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Autore: Phoenix_cry    29/07/2010    1 recensioni
Dopo la morte di diversi Vulcaniani Spock incomincia a comportarsi aggressivamente fino a che l'equipaggio comincia ad avere paura del leale Vulcaniano. é presto chiaro che Spock non è l'unico Vulcaniano affetto e ciò che resta della sua specie potrebbe essere in serio pericolo.
Genere: Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Star Trek Series'
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Capitolo 22

 

Kirk sedeva al suo posto sul Ponte fissando l’aurora blu creata dalla Velocità di Curvatura. Si stavano dirigendo alla Base Stellare 17. Era un viaggio di sei giorni a massima Curvatura da Natala, ma ormai erano solo a poche ore dalla loro destinazione. Kirk si voltò quando sentì le porte dell’ascensore che si aprivano.

 

Spock arrivò sul Ponte con Uhura al suo fianco. Nyota appariva ancora stressata, ma almeno i suoi occhi erano di nuovo vivi ora che Spock era tornato. Uhura si alzò sulle punte dei piedi e baciò la guancia di Spock. Questo era un gesto che in qualsiasi altro momento Spock avrebbe scoraggiato, ma lo accettò con gratitudine e le toccò la tempia con la punta delle dita affettuosamente. Dal modo in cui sorrise Uhura, Kirk si domandò se per caso non aveva appena assistito ad una rapida fusione mentale.

 

Uhura prese il suo posto alla stazione delle comunicazioni. Spock diede un’occhiata al Ponte per assicurarsi che tutto stesse funzionando a dovere. Soddisfatto si fece strada verso la sedia del Capitano e rimase in piedi al suo fianco, fissando l’aurora davanti a sé. Si comportava come se nulla andasse male, ma il difficoltoso alzarsi e abbassarsi del suo petto tradiva la battaglia per la sopravvivenza al suo interno. Kirk aspettò che il suo Primo Ufficiale dicesse qualcosa, ma realizzò in fretta che sarebbe stata una lunga attesa.

 

“Spock, non dovresti essere giù in Infermeria?”

 

“Non c’è molto che possano ancora fare per me o a me per quel che importa.”

 

“Abbastanza giusto.” Annuì Kirk. “Bones si sta strappando i capelli per questa faccenda.”

 

“Non vedo come ciò sia di aiuto.”

 

“È solo un modo di dire.”

 

“Un giorno avrò mentalmente catalogato tutti i suoi ‘modi di dire’ e spero che in quel momento sarò capace di comprenderla meglio.”

 

“Ne dubito.” Sorrise Kirk. “Ciò che voglio dire è che mi sembra che non stiamo arrivando da nessuna parte.”

 

“Apparentemente non vi è soluzione per il corrente problema.” Disse Spock. “Il Dottore e Saavik hanno scoperto gli effetti di ciò che mi sta succedendo, ma non la causa. Ovviamente ciò è illogico poiché per ogni effetto vi è una causa.”

 

“Che ne dici dell’idea che non c’è più un Vulcano a cui ritornare per fermare questo Pon Farr dall’andare…er…beh troppo in là?”*

 

“Capitano, se non le dispiace alterare la rotta leggermente forse potremmo condurre un esperimento e testare tale teoria.”

 

“Oh? Come?”

 

“Diverta dalla Base Stellare 17 al buco nero di Vulcano, se la Malattia ha niente a che fare con il pianeta allora essere vicini ad esso dovrebbe alterare i sintomi.”

 

“Ma Vulcano non è più lì.” Disse Kirk.

 

“Ne sono consapevole, Capitano. Tuttavia, la materia non può essere né creata né distrutta, cambia semplicemente forma. La materia che una volta era Vulcano è ora nella forma di un potente campo gravitazionale. Nessuno può più toccare la superficie di Vulcano, ma se la mia condizione ha qualcosa a che fare con il ritornare a casa allora vi dovrebbe essere qualche cambiamento evidente.”

 

“Vale un colpo.”

 

“Questo è un modo di dire con il quale sono familiare.” Annuì Spock. “Lo usa spesso. Tuttavia devo ancora determinare il valore di un ‘colpo’, sembra variare.”

 

“Non ti preoccupare.” Kirk spostò lo sguardo sul Navigatore. “Signor Sulu, può alterare la rotta e portarci al buco nero di Vulcano?”

 

“Sì, Signore.” Sulu eseguì il cambiamento. “Tempo di arrivo stimato: due ore e dodici minuti.”

 

“Perfetto.” Kirk guardò di nuovo il suo amico. “Potrei coinvolgerti in una partita di scacchi?”

 

“Mi sembra una richiesta alquanto inusuale in questo momento, Capitano.”

 

“Spock,” intervenne Uhura “ciò che il Capitano vuole dire è che vorrebbe parlare con te da solo.”

 

“Capisco.” Spock corrugò le sopracciglia. “È vero, Capitano?”

 

“Sì.”

 

“Allora perché non me lo ha semplicemente chiesto?”

 

“Perché non volevo che suonasse come un ordine.”

 

“Ordine o no, acconsentirò al gioco, e ai termini dietro di esso.”

 

“Grazie.”

 

Kirk si alzò e si diresse all’ascensore con Spock alle calcagna. Una volta entrati Spock si appoggiò al muro e chiuse gli occhi. Kirk osservò tristemente come Spock passava dal sembrare in piena salute al bussare alle porte della morte pregando di poter entrare. Come Primo Ufficiale stava facendo del suo meglio per non far sapere al resto dell’equipaggio quanto era veramente malato. Kirk non gli offrì aiuto, sapendo che non era ciò che il Vulcaniano voleva da lui.

 

Quando le porte dell’ascensore si aprirono Spock aprì gli occhi e si staccò dal muro. Camminò a passo normale verso gli alloggi del Capitano. La maggior parte delle persone non avrebbe neanche sospettato che c’era qualcosa che non andava in lui. Kirk d’altra parte poteva vedere la tensione nei suoi passi mentre si forzava di rimanere in piedi e in equilibrio. Aveva perso la naturale grazia con la quale si muovevano i Vulcaniani.

 

Al sicuro nella privacy degli alloggi Spock fu costretto ad appoggiare una mano al muro per rimanere in piedi. Questa volta Kirk gli offrì assistenza. Scivolò sotto il braccio di Spock e lo supportò fino ad una delle sedie. Spock vi ci sedette e prese qualche momento per ricomporsi.

 

“Grazie, Jim.” Spock si indirizzò a lui in modo meno formale ora che si trovavano in privato. “Questa nuova debolezza è particolarmente…difficile.”

 

“Ci credo. Vuoi che prepari gli scacchi?”

 

“Se lo scopo del mio venire qui era semplicemente per parlare preferirei non giocare. Al momento  sono esausto sia fisicamente che mentalmente, e una partita di scacchi non farebbe altro che stressarmi ancora di più.”

 

“Allora non importa, è solo che so che è una cosa che ti piace fare.”

 

“C’è stato un tempo in cui avrebbe avuto ragione.”

 

“Tendiamo ad avere le nostre migliori conversazioni durante le partite più intense. Penso che sia perché mi permettono di distrarti un po’.”

 

“Capitano, sta evitando di dirmi quello che davvero vuole dirmi.”

 

“Sì, suppongo di sì.” Ammise Kirk. “Spock, ho pensato molto circa quello che mi hai domandato. Mi dispiace che mi ci siano voluti tre giorni per avere una risposta, ma devi capire che è una grossa responsabilità.”

 

“Lo capisco, è il motivo per cui glielo ho chiesto.”

 

“Uhura lo sa?”

 

“Sarà informata, ma non è una decisione che deve prendere lei.”

 

“Capisco.” Disse Kirk anche se in realtà non capiva affatto. “Spock, se Uhura avrà un figlio e tu non sarai più lì per lui sarò onorato di essere il suo Bal’late.”

 

“Bal’lat.” Lo corresse Spock. “Grazie, significa molto per me. Se Uhura e io avessimo un figlio quando raggiungerà una certa età avrà delle domande che non si sentirà a suo agio chiedere a lei. Ci sono delle conseguenze dell’essere Vulcaniano che lui non capirà senza una guida. Avrà inoltre bisogno di una forte figura maschile nella sua vita e non riesco a pensare a nessuno migliore.”

 

“Io sì: tu.”

 

“È il mio più grande desiderio quello di fare da padre a mio figlio.” Annuì Spock. “Tuttavia, non riceviamo sempre quello che desideriamo al mondo.”

 

“Troveremo una risposta.” Disse Kirk con più sicurezza di quella che sentiva in realtà. “Non possiamo semplicemente lasciarti morire.”

 

“Non mi sento come se mi steste lasciando morire, so che tutti state facendo tutto ciò che è in vostro potere per aiutarmi. Sono molto fortunato di essere circondato da amici simili.”

 

“E noi siamo fortunati ad avere te.”

 

“Grazie.” Replicò Spock e poi chiuse gli occhi.

 

“Spock?”

 

“Non mi sento molto bene al momento.”

 

“Andiamo, ti porto in Infermeria.”

 

“No.” Spock scosse debolmente la testa. “Posso semplicemente riposare qui finché non arriveremo al buco nero di Vulcano?”

 

“Certo. Stenditi. Ti sveglio quando arriviamo.”

 

Spock aprì lentamente gli occhi e iniziò a forzarsi di alzarsi in piedi. Kirk lo aiutò di nuovo facendogli da supporto. A metà strada verso il letto Spock fu costretto a fermarsi per un attacco violento di nausea. Sfinito per l’improduttivo conato di vomito Spock lottò per restare in piedi. Non sapendo che altro fare Kirk si assicurò che Spock restasse in piedi e aspettando che la crisi passasse.

 

Quando ebbe di nuovo sotto controllo lo stomaco Spock ringhiò contro l’indegnità della sua situazione e si rimise dritto. Grazie alla pura forza di volontà riuscirono a finire il viaggio verso il letto. Steso sul fianco Spock si addormentò quasi subito. Kirk tornò nel salotto dei suoi alloggi e chiamò l’Infermeria.

 

“Qui McCoy.”

 

“Hey, Bones, niente di nuovo?”

 

“No, Jim. Mi dispiace. Non c’è nessuna spiegazione medica per quello che sta succedendo. Ho fatto una stima però.”

 

“Una stima? Di cosa?”

 

“Di quanto a lungo il sistema di Spock può sopportare il Vulandin.”

 

“Quanto?”

 

“Tre settimane…un mese, al massimo.”

 

“E se smette di usare il Vulandin?” Chiese Kirk.

 

“In base a quello che mi ha detto Saavik diventerebbe pericolosamente instabile in quarantotto ore.” Replicò Bones. “Spock ha già reso chiaro che preferisce essere ucciso dal Vulandin piuttosto che impazzire.”

 

“Capito. Tienimi informato.”

 

“Sì, Capitano.”

 

“Bones?”

 

“Sì?”

 

“C’è qualcosa che non mi stai dicendo?” Chiese Kirk.

 

“Perché me lo chiedi?”

 

“Perché non mi rispondi di ‘no’?” Controbatté Kirk. 

 

“Non è nulla di importante, Jim.”

 

“Bon…”

 

“Devo tornare a lavoro.”

 

Kirk era preoccupato dalle mancate risposte di Bones, ma sentiva che non poteva farci nulla al momento. Sentendosi stanco anche lui si diresse al divano e si stese. Sembravano passati pochi secondo quando l’interfono lo svegliò. Kirk aprì gli occhi e poi li richiuse contro il mal di testa.

 

“Qui Kirk.”

 

“Capitano,” rispose Sulu “arrivo al buco nero di Vulcano in cinque minuti.”

 

“Grazie, Sulu.”

 

Kirk si alzò e si stiracchiò. Entrando in camera da letto guardò Spock dormire pacificamente. Pensò di lasciarlo semplicemente dormire, ma alla fine decise di svegliarlo. Avvicinandosi al letto toccò leggermente la spalla di Spock. Svegliato improvvisamente Spock si scostò immediatamente dal contatto e cadde dal letto.

 

“Spock?”

 

“Sono incolume.” Fu la risposta di Spock dal pavimento.

 

Sorridendo a dispetto delle circostanze Kirk si avvicinò a Spock per aiutarlo a rimettersi in piedi. Una volta di nuovo in piedi Spock si allontanò di un passo dal Capitano. Il breve riposo aveva migliorato le sue condizioni ed era in grado di camminare da solo. Si diressero verso il Ponte. Uhura alzò lo sguardo e diresse a Spock un sorriso nervoso. Lui le si avvicinò e le sfiorò amorevolmente le tempie. Man mano che il suo tempo si avvicinava alla fine diventava sempre più disinvolto nel mostrare il suo amore per lei.

 

“Signore,” salutò Sulu “usciremo dalla Curvatura in cinque, quattro, tre, due, uno…”

 

Kirk guardò come sullo schermo l’aurora blu veniva sostituita da un campo stellato e dall’anello di Einstein che circondava il buco nero. Stava per chiedere a Spock come si sentiva quando il Vulcaniano strillò in preda al dolore. Kirk si voltò immediatamente e corse da Spock che era collassato sulle mani e sulle ginocchia.

 

Uhura era inginocchiata vicino a lui con una mano appoggiata sulla parte bassa della sua schiena, ma non c’era niente che lei potesse fare per confortarlo. Accovacciandosi ancora di più Spock ruggì come un leone ferito. Kirk stava per fare alzare Spock fisicamente per portarlo in Infermeria quando Spock si rilassò e alzò le mani per segnalare che non aveva bisogno di aiuto. Con la testa piegata annaspò in cerca di aria.

 

“Mi scuso,” ansimò Spock “sono di nuovo in controllo.”

 

Per provare a tutti, incluso sé stesso, che stava dicendo il vero, si sedette sui talloni. Tenendo gli occhi chiusi prese dei profondo respiri. Uhura e Kirk si scambiarono sguardi preoccupati, sperando di trovare delle risposte l’uno nell’altra. L’intero Ponte trattenne il fiato mentre aspettavano che Spock si ricomponesse. Spock alzò la testa e aprì gli occhi mostrando uno scioccante cambiamento.

 

“Spock!” Urlò Uhura. “I tuoi occhi!”

 

“Ci cedo bene, Nyota.” La rassicurò Spock.

 

“Non è di quello che è preoccupata.” Disse Kirk ugualmente allarmato. “Il bianco dei tuoi occhi è verde brillante. Chiamo il Dr. McCo…”

 

“Jim!” Gridò la voce di Bones dall’interfono. “Ho bisogno di te e Spock in Infermeria ora!”

 

“Arriviamo.”

 

Kirk tirò su Spock e si diresse verso l’ascensore. Uhura li seguì, non volendo separarsi da suo marito al momento. Spock rese chiaro che non aveva più bisogno di aiuto per rimanere in piedi. Corrugò le sopracciglia perdendosi nei suoi pensieri. I suoi occhi scuri ora circondati da un mare verde brillante non facevano che aggiungersi al suo aspetto alieno. Uhura gli prese la mano, Spock la guardò e permise ad un triste sorriso di incurvargli le labbra.

 

“Spock, cosa è stato?” Chiese Kirk.

 

“Non lo so, una violenta esplosione di dolore.”

 

Prima di poter dare qualsiasi altra spiegazione le porte dell’ascensore si aprirono a rumori di caos. Grida di allarme era puntualizzati da vetri che si rompevano. Un lamento acuto si innalzò al di sopra dei rumori generali. Il grido straziante si ripetè quando i tre arrivarono all’entrata dell’Infermeria.

 

“Saavik!” Ruggì Bones. “Mettilo giù!”

 

Kirk si fermò immediatamente quando un contenitore di vetro volò fuori dall’Infermeria. Il vetro si frantumò contro il muro e il liquido cominciò a scavare un buco nella nave. Entrando nel dipartimento medico Kirk fu scioccato dalla distruzione che vi trovò.

 

Al di là del caos totale vi erano almeno sei uomini che erano stati pestati a sangue. Nel mezzo della tempesta vi erano Bones e Saavik, che si squadravano come cani pronti alla battaglia. McCoy aveva sangue cremisi che gli colava da un profondo taglio sulla tempia. La bocca e la gola di Saavik erano coperti dal sangue che le colava dal naso. Piuttosto che sembrare la vittima appariva come se avesse appena morso un altro Vulcaniano.

 

“Calma, Saavik.” Bones cercò di calmare la selvaggia Vulcaniana. “Stiamo cercando di aiutarti.”

 

Urlando in un terrificante miscuglio di dolore e rabbia tese i muscoli per lanciarsi su McCoy.

 

“Saavik.” Disse duramente Spock.

 

La voce si Spock ebbe un effetto immediato su di lei. Alzò la testa e lo fissò. Movendosi lentamente Spock le si avvicinò con una mano alzata per lei da prendere. Scoppiando in lacrime Saavik indietreggiò finché non si scontrò contro uno dei tavoli per gli esami. Ansimando pesantemente cadde in ginocchio coprendosi le orecchie con le mani.

 

Saavik urlò di nuovo premendosi le mani più forte sulle orecchie. Perdendo improvvisamente conoscenza cadde all’indietro in preda ad un attacco di convulsioni. Spock era l’unico abbastanza forte da poterla trattenere durante l’attacco, ma indebolito com’era ora ci riusciva a malapena.

 

McCoy accorse immediatamente e si inginocchiò di fianco a lei con una siringa. Gliela premette contro la gola d’avorio e quando la uso sibilò come un serpente arrabbiato. Saavik si svegliò e urlò prima di rilassarsi completamente. Anche se aveva gli occhi aperti era chiaro che non vedeva niente. Il sangue continuava a colarle dal naso mentre annaspava per l’aria come un pesce su un molo scottato dal sole. Esausto Spock la rilasciò e fu costretto a stendersi sul pavimento su un fianco.

 

“Bones?” Chiese Kirk. “Bones, cosa le hai dato?”

 

“Vulandin.”

 

“Come sapevi che avrebbe funzionato?”

 

“Non lo sapevo.” Ammise Bones. “Le avevo già iniettato talmente tanti sedativi da stendere uno di quei Ratti Giganti Vigeliani.”

 

“Che diavolo è successo?”

 

“Non lo so. È successo così in fretta.” Replicò Bones mentre sollevava Saavik e la stendeva su uno dei tavoli per gli esami. I monitor presero vita mostrandogli le cattive notizie. “Un secondo stava bene, il secondo dopo mi stava distruggendo l’Infermeria.”

 

“Starà bene?”

 

“In base a questi dati…no.”

 

“È successo qualcosa anche a Spock…” Kirk si guardò intorno. “Dov’è Spock?” E Uhura?”

 

“Vai a cercarlo, Jim, deve rimanere in Infermeria che lo voglia o no.”

 

Kirk annuì. Prima di andarsene si diresse all’interfono e chiamò il Ponte.

 

“Sì, Capitano?” Rispose Sulu.

 

“Signor Sulu, ci porti via di qui.” Ordinò Kirk.

 

“Per dove?”

 

“Non m’importa, metti della distanza fra noi e il buco nero di Vulcano.”

 

“Sì, Capitano.”

 

“Il buco nero di Vulcano?” Chiese Bones confuso.

 

“Sì, abbiamo fatto un leggero cambiamento di rotta per testare una teoria. Non penso sia una coincidenza che i due Vulcaniani a bordo siano quasi morti il momento in cui siamo arrivati.”

 

“Jim, questo è ridicolo. Non puoi onestamente credere che il buco nero abbia qualcosa a che fare con questo. Non ha senso in termini medici.”

 

“Neanche quello che sta succedendo.”

 

“Siamo già stati vicino al buco nero con Spock in precedenza…”

 

“Sì, prima che si ammalasse. Non mi affiderò alla fortuna, Bones, ce ne stiamo andando da qui.”

 

Bones annuì semplicemente e andò a stabilizzare Saavik al meglio. Kirk vagò per i corridoi e cercò di immaginare dove fossero andati Spock e Uhura. In principio pensò che fossero ritornati nei loro alloggi, ma poi ebbe un’altra idea. Non lontano dall’Infermeria c’era la piccola sala nella quale i due erano stati sposati.

 

Seguendo l’istinto Kirk si diresse verso quella saletta. Appena entrato vide i due esattamente dove pensava che li avrebbe trovati. Poteva vedere le loro sagome dinnanzi alla finestra strette in un abbraccio cercando conforto l’uno nell’altra. Avevano le braccia l’uno intorno alla vita dell’altra. Uhura teneva il viso nascosto nella maglia di Spock, ma Kirk poteva vedere dal modo in cui le sue spalle tremavano che stava piangendo.

 

Spock aveva una spalla appoggiata contro il vetro per aiutarsi a stare in piedi e stava fissando le linee create dalla Velocità di Curvatura. Kirk diede loro ancora qualche minuto prima di avvicinarsi a loro. Si fermò a qualche metro di distanza, sempre pensando che avrebbe dovuto tornare indietro e lasciarli da soli.

 

“Spock?”

 

Spock voltò lentamente la testa verso il Capitano. Kirk non riusciva a decidere cos’era più inquietante tra la tinta verde dei suoi occhi o la sconfitta che leggeva in essi. Spock semplicemente fissò Kirk, aspettando che parlasse. Ritrovandosi senza parole Kirk si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla.

 

Mentre fissava il Capitano una lacrima di smeraldo scivolò giù per la guancia di Spock. Sentendosi la guancia umida Spock se la strofinò. Spargendosi il sangue sulla faccia Spock allontanò la mano fissando le macchie verdi su di essa. Tenendo Uhura ancora più stretta Spock guardò Kirk con espressione vuota.

 

“Jim…forse questo è il momento che io le insegni le risposte alle domande che mio figlio potrebbe avere.”

 

 

*Purtroppo traducendo si perde l’involontaria battuta di Kirk. La frase originale era: “What about the idea that there is no longer a Vulcan to retourn to causing this Pon Farr to go too…er…well ‘too far’?”

 

Ringrazio come sempre i miei fedeli lettori e poi tutti quelli che commentano spesso chiedendomi di aggiornare presto, mi fa piacere sapere che siete ansiosi di leggere i prossimi capitoli ^^.

  
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