Farfalle
nella metropolitana.
Ah,
quant’è bella Marianne. È certamente la ragazza più bella di tutta Londra,
anzi, dell’Inghilterra tutta! Poi, Marianne è l’unica ragazza che conosce che è
bella anche con la divisa della scuola. Forse è anche merito della scuola, un
istituto creato da immigrati francesi per i figli di altri immigrati francesi
che ha come fine quello di non far omologare troppo i loro preziosi figli con
quegli incivili degli inglesi; che fa
girare le sue studentesse con delle gonne lisce al ginocchio e delle camicette
con le maniche a sbuffo di un blu così bello da sembrare rubato al cielo,
coperte (quale scempio!) da giacchette del medesimo colore e fornisce pure dei
graziosi baschi in tinta, baschi che solo le ragazze di quell’istituto sanno
indossare senza sembrare ridicole.
Poi ha
quegli occhi enormi del colore del cielo e quei capelli appena mossi color del
grano e la pelle come porcellana e quel seno splendido che preme contro la
camicetta e che tutti i maschi guardano e Marianne è semplicemente la più bella.
Guarda
il petto piatto sotto il maglione grigio sorcio (c’è chi dice che è grigio Fumo
di Londra, ma lei insiste che è un grigio sorcio) e sospira – Tu hai un bel
seno, Marianne.- dice senza alzare lo sguardo verso di lei.
-Moi?- Marianne le tiene forte una mano e corre nel buio
– Grazie cara Vicky, ma non credo sia il momento
adatto per i complimenti.- dice sorridendo con quelle labbra scarlatte che
sembrano rubate alle rose.
Poi
magari Marianne non è poi tutta questa bellezza ed è lei che la idealizza
troppo. Tipo, adesso non ha gli occhiali e la sua vista fa schifo, quindi
tecnicamente non dovrebbe riuscire a vedere il brillare dei braccialetti d’oro
di Marianne, il frusciare della gonna blu attorno alle sue gambe, il movimento
elegante della caviglia che si piega sotto lo stivaletto nero. Eppure tutti
quei particolari sono fervidamente impressi nella sua mente. Potrebbe vederli
anche se perdesse gli occhi.
- Tu sei
bella, Marianne.- dice col fiato corto correndole dietro, le vecchie scarpe
troppo maschili che solevano schizzi di fango – Tu sei bellissima.- ripete con
le lacrime che pizzicano gli occhi.
- Anche
tu lo sei, Vicky- dice Marianne tirandola verso le
scale e correndo mentre con una mano si tiene il basco sulla testa – te lo
assicuro.
- Non è
vero.- sbotta Victoria – Io non sono bella. Non lo sono.
- Sei
solo una crisalide.- grida Marianne cercando di sovrastare il rumore della
folla che si riversa nella metropolitana – Presto diventerai una farfalla, Vicky.- la tira verso un angolo e la porta contro un muro,
poggiando ansante la testa sulla sua spalla – Diventerai una farfalla più bella
di me.
Gli
passa le mani bianche e lisce fra i capelli stopposi color paglia e sorride
davanti a quelle orribili sopracciglia troppo folte e alle labbra fatte apposta
per il broncio. L’abbraccia quando il sibilo di una bomba si fa sentire poco
lontano – Presto quando?
-
Adesso.- sussurra Marianne– Puoi diventare una farfalla adesso.
Victoria
non vede il suo volto e non capisce bene. Solleva le mani e le tiene a cinque
centimetri dalla sua schiena, nell’imitazione pessima di un abbraccio – Come?-
domanda fissando il muro davanti a lei, ignorando la folla urlante – Come
faccio a diventare una farfalla?
- Oh, è
più semplice di quanto pensi, Victoria.- sussurra fra i singhiozzi. Un sibilo
le perfora le orecchie e sembra così vicino, così vicino – Basta che tu non pianga. –.
Sente le
mani di Marianne afferrarla per i vestiti e sbatterla fuori, sulle scale – Cours!
Victoria
conosce circa venti parole in francese, ma non sta troppo a farsi domande e
corre come se avesse il diavolo alle calcagna o magari come se dovesse fuggire
dalle lacrima di Marianne.
Marianne
la guarda e sorride.
Victoria
cade e dopo è tutto buio.
Marianne
è la ragazza più bella di Londra.
Victoria
ne è convinta anche mentre scava con le mani fra le macerie sotto l’orribile
pioggia di Londra.
Marianne
ha i capelli color del grano e gli occhi color del cielo e la pelle di
porcellana e Dio l’abbia in gloria perché lei è la ragazza più bella di Londra,
anzi, dell’Inghilterra tutta!
Impreca e
piange buttando i sassi qua e là, grida il nome di Marianne e poi impreca di
nuovo.
Marianne
non poteva essere sotto quelle macerie, perché Marianne era una farfalla e di
sicuro era volata via con un saltello aggraziato prima che la bomba si
schiantasse sopra di loro, poco dopo averla lanciata fuori della metropolitana.
Sì, Marianne era volata via, non come un angelo perché lei non era un angelo,
lei era dannatamente terrena e sarebbe ritornata subito alla terra dopo essersi
fatta un voletto sopra Londra.
S’immaginava
di vedersela apparire alle spalle, la divisa perfetta senza neanche un granello
di polvere a macchiarla, gli stivaletti neri lucidi, i braccialetti d’oro
luccicanti sotto un raggio di sole fatto apposta per illuminarli e il basco
perfettamente in posizione. L’immaginava poggiarsi le mani delicate sui fianchi
e sorriderle schiudendo quelle labbra di rose rosse e dire “- Sembri un mostro
di fango, Vicky!-“ e ridere di lei, per poi prenderle
una mano e portarla via, verso un mondo che avrebbe brillato più di qualunque
altro solo perché c’era lei al suo fianco.
Le
facevano male le mani, ma non importava, altri uomini ed altre donne aiutavano
a scavare, ma non li vedeva.
Adesso
avrebbe alzato un sasso e avrebbe scoperto che Marianne non era lì e allora
avrebbe voluto dire che aveva ragione, sì, che Marianne era volata via perché
lei era una farfalla!
Marianne
era una farfalla e le avrebbe insegnato il vero segreto per diventare una
farfalla a sua volta!
Ridacchiò
sotto la pioggia, sollevando un sasso e poi un altro ed un altro ancora.
Qualcuno cominciò ad aiutarla.
Si
accorse di star urlando il nome di Marianne solo quando sentì la gola fare
male. Piano piano trovò un piede scalzo e una calza
color carne bucata. Poi un secondo piede che calzava uno stivaletto nero.
Due
ginocchia splendide e una gonna blu strappata. Un polso ornato da braccialetti
d’oro. Il busto avvolto nella giacchetta blu strappata.
Gridò
più forte scavando come una pazza (come una talpa?), togliendo gli ultimi sassi
dal suo corpo.
Marianne
sorrideva ad occhi chiusi, il viso coperto di polvere grigia che veniva lavato
dalla pioggia londinese.
L’afferrò
per le spalle e la scosse gridando. Marianne non poteva essere morta, oh nonononononononononono! Marianne era
volata via prima dell’esplosione, insomma, Marianne non avrebbe mai potuto
sopportare di essere così sporca e lacera! Sarebbe stato un insulto alla sua
eleganza francese!
Oh, ma
Marianne aveva ancora in testa il basco.
E
sorrideva. Oh, quanto era bello il suo
sorriso.
Victoria
si caricò non senza fatica il corpo fra le braccia (era triste sapere di essere
troppo debole persino per portarla via da quell’inferno) e sorrise baciandole
la guancia sporca.
Marianne
era una crisalide, proprio come lei. Solo che Marianne era diventata una
farfalla in quel momento, nella metropolitana, mentre la spingeva fuori e
sorrideva.
Infatti
quello non era altro che un involucro, una forma di passaggio verso la sua vita
di farfalla.
Victoria
la poggiò delicatamente sul lenzuolo bianco e sorrise baciandola sulle labbra,
voltandole le spalle nel sole che timidamente spuntava su Londra.
Avrebbe
atteso che Marianne si stufasse di volare sul mondo e tornasse a Londra, più
bella e splendente di prima. E poi le avrebbe spiegato come si fa a diventare
farfalle, sì.
A.Corner____
Orribile
ed atroce storia. Orribile. Orribile. Orribile. Orribile. La odio. La odio. La
odio. La odio.
È venuta
male (ç.ç)
Ah, una
piccola spiegazione: durante i bombardamenti su Londra della Seconda Guerra
Mondiale la gente aveva la strana fissa che imbucandosi nelle metropolitane si
sarebbe salvata.
Errore
Madornale.
Infatti
nelle metropolitane stipate non si avevano vie di fuga per i tedeschi era come
sparare in una gabbia piena di conigli.
Ho sono
e sono acida, sì.
Devo dormire
(ç.ç) buonanotte ç.ç/
EDIT:
Partiamo
col dire che ringrazio Kiretta e Sokew86. Grazie.
Commenti così sono quelli che… quelli che… diciamo che fanno la mia giornata, anche se ormai è
sera.
Parliamo
d’altro. Poiché a pubblica accusa corrisponde pubblica difesa ecco qua una
serena difesa pubblica.
Dessalvi è stato un errore mio, l’ho
riconosciuto, ho chiesto scusa, ho provveduto.
Non è
bastato?
Devo
mandare un cesto di frutta in segno di scusa? Dei palloncini con scritto
“scusami”? Dimmelo che mi organizzo. Perché questa sembra davvero una ripicca,un
puntarmi il dito contro perché “l’ha fatto una volta, perché non
dovrebbe farlo una seconda?!”.
Victoria
non è un nome spuntato oggi. È un nome che è spuntato nella storia
d’Inghilterra e del mondo più volte.
Cito da Wikipedia “Victoria,
in italiano Vittoria, è il nome di numerosi toponimi nel mondo intero. Nei
Paesi del Commonwealth e, più in generale, in quelli dell'ex impero britannico,
tali toponimi sono dedicati alla regina Vittoria, che regnò sul Regno Unito e
sull'Impero dal 1837 al 1901.” Vedi? Non è nuovo, non è insolito, non è
astruso e non te lo sei inventato tu.
Dessalvi l’ho cambiato. Ma per Victoria
non alzerò un dito, mi dispiace. Victoria è e Victoria resta.
Ah,
comunque no, non mi arrabbierei. Non me ne fregherebbe nulla, in realtà. Non
sono nomi miei, non li inventati io. Mi potrei irritare, ma non arriverò a
pestare i piedi su un sito dicendo che l’autore deve cambiare il nome. Non leggerei la storia e passerei amabilmente
oltre. Magari prima di dormire scomoderei il mio medico per farmi dare del
valium.
Buona
serata.
Akrois.
P.s: se vuoi continuare la
discussione ti prego di farlo in forma privata.
A parte
questo sono un filino stufa di dovermi arrabbiare ogni volta che inserisco un
nuovo nome, che cavolo.
Non mi
sembra di plagiare nessuno. Non l’ho mai fatto, mi pare.
Quindi
gentilmente, basta. Al prossimo che si lamenta di un nome o un cognome mi
limiterò a segnalare la recensione e andare avanti con la mia vita.
Mica
posso farmi venire il fegato amaro per un nome, dannazione.
Sokew86:
grazie per l’idea. Mi sa che qualcosa ci tirerò fuori (+_+/)