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Autore: Dazel    27/07/2010    14 recensioni
Così, in un silenzio quasi complice, erano finiti a letto – o meglio, sul divano – ed erano finiti per dirsi cose che non avevano mai immaginato di dirsi. Ancora una volta, non con la voce, ma con il cuore. Con le labbra. Con i baci. Con le mani. Con le carezze. Con il corpo. Con il sesso.
«In fondo, penso di amarti.»
Scorre la Senna
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash, Yaoi | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scorre la Senna
Passando come un sogno...

Francis scriveva lettere con il cuore. La sua indole profondamente romantica, seppur nascosta dietro al lato perverso che da sempre lo caratterizzava, a volte, quasi con timidezza, decideva di uscire al suo cuore e invaderlo. Così, quei brividi fatti di parole non dette e baci non dati, iniziava a espandersi nel suo corpo tanto velocemente da stordirlo. Si soffermava lì, quello strano formicolio, sulla punta delle dita. Non poteva far altro che trasformare quel romanticismo in parole.

Francis scriveva lettere con il cuore, guardando il tramonto dalla cabina del piccolo traghetto che usava per attraversare il fiume. Le acque smeraldine diventavano d'oro, il cielo celeste diventava fuoco, la ragione smetteva di essere e c'era solo lui, il suo romanticismo e la carta bianca di una lettera senza destinatario. Scorre la Senna, e con le sue acque chiare scorrono anche gli amori, gli inverni, i desideri, la vita... Tutto scorre, tutto se ne va. Sei solo un puntino, una nave, un uomo, una lettera o una frase, lì. In un posto tanto semplice e complicato da togliere il fiato, lì, dove scorre la Senna.

Francis scriveva lettere con il cuore, e ogni tanto, alzando lo sguardo dallo scrittoio e fissando il muro, si chiedeva perché. Le sue lettere, tutte le lettere che negli ultimi dieci anni aveva scritto, se ne stavano chiuse in una scatola nel sue armadio. Tutte avevano un destinatario, ma su nessuna di esse vi era scritto chi fosse. Eppure era sempre la stessa persona. Magari un giorno ne avrebbe portata una a terra, una delle lettere, avrebbe scritto sopra un nome, un indirizzo e una città e l'avrebbe spedita. Magari un giorno, avrebbe trovato il coraggio di dare un lettore a quelle parole che non fosse lui stesso: leggere e rileggere le proprie parole, sperando che un giorno per caso il destinatario le trovi e capisca, è qualcosa di tremendo e deprimente.


Scorre la Senna
                               e il tempo
                                                    con lei
                                                                 se ne va.

*

«Non sapevo avessi una nave,» il cielo non era più tanto nero, nemmeno tanto blu. Era cobalto, virava un blu petrolio e infine in un verde intenso. Da qualche parte, all'orizzonte, stava nascendo il sole. Francis alzò lo sguardo dalla sua lettera e fissò il suo ospite. Era bello, ma non era una bella normale, non era una bellezza umana. Era qualcosa di più intenso, di più idilliaco, di più profondo. Un tipo di bellezza che gli occhi non possono vedere, che le mani non possono toccare, che la bocca non può assaporare e di cui i polmoni non potranno mai inebriarsi. Era un tipo di bellezza che sol il cuore, cieco a tutti gli altri cinque sensi, poteva capire.
«Non sapevo fossi in Francia.»
«Ci sono tante cose che non sai.» Silenzio, tutto tace, fatta eccezione per la Senna che, anche nei ricordi, continua inesorabilmente a scorrere.
«Che ci fa qui? Non eri a Londra, a leggere libri sulle fate celtiche? Oppure da qualche parte a cercare tuo figlio?» Francis sorrise, ma non era un sorriso dolce o gioioso, era un sorriso taglienti, di quelli che irritano o lasciano senza parole. Per farla breve, il sorriso della gelosia.
«Umh, ho finito i libri, e mio figlio so dov'è, perché dovrei cercarlo.» Arthur chiuse piano la porta della cabina e per un attimo si concentrò sul fruscio che, come un sottofondo, cullava le loro parole.
È il fiume? Si chiese, ma non guardò. Lo sapeva già che lo era, lentamente, sotto di loro, continuava a scorrere.
«Pensavo volessi riportarlo a casa.» Francis piegò piano la lettera e la mise nel cassetto dello scrittoio «è più o meno quello che hai fatto negli ultimi... cinque... cento... anni?» ancora quel sorriso, ma questa volta diceva qualcosa, qualcosa che Arthur capì:
vai lontano alla ricerca di qualcosa che hai vicino a te, qui, oltre la Manica.
«Cinquecento anni sono un po' troppi, non trovi? Anche se lo riportassi a casa, non potrei fare niente per costringerlo a rimanere. Nemmeno leggergli storie sulle fate, le ho finite.»
Francis indietreggiò sulla sedia, accese l'abat-jour e poi chiese «Cosa ci fai qui?»
«La Francia è un bel posto.»
«No, intendevo, sulla nave.»
«Anche questa nave è un bel posto, ma non sono qui perché è un bel posto.» Arthur si sedette sullo scrittoio, abbassò lo sguardo per un momento e tirò un sospiro. Lo sapeva che non era quello che gli stava chiedendo, ma voleva giocare, vacillare, osare ancora un po'. Le parole sono solo parole, esistono perché devono essere pronunciate. Non importa quando, l'importante è dar voce ai propri pensieri prima che il destino che lo impedisca. Non sapeva quanto gli restava da vivere, ma era certo che le sue parole, per ancora qualche minuto, avrebbero potuto aspettare.
«Dio, Arthur, sei ubriaco?» Francis lo spintonò un po', delicatamente, prima di sedersi anche lui sullo scrittoio. Le loro cosce, per un brevissimo istante, si toccarono. Emozioni, parole, baci non dato, ancora traboccarono fuori dal suo cuore. Solo per un attimo, Francis chiuse gli occhi. «Non sono ubriaco. Sono qui perché è esattamente dove voglio essere, chiaro?!»
«Chiaro.»

Scorre la Senna
e il tempo                              
con lei                                                   
se ne va.                                                                

*

Non c'era un letto sul traghetto per il semplice fatto che non era stato costruito per dormirci. C'era un divano, però, piccolo e morbido, messo lì perché Francis a volte esagerava e sta fuori tutta la notte, navigando la Senna. Così, quando al mattino era troppo stanco per fare qualsiasi cosa, il divano era lì, pronto ad accoglierlo.
Era tutto nato con un bacio, delicato e fugace. Un gesto improvviso, un gesto su cui non ci si è soffermati a pensare nemmeno per un istante. Le labbra, veloci, si erano unite in un contatto lieve e tiepido. Non c'erano state parole dopo quel tocco, solo guardi. A volte, gli occhi parlano di cose che la voce non è capace di pronunciare.
Non c'era un letto sul traghetto per il semplice fatto che non era stato costruito per dormirmi, C'era un divano, però, piccolo e morbido, ed entrambi pensarono sarebbe andato benissimo per loro, quella notte. Non avevano parole da dirsi, quei due. Quelle di Francis erano tutte in un armadio – ed in un cassetto -, scritte con inchiostro su carta bianca. Quelle di Arthur erano in gola, incastrate nella trachea, mai pronunciate, troppo grosse, troppo complicate e troppo doloroso per essere pronunciate.
Così, in un silenzio quasi complice, erano finiti a letto – o meglio, sul divano – ed erano finiti per dirsi cose che non avevano mai immaginato di dirsi. Ancora una volta, non con la voce, ma con il cuore. Con le labbra. Con i baci. Con le mani. Con le carezze. Con il corpo. Con il sesso.

«In fondo, penso di amarti.»

Scorre la Senna

*

Era strano svegliarsi senza l'odore dei crossaint caldi e del cappuccino, era strano anche svegliarsi nudi su una superficie molto più stretta del proprio letto, effettivamente. Francis aprì gli occhi e si sorprese quando si accorse di essere nella cabina del traghetto.
Arthur era seduto allo scrittoio, e leggeva.

Francis scriveva lettere con il cuore.
                                                                            Arthur le leggeva con amore.
                                                                                                                                        Le parole, finalmente, si liberarono dalla carta.
                                                                                                                                                                                                                                       Elegantemente, si adagiarono nel cuore dell'inglese.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               

Scorre la Senna
e ancora
Scorre la Senna
e senza paura
Scorre la Senna

   
 
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