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Autore: didisim81    23/07/2010    2 recensioni
La campanella della ricreazione era suonata da un pezzo,Ma a lui non importava. Se ne stava, mollemente appoggiato al muro, di mattoni rossi dell’edificio; con le mani nelle tasche dei jeans sdruciti, gambe incrociate e solita sigaretta tra le labbra.Odiava le regole.Viveva oppresso, da un cognome conosciuto in tutta la Germania, soffocato dalla fama, in una gabbia. Una gabbia dorata.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1:     Le apparenze ingannano.

 

La  campanella della ricreazione era suonata da un pezzo, ed il cortile, della scuola superiore Friedrich-Ebert-Gymnasium di Amburgo; si stava svuotando lentamente. Ogni alunno, dopo la pausa pranzo, doveva raggiungere la propria aula; per riprendere le lezioni. Pena, per anche un solo minuto di ritardo; era la presidenza.

Ma a lui non importava.

Se ne stava, mollemente appoggiato al muro, di mattoni rossi dell’edificio; con le mani nelle tasche dei jeans sdruciti, gambe incrociate e solita sigaretta tra le labbra.

Guardava tutto attraverso le spesse lenti scure, dei suoi raybann.

Odiava le regole.

Da anni ormai, andava contro tutto ciò che potesse imprigionarlo, costringerlo; persino, contro la sua famiglia.

Viveva oppresso, da un cognome conosciuto in tutta la Germania, soffocato dalla fama, in una gabbia.

Una gabbia dorata.

Il sole, alquanto strano per una città piovosa come Amburgo, illuminava il suo bel viso dai lineamenti delicati. Anche questo particolare lo infastidiva. Il suo naso dritto, appena appuntito e dalla forma all’insù, le labbra piene, il fisico asciutto e longilineo; erano caratteri ereditati dal padre.

Persino il neo sotto il labbro inferiore.

I capelli, invece erano scuri e lisci come quelli di sua madre; che lui portava, lunghi sul collo con un  taglio scalato.

Era veramente una visione.

Idolatrato e desiderato dalle ragazze  di tutta la scuola.

Questo peggiorava le cose; avrebbe preferito di gran lunga essere un nerd, dedito al gioco degli scacchi, pur di non somigliare a lui.

Il cortile, si era definitivamente svuotato; e lui era ancora lì a fumare l’ennesima sigaretta; quando un ombra si stagliò sulla sua figura.

-         Dave, sei un bastardo.

La voce, apparteneva ad una ragazza,  alta e slanciata; che,  gli somigliava in modo impressionante. Il corpo era infagottato e nascosto sotto abiti estremamente extralarge, di stile hip pop; i capelli biondissimi,  ricadevano sulle spalle, in una miriade di dreadlock e le labbra più piene e dalla curva sensuale, in confronto a lui; erano ornate da un piercing argentato, al lato del labbro inferiore. Il resto dei lineamenti, erano identici a quelli di Dave. Era come se i due fossero riflessi uno nello specchio dell’altro.

Allora lui, per la prima volta si mosse.

Con una mano, sfilò lentamente gli occhiali, e li sistemò a tracollo della maglietta candida; scoprendo così il suo sguardo smeraldino. I suoi occhi, dal taglio orientale, erano incorniciati da folte ciglia scure; e avrebbero steso qualunque essere appartenente al genere femminile e non. Un'altra parte di eredità genetica, ma questa volta  di entrambi i genitori.  A quel punto, con imperturbabilità,  li fissò,   in quelli  della ragazza; che differivano dai suoi,  solo nel colore.

Quelli di lei, erano oro fuso.

Sempre guardandola fisso, diede un'altra boccata alla sigaretta; poi, sempre con estrema e languida lentezza, si rivolse a lei.

-         Cosa vuoi Samy.

La sua voce, era meravigliosa, bassa al punto giusto e suadente.

-         Una spiegazione.

Disse lei, portando le braccia in alto e incrociandole sul petto, rivelandone così, la forma abbondante di una quarta. Il ragazzo, allora imitò la sua posizione; sempre senza scostarsi dal muro, come se dovesse sorreggerlo ad evitare il suo crollo.

-         Non ti devo nessuna spiegazione.

Dalle labbra socchiuse di lei, allora provenne uno schiocco della lingua con disapprovazione. Spostò le braccia e poggiò le mani sui fianchi, con sfida.

-         David J. Kaulitz! Sei uno stronzo. Hai rubato dal mio armadietto i soldi per il pranzo.

Al suono del suo nome per intero ebbe uno scatto dei muscoli facciali, che assunsero un espressione di fastidio.

Una scintilla brillò nei suoi occhi verdi.

-         Mi servivano per mettere benzina alla moto.

-         Come se non avessi soldi. Io, sono rimasta a digiuno per colpa tua.

-         Senti chi parla; potevi pagare con la carta di credito dello zio.

A questa frase, la bionda saltò su tutte le furie; si scaraventò addosso al ragazzo afferrandolo per il bavero del giubbotto di pelle, e lo sbattè con forza al muro. Lui, rimase immobile con solo un lieve ghigno sulle labbra.

-         Alla mensa scolastica non accettano carte di credito idiota.

-         Scusa cuginetta.

Disse allora lui, sbeffeggiandola; per tutta risposta ebbe un ulteriore spinta al muro che gli mozzò un poco il respiro.

-         Samantha Isabella Kaulitz, lascia perdere st’idiota di mio fratello e vieni che te lo pago io il pranzo.

Samy e Dave, senza che lei lo lasciasse andare,  si girarono, in direzione del nuovo arrivato; esclamando all’unisono.

-         Matt!

Il ragazzo si avvicinò a loro e Dave con disappunto gli disse.

-         Cazzo avete oggi con i nomi detti per intero?

-         Niente tesoruccio, di un gemello nulla facente; mi piace farti saltare i nervi.

Gli rispose il ragazzo, ridendo, mentre li separava e aggiunse.

-         Siete sempre i soliti, non cambierete mai.

-         Dillo a tuo fratello, la prossima volta gli spacco la faccia. Se non ci fossi sempre tu a difenderlo……..

In effetti constatò il ragazzo, era vero; lui lo difendeva spesso e volentieri e gli teneva il gioco come dire. Perché questo è il rapporto tra gemelli.  Anche se si  somigliavano solo nell’aspetto fisico e  per tutto il resto, erano differenti; si sentivano una persona sola. Dave, era il classico bello e dannato, mentre lui il tipo della porta accanto. Dave un ribelle, e Matt un riflessivo.  Ma andava bene così, si completavano a vicenda; e poi c’era lei, che più che essere una cugina, era una sorella, forte, volitiva, divertente e piena di energia, in sostanza un maschiaccio. Erano inseparabili, cresciuti sempre insieme, mentre i loro genitori,  giravano il mondo in tour. Perché, altri non erano, che i figli  di Bill e Tom Kaulitz, cantante e chitarrista dei Tokio Hotel.

Figure decisamente scomode, per tre ragazzi iscritti ad una semplice scuola pubblica Tedesca. Avevano frequentato scuole private i primi anni, ma dopo gli  azzuffamenti sempre più frequenti, e le sospensioni; i loro padri si videro costretti a cambiargli scuola. Iscrivendoli qui. Lui e Dave, avevano 16 anni, mentre Samy 15. Si passavano solo un anno di differenza; ma in alcune lezioni, erano in aula insieme.

-         Allora Samy, andiamo?

-         Non prima che mi abbia chiesto scusa.

Fece lei, senza arrendersi.

Matt, allora, roteò gli occhi a sottolineare l’assurdità della pretesa di lei.

-         Ok, dai Dave chiedile scusa; lo sai come si fa?

-         Io non le chiedo un bel niente Matthew E. Kaulitz!

Lo scimmiottò allora lui rifacendogli il verso.

Il gemello roteò ancora una volta gli occhi evitando la provocazione.

-         Se non lo fai, ci facciamo notte qui, ed io avrei un appuntamento sta sera.

-         Uomo o donna?

Domandò allora Samy, curiosa; lasciando finalmente la presa sul cugino, ed alludendo alla sua bisessualità. Nel 2036 non doveva più far scalpore una cosa che ormai era all’ordine del giorno, ma purtroppo non era così. Molti a scuola lo prendevano di mira per la sua dichiarata bisessualità; ma il mondo non sarebbe mai stato pronto per atteggiamenti ambigui, e loro se ne resero conto fin dalla nascita.

-         Tutti e due ovviamente.

-         Ma come?

Lui, incrociò le braccia al petto e la guardò divertito.

-         Prima esco con Scott, e poi con Gina. Elementare.

-         Ma quando ti deciderai su quale sponda versare?

-         Mhmmmm cuginetta……voglio godermi la vita. I rapporti seri e la monotonia di un legame votato ad una sola sessualità mi annoiano.

-         Contento tu, contenti tutti.

-         Ha  parlato l’esperta; ma se sei una monaca di clausura.

Si intromise Dave; scatenando così la solita reazione rabbiosa della cugina; la quale, gli sferrò un calcio sullo stinco; colpendolo così forte, da farlo saltellare in tondo reggendosi il piede. Samy Kaulitz, non era assolutamente un fiore di ragazza. Si misero a ridere per questa scena di ordinaria amministrazione.

-         Te lo sei meritato idiota di un gemello.

All’improvviso, qualcuno, gli si rivolse con intimidazione, facendoli girare tutti e tre.

-         Oh tò, guarda chi si vede; i tre gemellini Kaulitz. La checca, il maschiaccio e il teppista. Lo sapete di essere  nel mio territorio?

Si trattava di un ragazzo di 19 anni, pluri-ripetente, di origine turca, e che aveva la fama da bullo. Tutti a scuola lo conoscevano; tutti, chi prima o dopo avevano avuto a che fare con lui, con i suoi ricatti ed estorsioni. Loro tre, si erano sempre tenuti alla larga dai guai di questo genere; consci di non aver avuto un passato limpido nelle altre scuole. Venivano chiamati i “tornado Kaulitz”; sempre pronti ad attaccar briga; dove c’erano risse, problemi e scontri, loro erano coinvolti. Per questo da che avevano messo piede al FEG, evitavano qualsiasi coinvolgimento. Oltretutto i loro genitori avevano promesso che al primo richiamo li avrebbero scuoiati vivi ; ma purtroppo  questa volta non poterono evitarlo, i guai avevano cercato loro e non viceversa.

-         Allora, pagate il pedaggio?

Domandò il turco parandoglisi davanti.

-         Non se ne parla proprio.

Rispose Dave.

Il ragazzo mosse il capo, e li squadrò soppesando l’azione da adottare; poi, si fece verso Samy ghignando.

-         mhmmmm interessante, allora mi vedo costretto alle maniere forti; penso che inizierò da questo bel ometto.

Indicò Samy; ma non sapeva in quali guai si stava cacciando.

La ragazza, allora, per tutta risposta, non lo fece neanche muovere; gli piombo addosso fulminea, mettendolo giù. Questi, si trovò in terra, con lei, a cavalcioni sul petto, che gli impediva di respirare; con un braccio teso, che gli inchiodava la spalla sull’asfalto del cortile; e l’altro alzato chiuso in un pugno sul suo viso.

-         A chi hai chiamato ometto?

Gli sibilò in faccia, e senza attendere risposta, con uno scintillio negli occhi,  mosse il braccio; e gli sferrò il pugno sul naso. Il sangue iniziò a zampillare immediatamente;  colando nella bocca del ragazzo, quasi a soffocarlo; lui si portò le mani al viso, dopo che Samy, si fu alzata dal suo petto.

-         Mi hai rotto il naso? Brutta……

-         Ah, ah, ah…attento a come parli, se no è capace di farti ingoiare anche i denti.

Lo ammonì Dave.

Il ragazzo allora, umiliato, si infuriò, e prese ad insultarli pesantemente; pensava che fossero agnellini, invece...

-         Ma io…..io ti ammazzo, a te e anche a quel rotto in culo di tuo fratello; ….pezzi di merda,  brutti stronzi….e pure quella troia vestita da uomo…….

 Alle parole di questo, Matt fermò, con un gesto della mano, la reazione di Dave, il quale stava già muovendosi per massacrarlo. Quindi, si fece vicino al ragazzo. Egli  non si era ancora alzato da terra; così Matt dovette inginocchiarsi per  guardarlo negli occhi; con un sorriso.

-         Non mi offendi sai? Io so di essere quello che sono…..ma tu non sai di essere un coniglio. Te la prendi con tutti qui dentro, senza che nessuno, ti abbia mai dato una lezione. Hai sbagliato a rompere i coglioni proprio a noi……vedi….

Si guardò le unghie ben curate della mano affusolata, e con voce melliflua continuò.

-         Tu non ci conosci……pensavi che fossimo i soliti figli, straricchi ed imbranati delle rock star? Toppato.

Gli diede una pacca su una spalla e si allontanò, dando modo a Dave, ormai libero, di prenderlo a calci sui fianchi, fino a farlo  rantolare. Con uno sguardo di intesa, lo lasciarono in terra soddisfatti di avergli dato una bella lezione; nessuno sapeva che i Kaulitz non erano ciò che sembravano.  Tra uno sbuffo e l’altro il bullo non accennava ad arrendersi.

-         Io ve la faccio pagare…….figli di puttana, a voi e a quel frocio di vostro padre.

Matt, che insieme agli altri era già lontano, al suono dell’ultima frase, tornò come una furia indietro. Caricò il piede e sferrò il calcio in pieno viso, colpendolo alla bocca una  e due volte, non ci vedeva più quando gli toccavano il padre.

-         Ecco, ora hai ingoiato anche i denti.

Pago, tornò sui suoi passi, lasciando Samy che lo aveva seguito indietro, a chinarsi sul poveretto, ormai distrutto e privo di sensi. Gli mise una mano nel taschino della camicia, e recuperò i soldi estorti ai malcapitati.

-         Mhmmmm  ma ci sono solo spiccioli…..e tu saresti un bullo, mah. Vabbè, almeno  potrò comprarmi il pranzo alle macchinette. Grazie amico.

Gli battè una mano sul petto; e raggiunse di nuovo i cugini.

Quando ormai, stavano per fare ritorno alle proprie aule, una voce dal fondo, perentoria li fermò.

-         Kaulitz,  In presidenza!

Un insegnante, li aveva colti sul fatto. All’unisono esclamarono:

-         MERDA!

 

Il preside, ancora non aveva fatto il suo ingresso nell’ufficio, perchè impegnato in una riunione, così i tre ragazzi, dovettero attendere.

Tutti e tre sedevano uno dopo l’altro sulle poltroncine di fronte alla porta a vetri. Il primo della fila era Dave, che sedeva con le gambe aperte, mani in tasca e sguardo assente; dopo di lui si trovava Samy, decisamente seduta scomposta per una ragazza, con una gamba appoggiata sull’altra, e un braccio dietro lo schienale della sedia. In fine, di fianco alla cugina era seduto Matt, il più composto di tutti e tre, con le gambe accavallate, e le braccia conserte.

Non si dissero nulla mentre aspettavano il loro carnefice, ma le loro menti erano connesse e formulavano lo stesso pensiero.

Stiamo nella merda.

Erano coscienti che se fossero stati sospesi, sarebbe scoppiata una guerra nucleare a casa loro. Abitavano nella tenuta dei gemelli Kaulitz, alle porte di Amburgo; la vecchia raffineria di caffè, che 26 anni prima era stata acquista dai genitori e modernizzata in abitazione. Successivamente aveva subito ulteriori trasformazioni, per poter ospitare entrambe le famiglie e l’immancabile studio di registrazione. In più Bill, fissato con la privacy, a livelli maniacali, aveva fatto installare una fitta rete di rivelatori, ed erigere mura di cinta che delimitavano l’edificio.

La gabbia dorata.

Fortunatamente godevano di tanto spazio, che i ragazzi poterono una volta cresciuti farsi costruire dallo zio Tom, un campo da  basket; sport in cui eccellevano immancabilmente tutti e tre.

-         Pensate che papà sarà molto severo stavolta?

-         Samy, lo zio è un pezzo di pane e per te stravede…siamo noi che ci dobbiamo preoccupare.

-         Ma dai Dave, zio Bill, è sempre così disponibile.

-         Si con te che sei la nipote. Con noi, è un dittatore. E non capisco come mai…..lui odiava andare a scuola…..invece a noi ci costringe, se saltiamo un giorno ce lo fa scontare in tutti i modi.

-         È vero, ci ripete sempre che la cosa fondamentale è l’istruzione, quando avremmo imparato quella teorica sui banchi potremmo imparare quella pratica della vita.

-         Oddio Matt, sembri lui quando fai quella faccia.

-         Si Matty lo fai uguale.

Scoppiarono a ridere, mentre il preside faceva il suo ingresso in quel preciso istante. Il signor Qeency, era un vecchio professore londinese, trapiantato da 50 anni in Germania; dopo tanti anni, parlava ancora il tedesco con quell’accento flemmatico tutto inglese che ai tre ragazzi dava la nausea. Era saccente e puntiglioso; pretendeva puntualità e precisione, senza  eccezioni di nessun genere. Mascherato sotto l’aplomb tipico della sua terra si nascondeva un tiranno.

Entrando, squadrò i tre ragazzi ad uno ad uno; con viso severo ed impassibile, fece loro un cenno della mano che l’invitava ad alzarsi in piedi. Lo imponeva a tutti, esigeva il rispetto dei ranghi.

I tre, si alzarono sbuffando impercettibilmente, ma all’austero preside non sfuggì, e con tono grave parlò.

-         Bene, bene, bene; i tre Kaulitz;  alla fine, non siete riusciti a tenervi fuori dai problemi, e anche qui, vi siete fatti riconoscere.

Loro in silenzio, lo guardavano fisso.

Lui, prese le loro tre schede e come se non le avesse mai lette, le aprì.

-         David Kaulitz,  hai al tuo attivo, un richiamo per rissa, uno per disturbo alla quiete e ben 4 per indisciplina.

Posò la scheda davanti a se, e poi fissò i suoi occhi a spillo in quelli del ragazzo al quanto annoiati.

-         E da ciò che leggo gli altri due…non stanno messi meglio. Allora, cosa pensavate di fare oggi? Il vostro compagno, al momento è in infermeria, ma per il naso rotto abbiamo dovuto chiamare la guardia mediche perché lo portasse al pronto soccorso. Vi rendete conto? Che avete da dire a vostra discolpa?

I ragazzi lo guardavano seri, in silenzio quasi a sfidarlo. Erano già giunti tutti alle conclusioni affrettate, perché la loro reputazione era più forte di ogni spiegazione.  Difendersi sarebbe stato inutile; avrebbe solo aggravato la situazione, così aspettavano la sentenza, che non tardò ad arrivare.

Il preside con un sospiro grave, si tolse gli occhiali, li posò dinanzi a lui incrociando poi le mani sul tavolo.

-         Visto che avete deciso il mutismo come risposta, e chi tace acconsente; mi vedo costretto……..

Ecco pensarono all’unisono i tre, che la faccia breve e ci sospenda per i tre giorni consoni così ce ne andremo a casa e finiremo questa farsa; ma ciò che udirono dopo, li fece rimanere a bocca aperta ed inorridire.

-         Mi vedo costretto a chiamare i vostri genitori. Domani li riceverò verso l’ora di pranzo.

Poi scrisse le tre comunicazioni che dovevano consegnare a casa.

Rimasero in stato catatonico, a fissare la penna del preside che tra le sue dita scorreva fluida sui fogli. Non riuscivano a riaversi dallo shock.

Domani, all’ora di pranzo Bill e Tom Kaulitz, dovevano presentarsi nella loro scuola?

Era inconcepibile.

Un conto che tutti sapessero chi fossero i loro genitori; e un conto era che li vedessero.

La loro fine era segnata.

 







ci riprovo non so perchè mi è stata cancella ta prima....cmq mi avvertite se qualcosa non va? perfetto un bacio
didi

  
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