda chi si vede; i tre
gemellini Kaulitz. La checca, il maschiaccio e il teppista. Lo sapete
di essere
nel mio territorio?
Si
trattava di un
ragazzo di 19 anni, pluri-ripetente, di origine turca, e che aveva la
fama da
bullo. Tutti a scuola lo conoscevano; tutti, chi prima o dopo avevano
avuto a
che fare con lui, con i suoi ricatti ed estorsioni. Loro tre, si erano
sempre
tenuti alla larga dai guai di questo genere; consci di non aver avuto
un
passato limpido nelle altre scuole. Venivano chiamati i
“tornado Kaulitz”;
sempre pronti ad attaccar briga; dove c’erano risse, problemi
e scontri, loro
erano coinvolti. Per questo da che avevano messo piede al FEG,
evitavano
qualsiasi coinvolgimento. Oltretutto i loro genitori avevano promesso
che al
primo richiamo li avrebbero scuoiati vivi ; ma purtroppo questa volta non poterono
evitarlo, i guai
avevano cercato loro e non viceversa.
-
Allora,
pagate il pedaggio?
Domandò
il turco
parandoglisi davanti.
-
Non
se ne parla proprio.
Rispose
Dave.
Il
ragazzo mosse
il capo, e li squadrò soppesando l’azione da
adottare; poi, si fece verso Samy
ghignando.
-
mhmmmm
interessante, allora mi vedo
costretto alle maniere forti; penso che inizierò da questo
bel ometto.
Indicò
Samy; ma
non sapeva in quali guai si stava cacciando.
La
ragazza, allora,
per tutta risposta, non lo fece neanche muovere; gli piombo addosso
fulminea, mettendolo
giù. Questi, si trovò in terra, con lei, a
cavalcioni sul petto, che gli impediva
di respirare; con un braccio teso, che gli inchiodava la spalla
sull’asfalto
del cortile; e l’altro alzato chiuso in un pugno sul suo viso.
-
A
chi hai chiamato ometto?
Gli
sibilò in
faccia, e senza attendere risposta, con uno scintillio negli occhi, mosse il braccio; e gli
sferrò il pugno sul
naso. Il sangue iniziò a zampillare immediatamente; colando nella bocca del
ragazzo, quasi a
soffocarlo; lui si portò le mani al viso, dopo che Samy, si
fu alzata dal suo
petto.
-
Mi
hai rotto il naso? Brutta……
-
Ah,
ah, ah…attento a come parli, se
no è capace di farti ingoiare anche i denti.
Lo
ammonì Dave.
Il
ragazzo allora,
umiliato, si infuriò, e prese ad insultarli pesantemente;
pensava che fossero
agnellini, invece...
-
Ma
io…..io ti ammazzo, a te e anche
a quel rotto in culo di tuo fratello; ….pezzi di merda, brutti
stronzi….e pure quella troia vestita
da uomo…….
Alle parole di questo, Matt
fermò, con un
gesto della mano, la reazione di Dave, il quale stava già
muovendosi per
massacrarlo. Quindi, si fece vicino al ragazzo. Egli
non si era ancora alzato da terra; così Matt
dovette inginocchiarsi per guardarlo
negli occhi; con un sorriso.
-
Non
mi offendi sai? Io so di essere
quello che sono…..ma tu non sai di essere un coniglio. Te la
prendi con tutti
qui dentro, senza che nessuno, ti abbia mai dato una lezione. Hai
sbagliato a
rompere i coglioni proprio a
noi……vedi….
Si
guardò le
unghie ben curate della mano affusolata, e con voce melliflua
continuò.
-
Tu
non ci conosci……pensavi che
fossimo i soliti figli, straricchi ed imbranati delle rock star?
Toppato.
Gli
diede una
pacca su una spalla e si allontanò, dando modo a Dave, ormai
libero, di
prenderlo a calci sui fianchi, fino a farlo rantolare.
Con uno sguardo di intesa, lo
lasciarono in terra soddisfatti di avergli dato una bella lezione;
nessuno
sapeva che i Kaulitz non erano ciò che sembravano. Tra uno sbuffo e
l’altro il bullo non
accennava ad arrendersi.
-
Io
ve la faccio pagare…….figli di
puttana, a voi e a quel frocio di vostro padre.
Matt,
che insieme
agli altri era già lontano, al suono dell’ultima
frase, tornò come una furia
indietro. Caricò il piede e sferrò il calcio in
pieno viso, colpendolo alla
bocca una e due
volte, non ci vedeva più
quando gli toccavano il padre.
-
Ecco,
ora hai ingoiato anche i
denti.
Pago,
tornò sui
suoi passi, lasciando Samy che lo aveva seguito indietro, a chinarsi
sul
poveretto, ormai distrutto e privo di sensi. Gli mise una mano nel
taschino
della camicia, e recuperò i soldi estorti ai malcapitati.
-
Mhmmmm
ma ci sono solo
spiccioli…..e tu saresti un
bullo, mah. Vabbè, almeno potrò
comprarmi il pranzo alle macchinette. Grazie amico.
Gli
battè una mano
sul petto; e raggiunse di nuovo i cugini.
Quando
ormai, stavano
per fare ritorno alle proprie aule, una voce dal fondo, perentoria li
fermò.
-
Kaulitz, In presidenza!
Un
insegnante, li
aveva colti sul fatto. All’unisono esclamarono:
-
MERDA!
Il
preside, ancora
non aveva fatto il suo ingresso nell’ufficio,
perchè impegnato in una riunione,
così i tre ragazzi, dovettero attendere.
Tutti
e tre
sedevano uno dopo l’altro sulle poltroncine di fronte alla
porta a vetri. Il
primo della fila era Dave, che sedeva con le gambe aperte, mani in
tasca e
sguardo assente; dopo di lui si trovava Samy, decisamente seduta
scomposta per
una ragazza, con una gamba appoggiata sull’altra, e un
braccio dietro lo
schienale della sedia. In fine, di fianco alla cugina era seduto Matt,
il più
composto di tutti e tre, con le gambe accavallate, e le braccia
conserte.
Non
si dissero
nulla mentre aspettavano il loro carnefice, ma le loro menti erano
connesse e
formulavano lo stesso pensiero.
Stiamo
nella
merda.
Erano
coscienti
che se fossero stati sospesi, sarebbe scoppiata una guerra nucleare a
casa
loro. Abitavano nella tenuta dei gemelli Kaulitz, alle porte di
Amburgo; la
vecchia raffineria di caffè, che 26 anni prima era stata
acquista dai genitori
e modernizzata in abitazione. Successivamente aveva subito ulteriori
trasformazioni, per poter ospitare entrambe le famiglie e
l’immancabile studio
di registrazione. In più Bill, fissato con la privacy, a
livelli maniacali,
aveva fatto installare una fitta rete di rivelatori, ed erigere mura di
cinta
che delimitavano l’edificio.
La
gabbia dorata.
Fortunatamente
godevano di tanto spazio, che i ragazzi poterono una volta cresciuti
farsi
costruire dallo zio Tom, un campo da
basket; sport in cui eccellevano immancabilmente tutti e
tre.
-
Pensate
che papà sarà molto severo
stavolta?
-
Samy,
lo zio è un pezzo di pane e
per te stravede…siamo noi che ci dobbiamo preoccupare.
-
Ma
dai Dave, zio Bill, è sempre
così disponibile.
-
Si
con te che sei la nipote. Con
noi, è un dittatore. E non capisco come mai…..lui
odiava andare a
scuola…..invece a noi ci costringe, se saltiamo un giorno ce
lo fa scontare in
tutti i modi.
-
È
vero, ci ripete sempre che la
cosa fondamentale è l’istruzione, quando avremmo
imparato quella teorica sui
banchi potremmo imparare quella pratica della vita.
-
Oddio
Matt, sembri lui quando fai
quella faccia.
-
Si
Matty lo fai uguale.
Scoppiarono
a
ridere, mentre il preside faceva il suo ingresso in quel preciso
istante. Il
signor Qeency, era un vecchio professore londinese, trapiantato da 50
anni in
Germania; dopo tanti anni, parlava ancora il tedesco con
quell’accento flemmatico
tutto inglese che ai tre ragazzi dava la nausea. Era saccente e
puntiglioso;
pretendeva puntualità e precisione, senza
eccezioni di nessun genere. Mascherato sotto
l’aplomb tipico della sua
terra si nascondeva un tiranno.
Entrando,
squadrò
i tre ragazzi ad uno ad uno; con viso severo ed impassibile, fece loro
un cenno
della mano che l’invitava ad alzarsi in piedi. Lo imponeva a
tutti, esigeva il
rispetto dei ranghi.
I
tre, si alzarono
sbuffando impercettibilmente, ma all’austero preside non
sfuggì, e con tono
grave parlò.
-
Bene,
bene, bene; i tre Kaulitz; alla
fine, non siete riusciti a tenervi fuori
dai problemi, e anche qui, vi siete fatti riconoscere.
Loro
in silenzio,
lo guardavano fisso.
Lui,
prese le loro
tre schede e come se non le avesse mai lette, le aprì.
-
David
Kaulitz, hai al tuo
attivo, un richiamo per rissa, uno
per disturbo alla quiete e ben 4 per indisciplina.
Posò
la scheda
davanti a se, e poi fissò i suoi occhi a spillo in quelli
del ragazzo al quanto
annoiati.
-
E
da ciò che leggo gli altri
due…non stanno messi meglio. Allora, cosa pensavate di fare
oggi? Il vostro
compagno, al momento è in infermeria, ma per il naso rotto
abbiamo dovuto
chiamare la guardia mediche perché lo portasse al pronto
soccorso. Vi rendete
conto? Che avete da dire a vostra discolpa?
I
ragazzi lo guardavano seri, in silenzio quasi a sfidarlo. Erano
già giunti
tutti alle conclusioni affrettate, perché la loro
reputazione era più forte di
ogni spiegazione. Difendersi
sarebbe
stato inutile; avrebbe solo aggravato la situazione, così
aspettavano la
sentenza, che non tardò ad arrivare.
Il
preside con un sospiro grave, si tolse gli occhiali, li posò
dinanzi a lui
incrociando poi le mani sul tavolo.
-
Visto
che avete deciso il mutismo
come risposta, e chi tace acconsente; mi vedo
costretto……..
Ecco
pensarono
all’unisono i tre, che la faccia breve e ci sospenda per i
tre giorni consoni
così ce ne andremo a casa e finiremo questa farsa; ma
ciò che udirono dopo, li
fece rimanere a bocca aperta ed inorridire.
-
Mi
vedo costretto a chiamare i
vostri genitori. Domani li riceverò verso l’ora di
pranzo.
Poi
scrisse le tre
comunicazioni che dovevano consegnare a casa.
Rimasero
in stato
catatonico, a fissare la penna del preside che tra le sue dita scorreva
fluida
sui fogli. Non riuscivano a riaversi dallo shock.
Domani,
all’ora di
pranzo Bill e Tom Kaulitz, dovevano presentarsi nella loro scuola?
Era
inconcepibile.
Un
conto che tutti
sapessero chi fossero i loro genitori; e un conto era che li vedessero.
La
loro fine era
segnata.
ci riprovo non so perchè mi è stata cancella ta prima....cmq mi avvertite se qualcosa non va? perfetto un bacio
didi