Yesterday I died; tomorrow's bleeding,
fall into your sunlight.
The future's open wide beyond believing,
to know why hope dies.
L’aria era gelida quel giorno.
Era maledettamente fredda e
pensare che era ormai agosto. Tutta colpa dell’inquinamento, probabilmente. Non
che ne capisse molto Ginevra; solitamente non le importava poi molto. E si
sentiva anche piuttosto in colpa per questo.
Con un gesto della mano si scostò
una ciocca di capelli rossi dal viso. Non avrebbe mai capito il perché avesse
scelto di farsi fare quel colore in testa; strano, probabilmente come anche lei
era strana. Forse voleva dare semplicemente un taglio con un passato troppo
doloroso perché anche solo un singolo capello castano glielo ricordasse; o
forse semplicemente perché le andava.
Ginevra continuava a camminare,
ogni tanto avvertiva un brivido di freddo che le scorreva lungo la schiena; non
era abituata a quel tipo di clima e, prima di prendere l’aereo dall’ormai
lontanissimo aeroporto di Fiumicino, credeva che a Los Angeles ci fosse un
clima più o meno simile a quello che si lasciava alle spalle.
Grande errore, dal momento che la
sua prima azione, non appena scesa dall’aereo, era stata quella di comprarsi un
giacchetto. E non aveva neanche idea di quanto lo avesse pagato, perché come
non capiva nulla dell’inquinamento, del cambio monetario euro-dollaro ne capiva
ancora meno.
Mancava l’umidità, ecco cosa
mancava. Quel tipo di umidità che quando sei nella tua città non sopporti, ma
quando improvvisamente ti trovi da solo, in una città lontana chilometri e
chilometri da casa tua, ricerchi per trovare qualcosa di familiare; ma che
quando trovi ricominci a disprezzare.
Era un po’ confusa, Ginevra.
A volte si chiedeva se non avesse
bisogno di entrare in psicoanalisi. E ci aveva pensato seriamente quattro mesi
prima, quando le era sembrato che la sua vita si fosse improvvisamente fermata
con un’unica, sola, maledetta frase; ma dubito che sia questo il momento di
parlarne.
“Dio sia lodato”, mormorò quando
vide che l’indirizzo che aveva appuntato in fretta e furia su un foglietto nell’aeroporto,
poco prima della partenza, era uguale a quello segnato sulla via in cui si era
trovata a capitare.
Ma si, facciamoci una camminata.
E si era trovata a camminare per
quasi un’ora e mezza.
Molto divertente.
Sospirò mentre sistemava il
pesante zaino più comodamente sulla schiena. Probabilmente almeno tre o quattro
degli apparecchi che portava lì dentro erano andati a farsi benedire durante la
sua allegra scampagnata per le vie di
Los Angeles.
“Facciamo questa stronzata, va”,
mormorò entrando nel grande palazzo che era segnato sul foglietto.