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Autore: DinoKey    25/07/2010    1 recensioni
Il cielo, grande e sconfinato, nella sua immensità, brama di sfiorare la terra che da sempre contempla. Il serpente, che senza dignità striscia sulla nuda terra da sempre brama un paio d’ali per toccare il cielo.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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envy

Envy.

 

La cosa che mi rimase più impressa fu il suo viso.

Non v’erano parole per descriverne i tratti, troppi e troppo complessi.

Poi, quegli occhi di un verde così intenso, da sembrare scaglie del mantello di un serpente.

 

Uno sguardo troppo brillante da poter essere sostenuto.

 

I suoi capelli di un rosso acceso quasi innaturale, lo facevano sembrare la personificazione del fuoco.

Tutto in lui era fuoco.

I suoi movimenti, il suo respiro, la sua pelle e il suo sguardo, che non ostante fosse del colore dell’acqua, riusciva a  bruciarti l’anima.

 

Come un fuoco che danza sull’acqua.

 

Al contrario nei miei occhi si riversava il cielo.

Odiavo i miei occhi.

Soprattutto quando era lui ad osservarli.

Attraverso di essi riusciva a leggermi l’anima e la mente. Era come se tutto quello che si poneva  tra il mio corpo e il suo sguardo, svanisse, lasciando posto solo alla nuda pelle, troppo bramata per sfuggire ai suoi occhi di smeraldo.

Quegli occhi a cui tanto ambii, non li vidi mai consumarsi nel pianto.

 Troppo belli. Troppo divini.

 

 Al contrario i miei, del colore del cielo vuoto, dal pianto furono consumati innumerevoli volte, tante che anch’adesso il loro colore va sfumandosi in un rossore avvilente e doloroso.

 Ma forse io che mi crucciavo in ciò che possedevo, bramando  a quegli occhi d’un colore inesauribile, non comprendevo, che rendendolo partecipe dei miei lamenti e dei miei capricci,  consumavo piano, piano quegli occhi, a cui ho tanto bramato.

 

Nel momento in cui, i nostri corpi incollati l’uno all’altro, diventavano una sola cosa e i gemiti strozzati uscivano dalle nostre gole come fossero un tutt’uno, quei suoi occhi smeraldini, appena socchiusi, ogni volta, si soffermano ad osservare il cielo scarno e vuoto racchiuso nei miei, contemplandolo quasi con invidia.

 Ed è allora che tra la pausa fra un gemito e l’atro, le mie labbra, si allargano in un gran sorriso.

Il cielo, grande e sconfinato, nella sua immensità, brama di sfiorare la terra che da sempre contempla.

Il serpente, che senza dignità striscia sulla nuda terra da sempre brama un paio d’ali per toccare il cielo.

Dio è ingiusto.

Ma noi tanto, della sua benedizione, non ce ne facciamo nulla.

  
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